martedì, luglio 31, 2007

The family Man



Sabato scorso, i tg nazionali dettero la notizia che al pronto soccorso di non so piu' quale ospedale romano, era arrivata una ragazza. Delirante, allucinata, parlava di essere stata costretta ad assumere pastiglie e successivamente di essere stata obbligata a lesbicare con un'altra ragazza e poi ad avere rapporti sessuali con un parlamentare, di cui, al momento, non si fece il nome.

Il personale medico , impressionato da cotanto racconto, allertò la forza pubblica e fu così che se ne interessò la stampa.
In prima battuta, però, i tg non fecero il nome del parlamentare coinvolto, precisando che le dichiarazioni della ragazza erano motivate dallo stato allucinatorio in cui si trovava (la partita di coca tagliata con l'atropina, evdentemente, non si limitava alla sola provincia di Bergamo) e che, una volta ripresa, si era rimangiata tutto, esprimendo il desiderio che la cosa venisse messa a tacere perchè si era trattato solo di un semplice malore derivante, appunto, dal consumo di droga di scarsa qualità.

Ma dalle forze dell'ordine la notizia era rimbalzata ai media, fuori dalla desiderata riservatezza che in questi casi caratterizza i politici. Il nome del parlamentare, inizialmente tenuto nascosto, venne fuori. Trattatasi di Cosimo Mele, deputato per l'UDC, che si era permesso, coi soldi del lauto stipendio che noi gli passiamo, un festino con due ragazze all'Hotel Flora di Via Veneto a Roma. Un luogo dove la "vita" è ancora "dolce" per coloro che sono investiti del "privilegio" di "rappresentare il popolo".

La ragazza, finalmente tornata in se, si rimangia tutto. Esce dall'ospedale, lasciando però il Mele nelle peste che qualche giornalista troppo curioso aveva creato. Era una prostituta di alto bordo, pagata per sollazzare un parlamentare lasciato "troppo solo", come dice Cesa, dal forzato allontanamento della sua famiglia. Una solitudiane così lacerante da spingerlo a tamponare il disagio derivatone con un festino a base di coca e rapporti e tre, nel lussuoso hotel della Roma storica.

Il parlamentare, ormai debitamente sputtanato, si dimette dall'UDC, ma conserva non solo la carica parlamentare, ma pure quella di consigliere comunale nella sua cittadina (Carovigno). Ha precedenti per corruzione, necessitato dall'accumulo di debiti di gioco. Non so se sia stato beneficiato dall'immunità parlamentare o dall'indulto.

Questi i fatti. Al giornalista che lo ha intervistato dopo, l'onorevole Mele ha rilasciato le seguenti dichiarazioni.

«Ho sbagliato (silenzio) sono pentito (silenzio). Sono stato sfigato perché se la ragazza non si fosse sentita male non sarebbe successo nulla.
chiaramente. L'Atropina non era nelle sue previsioni, poveraccio. Lui la droga si limita a proibirla e a votare leggi repressive (per gli altri).

Ma sono anche orgoglioso». Orgoglioso? «Sì, orgoglioso di me stesso. Quando ho avvertito la reception e poi chiesto di chiamare un'ambulanza ho capito che il mio nome poteva uscire. Molti altri se la sarebbero data a gambe».
Ohhh e qui lo volevamo. A questo punto Napolitano dovrebbe proporre la carica di cavaliere della repubblica a tutti coloro a cui capita di investire qualcuno e poi soccorrerlo. Ne ha, Cosimo Mele, per essere orgoglioso di se stesso.


Cosa è successo venerdì sera? «Sono uscito dalla Camera intorno alle nove, sono andato a cena con degli amici, non politici, al Camponeschi, un ristorante di Piazza Farnese. Dopo un po' è arrivata questa ragazza, che io non avevo mai visto prima, ma che conosceva i miei amici. È stata lei che ha cominciato a parlarmi...».
Questo per precisare (doverosamente) che lui non le ha chiesto "quanto vuoi?" a scanso di equivoci espressi in malafede da parte delle malelingue che magari pensano che lui sia arrivato al sodo senza fare giri di parole, carpendo la comprensione della fanciulla, per esempio, con il dolore per la lontananza della moglie, tra l'altro, incinta del terzo figlio della coppia.

Sta dicendo che è stato adescato? «Adescato? Io non sono esperto di queste cose ma non avevo capito che fosse una prostituta»
Povero ragazzotto dai 50 anni acerbi!!! Possiamo pensare noi che lui avesse intuito che si trattava di una "donnaccia" che stava attentando all'onore del suo ideale personale&politico: la famiglia? Intendo assicurarlo, on. Mele: no, non abbiamo mai pensato, nemmeno per un attimo che lei avesse capito le turpi intenzioni di questa maliarda.

E cosa pensava? «Pensavo fosse la ragazza che cercava un'avventura." Infatti. E' sufficiente guardare in faccia l'on Mele per capire che una nottata con lui offre le medesime emozioni di una giornata con Indiana Jones. Infatti il nostro prosegue:

"Ho capito solo quando siamo arrivati all'Hotel Flora». E immaginiamo il trauma che ha provato l'onorevole similcarmelitano scalzo che si reca all'Hotel Flora e solo lì prende coscienza della feccia umana con cui si trova ad aver a che fare...

L'ha pagata? «Pagata... non proprio. Le ho fatto un regalo, una somma in denaro, niente di esagerato però. Poi siamo saliti su, siamo stati insieme, e dopo io mi sono addormentato». "Pagare una donna" che parole grosse. Sia mai che un onorato onorevole dell'onorevole repubblica "paga" le donne. Preferiamo un'espressione alla DiPietro: "elargire dazioni di denaro". Mmm all'onorevole la frase appare comunque un po' burocratica. Diciamo che le ha regalato una somma di denaro "non esagerata". Ci complimentiamo per l'affare che l'onorevole Mele ha fatto. Bravo. Mostra di non sperperare soldi pubblici: in fondo amministrare uno stato è come aministrare un'azienda, ci vuole bernoccolo per gli affari eh.


Avevate preso cocaina? «Io non ho preso cocaina né altri tipi di droga. Non ho visto se quella ragazza l'ha presa oppure no. Forse sì, ma magari prima di incontrarmi oppure mentre dormivo».
Una parafrasi non molto elegante per dire "cocaina? non c'ero. Se c'ero dormivo".

Lei ha firmato la proposta di legge sul test antidroga per i parlamentari. «Francamente non ricordo , ma il test sono pronto a farlo anche subito».
Chiaramente lui sa che non glielo faranno prima di essersi opportunamente "ripulito". Il suo vuoto di memoria sulla firma per il test per i parlamentari...beh, forse era troppo fatto per ricordare.

Non c'era con voi un'altra ragazza? «Quando siamo saliti no.
Infatti. L'ha fatta chiamare successivamente, per ravvivare l'atmosfera, diciamo. Una squallida stanza di anonimo albergo, infatti, come renderla sopportabile senza almeno uno straccio di lesbicata? Insomma: tra un provvedimento sul welfare e uno sul precariato, sti onorevoli devono fare i salti mortali per rendere meno gravosa la loro vita. Capiamo & comprendiamo.

Quando mi sono svegliato ho sentito che, nel salottino della stanza, la mia accompagnatrice stava parlando con un'altra ragazza, straniera. Credo una sua amica, l'aveva chiamata lei».

