venerdì, giugno 29, 2007

Songs from the wood




Avevo 16 anni quando uscì questo disco dei Jethro Tull, che all'inizio mi sembrava una nenia ispirata alla tradizione musicale inglese, di quelle canzoni che si sentono quando fanno i film sui college inglesi, presente?
Invece quando Jan Anderson prende in mano il flauto traverso, il brano esplicita tutta la sua forza rock, spara fuori l'incazzatura intrinseca e fa volare chi ascolta.
Ho avuto la fortuna di vedere i Jethro a Genova nel 1983. Ancora ricordo quel concerto come uno dei piu' belli della mia vita. Tuttora il sound dei Jethro Tull conserva il suo smalto e non risulta demode e obsoleto come per esempio certe suit dei genesis. I Jethro gettano un ponte tra il passato e il presente. Ed è bello pensare che su quel ponte si possa camminare ancora oggi.
ciao.

giovedì, giugno 28, 2007

Leader...de che?


Si fa un gran parlare. Ma de che? Di Veltroni, il sindaco di Roma che presiederà quel guazzabuglio di ulivo reimpastato che è il Partito Democratico.
Embe? Sto discorso di Veltroni che ha elettrizzato tutti. A volte m incazzo con me stessa, perchè determinati entusiasmi che leggo in giro, alcuni dei quali veramente emblematici, non riesco a provarli, con tutta la buona volontà.

Italia per le "riforme", Italia ed Europa per i "ggiovani" (i ggiovani non mancano mai nei discorsi dei politici) , la scelta (di Berlusconi) di andare in guerra: "follia" (quella di Prodi di rimanere in Afghanistan, ovvio, non la prende in considerazione), gli immigrati: a braccia aperte se si integrano, sennò "vadano consegnati alla giustizia" (quale?) , insomma lui, l'insipido, colto, cinefilo Veltroni ha detto la sua.

Certo, ha glissato su qualche argomentino, nel suo discorso di 90 minuti (dopo il programma dell'Ulivo di 300 pagine, ormai penso che vogliano addottorare i pochi italiani che ancora s'interessano alla politica, in "cazzate") come precariato, guerra, politica estera, casa, lavoro, disoccupazione, morti bianche. Vabbe': ma cosa si pretendeva che toccasse nello specifico ste cose? Si limita ad esprimere principi, linee programmatiche, belle frasi ad effetto, tematiche portanti come "riforme e ordine pubblico" : mantra obsoleti e generalissimi, ma efficaci al consenso di un popolo rincoglionito, tanto che un signore romano con l'ossessione di uno spagnolo che scrive poesie in romanesco peggiori delle sue, scrive e ascolta, si commuove ed esprime i suoi sentimenti alla sventurata tastiera. Ammette, egli , che il PD (a me sembra l'sms "tipo" di Germano Mosconi) è tutto "in fieri", tutto da costruire*, ma il discorso che ha fatto "è bello". E, parlando a nome di quelli che la pensano come lui, dice "Valter siamo con te".

Io, che invece sono nichilista, disfattista e qualunquista**, mi limito a commentare, sull'onda di Lameduck, che "meglio un no martini, no party" di George, che 1000 discorsi di Veltroni. Sinceramente non saprei dire se questo mio giudizio parte da un apprezzamento squisitamente politico, o se ormai, data la scarsità delle scelte ideali disponibili, sono una che si accontenterebbe di lustrarsi gli occhi se fosse George a fare i ritriti discorsi sulla necessità del rinnovamento dell'Italia.



*Non posso assolutamente esimermi dal trascrivere (non si puo fare copiaincolla) la speranzosa metafora con cui l’ospite romano di cui sopra, descrive i rapporti veltroni-PD-Italia:
non dico che non si possa parlare del PD ed anche criticarlo, dico che si sta alzando un polverone su qualcosa che è in formazione e che non ha ancora niente di definitivo. Insomma, scusate, ma se scorreggia uno qualsisasi dei saggi del PD quella “puzza” diventa come già fosse una “stronzata” ed invece è solo un filo puzzolente (?). E allora vedremo come crescerano i piani di questo “condominio”(???). Le fondamenta(???) ci sono, e spero solide, Oggi c’è un buon capomastro. Domani sarà l’architetto? A me che lo conosco, questa prospettiva politica piace” (non ho le faccine, sorry)

** a mò di giustificazione diro' che seguo la filosofia del Sommo Filosofo e Poeta che fa dire a Zarathustra "amo chi lavora per il tramonto dell'uomo"

mercoledì, giugno 27, 2007

Solo Veleni di Stato



La Cannabis Indica è una sostanza controversa, nei confronti della quale si progettano politiche punitive sproporzionate e si boicottano i tentativi di chi cerca di attenuarne le conseguenze, come LIvia Turco, il cui decreto per la depenalizzazione della Canapa è stato annullato, perchè "omicida".

La gente, però, fuma, potendo. Quando puo’ comprare la sostanza a prezzi abbordabili
senza incorrere nella denunzia e nella carcerazione.

L'atteggiamento dei politici nei confronti della canapa indiana, tuttavia, dà la dimensione del livello d irrazionalità in cui il potere italiano mantiene i suoi rapporti con i sottoposti. Esso spaccia per "tutela della salute dei cittadini" un controllo intollerabile dei loro comportamenti privati, che si traducono poi nella ricerca di risposte in cio' che offre il mercato e che quindi produce un profitto "legale". Come l'industria degli psicofarmaci o degli alcolici (e superalcolici. Chissa perchè qui di querelle su sostanze leggere o pesanti non se ne fanno)

L’Italia, anche in questo caso, si manifesta come il paese del “rigore dove diciamo noi”, dove il “noi” è rappresentato dalla ristretta oligarchia di ricchi che decidono per tutti, appartenenti al potere politico, economico, massmediatico, spettacolare, medico, universitario, cristiano (e chi piu’ ne ha piu’ ne metta).

Prendiamo ad esempio la grande crociata al pericolo costituito dalle sigarette. Tam tam sui danni alla salute (invece le onde elettromagnetiche fanno bene, quindi si fa molto silenzio su di esse) aumento dei prezzi delle "bionde" e lezioni antifumo alle scuole medie pagate dalla collettività, peraltro senza sortire significativi effetti , se non che si comincia "dopo".

Nessun provvedimento viene mai preso invece per contenere il consumo degli alcolici ( e dei superalcolici), riguardo alla loro vendita (a parte la sospensione della vendita ai minori negli autogrill), consumo e pubblicità. La droga legale che miete vittime sulle strade e un altissimo numero di morti per cirrosi, continua ad essere venduta e pubblicizzata come una merce gradita e "cool".

Il THC invece continua ad essere tabu. Anche se non inficia la guida e se di morti per uno spinello non ne esistono. Anche se sostituisce efficacemente ansiolitici e antidepressivi. E’ droga, ci dicono, illegale. Un no senza possibilità di repliche. No che si estende anche all'uso medico di questa sostanza, che in Italia è ostacolato in modo singolare.

Esistono invece morti per il Prozac. Di suicidio, per la precisione (ma è provato che induce anche comportamenti omicidi). Ma quello non è droga, è un farmaco. E’ per il nostro bene, dice il potere. E tra poco autorizzerà l'uso pediatrico del Ritalin per i bambini iperattivi, forse.

Per i greci pharmacon era il veleno. Quello con cui han dato la morte a Socrate, per esempio.
Per noi italiani il farmaco è ancora e piu' che mai, veleno. Si differenzia dalla droga però, perchè è legale.

Se la stessa energia che il potere adopera per reprimere la cannabis, la usasse per controllare come dovrebbe le schifezze "legali" che vengono immesse sul mercato e che sono tossiche, ma che paghiamo con l'SSN, forse risparmieremmo parecchie morti tra i cittadini.

Ma il veleno con il crisma industriale non si tocca. Nè si toccano le lobbies che lo producono e lo mettono in commercio. Quei profitti sono sacrosantemente intoccabili, a discapito della salute e della libertà della gente. Così come sono intoccabili i profitti derivanti dagli alcolici ( e dai superalcolici).

Il thc, invece è, e rimarrà, illegale, per l'opposizione di Fini, di quelli come lui e delle "comunità terapeutiche" cristiane.
Anatema e galera per chi ne fa uso. Drogarsi, come dice Fini, che lui gli spinelli li fuma soltanto in Jamaica e non in patria, non è un diritto, almeno se non sei parlamentare. Avvelenarsi, in nome del mercato e del potere farmaceutico, invece, è un dovere civico.

ps: non ci credo molto, dati i cialtroni che hanno la responsabilità di questo paese, ma aderite alla LETTERA APERTA AI POLITICI sulla legalizzazione della canapa. Si sa mai che qualcuno rinsavisce.

martedì, giugno 26, 2007

Il Nazifascista Gandhi



Dal Blog di Multietnico, uno scritto di Gandhi del 1937, in cui esprime posizioni antisemite, di chiaro sapore nazifascista. Infatti è noto che Gandhi, nonostante abbia la storia che ha avuto, nascondeva un odio irrazionale per gli ebrei e negava al loro popolo il diritto di avere una Patria

“Non è senza esitazione che mi arrischio a dare un giudizio su problemi tanto spinosi.” “L’analogia tra il trattamento riservato agli ebrei dai cristiani e quello riservato agli intoccabili dagli indù è molto stretta.”

“Ma la simpatia che nutro per gli ebrei non mi chiude gli occhi alla giustizia.” “Perché, come gli altri popoli della terra, gli ebrei non dovrebbero fare la loro patria del paese dove sono nati e dove si guadagnano da vivere?” “La Palestina appartiene agli arabi come l’Inghilterra appartiene agli inglesi e la Francia appartiene ai francesi. E’ ingiusto e disumano imporre agli arabi la presenza degli ebrei.” “Sarebbe chiaramente un crimine contro l’umanità costringere gli orgogliosi arabi a restituire in parte o interamente la Palestina agli ebrei come loro territorio nazionale.”

“La cosa corretta è di pretendere un trattamento giusto per gli ebrei, dovunque siano nati o si trovino.” “Tuttavia la persecuzione degli ebrei che oggi viene attuata in Germania non ha precedenti nella storia.” “Se vi potesse mai essere una guerra giustificabile in nome dell’umanità, una guerra contro la Germania per impedire l’assurda persecuzione di un’intera razza sarebbe pienamente giustificata. Ma io non credo in nessuna guerra.”

“Sono convinto che gli ebrei stanno agendo ingiustamente. La Palestina biblica non è un’identità geografica. Essa deve trovarsi nei loro cuori. Ma messo anche che essi considerino la terra di Palestina come la loro patria, è ingiusto entrare in essa facendosi scudo dei fucili inglesi.” “Gli ebrei possono stabilirsi in Palestina soltanto col consenso degli arabi.“ “Attualmente gli ebrei sono complici degli inglesi nella spoliazione di un popolo che non ha fatto nulla contro di loro.”