Sicuro che l'aveva chiamata lei. Ma, a meno che il Mele non faccia sesso in stato di sonnambulismo, ben prima che si svegliasse. Ma poi io non capisco questa fregola di conservare il tabu' sulle storie di sesso a tre. Sono così trasgressivamente divertenti da lenire, almeno temporaneamente, qualunque dolore esistenziale, come quello che, di certo, attanagliava il nostro in quei difficili momenti all'Hotel Flora di ViaVeneto.

E la sua accompagnatrice quando si è sentita male? «Poco dopo, ormai era quasi mattina. Delirava».

E questo è il vero culmine della sfiga. Atropina. Cazzo. Induce delirio e allucinazioni. Possiamo presumere che l'onorevole abbia, giustificatamente, espresso mentalmente una bestemmia...Capiamo&comprendiamo. Sempre di piu'.

Agli infermieri del San Giacomo ha detto di essere stata costretta a prendere pasticche. «Se è per questo diceva anche che io l'avevo rapita, che non volevo chiamare l'ambulanza. Ma era in evidente stato di allucinazione. Per questo ho deciso di non accompagnarla in ospedale. Anche se tramite i miei amici, che la conoscevano, mi sono subito informato sulle sue condizioni».

Della serie: io non sono uno che scopa e poi dimentica. Non sono quel tipo di umani che butta via le persone (dopo averle scopate). Tramite "amici" (forse i magnaccioni che gliel'hanno presentata senza dirgli che era una prostituta) si è tenuto informato sulle condizioni della fanciulla.

Crede che la sua carriera politica sia finita qui? «Deciderà il mio partito. Ma non mi sento di aver tradito niente e nessuno, se non la mia famiglia».
Se ritiene cose come "il niente" e "il nessuno" come analoghe alla sua famiglia, possiamo immaginare come considera la collettività le cui regole le sue funzioni lo chiamano a decidere...

Lei fa parte di un partito, l'Udc, che della difesa della famiglia ha fatto una bandiera. «Lo so, e per questo ho deciso di dare le dimissioni dall'Udc. Ma non vedo perché dovrei dimettermi da deputato , anche io sono un uomo con le mie virtù e le mie debolezze».
Non si preoccupi, onorevole, lo sappiamo che lei ha tutte le debolezze di un umano. Facciamo un po' fatica a ravvisarne, nel suo caso, le virtu'. Ma capiamo che l'impellenza dei compiti parlamentari (!) non puo' certo portarla ad andarsene del tutto da montecitorio.


Una debolezza considerata grave a giudicare dalle sue dimissioni. «Guardi, credo che nella politica italiana ci sia una grande ipocrisia. Adesso mi spareranno addosso quelli di Forza Italia, come se loro fossero tutti santarelli. Per non parlare di quelli della sinistra, che anche loro, quando serve, si fanno gli affari loro. E invece noi politici siamo uomini come gli altri: anche a noi capita di sbagliare».

Sicuramente, ha scelto il momento sbagliato. Se ci fosse in giro piu' atropina, di festini parlamentari ne scoprirebbero sicuramente di piu', tanto il lavoro di legislatore in Italia è frustrante e faticoso.

Era la prima volta, onorevole? «Non mi succedeva da tantissimi anni. Sono stato ragazzo anche io».
Infatti non gli capitava piu' da quando il vescovo lo aveva cresimato, ammonendolo di stare attento alla cecità e di fare famiglia cristianamente parlando.

Come si sente adesso? «Mi sento il mondo cadere addosso. Lo so, è una frase fatta, ma è proprio quello che sento».
Ma iddio è grande e misericordioso, onorevole. Il perdono non Le sarà negato. La conservazione dei privilegi, neanche.

Cosa le ha detto sua moglie? L'ha perdonata? «Perdonato... Macché, piange tutto il giorno. Non so come andrà a finire».
Non si preoccupi onorevole. Sua moglie considererà attentamente le attenuanti esistenziali. La solitudine derivante dalla lontananza dai propri cari
(cui, come ha detto Cesa, bisognerebbe dare una risposta con il ricongiungimento familiare per parlamentari), la grande fatica di appartenere alla schiera dei legislatori di questo paese. E poi tra i suoi colleghi c'è di peggio, c'è andreotti, che all'Hotel Flora non ci va ma che è prescritto per mafia e i cui difettucci non sono certo da meno di quelli che affliggono l'on. Mele da Carovigno.
Un uomo che è scivolato, ma che è pronto a rialzarsi, per il bene dello stato che contribuisce a gestire.
Come direbbe la strega della sirenetta: "una triste anima sola" preda delle zone buie cui lo costringe la sua difficile posizione. L'abbiamo sempre detto: fare politica è una missione. A volte puo' dare soddisfazione, quando si delibera secondo giustizia, altre volte però è una missione difficile, con grandi momenti di dubbio e di incertezza, che portano a luoghi di perdizione che lasciano solo amarezza e pentimento.

giovedì, luglio 19, 2007

cesenatico (fo)



per un po' ospiterà la mia carcassa neuromunita. Ma appena trovo un connessione attiva, TORNO e rispondo a KK e a quelli che mi accusano di mancato rigore filosofico.

E' che le idee danno fastidio in sto periodo. Tutte. Anche le mie.

La Rosacroce nel Pugno

Riporto qui un post di Pensatoio, che in poche parole riassume la situazione politica italiana in merito agli ultimi eventi. Sottoscrivo al 100%


















A Bonino, la superlaika prematurata ed a Rutella, la pretessa maritata, non frega più di tanto se lo Stato debba essere laico o meno, se la fede vada tutelata o meno.
Alla fine questi grandi opportunisti, si ritrovano uniti, la Rosacroce nel pugno, nel comitato d'affari che cerca di indebolire ulteriormente le forze della classe lavoratrice di questo paese.
Dio e la scienza non reggono al fascino ormai sempre più indiscreto del Capitale.

mercoledì, luglio 18, 2007

Rap contro l'imperialismo.

Considero Frankie HInrg il miglior rapper italiano in assoluto. Come costruisce i periodi lui, non riesce a farlo nessuno. Uno che con le parole ci sa fare, sa rendere significati pregnanti con cinque o sei flash verbali, molto incisivi. La musica anche è una grandiosità. Il basso,almeno qui, è superlativo.
"Libri di sangue" per me è la piu' bella che ha fatto , Ho cercato il video su YOUTUBE e non c'era. Azz. Allora l'ho fatto io . Il risultato è un po' discutibile (foto ripetute e soprattutto immagini che non c'entrano un cazzo, evabbe), ammetto, ma la canzone è un grande rap di lotta all'imperialismo e alla repressione. Quindi, vale la pena di sentirla bene, molto bene.
ciao

8 settembre 2007: partecipiamo al vaffanculo day

Iscriviti al Vaffanculo Day

La risposta popolare al family day

Per appoggiare la magistratura che ha disposto l'ineleggibilità e l'allontanamento dei politici pregiudicati.

Per far cagare sotto quelli che non sono stati ancora presi.

Perchè i politici pregiudicati non screditino più i magistrati che fanno il loro lavoro.

Perchè mandare affanculo dei politici in massa è sempre una bella soddisfazione.

ADERISCI ANCHE TU AL VAFFANCULO DAY: IL VAFFANCULO DEL GIORNO CHE TOGLIE IL MEDICO DI TORNO.

martedì, luglio 17, 2007

Una cosa di sinistra

Non puo' esistere una forza politica che cerca a tutti i costi una politica di compromesso. Sono d'accordo col Pieroni. La sua analisi non è priva di fondamento.