“Non intendo difendere gli eccessi commessi dagli arabi. Vorrei che essi avessero scelto il metodo della non-violenza per resistere contro quella che giustamente considerano una ingiustificabile aggressione del loro paese. Ma in base ai canoni universalmente accettati del giusto e dell’ingiusto, non può essere detto niente contro la resistenza degli arabi contro le preponderanti forze avversarie. E’ necessario che gli ebrei, che sostengono di essere la razza eletta, dimostrino questo loro titolo scegliendo il metodo della non-violenza.”

lunedì, giugno 25, 2007

Hegel spiegato alle mie figlie (di cui Una ciuccia)



Hegel per le mie figlie (di cui Una ciuccia)

Hegel è un reazionario della madonna. Uno che guardava la storia e diceva che c’era come una specie di dio, di fantasma che si ingurgitava la storia dell’uomo su questo pianeta e cosi facendo, sto fantasma diventava filosofo (cioè diventava spirito).

Poiché la sua missione (di questo dio) era diventare filosofo la storia che succedeva qui,sul pianeta, come lui se la mangiava ,proprio in quel momento lì, il dio(tipo supersayan) compiva la missione.

Quindi non poteva smettere di mangiare perche’ proprio l’attimo e l'atto di mangiare sono perfetti cosi,: se non ci fosse quell’attimo lì, in cui la storia si crea e lui(il dio) se la mangia, non avrebbe senso che accadesse nulla.

Pertanto quello che succede, essendo il pasto istantaneo di questa specie di fantasma che mangiando diventa “spirito” cioè filosofo, va bene cosi, come diceva Vasco in quella canzone in cui, anche se succede una sfiga della madonna, va bene cosi perché c’è una ragione sufficiente per cui le cose sono andate cosi e non in un altro modo.

Tornando al punto di partenza: un dittatore cattivissimo, guerrafondaio e sanguinario, puo fare le sue cosucce a cuor leggero, perché tanto cio’ che conta è essere il pasto istantaneo di questo fantasma che mangia per diventare filosofo.

La realtà del succedere di una cosa è il massimo della giustificazione (è sempre buona solo perchè succede). Le cose sono andate cosi perché dovevano andare cosi. Quindi era giusto.
Il buono o il ripugnante della storia,della politica, dell'umano in generale, dunque, sono assolti a priori, in nome della “missione” di questo fantasma.

alla fine quello che è il bene del fantasma, la missione: cioè mangiare la nostra storia è bene anche per noi, che in quanto "cibo suo" facciamo parte di lui.


ps da quest' ultimo punto Feuerbach prende l'idea di quell'ameno proverbio di sapore materialistico, che è "l'uomo è cio' che mangia", mettendo l'accento sul fatto che non lui (il fantasma) è fatto da noi, ma noi umani, tutti insieme, facciamo lui.

domenica, giugno 24, 2007

Sperimentiamo l'Anarchia

Michele Fabiani è un giovane, intelligentissimo filosofo che ha meno di 25 anni, scrive su ANARCHAOS, con alle spalle la produzione di un libro di filosofia: "il razionale e l'assurdo".
Ora ha prodotto questo scritto, lucido, propositivo e ben scritto, dove definisce ed argomenta sulla possibilità di prendere posizioni politiche anarchiche efficaci, sui principi che le sostengono e sulle ragioni che hanno.

Uno scritto a misura di chi non crede nel Partito Democratico e sta cercando nuovi orizzonti per un'idea Politica, cioè di naturale e "giusta" coesistenza di enti umani sul pianeta. S'intitola: "Sperimentiamo l'Anarchia". Buona lettura.

Cristianesimo in Medicina e giudici.



Una cosa che non sapevo è che il medico che ha staccato la spina per Piergiorgio Welby,Mario Riccio, dopo essere stato prosciolto da ogni addebito, è stato successivamente rinviato a giudizio da un magistrato di evidente ispirazione cristiana .

Il concetto che egli vuole far passare giuridicamente è che esista un diritto alla vita, alla sua sacralità e alla sua indisponibilità.

Ora: la materia del contendere è la seguente.
Facciamo che io soffra di cefalea a grappolo, vada a Niguarda e mi sottoponga ad un ciclo di cure prendendo dei farmaci. Li prendo per un po’ poi magari essi non mi danno i risultati sperati, oppure mi disturbano gli effetti collaterali, quindi decido di interrompere.

Secondo la logica del magistrato cristiano che ha rinviato a giudizio Mario Riccio, faccio sì un atto contro la sacralità della vita, ma essendo una decisione messa in atto da me, non commetto alcun reato, sono nel quadro dei miei diritti civili di sospendere la cura.

Nel caso Di Welby, egli era stato attaccato (volontariamente) al respiratore in seguito alla paralisi dei muscoli respiratori.
Successivamente, aveva perso pure la funzionalità delle braccia.
Quindi la decisione di interrompere le cure non poteva prenderla da solo. Aveva bisogno del braccio di chi gli staccasse materialmente la spina.

Allora: ammettiamo (per pura ipotesi) che il concetto di “sacralità della vita” abbia senso a livello giuridico. In tal caso le alternative sarebbero due:

1)La applichi anche a me che intendo smettere coi farmaci per la cefalea a grappolo, perché vengo meno ad un concetto di “vita sacra”, quindi: “curata” che viene dichiarato giuridicamente superiore al mero diritto di scelta del cittadino, indipendentemente che sia immobilizzato (e cosciente) o no, dunque lo condanni sempre, condanni Mario Riccio, ma mi sanzioni perchè interrompo le cure datemi dai medici di Niguarda.

2)Non lo applichi a me per le pillole, ma se poi lo applichi a Welby che ha scelto di interrompere le cure e da solo non ce la fa, se lui viene obbligato a proseguire perché nessuno lo aiuta, allora viene operata una discriminazione tra chi puo’ autonomamente far valere il suo diritto individuale di interrompere le cure e ha la possibilità fisica di farlo e chi , ugualmente, vorrebbe interrompere le cure, ma non ha la possibilità fisica di farlo e necessita di terze persone.


In altri termini: il diritto individuale di non curarsi è riconosciuto solo a chi è nella possibilità fisica di metterlo in pratica e non a chi "non può".
In questo ultimo caso, infatti, il primato giuridico spetterebbe a questo non ben precisato principio di "sacralità della vita",
proprio in virtu' dell'impossibilità fisica del cittadino.

Ah, per la cronaca, questo magistrato così pio e competente si chiama Renato Laviola.

Da una mail di Galatea, QUI un documento da far girare

venerdì, giugno 22, 2007

Il Mito del Mito ( e stronzate mediatiche intrinseche)




Prima che gli sparuti lettori quipresenti si immergano nella lettura del mio post, li invito a leggere questo bell'articolo su carmillaonline di Gaspare e Roberto De Caro, sulla funzione sociale (e politica) del Mito Fondativo.

In particolare esso si sofferma sulle "stronzate" mediaticamente spacciate per compattare la popolazione in "ranghi" ben definiti, permettendo così al potere insediato di controllarla in modo rigoroso, in particolare in periodi di difficile transizione.

Il mio post sulla libertà di pensiero e di opinione è stato duramente criticato. Si dice che sono fascista, che offendo coloro che, in certi valori credono, che nascondo un retroterra antisemita.

A parte chi, vigliaccamente, mi calunnia senza che io possa rispondere, perchè si tengono chiusi i commenti, vorrei rispondere a coloro che, piu' o meno civilmente, hanno posto le questioni da me.

Perchè la discussione di un significato dovrebbe "offendere" chi crede in quel significato? Se dinanzi ad un cattolico, mi proclamo atea, il cattolico è offeso dalla mia negazione di cio' in cui egli crede? Mediamente, la mia esperienza mi dice che egli reagisce con un sospiro di pena, perchè non ho ancora ricevuto la grazia di Dio.
Qualcuno (specialmente di genere maschile) mi annuncia che "pregherà per me". In nessun caso ho mai percepito "offesa" per la negazione espressa dal mio sentire e dalle mie parole, per cio' in cui il cattolico (non è che sto parlando del naturista libertario che si fa le canne a go-go, eh) crede.

Chi crede nella bontà di un significato come informante i suoi ideali o la sua vita ( o il suo sentire), non è toccato da alcun parere degli altri.
Diverso è se si toccano i parenti o i morti (dicendo al cattolico frasi tipo: eh, te sei cattolico perchè ti sei assorbito tutte le fregnacce di quella bigotta di tua madre), allora lì puo' subentrare un sentimento di ferita emotiva per l'interlocutore, che è legittimo metta in discussione il tuo messaggio.

Ora: in quel post non ho mai affermato cose negative sul momento storico della resistenza. Per me è stata "guerra civile": come dicevano i romani "di tutte le guerre la piu' ingiusta e la piu' crudele".

Sulla resistenza, la penso come Pavone: che sia stata una guerra civile, in cui si sono intrecciati gli aspetti della guerra per il territorio, della guerra per la riappropriazone dei diritti e la guerra di classe.

Ciò, fermo restando che il fascismo si configurava come un regime oppressivo, autoritario, classista, colonialista e razzista, in cui, doverosamente, la ribellione era giusta: ben giustificata nel suo orizzonte ampio di scelta etica sulla parte dove stare. Ciononostante mi arrogo il diritto di giudicare questa o quell'azione bellica, sia essa via Rasella o l'impresa albanese da parte dell'esercito regolare, sotto il profilo dell'opportunità tattica o strategica, alla luce dello stare "a posteriori", nel presente.
E spero di farlo senza offendere nessuno.

Su quello che sarei oggi, per i commentatori piu' o meno vigliacchi, che mi affibbiano quest'epiteto "fascista", semplicemente rispondo che sono ridicoli. Perchè non ho alcuna stima di Mussolini, perchè non vado in giro col fez a fare il saluto romano e perchè le mie posizioni di oggi, tranquillamente leggibili su questo stesso blog, dicono chiaramente quali siano i miei ideali.

Che poi invochi un "superamento" di determinate categorie, che per me non hanno alcun valore di conoscenza (anzi, spesso sono fondative di ignoranza) ma che appartengono a schemi con cui era giusto affrontare il passato, questo è un altro discorso.

Piuttosto che chiamare una tendenza politica "antifascismo", per esempio, perchè non chiamarla "antiautoritarismo", confinando così, giustamente, nel passato dove deve stare, il regime di Mussolini?

Antifascismo, poi, puo' essere tranquillamente ricondotto nella categoria logica piu' ampia di "lotta all'oppressione classista" , antirazzismo, antimilitarismo e antinazionalismo.

Se siete arrivati a leggere fin qui e siete più o meno d'accordo, allora chiedetevi per quale ragione 'sti discorsi fanno incazzare "in primis" i sionisti, i quali sostengono ideologicamente una nazione basata sulla differenza genetico-religiosa, imbevuta di folle nazionalismo e "proud friends" di un piccolo stato in guerra da quand'è nato, che però ha messo insieme una tale ricchezza da possedere un arsenale atomico tra i primi del pianeta.