E' per questa ragione che penso che l'unica, coerente, politica di sinistra oggi concepibile in Italia, in materia di pensioni, sia la seguente:

Tagliare tutte le decine di migliaia di pensioni superiori alle 10 000 euri.

E aumentare ad almeno 2000 euri quelle che sono sotto questa cifra. Lasciare invariate le altre.


In seguito a cio':

Abolizione dei pagamenti di ogni forma di prestazione sanitaria per coloro che hanno pensioni inferiori ai 2500 euri.

Incentivi al pensionato che lascia il suo posto al giovane. Non ci sono i soldi per fare tutto questo?
Ritiro delle truppe dall'Afghanistan.

E vaffanculo.

alla "brutto dio"


Oggi non ho proprio voglia di strizzare i neuroni per scrivere qualcosa che sia congeniale all'attività dei vostri cerebri. Ho voglia di cazzeggio, sarà che tra pochi giorni vado in ferie, sarà che non sono una persona seria, come qualcuno di voi ha voluto insinuare.

Allora vado sul blog di Andrea Veggiani (interessante eh) e tra i varii post trovo questo:

Titolo: Ciao Milano :trattasi di una specie di ballata su "bella Milano", del tutto discutibile.

Milano è la quarta città della mia vita, dopo Faenza, Cesena e Bologna e rigorosamente in ordine cronologico.
e già qui verrebbe da pensare "non c'è limite al peggio", invece vi preannuncio che il Veggiani, alla fine, da Milano si allontana saggiamente.

Milano non è grigia e fredda come la si dipinge,
No, o meglio: grigia sì. Fredda no, specie quest'anno che a gennaio sembrava di essere ad aprile.

e quando c'è il sole e le prealpi sono innevate offre uno spettacolo decisamente straordinario.
Sì. Basta trascendere con lo sguardo i muri, le macerie, le brutture architettoniche, i cantieri, e gli edifici prodotti da speculazione che , oltre ai cinquantamila metri di distanza, ci separano dalle prealpi.

Milano è bella, innegabilmente bella. Una cosa così la puo' scrivere a)uno che è pagato per farlo b)uno che non è di Milano. E il caso di Andrea, evidentemente, è quest'ultimo.

Milano è viva, è caotica ma non invivibile. Neanche Baghdad. Come diceva la pubblicità? "Per molti, ma non per tutti".

Milano è cara, carissima, ma anche Bologna non scherza ....
Ma che argomento del cazzo. La merda la puoi chiamare shit, merde o escrementi. A seconda della collocazione geografica o sociale della conversazione. Ma ti prego...

Milano è grande, non grandissima ma abbastanza per farti sentire una merda se non hai la macchina e gli amici non abitano vicino.
Diciamo che è anche "grande" abbastanza per farti sentire una merdaccia anche per altri motivi.

Milano ha il metrò, bistrattato ma funzionante, una manna per chi è abituato forzatamente ad utilizzare solamente mezzi di superficie. Sì, vabbe. In Un anno di lavoro ho calcolato che, causa suicidi, guasti, incidenti ecc..si prende i sostitutivo un volta ogni 2 mesi. E lì sono 2 ore di lavoro che partono.

Milano non ha ombrelli, o meglio i milanesi non li hanno, non li tengono e non gli piacciono, tanto se serve li comprano alle uscite del metrò.
Infatti oltre ad essere una città che fa cagare in se e per se, adesso c'è pure la siccità.

Milano ha grandi cinema: il migliore è in realtà a Melzo, ma l'offerta è impressionante (anche se all'Odeon in centro fanno la pubblicità ...)
Molti cinema, concentrati, nessun cinema di quartiere piu' dove, coe in passato di offrivano le seconde visioni e i d'essaie. Molte sale, pochi film, quasi tutti deludenti.

Milano a pranzo è il trionfo dei buoni pasto: incredibile la varietà disponibile ed il business che c'è dietro, da bravo provinciale continuo a stupirmi del potere che questi foglietti di carta hanno acquisito nel tempo.
Pensa il potere e i soldi che entrano nelle tasche di chi lo gestisce, sto business, sia nel privato che nel pubblico.

Milano ha la stazione centrale: non mi stancherò mai di ammirarla ogni volta che la vedo, e con il restauro in atto le sarà resa completamente giustizia.
E vabbe. Questa te la passo. Anche se il tono entusiastico mi sembra eccessivo. Propio iersera passavo accanto al cimitero monumentale e potevo notare l'orrenda e povera aggiunta di padiglioni realizzata recentemente. Per la stazione: finchè non vedo che fanno, la mia esperienza mi dice di astenermi dal pronunciare giudizi.

Milano ha i grattacieli: viene da ridere a questa affermazione visto che si contano sulla punta delle ditta le costruzioni che si possono definire tali; ma ci sono in essere progetti (ex fiera, zona Garibaldi) dove ne sorgeranno diversi.
E allora? Sono piu' le brutture che han costruito che le auto in circolazione in città...

Milano aveva le fabbriche: in ritardo con il resto d'Europa ma finalmente lanciata verso il recupero delle grandi vecchie aree industriali dismesse, un'occasione straordinaria di rilancio economico e sociale.
Peccato che Milano sia dentro i primissimi posti per la presenza di emarginati (barboni eccc.)per il numero mai raggiunto di sta gente nella sua recente storia.

Milano ha troppe auto, come tutte le nostre città; un ticket in centro non mi dispiacerebbe ...
Ma chi sei? Il nipotino della Moratti?

Milano ha i negozi ed i centri commerciali più grandi e con gli orari di apertura più ampi; sempre da provinciale non posso fare altro che apprezzare enormemente questa cosa.
Non corrisponde alla mia esperienza.

Cara Milano dopo 8 anni ti saluto, ci rivedremo sicuramente ed anche spesso, ma sarà solo per una trasferta e difficilmente potrò di nuovo chiamarti 'casa', ma non ti rimpiango perchè oramai le mie priorità sono cambiate ed una figlia mi ha rivoluzionato la vita.
Ahhh...questo spiega tutto!!!

Dimenticavo due punti:

Milano ha i milanesi e fra questi ho conosciuto ed apprezzato alcune fra le persone più importanti della mia vita; grazie a tutti.
Milano ha un pezzo del mio cuore.


I milanesi non sono male. Però questo debordamento a destra, che sembra non cessare mai, mi sorprende molto. Io ci sono nata e sono nordika, ho visto un mutamento nei miei concittadini, che mi sorprende e non capisco. Secondo me è stato il trauma delle stragi, le bombe. Sono cose che su noi milanesi, fanno molta presa mediatica.

Sul "pezzo di cuore" non mi pronuncio, solo, conoscendo l'andazzo, dopodomani ci metteranno su un panettone di cemento. Di quelli che ti ammaccano per 200 euri il paraurti. Per festeggiare, ovvio.

lunedì, luglio 16, 2007

Bisogna tirare la monetina?

Da ieri sera nell' ambiente di certi bloggers equivoci gira la voce che Spartacus QUirinus si è dimesso, non solo come redattore ma anche come utente, si è ritirato, insomma, "l'è 'ndà fouera di ball'", come si dice dalle mie parti e so che Spartacus apprezza molto.

Mi passano un link, questo, dove spartacus confermerebbe le voci su una sua presunta dipartita da kilombo.

Poi però leggo dei commenti di alcuni utenti che fra l'altro gli esprimono solidarietà. Questi sono persone di cui, pur non condividendone le idee politiche, molto simili a quelle del "Nostro" (tanto l'altro post m l'hanno censurato, motivazione: si vedeva che era lui, anche se non lo nominavi hehehehehehe); dicevo, i commentatori di Spartacus sono sicuramente persone di buona volontà, desiderose di manifestare solidarietà verso quella che appare una scelta coraggiosa, ma lui no. Li tratta male, proprio a pesci in faccia, come si puo notare: con la consueta eleganza, e accusando un certo Lariano e un certa Varichina di trollare impunemente per il suo blog. Ma dico io: al posto che esserne lusingato,che è letto pure da Taiwan e gli fanno le congratulazioni pure da lì, lui s'incazza e risponde maleducatamente.

Poi se ne esce con quest'altro post che se guardate i tag* si distinguono per accumulare una serie impressionante di insulti, circa una decina, in cui commenta & riporta un'altra serie di commenti che, a suo dire, e avrebbero impestato la sua tagboard .
Anche a questo post quello che lui addita come troll indiscreti (con ip dalla germania, Taiwan, Brasile, Danimarca, al posto che compiacersi che è letto in tutto il mondo lui cosa fa? Va in fissa che la matrice di quello che lui chiama trollaggio è lombarda); quando essi diventano piu' cosruttivi (per esempio evidenziando che uno dei punti di disaccordo coi suoi più o meno anonimi detrattori sono i suoi accalorati quanto insipidi post contro l'abolizione dello scalone pensionistico)il Nostro, incalzato da Er Piagnone e da Lady Truzz si ritrae. Dice che sono argomenti di merda. Poi chiude i commenti e chi s'è visto s'è visto.

Insomma, per lui è tutto chiaro chi sono i commentatori e perchè lo fanno. E' cosi tanto convinto che gli ultimi commenti a quel post, troppo "poco" costruttivi, li ha cancellati**.

Poi voglio dire, anche prendersela con me e con Spb che andiamo in giro trollando insomma, bisogna avere proprio la testa da dodicenni per avere l'idea e spendere energie a trollare sul blog di spartacus quirinus, no?

E comunque il senso di questo post insulso qual'è?

Allora, pensate che possiamo congratularci con Mario sì o no?


Ma alla fine
**update:i commenti sono ritornatipotete notare l'abituale eleganza di spartacus nell'apporre la propria foto accanto a ciascuno dei commenti incriminati. Inoltre attraverso un discutibile umorismo (www.viverealcesso.com,www.viveremale.com) insiste nell'attribuire a Sir Percy la paternità delle osservazioni espresse, quando Sir Percy, rispetto ad ogni forma di trollaggio vero o presunto, è proprio al di sopra di ogni sospetto, infatti malgrado le sue simpatie filoimperialiste che indurrebbero a pensare che...invece no. Le attitudini trollesche di SPB sono del tutto immacolate.

*un'idea di Spartacus Quirinus § 705 § umore § Tags: anarchismo qualunquistico (12), anticomunisti (5), arroganza (4), avvoltoi (8), badesse (2), caxxari (8), cessi (3), cimici (3), coglionaggine (2), coglioni (21), commenti anonimi (2), cretini (116), demonizzazione avversari (4), furbetti (5), ipocrisia (13), kilombo (46), mafia (2), monnezza (5), piattole (5), ribaldi (6), sciacalli (7), spam (3), stalinismo (41), troll (20), vomito (8) § Categoria: Antipatici §

ps comunque voglio offrire un "cannone" della pace a Spartacus Quirinus: che gradisca questa canzone di elevato spessore poetico, degno di Roma, che per me è la piu' bella città del mondo. Dedicato a SPartacus, cantato da "la società dei magnaccioni"

e proprio alla fine alla fine:
Famo le congratulazioni al Paravani per essere diventato redattore di kilombo ;-)

Referendum-truffa che piace alla confindustria


I giornali sono pieni di entusiastici proclami sulla questione referendaria. Hanno raccolto, dicono, 460000 firme. ne mancano 40000 per raggiungere il quorum per farlo approvare. I giornali parlano di code ai banchetti, istituiti nei momenti "ludici": alle notti bianche e ai concerti (a quello dei Genesis, per dirne uno). Il referendum introdurrebbe tre novità,spacciate per occasioni di rincivilimento, che in realtà sono delle fregature volte all'interesse oligarchico: vediamole.

In realtà il referendum è l'ennesima "legge truffa" proposta in questo paese.
Esso lascia sostanzialmente inalterato l'attuale sistema maggioritario, anzi, lo rafforza, perchè propone, per i piccoli partiti, sbarramenti percentualmente pesanti, che escluderebbero la volontà di milioni di persone: si fissa infatti al 5% lo sbarramento per la camera e all'8% (|||) quello per il senato.

Il secondo punto riguarda il cospicuo "premio di maggioranza" che permette per una manciata di voti in più di ottenere un numero schiacciante dei deputati nella stessa lista. Tale premio non verrà più conferito alle "coalizioni", ma ai singoli partiti: coalizioni piu' ridotte e piu' facilmente infiltrabili (a pagamento, ovvio, ma si pagherebbe meno gente) da "esterni" interessati a stare nella dialettica di potere.
La modalità di interferenza economica delle lobby e dei gruppi industriali e finanziari nella dialettica politica,dunque, sarà impostata in modo tale che codesti gruppi possano risparmiare sui bilanci, puntando sul finanziamento dei singoli partiti, appunto, per mettere loro uomini al potere.
Non a caso, stamane la stampa ci riporta la notizia di un Montezemolo felice di firmare e di invitare i suoi accoliti alla firma.

La terza novità del referendum è quella su cui la propaganda di potere punta le sue stronzate più mistificatorie: il fatto che ciascun candidato, non potrà piu' avere giurisdizione sui molteplici collegi in cui si presenta (cosa che avviene ora, dove l'eletto ha il potere di mandare al potere suoi uomini che non sono stati eletti nei collegi dove è stato eletto lui, a fare le veci sue) , ma soltanto in quella dove, eletto, sceglie di insediarsi.

Questo provvedimento, che, ripeto, la propaganda spaccia come altamente riformista e fautore di maggior libertà per i cittadini, in realtà apre la scelta dei deputati ad una molteplicità ulteriore di gruppi di potere (magari "minori" che hanno appoggiato la campgna elettorale) che attraverso la scelta di questi candidati collegati alle reti politico-economiche, potranno contare su uomini di fiducia che staranno lì apposta a tutelare i loro interessi.

Montezemolo, sicuramente, possiede una lista di persone che possono efficacemente andare a Montecitorio per far approvare regole a lui gradite.

Insomma: per la classe lavoratrice, proletaria ma anche media, l'approvazione di questo referendum significherebbe un'ulteriore emarginazione dalle già remote radici dei processi decisionali. Un passo indietro nella distribuzione del potere nella collettività in questo paese dalla già dissestata (e stuprata) democrazia.
NO A QUESTO REFERENDUM. NO ALLO SMINUIMENTO DELLA DEMOCRAZIA IN ITALIA.

domenica, luglio 15, 2007

Su Kilombo


Un aggregatore di sinistra che pratica censura, di quale sinistra è?

faccio un esempio: questo video dei "public enemy" "son of a Bush" è stato censurato in America. La censura non è mai casuale. E' il principio del controllo mentale. Il blocco dell'essenza umana. Meglio la circolazione di un quantitativo impressionante di cazzate che un qualsivoglia divieto di espressione. Ogni totalitarismo si nutre di censura. Ogni censura è un atto reazionario.

sabato, luglio 14, 2007

Milano: l'avamposto della bigotteria




A Milano, la forbice censorea di Letizia Moratti si è fatta sentire ancora una volta.
Con in più, una variante di "stronzata mediatica" camuffata, su cui vale la pena di fissare l'attenzione.