La risposta l'ha data il mio ospite, Chaim: sei una di quegli antimperialisti imbecilli che credono di poter sortire l'effetto politico-ideologico della delegittimazione dello Stato d'Israele - premessa alla sua liquidazione fisica, nei vostri voti - attraverso la negazione o la riduzione del significato della Shoah.

Il senso è chiaro. Se discuti il mito fondativo della resistenza, alla fine andrai a discutere anche il mito fondativo della shoah.

Perchè? Ci risponde ancora Chaim:
in nome della libertà di pensiero e di espressione - beninteso - perché tutta l'operazione richiede naturalmente che si getti merda anche sulla Resistenza italiana: serve a rompere lo schieramento antifascista, ad abbattere - nella vostra testolina - lo steccato che divide i nemici di Israele "di sinistra" da quelli di destra, per potervi così unire tutti nella santa caccia allo spettro sionista.

Come si può notare, il mito fondativo "accredita" persone. L'adesione al "mito" della resistenza diviene credenziale per l'adesione al "mito" della shoah, laddove per mito, non intendo che è una mitologia e non c'è mai stata (è meglio precisarlo perchè si attaccano a tutto) ma lo intendo nello stesso senso in cui lo crede il saggista israeliano (ora non piu') Gabriel Ash . L'adesione ad un comune mito fondativo, dunque, dà la sensazione "di appartenere alla stessa tribu'" . Conferisce un senso comune di appartenenza. E questo dà sicurezza e mantiene l'ordine. In piu', poichè trattasi di "adesione emotiva", essa ha gli stessi caratteri della religiosità: aborrisce il dubbio e il senso critico. Così come dimostrano gli ospiti sionisti, l'aggettivo fascista è sempre in agguato nei confronti di chi non "dice", afferma, ma solo "problematizza" cioè esprime una messa in discussione.
Il mito fondativo è antianarchico per eccellenza, perchè pone una meridiana di significato esterna e richiede un'adesione soggettiva a prescindere dall'esperienza (l'icona è il gruppo di "figli di deportati partiti per schiaffeggiare il 90enne Faurisson, perchè "è giusto così").

Esso è intrinsecamente antilibertario e autoritario, è apriori senza essere universale e ignora le esperienze dei soggetti sociali. Il mito fondativo in piu', libera dall'obbligo della coerenza, perchè essa è un fatto razionale, l'adesione al mito è invece, come già detto, di tipo religioso (l'icona di questo è il segretario di un partito squisitamente neofascista, quindi erede culturale delle leggi razziali del 38, che va come uno zerbino a prendere indicazioni a Tel Aviv).

Sono anarchica: non ho un dio, non ho padroni, non ho (e non voglio) miti. Sono contraria all'oppressione in qualunque tempo, e quella che mi riguarda di piu' è quella del presente, perchè è oggi che sono viva.
Non posso mettermi nei panni di un partigiano o di un soldato della seconda guerra mondiale. Sono un ente istintivo e pensante che ha a che fare con l'oggi, finchè ci sarò.
E vivo in una società che di miti si alimenta: dio, la morale, l'ordine pubblico, la legalità, l'antifascismo, l'antirevisionismo, il mercato, la novità, il denaro, le merci ecc...

Posso dire che nutro disprezzo istintivo per ogni forma di vigliaccheria, sia essa contro Faurisson, o contro un ragazzo discriminato per il colore della sua pelle? Non ci ho bisogno di chiamare "fascista" un atto di vigliaccheria.Esso si auto connota come tale.

Cio' anche se nel 44 i fascisti che ammazzarono Dante di Nanni erano un centinaio e di questa vigliaccheria hanno costituito un paradigma.

Oggi i paradigmi sono però anche altri. Li vedo, li disprezzo e li critico. Finchè mi è data la vita e la libertà per farlo.

giovedì, giugno 21, 2007

Quando il papa era re



"Ehhhh, signora Pina, gli spettacoli non sono più quelli di una volta..Il cinema poi.."
Personalmente ritengo questo "luogo comune" fondato nella mia esperienza. Per esempio: raramente mi capita di vedere un bel film che mi soddisfa. Esco dal cinema come da una nottata di sesso piu' o meno deludente, provando sensazioni che vanno dall' insoddisfazione alla noia mortale.

In questo quadro, vorrei segnalare un film che sicuramente avete visto tutti, in nome del papa re.
Una storia verosimile ambientata nel 1867 nella Roma (ancora per poco) papalina.
Un alto prelato (Nino Manfredi) tenta di salvare la vita ad un ragazzo patriota, condannato a morte da Pio IX come sovversivo, poco dopo aver appreso della sua esistenza per una deroga al voto di castità fatto 20 anni prima.
Vale la pena. Se non l'avete ancra visto, provvedete...

La figura di Pio IX è divenuta famosa per le condanne a morte che ha distribuito in giro fino all'ultimo, quando il vaticano è stato conquistato dai savoia con la breccia di porta pia, nel 1870.

Oggi il vaticano, non solo difende Pio IX, producendo documenti discutibili sul fatto che "non era lui, era il popolo che glielo chiedeva"(di giustiziare la gente), ma lo vorrebbe addirittura proclamare santo.
Pio IX: un papa che nel suo regno, applicava la pena di morte, per tenere l'ordine pubblico in una penisola assediata dagli eserciti del regno di sardegna. Condanne che pagavano la sua incapacità di rassegnazione.

In questo senso in nome del papa re, incrina la storia monumentale sul vaticano e sulla figura del papa, che, una volta era "bbuono" (come il cinema) e lo configura come un centro di potere senza alcuna distinzione con altri centri ben piu' famosi per la loro crudeltà.
Quel film, oltre ad essere godibile e magistralmente interpretato, fa cultura, predisponendo al senso critico contro le stronzate mediatiche.

Sulla libertà di pensiero e di opinione...


La domanda che rivolgo a voi, o lettori, questa mattina, è la seguente:
precisando che sono una filosofa, quindi che ho reso strutturale nei miei obiettivi di vita il tentativo di comprendere con la "mia" obiettività i significati di cio' che comporta il mio esistere e la valutazione del mio futuro "morire", ho la libertà di esprimere pareri sui "miti" del nostro tempo?
Sulle "miriadi di significati divini" cui, vivendo in questa società storicamente determinata mi è chiesto di aderire?

Ovvio che la mia risposta è sì. La vostra non lo so. E spiego subito la materia del contendere.
Le fosse Ardeatine. Una strage di 335 persone così ripartite: 30 appartenevano alle formazioni clandestine di tendenze monarchiche, circa 52 alle formazioni del Partito d’Azione e Giustizia e Libertà, circa 68 a Bandiera Rossa, un’organizzazione comunista trockijsta, e circa 75 erano ebrei. Gli altri erano detenuti comuni.Poi c'era un prete, Don Pappagallo e tre soldati tedeschi che si son rifiutati di eseguire l'ordine.

La strage fu eseguita a 24 ore di distanza dall'attentato di via Rasella contro un comando tedesco (il Bozen) in cui 18 kg di tritolo fece morire 33 doldati tedeschi e 7 civili italiani.

Mi permetto di giudicare che l'attentato di Via Rasella comportasse la prevedibilità di una rappresaglia tedesca, stabilita dalla convenzione dell'Aja (e successive) sul trattamento delle spie e la cui proporzionalità (1:10)era consuetudinalmente applicata in questi termini (anche all'estero e anche dagli inglesi) fosse conosciuta dai combattenti gappisti, che hanno progettato e realizzato quell'attentato.

Altresì ritengo che non sia escludibile un'altra finalità di esso: la possibilità di eliminare i nemici politici. Mi rendo conto è una visione "complottista" che considererebbe l'ordine (da parte di Amendola) di mettere il tritolo in via Rasella, come scaturito da una gerarchia di stampo stalinista, nello stesso stile della dialettica violenta tra stalinismo e trozkismo (e anarchismo) che animò la guerra di Spagna.
Quand'anche non fosse così, penso che i combattenti dei gap siano corresponsabili sia dell'attentato che della rappresaglia ad esso seguente.

E' un mio giudizio storico su una cosa che ho approfondito e ritengo di avere tutto il diritto di pensarlo senza essere etichettata come "amica dei fucilatori".

Le cause remote della seconda guerra mondiale risiedono, come dice il Martinez, in un sistema economico che si è cementato sulle conseguenze dell'instaurazione del sistema coloniale che si è evoluto nei termini del capitalismo imperialistico globalizzato cui assistiamo oggi.

Pertanto i significati di cio' che la resistenza italiana ha prodotto, non esauriscono l'assoluto dei miei metri di giudizio: è stata una guerra civile, con tutti i crismi del caso, prodotta da dirigenti vigliacchi e traditori che stavano in dialettica col sistema coloniale-borghese. La resistenza si è costituita in fattualità tipiche della guerra.
Cui non si possono applicare grossi giudizi di valore (giusta -non giusta) perchè la guerra, per essenza, si sottrae a questi parametri .
Punto.
Rivendico la mia libertà di pensiero, senza che debba incorrere in riprovazioni sociali o intellettuali (o di bassa maleducazione) e il mio diritto di non assimilarmi alla polemica "sdogano-non sdogano". Non mi sembra di chiedere una grossa cosa...

mercoledì, giugno 20, 2007

Povera Storia...




Sarà l'influsso del neo idealismo italiano, sarà che ancora oggi i discorsi dei politici sono maggiormente ad effetto se ci piazzano dentro qualche riferimento storico (poi dicono che la scoperta dell'america è avvenuta nel XIX secolo e qui si aprirebbe un altro discorso,ma vabbè), fatto sta che i libri "di storia" che il mercato propina al grande pubblico (un esempio di cio' è il sangue dei vinti di G. Pansa) sono più dei pamphlet ideologici che libri di storia veri e propri. Dove in quest'ultima definizione ci faccio rientrare l'aristotelico "disinteresse" per la conoscenza, indipendentemente dai fini utilitaristici che si cercherebbero di perseguire, accordando verità ad una tesi, piuttosto che a un'altra.

E' ciò che Nietzsche chiamava "storia monumentale": quella che si cerca di spacciare alla gente.
Una storia che esalta significati collettivi che farebbero comodo all'emittente del messaggio, che chiaramente è qualcuno o qualcosa che ha il potere di "emetterlo" questo messaggio, cioè di progettarlo, di costruirlo (o di farlo costruire, o trovarne uno casualmente già costruito) e di diffonderlo.
I significati collettivi sono volta per volta diversi. Qui, nell'immagine che presento, ad esempio, è raffigurata una donna che vota al plebiscito con cui nel 1866, molti territori italiani passarono al Piemonte (quindi ai Savoia) dopo le guerre risorgimentali.