Come forse saprete, dal 10 luglio era prevista, qui a Milano, la mostra "Arte e omosessualità", ampiamente pubblicizzata, atraverso comunicati stampa, manifesti e stendardi appesi sulle strade, con notevole dispendio di soldi pubblici.
Già allestito il Palazzo della Ragione, mobilitati artisti ed opere e trasferite in loco (sempre a spese dei cittadini); queste ultime, scelte dagli organizzatori e supervisionate dall'assessore alla cultura Vittorio Sgarbi (che ha agito,è giusto dirlo,un po' da dietro le quinte, in questa giunta di destra) che ha mediato tra gli organizzatori della mostra e l'amministrazione comunale, proprio riguardo alla scelta di cosa proporre all'esposizione.
Sgarbi, che si è distinto per l'arroganza e i metodi da squadrista che utilizza quando si sente importunato dalla stampa, è però sicuramente uno che, nel suo campo, bisogna lasciarlo stare, perchè provvisto della necessaria cultura per capire, oltre ogni ideologia, il valore delle opere d'arte a prescindere*.


Presupponiamo che la macchina che è stata messa in moto per attivare la mostra, sia stata ampiamente finanziata con le risorse che, tra ICI, multe e tasse varie, sono state depositate dai cittadini nelle casse municipali. Inoltre conosciamo l'"abitudine" di Sgarbi di non fare le cose esattamente "gratis et amore dei" quindi, qualunque sia il suo ruolo in questa storia, è stato adeguatamente remunerato.

Ebbene: si arriva al 10 luglio e la mostra è pronta ad aprire i battenti. Per la natura sessuale di certe rappresentazioni, essa è vietata ai minori di 18 anni, per non stimolare pruriti, sgraditi ai parroci vaticani, in vite adolescenti rese già difficili in quest'epoca di "cristianesimo al tempo del mercato globale".

L'11 luglio però si diffonde una notizia: "suor" Letizia ha supervisionato (in compagnia di esperti clericali "di un certo livello" le opere e ha deciso di operare ulteriori tagli, oltre a quelli già concordati .

Le polemiche, infatti, non sono nuove. Si sono trascinate fino all'ultimo giorno prima dell'apertura. Ma poi si era raggiunto un compromesso che aveva soddisfatto gli organizzatori e lo stesso Sgarbi, il quale però, di fronte al veto veteropapista di Moratti e degli esperti in missione per conto di Dio, successivo al giorno di apertura della mostra, ha, probabilmente, consigliato gli organizzatori di chiuderla, per sopraggiunta insignificatività della medesima, a seguito di censura.

Nell'occhio del ciclone una scultura (titolo: Miss Kitty) che rappresentava un tipo con la faccia "somigliante" a papa Ratzi (sti catzi, come dice l'amico Orso)bendato, con parrucca bionda, slip e reggicalze.

Sgarbi, che crede di valere, oltre ai soldi che gli danno, anche il prezzo della sua libertà intellettuale, si è incazzato per la censura e ha minacciato la chiusura della mostra, Dicendo che si farà in un'altra città (Savona?) , che a 'sto punto, con tutti sti tagli non vale manco la pena farla.
I Bigotti però non si lasciano intimidire.

Allora che fa Sgarbi? Telefona a Berlusconi, chiedendogli di intercedere presso Suor Moratti e gli esperti del vaticano. Il nano gli risponde: vedo che posso fare. Ma, dopo qualche tempo, richiama Sgarbi e gli dice che la missione è fallita. La scultura non si lascia.

E allora Sgarbi appoggia la decisione degli organizzatori di chiudere la mostra e rilascia dichiarazioni pesanti sul prestigio di una città che crolla.

Moratti ha detto che in realtà le opere da censurare sono 2, oltre a quella , anche una scultura che ricorda Sircana, segretario di Prodi, alle prese con il travesta. Cosi Moratti ottiene l'okei per le forbici censoree in modo bipartisan anche dagli uomini di governo.
La stronzata mediatica è che Moratti giustifica il suo gesto oscurantista con la motivazione che "LEI si è preoccupata per le offese alla religione e per la valorizzazione della pedofilia".

Ma, almeno per quel che ne sappiamo noi, Sircana non è minorenne, e manco il travesta con cui l'hanno immortalato. Quindi si introduce una parola volta a far scattare nella mente dell'opinione pubblica un automatico giudizio ("HAN FATTO BENE!") senza neppure rendersi conto che la potente Moratti sta cancellando di fatto dei diritti inalienabili di espressione, usando 'ste parole improprie. Inculcando un mesaggio falso, perchè puo esserci (nella somiglianza che nessuno ha potuto appurare, tra Ratzi e la statua del travesta) un messaggio anticlericale, ma di certo la pedofilia è stata menzionata a sproposito. Per fare disinformazione. Per offendere la libertà espressiva individuale e creare un appoggio presso l'asilo dell'ignoranza media.

*è grazie alle sue trasmissioni televisive sui pittori, le poche che ha fatto meritevolmente,che ho capito De Chirico, o almeno, quello che ha spiegato lui,che in quel caso vestiva i panni di un sacerdote di un sapere a me sconosciuto, che lui, molto competente, chiaro, affascinante, regalava alle schiere di ignorantoni in storia dell'arte, (come me, appunto).
Ma Sgarbi, veramente, unisce ad un carattere anarchico ed una grande padronanza (e amore) per cio' che ha studiato e capito, un attaccamento ai soldi che lo danna.
Vende se stesso in un modo mostruoso, pur possedendo delle doti che sono un dono per l'umanità. Ma non si vergogna?

update very important Moratti ha messo piede alla mostra

giovedì, luglio 12, 2007

Sui dubbi ci scatarro su



Baby, vuoi la pasta e fagioli o preferisci le orecchiette?La moglie lo chiama baby. Dal 2002, quando è andato in pensione a 58 anni. La tessera del pci l’ha stracciata quando gliel’ha detto Occhetto.
E a Berlinguer? Voleva bene? Certo, ma con delle riserve. Fino al 1968 pensava propriodi sì. Poi, quando Berlinguer ha condannato l’invasione della Cecoslovacchia, per qualche giorno ha tenuto il broncio: solo alla fine di un lungo percorso personale, è riuscito a ragionare che se l’aveva detto lui, andava bene.

In quel periodo, però, non dormiva bene. Dubbi laceranti lo attanagliarono. Ma come: la grande patria sovietica si era avvicinata, portando con se’ il grande sogno del COMUNISMO e Berlinguer gli dice vaffanculo?
Sì vabbe’, ma gli americani in Viet-Nam han fatto le stesse cose…però, insomma.
Il tempo contribuì a far percepire al Nostro il giusto sentimento di autorità che gli permise alla fine, non di digerire l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, ma di pensare che, se lo aveva detto lui, che proprio non andava bene, allora tra poco lo diranno tutti. E il sentimento di autorità, ti conferisce quella calma che deriva dalla consapevolezza di pensarla come la maggioranza.

Nel 1978, quando il Berlinguer (bravo eh, bravo) disse, con i democristiani, che “coi terroristi non si tratta” e, insomma , c’era di mezzo la pelle di Aldo Moro, il Nostro non ebbe dubbi. Questa volta aveva pienamente ragione. Ci mancherebbe altro che il glorioso partito Comunista, di cui teneva la tessera dal 1960, si immischiasse e si sputtanasse con 4 esaltati assassini stalinisti. Ci mancherebbe davvero. Poi quando han trovato il cadavere di Moro, la cosa si è discussa in sezione, dove il nostro si recava, una volta la settimana, il giovedì, omettendo, quel giorno di andare al dopolavoro, che letiziava i dipendenti creativi, come il Nostro, con gran partite di bocce.

Insomma: in sezione si discuteva: c’era chi non era stato d’accordo con il Berlinguer su questa decisione. Chi diceva che, insomma, era stata una scelta politica che aveva contribuito a togliere di mezzo l’unico uomo politico che avrebbe permesso al pci di governare… insomma… la questione della trattativa era stata fallimentare. Alla luce degli eventi, anche sotto l’aspetto dell’immagine.
Ma lì, in sezione, il giovedì alle 17,30, il Nostro aveva una risposta per tutti. Se Berlinguer aveva deciso cosi era perché sapeva quel che faceva. Se aveva espresso quella posizione, lui sì che aveva le idee chiare: il partito non doveva immischiarsi coi terroristi. A nessun costo. Santificava la sezione con le sue parole dettate dalla sua fede nell’autorità.
Che, da quando aveva smesso di andare in chiesa (nel 195..), costituiva la sua piu grande consolazione a livello psico-socio-politico-spirituale.

Il dubbio è il veleno dell’anima. Questo era il suo motto e si comportava di conseguenza. Quando pochi anni piu’ tardi, lo stesso stato che “coi terroristi non si tratta” si mise a trattare coi peggio mafiosi, il Nostro, incurante di contraddire le proprie cellule permanenti e quelle che ancora dovevano riprodursi, diceva in giro, alle bocce e in sezione (quella volta la settimana che ci andava) che la mafia era un grosso problema, che quindi era necessario che si trovasse qualsiasi modo per debellarla.

Il Nostro, complice l’età, il lavoro poco impegnativo e le soddisfazioni familiari, ando’ convincendosi sempre più che non importava come la si pensava, bastava sentirsi “compagni dentro” sempre pronti a sfoderare il pugno chiuso, con la stessa decisione con cui si sfodera l’arnese “bello di viagra” alla moglie , forse, vogliosa. La vita gli aveva insegnato che“non avere dubbi” faceva vivere serenamente e conferiva anche vigore sessuale.
Certo, quando si incontrava qualche fissato rompicoglioni che voleva parlare di politica, dialogando, si poteva incorrere in qualche spiacevolezza, ma un rapido spostamento della conversazione sulla qualità della pajata cucinata domenica scorsa dalla suocera o del vino dei castelli, risolveva sempre gli empasse.
La storia personale e politica procedeva. La morte di Berlinguer, Natta, Occhetto. Al Nostro, insipiente nell’emettere giudizi definitivi, pareva che le cose andassero per il loro corso.
Nella patria del sole dell’avvenire, la Russia, la destalinizzazione e successivamente, la glasnost, la perestrojka, si andavano intrecciando con le vicende dei comunisti italiani, almeno nel vissuto del Nostro, per il quale la “cosa” di Occhetto, sentiva, corrispondeva all’armonia dell’universo e al regolare andazzo delle cose della politica e della vita.

Il giorno della pensione, aveva in tasca la tessera dei ds ma la straccio’ quel giorno stesso, brindando col vino dei castelli con gli ormai ex colleghi, che avrebbero continuato a lavorare, mentre il Nostro continuava il suo inutile operato a casa sua. Aveva un nipotino piccolo, tante belle idee (che faranno parte del suo commentatissimo blog che aveva un solo difetto: prevedeva l’intervento di gente troppo stupidamente dubbiosa) e una ricca esistenzialità di cui, nel tempo libero, avrebbe potuto beneficiare gli altri.

Per esempio, oggi, quando il “suo” governo (quello di Linda Lanzillotta e di Clemente Mastella) nicchia nell’ abolire l’iniquo “scalone pensionistico”, lui non tuona contro un certo Lamberto Dini, lusingato dalle promesse berlusconiane, che minaccia di abbandonare il senato, facendo quindi cadere il governo. No. Se la prende con quegli stalinisti della sinistra radicale che chiedono, in questo caso, che sia fatto rispettare il programma sbandierato prima delle elezioni.

A chi gli chiede: “ma perché?” lui risponde che il governo gli da’ fiducia, che a priori bisogna stare dalla sua parte, che se lo dice lui, il Nostro, è così, perché è un uomo d’esperienza e, soprattutto perché ci sono molti impiegati, soprattutto pubblici, che sono tanti anni che scaldano la sedia (il Nostro lo sa bene), che almeno lavorino di piu’.
E così, poiché nella vita è bello avere certezze, il Nostro campa guardando tanta televisione, leggendo le prime quattro pagine di pregevoli romanzi storici come “I ratti di Danzica”, apprezzando le tartarughe ninja, guardate col nipotino amatissimo.
Qualche volta, quando sente l’esigenza di un incontro culturale e di scambio intepersonale, va a sentire la ricercatrice “Pamper”, che dice tante cose interessanti sulla puericultura ed ha anche due belle tette.

E nonostante l’età e tutto il resto, sente di essere un uomo arrivato e, magari pure un po’ felice. Basta essere ottimisti. Infatti al suo amico malato di ipertensione, parlando del comunismo, dice sempre: “se fossimo stati in URSS, a quest’ora non ce li avevamo mica i soldi per il viagra”.
E il viagra, insieme alla tv e al nipotino carino & frignone, sono le ragioni per cui è contento -deve esserlo- di vivere in quest’epoca e anche in questo meraviglioso paese.

ps se siete arrivati fin qui, vi delizio con l'immenso, ineffabile David Bowie con un brano del 1977: sense of doubt (rare video). Ascoltate e meditate fno a raggiungere lo stesso consapevole ottimismo del Nostro, che finalmente (con l'avvento del PD) sa chi è e dove sta andando.

mercoledì, luglio 11, 2007

E-Golpe



La quarta pubblicazione, dopo quella di SPB, Strayker, Pensatoio.

Pochissimi giorni fa’ la blogger “Ladytux” ha lasciato la carica di redattrice in Kilombo in anticipo sulla scadenza del suo mandato. I restanti redattori, con una decisione evidentemente parziale e non unanime (per il motivo, appunto, della dipartita di un elemento) hanno preso la decisione di rimpiazzare il posto vacante con il primo candidato alla carica di redattore collocatosi fra i non eletti, ma la graduatoria elettiva a cui hanno fatto riferimento non è quella prodotta dall’ultima tornata elettorale valida (giugno 2007), bensì quella ancora antecedente e risalente a qualche mese addietro. La giustificazione per utilizzare votazioni ormai destituite di ogni riscontro, e per giunta superate ed aggiornate dalla nuova tornata valida svoltasi, rimane oscura e, per quanto chiarificata, non supportata dalla logica e fondamentalmente iniqua. Una inclinazione a prediligere una graduatoria antecedente, ormai dismessa, doveva essere motivata e giustificata con adeguata argomentazione, dopodiché proposta al giudizio del collettivo e verificata con una consultazione rapida ma rappresentativa. La redazione ha di contro utilizzato una prassi che viola la sostanza democratica e partecipativa dell’aggregatore, i cui meccanismi decisionali non contemplano (e né devono contemplare) “emergenze” tali da scavalcare il consulto cristallino dell’intera collettività di Kilombo. E’ urgente aprire una veloce consultazione in merito ai fatti esposti. Grazie

Una precisazione: non si voleva mettere in discussione la buona fede di nessuno, solo invitare ad una riflesione dialettica sulla democrazia in Kilombo. Chi è d'accordo con noi, è invitato a replicare questo stesso post sul suo blog.
Ciao

L'imperialismo va fermato con tutti i mezzi.