Innanzitutto possiamo vedere che è raffigurata una donna, con i tipici vestiti della popolana italiana. Già notiamo come l'icona sia "resa bella" tramite una prima menzogna, perchè le donne non votavano (e non voteranno fino al 1946, primo plebiscito per decidere tra repubblica e monarchia). Il giorno del plebiscito i giornali di allora spacciarono cio' che ,con linguaggio contemporaneo chiamerei "stronzata mediatica", definendo il giorno del plebiscito: "una giornata di gioia e di trepidazione". Falso. Il plebiscito fu preceduto da mesi di controlli e intimidazioni, nonchè propaganda, perchè, soprattutto nelle campagne, il clero cattolico usava il suo potente mass media (la predica del prete in chiesa) per spacciare a sua volta mediaticamente, la "paura della dannazione divina", che come sappiamo, a quell'epoca (ma magari ancora oggi anche se in altri contesti)faceva molta presa su chi era tentato di simpatizzare per i Savoia.
Tuto questo per dire che alla fine i Savoia sono andati al potere, che oppressione, intimidazione (e propaganda e arbitrio costituzionale, in virtu' dello Statuto albertino, che consentiva al re poteri eccezionali, senza entrare nel merito del "tipo di eccezioni") sono continuati fino ad avere 650000 morti nella prima guerra mondiale (gente mandata in trincea senza nè scarpe, nè artiglieria di copertura per gli assalti,tanto che gli austriaci ebbero a dire che sembrava di sparare al tiro a segno) e 450000 nella seconda.

Però quando si è trattato di riprendersi la famiglia Savoia in Italia, la storia "monumentale" non si è levata, non ci fu un "Pansa" che si preoccupasse delle responsabilità decisionali di V.E.III nel passato relativamente recente della guerra (per esempio c'è chi dice che il bombardamento di San Lorenzo, a Roma, fu da lui concordato con gli alleati nella prospettiva che l'arresto di Mussolini avvenisse senza la ribellione dei fascisti romani, che sarebbero stati tenuti a bada dal "servizio d'ordine" straordinario, compiuto dai parenti delle vittime di San Lorenzo, esasperate dall'odio per i fasci responsabili indirettamente della strage).

Nessuna indignazione per il discendente di chi lascio' a Nino Bixio la possibilità di bollire, nel regno delle due sicilie i contadini che si opponevano al Risorgimento. Il nipote di chi, dopo la I guerra mondiale ha fatto sparare addosso ai contadini reduci che chiedevano le terre che avevano promesso per mandarli in trincea,lo stesso che diede il mandato a Mussolini di fare il presidente del consiglio senza elezioni nel 1922, rientrò tranquillo, ricevuto da Woytila e dalle autorità e sta per fare anche lui (e il figlio) un partito politico, finiti (bene) i guai giudiziari.


Oggi il dibattito è ampio e complesso: le destre vorrebbero "sdoganare" il fascismo (probabilmente è vero) le sinistre oppongono durissimi studi a questo tentativo di sdoganamento. E cosi facendo si danno la zappa sui piedi da soli, perchè quello che Pansa dice, piace o non piace, è vero, fattualmente, anche se poi ha calcato la mano sui particolari sanguinolenti e crudeli per ragioni ideologiche.
Poi possiamo discutere sulle cause che egli ventila, che lì, penso, dice le maggiori cazzate. Secondo me, comunque, non offusca i partigiani, semplicemente li contestualizza nel loro stato di "guerra". Che "buona" non è mai.

E voler cercare i "buoni" in guerra, se ne trovano davvero pochi. Personalmente metterei la mano sul fuoco giusto per il Carabiniere Salvo d'Acquisto e per l'Anarchico Gaetano Bresci, il primo agente in stato di guerra e il secondo in pace.
Forse culturalmente dovremmo rinunciare a considerare la guerra come un fatto "eroico". Magari pensando che chi la provoca (la comincia) ha sempre torto a priori e che comunque di "giusti" in tempo di guerra ve ne sono pochi, perchè come diceva Dante, la guerra esalta il bene in chi è buono e il male in chi è cattivo, che lo stato di conflitto semplicemente fa uscir fuori. E' una roba "umana" come tante altre cose.
Questo per dire che le categorie "bene" e "male" non sono applicabili allevento storico della guerra e quelle di onore, eroismo ecc.. a parte pochi casi oggettivi (di alcuni ne sappiamo e di moltissimi altri no, evidentemente) sono categorie ideologiche, perchè valori assoluti, a parte l'autoconservazione, non ve ne sono (se non volendo adottare un'ottica religiosa).

Anche la logica di Norimberga è veramente discutibile. E' come dice Chomsky, una logica parziale, modellata sulla situazione vittoriosa dei protagonisti: quelli che hanno il "potere" sull'evento e che ne dettano i significati da spacciare.

Ecco perchè penso che, ad esempio, David Irving sia stato bollato di negazionismo quando non lo è (non nega l'olocausto, non mette in discussione alcuna cifra ecc..)in seguito all'eredità degli angloamericani, che non gli perdonarono "apocalisse su Dresda" che di fatto rinnegava i principi con cui hanno mediaticamente spacciato Norimberga in tutto il mondo occidentale. E' l'affermazionismo, non il "negazionismo" che ha rovinato la vita ad Irving, accusato di cose di cui nei suoi libri non c'è traccia, per silenziare cio' di cui veramente parla.

martedì, giugno 19, 2007

La rotta degli squali


Si parla di ritocco alla legge Biagi, secondo le proposte presentate dal ministro del lavoro C. Damiano alle parti sociali e che sta per essere presentato in parlamento. In esse si prevedono 3 cose, la prima è l’aumento dell’aliquota dei contributi previdenziali per i collaboratori precari a progetto (dal 23 al 25 per cento) e una supervalutazione di essa ai fini pensionistici.
Secondo: i contratti a termine dovrebbero essere limitati nel tempo per uno stesso lavoratore.
Terzo: i contratti di “staff leasing” (gruppo di persone assunte a progetto) e “job on call” (cioè lavoro a chiamata giornaliera)saranno aboliti.

Questa revisione della legge Biagi (niente di che, ma meglio che un calcio in culo) sarà presentata in parlamento e secondo il “corriere della sera" vi sarà dura opposizione della “sinistra radicale”, perché non sarebbe convinta della “filosofia del rafforzamento del part time” che sostituirebbe i contratti al punto 3 .

Il progetto di ritocco è osteggiato da destra da alcune parti sociali (imprenditori) che trovano la loro voce nell’ex sindacalista CGIL-FIOM Pietro Ichino, il quale, in un editoriale del “corriere" di ieri, citando “fonti autorevoli” afferma che non è vero che la legge Biagi abbia aumentato la disoccupazione e il precariato e cita grafici e statistiche tratte da un libro :( “legge biagi” :anatomia di una riforma, editori riuniti 2006) una raccolta di saggi varii di economisti e sociologi, a difesa della legge Biagi e del quale lo stesso ministro Damiano nonchè il presidente della commissione del senato T.Treu (tra i legislatori della legge 30) hanno scritto la prefazione.

Di questi saggi (di cui il "corriere" insinua che i “prefattori” non abbiano letto una riga) Ichino estrapola, appunto i dati su cui appoggiare la serrata critica al “ritocco” che il governo farà, in nome del fatto che la legge biagi sarebbe una buona legge e andrebbe lasciata com'è. In particolare l’abolizione dei "job on call" e dello “staff leasing” lascerebbe aperto un vuoto legislativo preoccupante, a fronte della necessità, da parte del mercato del lavoro, di personale temporaneo per natura (es un cameriere per un banchetto ) .

L’ex sindacalista CGIL-FIOM si chiede preoccupato come potranno essere sostituiti questi contratti, paventando inquietanti scenari di lavoro nero che sarà costretto a imporre chi avrà bisogno di questa tipologia di lavoratori.

Tra dati numerici, tabelle e argomentazioni catastrofiste, leggiamo una serie di argomentazioni portate dall’ex sindacalista CGIL-FIOM Ichino, tese a creare nell’opinione pubblica l’idea che il fatto che la legge Biagi sia un “male”è solo una leggenda metropolitana (intitola infatti il fondo “le leggende sulla legge Biagi").
Da buon sindacalista, Ichino, si occupa del benessere dei lavoratori da sempre. E’ infatti portavoce di una corrente di governo che vorrebbe “sorvegliare e punire” i lavoratori pubblici classificabili (secondo parametri suoi) "nullafacenti" ed ora avversario di una revisione della legge Biagi e di un’apertura alla contrattazione per i singoli lavoratori.

Perché Ichino puo’ portare tutte le tabelle che vuole, attinte a fonti “pro domo sua” (anche se Damiano e Treu ne hanno scritto le prefazioni), ma il dato di fatto è che, anche se cerchi cause e concause del precariato nel passato della storia d’Italia, la legge Biagi è comunque una iattura da cancellare, una legge che lascia numerosi appigli per la schiavizzazione dei lavoratori: dalla diminuzione dei contributi pensionistici , al rinnovo ad libitum per i contratti di un giorno e altri centinaia di casi in cui si instaurano condizioni lavorative inique, senza garanzie per i lavoratori, sottopagati, precari e per giunta sottoposti a rischio incidente..

Se non altro questo “ritocco” che il governo farà potrebbe attenuare gli aspetti più aberranti della Biagi stessa (ci voleva Berlusconi che vinceva le amministrative per muovere la macchina del consenso) anche se bisogna vedere la stesura definitiva del decreto e le "fregature” che dietro di esso si celeranno.

In ogni caso Ichino (ripeto: ex dirigente sindacale CGIL-FIOM) è il più strenuo difensore dello status quo: se cercate su Google “legge Biagi” otto voci su dieci le scrive lui.

Un uomo tutto d’un pezzo, economista lucido, autorevole e soprattutto indipendente, nella manifestazione delle sue opinioni, da altre forze che non siano l’equità e la giustizia sociale (come il suo passato in CGIL-FIOM chiaramente dice).

A conclusione copioincollo lo stralcio di una mail del premio nobel per l’economia J.Stiglitz, a Beppe Grillo, in cui manifesta la sua opinione sulla legge Biagi:


la legge sul primo impiego viene ritirata in Francia dopo poche settimane di mobilitazione studentesca e da voi la legge 30 resiste senza opponenti dopo anni. Permettimi allora una breve riflessione Nessuna opportunità è più importante dell'opportunità di avere un lavoro. Politiche volte all'aumento della flessibilità del lavoro, un tema che ha dominato il dibattito economico negli ultimi anni, hanno spesso portato a livelli salariali più bassi e ad una minore sicurezza dell'impiego. Tuttavia, esse non hanno mantenuto la promessa di garantire una crescita più alta e più bassi tassi di disoccupazione. Infatti, tali politiche hanno spesso conseguenze perverse sulla performance dell'economia, ad esempio una minor domanda di beni, sia a causa di più bassi livelli di reddito e maggiore incertezza, sia a causa di un aumento dell'indebitamento delle famiglie
Una più bassa domanda aggregata a sua volta si tramuta in più bassi livelli occupazionali. Qualsiasi programma mirante alla crescita con giustizia sociale deve iniziare con un impegno mirante al pieno impiego delle risorse esistenti, e in particolare della risorsa più importante dell'Italia: la sua gente.
Sebbene negli ultimi 75 anni, la scienza economica ci ha detto come gestire meglio l'economia, in modo che le risorse fossero utilizzate appieno, e che le recessioni fossero meno frequenti e profonde, molte delle politiche realizzate non sono state all'altezza di tali aspirazioni. L'Italia necessita di migliori politiche volte a sostenere la domanda aggregata; ma ha anche bisogno di politiche strutturali che vadano oltre - e non facciano esclusivo affidamento sulla flessibilità del lavoro. Queste ultime includono interventi sui programmi di sviluppo dell'istruzione e della conoscenza, ed azioni dirette a facilitare la mobilità dei lavoratori.
Condividiamo l'idea per cui le rigidità che ostacolano la crescita di un'economia debbano essere ridotte. Tuttavia riteniamo anche che ogni riforma che comporti un aumento dell'insicurezza dei lavoratori debba essere accompagnata da un aumento delle misure di protezione sociale.
Senza queste la flessibilità si traduce in precarietà.
Tali misure sono ovviamente costose. La legislazione non può prevede che la flessibilità del lavoro si accompagni a salari più bassi; paradossalmente, maggiore la probabilità di essere licenziati, minori i salari, quando dovrebbe essere l'opposto. Perfino l'economia liberista insegna che se proprio volete comprare un bond ad alto rischio (tipo quelli argentini o Parmalat, ad alto rischio di trasformazione in carta straccia), vi devono pagare interessi molto alti.
I salari pagati ai lavoratori flessibili devono esser più alti e non più bassi, proprio perché più alta è la loro probabilità di licenziamento. In Italia un precario ha una probabilità di esser licenziato 9 volte maggiore di un lavoratore regolare, una probabilità di trovare un nuovo impiego, dopo la fine del contratto, 5 volte minore e che fino al 40% dei lavoratori precari è laureato.
Ma se li mettete a servire patatine fritte o nei call center, perché spendere tanto per istruirli?

lunedì, giugno 18, 2007

Morte di un coglione

Io ti punterò una pistola alla nuca, amore mio. E sparerò, in quel momento esatto in cui non ci sono possibilità di sbagliare il colpo. Dovessi stare appostata sotto casa tua giornate intere. Conosco i tuoi orari e le tue abitudini. So che sei troppo pauroso per cambiare qualcosa, quindi saranno rimasti ancora uguali. Mi metterò una parrucca, tacchi e occhiali da sole e aspetterò, sotto quel muretto dove altre volte e in altre situazioni e tempi, ti ho aspettato. So esattamente la faccia che avrai quando scendi. La direzione che prenderai. Lo so e ti seguirò, appena dietro di te, al tuo passo, come ho già fatto. Poi in pochi secondi arriveremo alla piazzetta. Quella spelacchiata da una decina di alberi corrosi dallo smog. Mi avvicinerò a te quel tanto che basta ad allungare il braccio e metterti la canna della pistola ad un centimetro dalla nuca. Non ti toccherò, ma sentirò le tue onde termiche che sfioreranno la mia mano. Quell’unico contatto tra noi sarà il segno. Che devo premere il grilletto svelta, prima che quel momentaneo punto di equilibrio dei nostri corpi cambi e tu non sia più alla portata del mio strumento di morte. Perché sono venuta a portartela la morte, amore mio. Sono venuta a cancellarti dalla faccia della terra, e non me ne importa niente di quello che succederà se mi prenderanno. Io cercherò di non farmi prendere. Ma tu sei fuori. Dal momento in cui mi incontrerai sarai fuori da questa vita o da altre possibili vite. Avrai la morte davanti a te, non sapendo di averla alle spalle. Avrai la morte che ti circonda e ti assorbe come uno spiffero di vento dietro al quale la casalinga chiude le imposte. Avrai un attimo solo da quando ti raggiungerò e dovrai allungare e di parecchio l’ultimo istante. Per vedere e rivedere tutto. Quello che hai passato e i conti che hai fatto. Ti devo dare una brutta notizia: conti sono andati in passivo per te, ormai. Non c’è piu’ niente da contare. “No regrets” pure. Questo è un conto che abbiamo fatto entrambi, io l’ho appena finito e il risultato è che sono qui dietro di te. C’è il sole e tu porti una lacoste verde. Si sporcherà mi spiace, di sangue e di asfalto. Quell’asfalto dove, dopo l’esplosione del colpo, ti vedrò cadere . Ma scapperò prima che tu possa arrivare a terra. Avrai solo il frammento di un istante per vedermi in faccia e ormai sarà già finito tutto. Il tuo corpo rimbalzerà sulla strada facendo qualche sussulto. Poi sarai fuori. Veramente lontano, amore mio, com'è giusto tu debba stare.

crosby,stills,nash & young: down by the river

domenica, giugno 17, 2007

Dedicato



E non c'è niente da fare. Oggi mi sento di comunicare con la musica.
Dedico questa canzone degli area alla nobile Terra di Palestina, martoriata da 60 anni dalla rapina, dall'embargo, dai colpi di stato senza che ci sia lo stato. Che la guerra civile finisca presto.
Area: luglio, agosto, settembre nero. Lyrics.

Giocare col mondo facendolo a pezzi
bambini che il sole ha ridotto già vecchi

Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all'omertà.
Forse un dì sapremo quello che vuol dire
affogare nel sangue con l'umanità.

Gente scolorata quasi tutta uguale
la mia rabbia legge sopra i quotidiani.
Legge nella storia tutto il mio dolore
canta la mia gente che non vuol morire.

Quando guardi il mondo senza aver problemi
cerca nelle cose l'essenzialità
Non è colpa mia se la tua realtà
mi costringe a fare guerra all'umanità.

introduzione in arabo:
الحبيب
أي سلام مع علماء زهور الحب
امامكم
مع السلام
أنا مع السلام محا بحار الدم
لك
اجازة غضبك لكم
أجازه إجازة
الحزن أسلحتكم وياتي
تأتي معي ودعونا نعيش بلدي الحبيب واحد
وسوف يكون لنا غطاء السلام
أريدك الغناء ، ضوء عيني
ولكم الغناء سيكون للسلام
فليسمع هذا العالم
حبي واخبر العالم
ترك الغضب
ترك الاسلحة
اجازة أسلحتكم وياتي
معي في العيش بسلام.

E già che ci sono...



"The Cult". Metà degli anni '80. Grandissima chitarra e tastiere. Piaceva generalmente anche ai metallari, anche se molti non digerivano la voce. Io trovo che ne abbia poca, ma quella che ha mi piace. Qui ascoltiamo "rain" dell'85 (mi pare magari sbaglio data). Il look è tremendo, ma era lo stesso di Prince, di Adam Ant ecc..i metallari non lo digeriranno mai.
Questa canzone è bellissima e mi suscita ricordi che non troveranno mai le parole per essere raccontati (e meglio per tutti).

sister of mercy



Trattasi di gruppo della seconda metà degli anni 80. Ebbi la fortuna di vedere un loro concerto nel 1986 (forse ma forse sbaglio data). Elettrici, dark, claustrofobici, sotteranei, non hanno fatto molti pezzi belli, perchè a volte i "coretti" alla duran duran impestavano pure loro. "Temple of love" è uno dei brani più belli che han fatto. Qui (con l'apporto della compianta cantante israeliana Ofra Haza, morta perchè il marito le ha attaccato l'aids), manifestano un ottimo livello di creatività, riportando il fruitore ad un'atmosfera "anni 80" di cui son rimasti poche, sbiadite e sfigurate schegge ai nostri giorni.

ps:x Miguel: non è che continuo l'evoluzione. Solo per un po' intensifico. Sono in depressione da "creazione del partito democratico" e cerco consolazione nella musica, giacchè sono ignorante, leggo poco e solo libri di storia. Anzi, dammi un consiglio sulla storia dei personaggi importanti del potere in sudamerica.

sabato, giugno 16, 2007

Bruciare Bandiere e altre storie...



Sono contraria alle bande armate, all'uso della violenza in politica e provo solidarietà verso coloro che si trovano l'auto danneggiata alle manifestazioni.

Questo lo vorrei chiarire adesso, perchè mi pare opportuno introdurre un discorso sul "dissenso"e su come viene vissuto dal potere e spacciato mediaticamente.

Per esempio, io mi sento molto dissenziente verso il governo attuale. Noto che esso non solo risponde picche alle richieste di buona parte della cittadinanza (Dal Molin, Tav, Questione rifiuti gestita a mio avviso camorristicamente ecc..) ma usa la stampa e i media in generale per fare opera di prevenzione dalla manifestazione di ogni forma di disaccordo diffuso.

Un esempio banale di cio' è stato l'atto di solidarietà di D'alema a Berlusconi quand'egli è stato contestato a Sestri Ponente e sottoposto al lancio di (uhhh orrore) uova. Berlusconi, capito? che va accusando da mesi l'opposizione di aver brogliato le elezioni, cioè di aver tradito la democrazia di questo paese.
Ebbene lui riceve la "solidarietà" di un "avversario politico" per contestazioni di cittadini fatte a ragion veduta, sapendo che se un politico si presenta (con tanto di scorte, pulotti in assetto di guerra ecc..) in mezzo alla gente che subisce le sue decisioni (per esempio pagare profumatamente con soldi pubblici deputati e senatori che hanno violato la "legge uguale per tutti") e non è d'accordo, dovrebbe essere democraticamente prevista la possibilità di essere contestato ( e il lancio di verdura o di uova non ha mai ammazzato nessuno).

La contestazione (pacifica) è qualcosa che oggi come non mai, il potere vuole evitare. Il potere aspira così ardentemente al consenso (a far vedere che ce l'ha, più che altro), da spacciare stronzate mediatiche di vario tipo per evitare che i mezzi di comunicazioe di massa, appunto, rilevino che tale "consenso", in quel caso...ops..è mancato.

Quando la rai riprende le manifestazioni, per esempio, vengono date ai cameramen indicazioni di non riprendere troppo a lungo le bandiere della pace o i punti "troppo affollati" dei cortei .
Quando s'è vista in tv la contestazione rivolta a Prodi sulla questione di "dal molin", si poteva notare il giornalista che si sforzava di specificare che si trattava (solo) di "un gruppo" (sottintendendo sparuto) di gente (isolata),
"a fronte di una maggioranza di cittadini che vedono nella costruzione della base militare nuove opportunità di occupazione" .


Quando i politici parlano delle manifestazioni che si sono svolte, si soffermano in modo ossessivo sui "black block", sui teppisti (reperibili peraltro in molte manifestazioni sportive) che "volevano" sfasciare tutto, omettendo completaente le considerazioni sulle migliaia di persone che han manifestato pacificamente, perchè sono dissenzienti.