Il racconto di Ramatullah Hanefi alla procura di Roma è esplicito: egli, trattando personalmente con Dadullah, gli avrebbe consegnato una valigetta con due milioni di dollari che compravano la liberazione di Mastrogiacomo.
La valigetta, dice, gli sarebbe stata affidata da mani italiane.

Intanto, questo spaventoso genocidio afghano (cui noi italiani siamo partecipi)continua, con omicidi e vittime da entrambe le parti: a sud del paese, un kamikaze è salito su un convoglio NATO con la fatidica cintura e si è fatto saltare, uccidendo 17 civili (tra cui 12 bambini) e facendo 37 feriti,tra cui 7 soldati olandesi.

Questo, dopo che gli attacchi americani avevano fatto morire 108 persone il 6 luglio e che ieri un soldato USA è morto per le ferite riportate a Herat e un bambino di 10 anni è morto a est del paese durante una controffensiva taliban che ha ferito, in piu', 8 persone.

Insomma: l'Afghanistan, in tutti e quattro i punti cardinali, brucia come la Germania all'inizio del '45. In Afghanistan è radunato quasi tutto l'occidente per esportare "democrazia" al costo di una guerra civile che sta decimando quel popolo.

Intanto il congresso USA prende atto che "tra Afghanistan e Iraq gli USA han speso 610 miliardi di dollari" (cifra secondo me che il Bushit-Team avrà saputo esporre per difetto, come si è provato che "barava" sul conteggio dei morti in Iraq.
Difatti l'Homo-involutus dichiarava di aver conteggiato 30000 morti, mentre si è dimostrato che solo in Iraq sono piu' di un milione, allo stato attuale (erano 650000 l'anno scorso).

La Camera dei Deputati Statunitense in questi giorni ha nuovamente votato il rifinanziamento della missione Iraquena, pur subordinandola ad un calendario che prevede il sostanziale ritiro delle truppe entro il 30 agosto 2008.

Personalmente,considero questi provvedimenti USA insoddisfacenti, perchè, pur prevedendo una "data di ritiro" (dall'Iraq, perchè resterebbe aperto il problema afghano), non si cercano trattative, non si prevedono tregue o cessate il fuoco. L'imperialismo americano rinvia il problema di una realizzazione della pace ad un tempo che, flosoficamente, sta nel non-essere: il futuro da qui a un anno e un mese.

Riservando al presente l'elargizione di cio' che, filosoficamente parlando, significa una cosa che ha tanto valore, che tutti perseguono, che muove il mondo: il danaro .

La filosofia dell'imperialismo americano, pur con tutte le parole che si possono spendere, è la seguente: Pace? Nel futuro, forse. Per il Presente: guerra.
Eccola la Barbarie Americana
di cui parlavo l'altro giorno: una rappresentazione del pianeta come qualcosa che rende le risorse disponibili al piu' forte.

E gli americani (intendo i potentati economici, non tutti eh) non tollerano che si possa mettere in discussione neppure lontanamente la convinzione che siano "loro" i guerrieri vincenti ( e questo spiega l'inquaificabile zerbinaggio italiano,da 60 anni a questa parte). Statunitensi che si prendono il mondo con la sublime "arte della guerra", risolvendo nel contempo anche i dissidi di classe interni, perchè vi sono leggi apposite per commutare la galera con il servizio militare.
Che così i criminali si integrano e collaborano col sistema, per dirla con i padri della nostra costituzione "secondo la loro capacità contributiva": da delinquenti, appunto.

Questo l'imperialismo fa, anche a costo di impoverire progressivamente anche la classe "media" occidentale, togliendole diritti e sicurezza, per renderla sempre ricattabile a livello di "servizi" commerciali e amministrativi, indispensabili al funzionamento di questo assurdo sistema imperialterroristico. Non solo: l'imperialismo ha studiato molti sistemi per controllarne anche le menti, rappresentando il mondo come un reality relativistico la cui percezione è filtrata e condizionata dai mass media (di cui l'uomo della medietà borghese occidentale, non riesce neppure a decidere se esso è bello o brutto, giusto o ingiusto) in cui le stragi stanno su uno sfondo come minuscole, ma strutturali, piastrine di un mosaico non ben definito.

martedì, luglio 10, 2007

Se questa è civiltà


L'Italia è veramente il paese delle contraddizioni piu' fantasiose, delle assurdità piu' strampalate che vengono assimilate dal popolaccio pecoriforme con nonchalance, quasi fossero cose così, molto "normali". E la misura della normalità di questo paese è che Cesare Previti,per esempio, eletto nel 2001 con il governo Berlusconi, è tuttora deputato della repubblica, pur avendo una sentenza di terzo grado, definitiva, dunque, che lo qualifica penalmente come un "corrotto".

Forse, lo butteranno fuori dal parlamento. Forse. Perchè la giunta per le elezioni della camera dei deputati, ha proposto e votato per votare l'allontanamento di Previti dalle aule di montecitorio, con 16 voti contro 11 (tutti dei "legalitari" deputati del "polo delle libertà"), ma mò il voto vero e proprio viene delegato alla Camera, quindi che il corrotto Previti venga sospeso dalla casta dell'alta dirigenza di questo paese, è ancora tutto da vedersi.

Molto piu sbrigativa è stata invece la pubblica amministrazione nel licenziare il funzionario della polizia postale Giorgio Asti (45 anni), perchè colpevole dell'"orribile delitto" di essere stato "beccato" da alcuni colleghi in giro vestito da donna, naturalmente, fuori dall'orario di lavoro.

Che dire? La prima cosa che osservo è l'indegna sproporzione tra il trattamento che questo paese riserva alla "casta", che tutela fino all'ultimo notabili come Previti, senza porsi il problema se la corruzione renda degni di esercitare attività parlamentare, mentre il funzionario di polizia postale, evidentemente un poveraccio, viene licenziato senza pietà per un'abitudine che non è nè criminosa, nè pericolosa per la comunità.

Che cosa, infatti, rende un uomo che ama travestirsi indegno di ricoprire il ruolo di poliziotto postale, resta un mistero, spiegabile soltanto con convenzioni ideologiche collettive profondamente irrazionali e disumane. Che stride, e pesantemente, con il "codice" di casta dei potenti, che invece spinge chi è preposto a procrastinare (ed ammorbidire) l'allontanamento del corrotto Previti, dalle responsabilità ben maggiori della gestione politica di tutto il paese.

In un caso c'è un'abitudine personale soggettiva che non è nè un crimine, nè una vergogna per nessuno. Nel'altro caso, un perseguito penale, dichiarato definitivamente colpevole in terzo grado, a cui viene corrisposto un grasso appannaggio mensile ( e probabilmente la solita "pensione d'oro"),che, al termine di un iter complesso e lunghissimo, sarà, forse, dichiarato non candidabile alle prossime elezioni.

Si consolerà con la pensione da deputato, i bonus vitalizi e altri benefici economici e non solo, che la sua carriera da deputato, pur corrotto, gli ha fruttato in questi anni.
L'ex poliziotto che ama travestirsi, invece, sta a 45 anni disoccupato, in mezzo a una strada. Tapino, ad aspettare la pensione senza sapere come fare ad arrivare a quel fatidico giorno.

lunedì, luglio 09, 2007

Da Montesquieu a Pompa.