Quando si parla di "no war", in particolare, gli interventi televisivi dei politici sono incentrati (in modo perfettamente bipartisan) sulla criminalizzazione di coloro che "bruciano le bandiere".
bruciano le bandiere? A me sta cosa ha sempre colpito perchè mi devono spiegare perchè il "bruciare con il proprio accendino uno straccio colorato" per "far vedere" il proprio disaccordo politico con l'oligarchia (democraticamente eletta ma ormai insediata, operativa e scollata dalla volontà dei suoi elettori) di chi sta dietro quella bandiera, sia un "atto terroristico". e criminale.

Si tratta invece di un atto puramente simbolico che non significa niente di più di quel che è espresso nella simbologia stessa: la tua politica fa schifo, per me è da bruciare. Sei un servo incapace. Fai gli interessi di altri padroni coi nostri soldi.

Secondo lo spaccio di stronzate mediatiche della televisione, per la stessa logica, se io brucio un manifestino di prodi o di berlusconi, mi devo sentire una criminale, ecc..e soprattutto non devo essere ripresa in tv . Quando questo è inevitabile, le mie immagini devono essere commentate in modo ferocemente stigmatizzante l'atto di inciviltà e di antidemocrazia che incarno.

Ora: molti discutono sulla legittimità degli "atti di violenza" per destrutturare un sistema politico iniquo. Però qui c'è da fare un passo indietro: e cioè porsi il problema di significare positivamente come un sacrosanto diritto il potere effettuare atti simbolici che non danneggiano niente e nessuno se non "idola", "simbula" o se preferiamo: simulacri, pupazzi, manichini o effigi, o stracci colorati.


Se anche questo non è permesso, allora forse il problema della violenza politica è da discutere. Non per altro, ma perchè questa "prevenzione democratica" da parte del potere, tramite la criminalizzazione di cittadini che dissentono, è indice di uno stile dittatoriale, perchè la libertà di espressione dovrebbe essere proprio il sine qua non della definizione di democrazia (lo "stile" dittatoriale poi si "tradisce" in operazioni tipo Genova 2001).

Altro esempio: io penso che lo scippo del tfr, decisa dall'oligarchia per dare un bel po' di soldi ad assicurazioni e finanza borsistica, a discapito di soldi nostri, che dovrebbero entrare in tasca a noi (ed attribuire a noi come farli fruttare per il futuro eventualmente, magari giocandoseli in proprio in borsa,o al casinò,ma piangendo solo su se stessi se li si perde), sia stata una rapina.

Quando poi vedo che questi soldi (con il silenzio-assenso) vanno nelle tasche di banchieri e affaristi che investono in azioni che poi magari finanziano armi e guerre, e poi si chiedono ai cittadini sacrifici, operando dei tagli (sulla sanita' , scuola, trasporti) che peggiorano la nostra coesistenza ( e si guarda il peso delle finanziarie in relazione alla partecipazione alle spese militari), penso che le effigi di questi rapinatori che rappresentano la patria, dovrebbero essere bruciate in piazza. Come facevano gli inquisitori (per molto molto meno) quando avrebbero voluto bruciare qualcuno in carne e ossa ma il tipo non si faceva trovare.

venerdì, giugno 15, 2007

CoverZ



C’è un mio amico che mi ha consigliato l’ascolto della cover dei quintorigo di Highway Stars dei Deep Purple.

Le cover sono una roba strana. Quella fatta dai rolling stones su “like a rolling stone” di bob dylan è penosa. Quella dei guns ’n roses , sempre su bob dylan “knocking on the heaven door” fa venire il latte alle ginocchia.
Vomitevole Satisfaction dei roliing stones cantata e riarrangiata dai Devo. Terrificante quella di Lenny Kravitz sul Jimi Hendrix di “hey Joe” (ma un po’ di senso del limite no?)

Le cover piu’ decisamente fetenti sono però quelle di George Michael, prima fra tutte “somebody to love” dei Queen, ma anche “don’t let the sun going down on me” di Elton John, fa parecchio cagare. “Always” su Stevie Wonder, è un brutto film dell’orrore.
Queste bruttissime produzioni hanno probabilmente inciso a livello psichico sulla vita di George, che, traumatizzato dall'unanime disgusto del pubblico, si è lasciato andare esistenzialmente e da allora si è fatto trovare dalla pula ripetutamente nei cessi pubblici maschili a spompinare giovanotti che gli riempivano lo stomaco di sperma. Un effetto collaterale dell’abbruttimento creativo.

Adesso diciamocelo: sono poche le cover ascoltabili: ultimamente c'è quella di Robbie Williams fatta su Manu chao (bingo bongo), che tra la voce e la “vitalità” che esprime, verrebbe voglia di spararsi un colpo ( e soprattutto di spararlo a manu chao).
Quella di Barry White su Billy Joel (just the way you are) è ascoltabile, anche se secondo me l’originale è meglio, però la voce del vecchio grassone ha sempre il suo fascino. Quella di Sinead O’connor su Prince (nothing compare ecc..)è decente ma l’originale è molto meglio.
Apprezzo Marilyn Manson (che è ascoltabile solo quando fa cover) sui Soft Cell (tainted love) e sui Depeche Mode (personal jesus). Caruccia pure la cover, sempre di Marylyn Manson di sweet dream degli eurithmics, cui conferisce un'atmosfera infernale che ci sta. Mi piace molto la cover dei Rockets di “on the road again”, sui Canned Heat (che comunque è grandiosa eh) . La miglior cover però rimane quella di Joe Cocker sui Beatles (with a little help for my friend, una canzonetta inglese banale arrangiata in modo da farla diventare un brano spiritual-blues con un pathos perfetto) ed in effetti i beatles alle cover si presterebbero perché il loro sound risulta un po’ "elementare" diciamo.

Ma cazzo, un “Quintorigo” che ti piazza una cosina così, Highway Stars dei Deep Purple, nientepopodimeno che…
Che anche se fossero supergrandemente superlativi musicalmente (il che non è) sarebbe un’impresa, non ardua, deppiu’…
Vabbe. Lo perdono perché è giovane. Certe realtà da una certa generazione in su, non si colgono. Ghe nient de fa.
Per consolarmi: un grande momento musicale italiano e anche un momento di nazionalismo... (perchè no?)

giovedì, giugno 14, 2007

Deprexxa & Perplexxa


Mi sono un po' rotta i coglioni di parlare di politica, credo che trasformerò questo blog in una roba musicale. In fondo la gente non vuole veramente comunicare, preferisce scazzare, etichettarti, oppure diventare blogstar, il rank e tutte quelle menate lì e sti cazzi...

..e dio creò il Basso. Jaco lo reinventò.



Jaco Pastorius, l'indimenticabile bassista dei Weather Report, non è stato soltanto "un" musicista di un grande gruppo di jazz rock (fusion) dei nostri tempi. E' stato anche e sopratutto un "rivoluzionario del basso", che ha trasformato e ampliato,portandolo ad essere, da strumento eminentemente ritmico, anche solista,regalandoci assoli e virtuosismi da paura, dando ad esso "anima e cuore". Il basso,dopo di Lui, ha acquistato la capacità di dare al gruppo la sua individualità specifica e la sua personalità.

La musica successiva, dal pop, al rock, al metal ecc..insomma tutta la musica contemporanea, ha beneficiato del genio di Jaco nell'intepretare il ruolo del basso nel gruppo. Possiamo dire che egli è stato una pietra miliare, per cui la storia del basso si suddivide in prima e dopo Pastorius.

Jaco ci ha lasciato nel 1987 a 36 anni. Massacrato di botte in una rissa davanti ad un locale americano dal buttafuori, che, vedendolo ubriaco e insultante, l'aveva scambiato per un barbone e non volle farlo entrare.

...è sempre molto positivo....


Che mi si dedichi un post

Cominciare a cambiare la Politica significa cominciare a cambiare il vocabolario III


Stavo dicendo un paio di post fa, che Marx era anarchico. Nel senso che il punto d’arrivo del processo dialettico tra le classi e i rispettivi “rovesciamenti” cui vanno epocalmente incontro per via della dinamica dell’economia, è una società priva di sfruttamento, cioè anarchica (priva di classi sociali e di strutture di potere). Negli anni ’70, quando era di moda essere marxisti, ho conosciuto moltissimi che si aspettavano la rivoluzione da un momento all’altro. Che progettavano il loro futuro personale nella società socialista “libera dallo sfruttamento”. Oggi moti di questi, sono diventati di destra. Altri votano per l’ulivo. Altri ancora hanno “trovato dio”.

Il progetto politico, in quanto tale, ha bisogno di un fondamento, di qualcosa che sia stabile nel tempo, pur nel suo fluire. Marx aveva individuato tale sostanza nell’economia , intendendola come l’insieme delle attività che, direttamente o indirettamente, hanno a che fare con la sopravvivenza . Tutto il resto è conseguente, come l’analisi dei rapporti dialettici che oppongono gli sfruttatori e gli sfruttati, quando i primi si siano appropriati dei beni comuni.

Oggi parlare di marx puo avere ancora un senso se si tiene conto della sua volontà anarchica. Della “fine dell’economia” come orizzonte di sfruttamento e della fine della “storia” come storia di oppressione. Concetti aggiuntivi, quali “dittatura del proletariato” o “potere del partito” dovrebbero essere designificati, secondo me, considerando lo spessore anarchico di marx come la parte piu’ pregnante della sua filosofia militante. Bisogna essere revisionisti e molto decisamente,se si vuole rispolverare il marxismo. Bisogna soprattutto liberarlo di quell’afflato, quasi religioso, che sosteneva il suo materialismo, e cioè l’idea di una creatività umana tale da poter coniare una "scientificità della vita", che trascendesse gli individui e fosse il motore dell’evoluzione sociale.

Questa idea della scienza come dimostrazione del cammino evolutivo dell’uomo verso il “meglio” è il fondamento filosofico di tutta la dottrina di marx. Una specie di Dio. Il punto fermo su cui incentrare la propria prospettiva di liberazione e che rende “necessaria”(che è e non può non essere) in senso filosofico la “rivoluzione”. Io penso che quest’aspetto vada superato o meglio, proprio revisionato perché questa scientificità dell’uomo, se da un lato è espressione del suo potere creativo, dall’altro non ha significato un progresso della convivenza o un miglioramento ambientale. Viceversa, la capacità scientifica umana si è asservita al capitale e all’economia , esprimendo il “meglio” proprio nell’invenzione di armi di distruzione di massa che superano l’immaginazione.

Già E. Husserl aveva posto il problema, in un libro bellissimo e leggibilissimo che s’intitola “la crisi delle scienze europee e la filosofia trascendentale” di un nuovo “fondamento” che fosse l’orizzonte di esplicitazione del sapere scientifico nel senso di un reale progresso umano (sociale,civile ecc..), ed auspicava una presa di coscienza filosofica molto ampia che, dai primi del 900 quando lo scrisse, ad oggi, non è ancora avvenuta.

Oggi le istituzioni che hanno successo, sono ancora le chiese e le religioni. Quelle tradizionali, ma anche nuove chiese come scientology o i vari predicatori americani , che hanno moltissimo potere, cui la gente elargisce montagne di quattrini e che diventano, nelle “democrazie” occidentali centri di potere, perché gli adepti portano voti a questo o a quel candidato.

La verità è che la rivoluzione non è affatto “necessaria” come diceva marx. Non ci sono leggi sovraindividuali che supportino un cammino “già scritto” dalle leggi economiche. Queste ultime infatti sono autoreferenziali rispetto al potere che detiene le ricchezze e le gestisce, allargando l’oligarchia a coloro che nel sistema hanno mansioni “tecniche” ad elevato livello.

Cio’ che Marx ha trascurato , nella sua completa e lucidissima fenomenologia delle classi sociali e della natura umana di riferimento, è proprio la visione della “forma” storica delle classi. Egli, per esempio, quando parlava di “presa di coscienza” dell’operaio, pensava ancora all’operaio della prima rivoluzione industriale, in cui il funzionamento delle macchine (ancora non c’era la catena) diveniva comunque un’”arte” che richiedeva delle competenze tecniche. Di tali competenze, che costituivano un “sapere”, l’operaio era molto ma molto (talvolta totalmente) piu addentro del padrone della macchina, di colui che “ci aveva messo solo i soldi”. Da lì il potere contrattuale degli operai che, prendendo coscienza della loro validità, cominciavano il cammino rivoluzionario di riscatto.

Ecco che allora il capitalismo, che aveva capito il peso di questa illuminazione marxista, ha suddiviso i “potenti” , con un sacco di saperi sulla moneta, sulla finanza, sulla borsa, sull’industria e sulle armi, e a scendere, sui computer, sulle reti, sui motori ecc… dalla “forza lavoro” che sta negli uffici, fa il peones sui computer cone le solite 4 nozioni in croce o nei call center (a proposito dei call center si legga il grande post di An Nisa sull'alienazione contemporanea nei call center)o nelle fabbriche, nei campi o nelle miniere.

Cio’ che Marx non aveva previsto (ed è giusto cosi perché trattasi di filosofo e non di profeta) era che il capitalismo sottraesse all’uomo proprio la possibilità esistenziale di prendere coscienza. Con gli intrattenimenti, con le fiction televisive, cone la manipolazione del linguaggio, con la schiavitù dalla burocrazia e dalle merci, creando altre forme (per esempio globalizzandole, che è un'altra qualità) di convivenza economica e perpetuazione dello sfruttamento.

Come dice l’ottimo Carlo Gambescia, quando si pensa di abbattere un potere bisogna prevedere la sua capacità di riprodursi e alla stragrande maggioranza dell’uomo questa possibilità è preclusa perché la distanza culturale (cioè di saperi) che separa il potere dall’Uomo comune (anche occidentale e anche del ceto medio) è simile alla distanza tra il sapere sul limo del Nilo che possedevano misticamente i faraoni e i loro oligarchi, gli scribi, che lo sfruttavano a discapito di centinaia di migliaia di primitivi ignoranti.

(continua)

mercoledì, giugno 13, 2007

I Patimenti del giovane Aquilatricolore

Aquilatricolore ha un blog di indubbio sapore fascista. Si puo' notare infatti la faccia del duce e vari linkaggi a forza nuova. In ogni caso il giovane camerata è ospite sul mio blog perchè mi è simpatico e perchè quelle poche volte che leggo post scritti dal medesimo Aquilatricolore (chè la maggioranza li copiaincolla, diciamolo dài)sono tra le cose più godibili da leggere in rete dal punto di vista della "vis comico politica" che essi esprimono. Questo post esce dopo che Aquila ha postato un articolo non suo di condanna ai gravi "atti di teppismo" della manifestazione anti Bush e prima di un succesivo post brevissimo di mano sua (di Aquila) che s'intitola: E IL TERRORISTA SI E' PRESO GIOCO DI TUTTI... A tutt'oggi non ho capito le posizioni di aquila, ma il post che presento su cloroalclero è un capolavoro di "costruzione di un ragionamento" che, adesso no, ma magari in futuro potrà avere una rilevanza politica (con tutto quello che gira).
gustate l'argomentazione che merita...





PACIFINTI E BLACK BLOCK BEFFATI DAGLI ALBANESI!!!!

Si proprio così, nell'ultima tappa del viaggio in Europa di bush, l'Albania, il presidente più terrorista al mondo si reca a stringere mani in mezzo alla folla. Ironia delle sorta lui tutto contento si lascia baciare, fotografare e abbracciare dalla gente in festa mentre i più furbi pensano a prendergli in prestito l'orologio. Senza nemmeno accorgersene torna in macchina, se ne sarà accorto di non avere più l'orologio??? (ma a lui cosa gliene frega di un orologio, forse quello rubato era uno regalato dall'amico berlusconi, chissà quanti ne avrà...)

Quello che mi fa contento è che i pacifinti hanno preso un dispiacere grossissimo, mentre a farla franca senza nemmeno toccare un poliziotto sono stati gli albanesi. Questo è un discorso semplicissimo, sta a dire che anche se uno se la prende con la polizia non risolve niente anzi fa più danno, MENTRE QUESTO/I ALBANESE/I SONO RIUSCITI A FARLA FRANCA PERSONALMENTE AL presidente george w.bush (??). Questo è un modo semplice e non violento, che bisogno c'è di andare contro polizia, chiamati da loro macchine in divisa...BELLA ROBA!!!!

VERGOGNA!!!! Prendete spunto da quello che hanno fatto gli albanesi che a rimetterci è solamente il diretto interessato.

martedì, giugno 12, 2007

Cambiare la Politica, significa cambiare il vocabolario II

Stavo dicendo che , appunto, la gente di sinistra è convogliata in uno schieramento progressista che però non persegue la giustizia sociale. Con quest'espressione intendo un cambiamento (quello sì) globalizzato della modalità di riappropriazione dei beni comuni da parte da una fetta così grande di umanità , da poterla denominare "il genere umano".

La concentrazione di questo sistema di accumulo dei beni comuni (suolo, sottosuolo, acque, risorse naturali)nelle mani dei pochissimi, che vogliono vedere invariato il loro profitto, a mio avviso è il discrimine tra "cio' che è di sinistra" e "ciò che non è di sinistra".

Una gestione oligarchica, materialista, egoistica, del potere che difende questo sistema economico, degli spazi della terra e delle sue ricchezze, non può essere condivisa da chi ritiene l'oppressione in contraddizione con il modus rapportandi dell'uomo, per ciò che egli è in quanto alla sua pensabilità

Ora: l'oppressione è generata dall'autoritarismo armato (il "potere")che difende coloro che si contendono le risorse della terra, dalle quali la loro preoccupazione è trarre profitti, a discapito delle masse che vengono messe alla periferia deciionale. Così facendo il potere mette l'uomo in contraddizione tra due dati del suo essere: la necessaria coesistenza e l' espilicitazione del suo lato essenziale "politico".
E'sempre il potere strutturato in modo borghese (se vogliamo usare categorie marxiane, pensando che le varie "borghesia si son fatte parecchie guerre dall'apoca di karl marx)) ma dà vita ad una civiltà "nuova che ma il nuovo" e che quindi è sempre "nuova" (chebbello) con connotazioni delirantemente futuristiche. Come i paesaggi urbani "vestiti" dei piu' demenziali centri commerciali, che alla fine, sono le vere chiese (le chiese di un dio maiuscolo sono completamente assorbite dal sistema che ha realizzato i centri commerciali).

Adesso vi faccio una domanda, che non lo so se c'entra o no, ma la faccio l'istess: perchè dal periodo che va dall'unità d'Italia alla prima guerra mondiale, le questioni che riguardavano le masse suscitavano molto dibattito politico e alla fine, con gli inevitabili piccoli passi della democrazia il potere ,ob torto collo, "concedeva" cose al popolaccio e oggi no? Ve lo spiego io: perchè aveva bisogno di carne da cannone: per le imprese coloniali, dove abbiamo lasciato giu' un milione di soldati in prima battuta (tra Aba Alagi, Adua e la campagna di Libia) e, successivamente, nella prima , poi ancora colonialismo, poi seconda guerra mondiale, impegnati nelle terribili campagne di russia e d'africa (dopo albania, grecia ecc..quindi mussolini non era buono).

Anche nel fascismo: le innegabili (e non è sdoganare nè fare apologia) riforme sociali e le opere di pubblica utilità che mussolini ha messo in piedi, avevano la funzione di preparare le buone leve dell'esercito, per andare a fare quel che siamo andati a fare. Quindi Mussolini non era buono...

Oggi, mediamente, l'esercito è volontario. E nei paesi capitalisti e non, il tipo di società liberista imperialglobalizzata in cui viviamo, il sistema è fatto per creare sempre sacche di disperati che fanno una vita mediamente di merda, tanto da vedere l'andare a sparare alla gente come un'opportunità. E il sistema risparmia, in un modo tale da potersi permettere tanta di quella pula, da fermare sul nascere ogni dissenso, bollandolo come "insubordinazione di sapore terroristico". 2 piccioni con 1 fava.

Naturalmente, spacciano questo dato evidente con sovrastrutture (leggi: stronzate mediatiche) tipo l'onore, l'ordine, la fedeltà, La Patria e cose così.
Questi "valori" hanno sì fondamento nella nostra essenza umana, però il potere ne opera uno svilimento, anzi una designificazione e risignificazione a misura di quello che vogliono spacciare.
Per esempio l'onore, che filosoficamente potremmo definire " il sentimento della nostra qualità" viene distorto e viene ad esso attribuito, per es. , l'andare a sparare alla gente.

Quando bazzicavo indymedia, se qualcuno parlava bene dell'onore (anche in contesti che non c'entravano un cazzo) subito veniva bollato come "fascista", nazifascista e/o nazista.
Io mi opponevo, in nome di una discussione filosofica in merito. Che andassse dal piano storico a quello antropologico, osservando come il sentimento dell'onore appartiene giustamente alla sostanza umana in senso aristotelico, "cio' che fa essere un ente cio che è e in virtu' del quale è pensabile"
Inutile dire che mi hanno sospeso parecchie volte e alla fine mi hanno proprio bannato, ecco il perchè di questo blog. (continua forse)

Cambiare la politica comincia con il cambiare il vocabolario.

Qualcuno chiama Berlusconi "il duce di Arcore", rappresentandolo anche così, col fez o con la camicia nera, nei fotomontaggi o nelle vignette.

Il riferimento ad un presunto "fascismo" di Berlusconi è , a mio avviso, anche cio' che fa sì che gente "di destra" si proclami di sinistra e voti di conseguenza, pur manifestando idee di autoritarismo e di negazione del diritto di ribellione, che, tradizionalmente fanno configurare proprio i governi "di destra".

La cosa importante è "sentirsi" antifascisti.

In realtà queste diciture, sotto cui la gente si premura di mettersi per rafforzare la propria identità, necessitano di una revisione. In questo senso questo post è revisionista, perchè personalmente ho necessità di rapportare il passato al presente.

Pre esempio: il diritto di ribellione del popolo verso un governante iniquo, è stato per la prima volta asssunto da Locke e preso in consegna da tutta la tradizione liberale-illuministica. Questa tradizione, che rispetto all'aristocrazia medievale , risultava progressista (cioè di sinistra) , da marx è stata stigmatizzata come "pensiero borghese" sovrastrutturale al mantenimento dei suoi interessi. Per cui cio' che era "progressista" cioè di sinistra, con l'innesto della cultura marxiana è diventato "di destra".

Oggi, che il marxismo non è piu' di moda, a destra si rivendica la priorità dell'ordine pubblico e a sinistra un presunto "progressismo", accompagnato da una parola vuota che designa un sentimento "solidarietà".

In realtà, l'ideologia imperante è solo secondariamente politica. E' in primo luogo "economica". Il liberismo imperialglobalizzato. Questa "idea" è quella che sorregge le oligarchie che si contendono il potere mondiale. Per le quali è del tutto indifferente che vi siano governi "democratici" o autocratici: con la propaganda e l'esercito (e la polizia) si controllano entrambi gli status possibili.

Pertanto: rivolgo un invito a chi si impegna nella lotta politica in qualsiasi modo a cambiare il vocabolario. Definirsi "antifascisti" non ha piu' alcun senso. Il regime di mussolini, infatti, era autoritario e colonialista, però era anche un regime che ha portato "l'opera nazionale maternità e infanzia", la giornata lavorativa di 8 ore, l'opera nazionale balilla (che regalava vestiti e scarpe ai ragazzini per cui sarebbe stato un problema comprarli) ecc..

Ora: antifascismo ha significato, in un certo momento storico, l'unità di cattolici e di socialcomunisti (don sturzo era antifascista, come il liberale Longo, come il comunista Gramsci). In realtà il fascismo, volendolo vedere per quello che è, è un regime autocratico, che dal 1929 in poi ha adottato una politica di stampo keynesiano, che ha apportato un miglioramento delle condizioni di vita dei ceti piu' bassi, che poi ha mandato in guerra nel '40.

Dalpunto di vista marxiano esso si puo definire come una dittatura militare-borghese
dal punto di vista "democratico" come una dittatura.
Ora: essere di sinistra, oggi, non consiste solo, a mio avviso, essere contro le dittature. Anche, comunque, e chiamerò questo antiautoritarismo. Cio' che rimane è l'aggettivo "borghese", ma qui passiamo sul versante del marxismo. C'è gente che contesta il marxismo dicendo che è un regime sì antiborghese, ma autoritario, E dagli torto, se si pensa che il socialismo "reale" effettivamente ha prodotto autoritarimi oligarchici, certo,apparentemente antiborghesi, salvo poi esimersi dal definire se la casta al potere (il Partito ecc..) non costituivano poi una vera borghesia.

In realtà Marx era anarchico. La sua filosfia era un'analisi del potere incentrata sull'economia come sostanza (geniale!) che suggeriva a gli oppressi una strada per cambiare collettivamente la definizione della sostanza.

Questo cambio di significazione non è avvenuto e tristemente, la sinistra italiana si trova a doversi denominare antifascista perchè non ha niente di meglio e perchè non vuole scollare il rivoluzionari (marxisti o anarchici) dallo zoccolo duro dei riformisti, ormai alleati dei cattolici (come governo) (continua)

lunedì, giugno 11, 2007

Jim Carrey: un talento da paura


Vabbe. La parte femminile della mia famiglia, all'unanimità apprezza tutti i suoi film. Li rivediamo a ripetizione.
Mò ho scoperto che ha (pure) una voce da stella assoluta del rock.

Non è che c' è molto da dire in effetti. Io preferisco questa versione a quella dei Jefferson. Lui è un performer incredibile e con la voce ci fa quello che vuole.
Segue un video della "sua" versione di "the walrus" dei beatles, dopo quella (bella) di Frank Zappa (grande voce pure lui, alla Demetrio Stratos) e devo dire che non solo è all'altezza, ma deppiu'...

Oltre ad essere l'uomo piu' sexy della terra*, ma mi sembrava inutile aggiugerlo..poi l'ho aggiunto evabbè..

*della serie: odio gli americani. Come no, specie i canadesi trapiantati.

ps qui si cimenta con il rap dei vanilla ice (white white baby) e qui va con il reggae degli Snow. Così...

domenica, giugno 10, 2007

Differenze

Lo sapete che differenza c'è tra Spartaco



..e spartacvs qvirinvs?



Che il primo si è fatto crocifiggere per la libertà, il secondo lo farebbe (metaforicamente) per la ("casa delle) libertà"

muhahahahahahahahahahaha

(non ti fa ridere? a me sì a me sì...)

sabato, giugno 09, 2007

Via dall'Italia il capo delle bande di stupratori assassini


Il 37 per cento delle spese militari «di stazionamento» è a carico del governo italiano

Cioè: noi paghiamo fior di miliardi di tasse per mantenere questi presidi militari pericolosi sul nostro territorio.

Oggi a Roma verrà onorato il capo di queste bande di assassini in divisa che in Afghanistan e in Iraq commettono genocidio, stupri, torture. Noi lo onoriamo come un padrone: il nostro.

Non c'è differenza tra governo e opposizione. Entrambe le forze politiche composte da lacchè preparate a dire sì a questo assassino, a leccargli le scarpe, a inondarlo di ricchezze purchè le sue forze militari contribuiscano a mantenere questa cricca di gente di malaffare ai vertici del nostro paese.

E i nostri governi votano per mantenere attiva la reiterata violenza, il degrado ambientale e umano imposto da questa gente, in cambio del mantenimento dei "privilegi di casta" che essi assicurano.

E intanto in Iraq e in Afghanistan, gli americani, torturano la gente, stuprano le ragazzine di 15 anni, e scattano foto mentre lo fanno, come testimonia questo soldato.

Gli americani, col loro agire, umiliano la specie umana. Nei paesi dove fanno la guerra, con il loro agire imperialistico uccidono e corrompono uomini, facendoli diventare stupratori e assassini.

In quest'altro video, una donna iraquena racconta di essere stata stuprata, picchiata e torturata sia dagli americani che dalla polizia iraquena al loro servizio.

Questa è la "civiltà" che portano. Una disperazione che costringe i nemici di questa gente a trovar preferibile morire con una cintura di tritolo addosso, pur di farne fuori qualcuno.

Questi sono i nostri padroni che onoriamo e finanziamo. Questi sono gli eserciti che prendono ordini da G.W. Bush, che oggi è a Roma, come un turista privilegiato, come un papa adorato. Nell'Italia del 2007, dove si offrono tributi agli assassini.

venerdì, giugno 08, 2007

L'uovo illiberale



...e così il "cavaliere del biscione" Berlusconi, durante quella che doveva essere una piacevole passeggiata elettorale nell'amena località di Sestri Ponente, è stato disturbato da una folla di cittadini che gli ha urlato dietro per tutta la durata del percorso: "Buf-fo-ne, buf-fo-ne".

Lui, imperterrito in compagnia di Scajola (l'ex ministro dell'interno di Genova 2001, ricordiamolo, visto che siamo in epoca di G8), cammina cammina, come un cappuccetto rosso assediato dai lupi, che non demordono: "buffone!!!" (ancora!) vai a casa!!!".

Ma il cavaliere del biscione, dopo un primo attimo di lifting scomposto, pare ritrovare un compromesso con il suo nervoso. Parlando di Prodi e delle elezioni di Genova, dice ai giornalisti: "Se perde Genova è a fine corsa".
Ma forse non parla di politica, bensì fa riferimento allo jogging, di cui l'attuale premier è cultore e magari Berlusconi prova pure un po' d'invidia perchè, a parte la bandana e le mise sportive che gli si vedono addosso in circostanze più informali (tipo quando nella villa in Sardegna si fa fotografare in compagnia di veline varie e signorine da grande fratello)


non lo si vede mai correre (oddio gira la voce che in un'altra villa che lui possiede alle bermude, egli sottoponga gli amici Confalonieri e il siciliano Dell'Utri ad estenuanti corse campestri, proprio per emulare Prodi sul suo stesso terreno, ma sembra che lui , più che correre, faccia correre i suoi amici. Per fedeltà. E' la versione forzaitaliota della "mistica fascista")

Tornando alla più modesta Sestri Ponente,ad un certo punto, sono cominciate a volare uova (non si sa se buone o marce) all'indirizzo del cavaliere. Che cominciano a piovere proprio mentre egli parla dei suoi alleati della "casa delle libertà", dicendo decisamente che intende imporsi a Napolitano e chiedere che si facciano subito nuove elezioni:"Andrò al Quirinale con alcuni alleati, chi non riterrà di venire si porta fuori dal blocco liberale".

Proprio mentre sta dicendo cio', un uovo si spiaccica su un agente della sua scorta (ma perchè i politici non si pagano i bodyguard come gli attori?). Lui non può fare a meno di fare una dichiarazione. E siccome ha ancora nelle sue orecchie la parola "liberale",dichiara ad altissima voce che chi lo contesta sono "quattro illiberali che urlano insulti scontati".Qui, il cavaliere vuole dire che gli illiberali non hanno fantasia, perchè è scontato che lui è un buffone. Infatti lo dimostra sensibilmente proprio qualche minuto dopo, quando la folla illiberale non andava affatto scemandosi, costringendolo ad interrompere anticipatamente la passeggiata.

Poichè è un cavaliere (del biscione) vuole avere l'ultima parola, quindi aggiunge all'affermazione che è scontato che lui è un buffone, che "sestri ponente è con me" .

Sono in parecchi, però, intorno a lui a manifestare dubbi, ma conosciamo il senso percettivo di Berlusconi, che ,come direbbe Protagora, è a misura di Berlusconi.
Nel frattempo l'auto si avvicina: una fiabesca limousine blu, dal comfort della quale il cavaliere sarà presto inghiottito dietro la portiera dai vetri oscurati.

Prima di entrarvi, però, non rinuncia a dar sfoggio delle sue doti di consumato uomo di spettacolo: comincia a saltellare velocemente, con frenesia, cercando di darsi un ritmo. Poi intona, da solo, la filastrocca da coro da stadio: "chi non salta comunista è...è..".


Con questo coup de teatre all'insegna della creatività che lo contraddistingue, la folla resta un attimino inebetita: pare che il cavaliere del biscione sia riuscito a fermare momentaneamente sia i cori che il lancio di uova. Questo perchè ha galvanizzato gli astanti con una perfetta rappresentazione di un deficiente.
I sociologi esperti di mass media, però, diranno che si tratta di un'operazione di alta comunicazione da parte di chi "la televisione ce l'ha nel sangue".
Signore e signori, la pantomima Italia 2007: i vostri politici non è ancora finita.