IL "Giornale" insiste molto sul fatto se il polverone alzato sulla "consapevolezza" di Berlusconi delle attività del sismi, che avrebbe spiato magistrati e generali non solo italiani, ma europei, non dicendo esplicitamente "non è vero", ma ipotizzando che si tratti di una manovra del governo per arginare la caduta del consenso, attirando l'attenzione sulle sue distratte conoscenze.

Se Pompa spiava e raccoglieva materiale compromettente su gente che gestiva il potere giudiziario e militare, allora ne sapeva pure Pollari e inevitabilmente, ne sapeva Berlusconi: questo ha espresso Fassino ieri, accusato dalle destre di voler nascondere il cattivo operato (peraltro evidente) del governo.

Berlusconi bercia indegnamente contro queste accuse dell'Unione che ce l'avrebbe con lui, povera vittima, solo per spostare l'attenzione su altro che non sia il malgoverno dei "neocomunisti".
Berlusconi sa di essere coperto dall'immunità e dal "segreto di stato" (che oggi Di Pietro propone, giustamente, di abolire**), quindi sotto l'aspetto giudiziario non corre rischi, anche se egli teme che dalla diffusione della notizia, possa scaturire un calo della sua immagine.

Montesquieu aveva espresso che l'assolutismo dovesse essere prevenuto attraverso la distribuzione dei poteri a tre organismi diversi. Cosicchè nessuno di essi prevalesse sugli altri due e si evitasse il piu' possibile l'involuzione politica verso la tirannide.

Ora: cio' che Montesquieu non aveva previsto era che l'esercito non fosse proprio un potere equivalente ad un altro, forse perchè la maggioranza degli stati nella seconda metà del XVII secolo utilizzava ancora eserciti mercenari. La leva sarà definitivamente introdotta in larga parte dopo la rivoluzione francese, in primis, dagli stati liberali.

Oggi, quella cultura liberale, la cui matrice risale al razionalismo cartesiano e successivamente all'illuminismo (e al romanticismo risorgimentale europeo) vive una contaminazione culturale con il "pensiero" americano in cui quest'ultimo ha decisamente prevalso. L'America infatti ha assistito al suo risorgimento con la guerra d'indipendenza massonica contro la nazione inglese che l'aveva colonizzata.

Da allora ha intrapreso un cammino di strutturazione tra popolazione e territorio che ha compreso la guerra (tra "classi alte") di secessione del 1861 e dopo di essa,t
ha assistito ad uno sviluppo economico in anticipo di decenni sull'Europa, che potete notare osservando le foto di New York dei primi decenni del 900: grattacieli, qualche auto, affollamento urbano.

Lo sviluppo economico americano avvenne un po' in sordina rispetto alla cultura europea, in cui la lotta di classe tra aristocratici e borghesi raggiungeva momenti drammatici, ma speranzosi anche per le classi piu' basse che si appassionavano alle idee "socialiste" della limitazione della proprietà privata come base di un'equa distribuzione sociale delle risorse.

Se ne accorse Tocqueville, che nell'articolo "sulla democrazia in America" del 1835, osserva con largo anticipo quello che sarebbe avvenuto in EUropa molto piu' tardi. Governi onnipotenti, grande significato dato alla formazione dell'opinione pubblica, coltivata attraverso i media (di cui i predicatori religiosi sono stati per secoli gli indiscussi dominatori, in tutte quante le confessioni occidentali), obbligo di prestare servizio militare quando richiesto, libertà individuale farlocca, perchè soffocata dalla sarabanda dei media.

La cultura di oggi, dicevo, è impregnata da un'americanizzazione del nostro "patrimonio" ideologico illuminista, che di fatto viene annullato da un certo pragmatismo americano della supremazia della forza.La nascita dell'America del Nord (gli USA ma anche il Canada), infatti, si basa sì sulla liberazione dallo status di colonia, ma anche sullo sterminio dei nativi. Un olocausto di fronte al quale quelli contemporanei si ridimensionano notevolmente.

L'olocausto dei pellerossa è durato due secoli e mezzo, e anche se non è provato che sia stato esplicitamente teorizzato*, è stato perpetrato con i mezzi tecnologici piu' all'avanguardia per l'epoca: armi che hanno significato la messa "a ferro e fuoco" della civiltà del "Grande Spirito" e la loro "quasi estinzione" .

L'economia americana, poi, è stata alimentata almeno nel suo accrescimento agricolo, dalla manodopera degli africani, comprati nei loro villaggi e sottoposti a sofferenze immani he duravano vite intere, per andare a morire schiavi in questa nuova terra straniera: un altro olocausto ascrivibile alla struttura dello stato americano nel suo sviluppo storico e ideologico. Non c'è dunque da sorprendersi se oggi là comandano i neocon, eredi culturali di questa idea di "supremazia" implicita nella loro storia.

Penso che solo quest'ultimo massacro, comporterebbe un conteggio di vittime di decine e decine di milioni di umani, se qualcuno si fosse preso la briga di contare i morti.

Di fatto,la storia degli Stati Uniti è la storia di un manipolo di coloni che si sono riempiti la bocca e hanno imbrattato pergamene con le parole di Kant ecc..sull'uguagliana e i diritti umani, ma nei fatti, si è tradotta in una prassi che manifestava la natura dei rapporti di forza che hanno storicamente acquisito primato sui "principii" che essendo solo parole non armate, sono rimasti lettera morta.

Cosa c'entra tutto questo con Berlusconi ben informato sulle antidemocratiche attività di Pollari e di Pompa, che spiavano giudici e militari in tutt'Europa?
Credo che quest'evento sia un altro sintomo dell'americanizzazione della nostra cultura. Tradire i principi della democrazia (perchè rendere ricattabili i potenti, influenzandone le scelte pubbliche significa questo) attraverso prassi che somigliano molto agli intrighi di corte di epoche molto piu' antiche.
Qual'è dunque il principio che per sua natura annulla tutti gli altri principi(eguaglianza, libertà ecc...)? Il principio della forza. La forza di chi puo' comprare piu' informazioni, di chi le puo rivendere, di chi puo dar regole a chi decide sulla pace e sulla guerra. La forza è la meridiana di significato della versione americana dell'illuminismo: appartenere a una "razza" dotata di ragione e opporsi con le armi a tutti quelli che "barbaramente" non la pensano così.

Lo stato etico, produzione dei borghesi romantici, quando "americanizzato", diventa qualcosa che ,nella sua essenza, tutela i rapporti di forza. Cio' attraverso la repressione verso i molti (vedi G8, Genova 2001) e il controllo del proprio nemico (o concorrente) per i pochi. La misura è il denaro che si possiede o meglio, che si puo' spendere per comprare persone.
Il contesto in cui ha senso lo stato è puramente economico. Il potere ha nemici "di classe" e nemici personali ed economici.

Non Democrazia, ma plutocrazia: governo dei piu'ricchi
, che tengono a bada l'opposizione, che costruiscono "democrazie" in cui il cittadino vale solo per la croce sulla "schedina". Penso, alla luce di questo pessimo esempio in cui l'esecutivo (con Berlusconi, Pollari, Pompa) diventa onnipotente rispetto al potere giudiziario e a coloro che presiedono le forze armate, che davvero ci dovrebbe essere lampante il livello di inquinamento di cio' che Rousseau chiamava : "la volontà generale" , la base moltitudinaria, principio sovrano, nelle intenzioni dei filosofi che veramente han cercato di definire la "democrazia".

**L'abolizione del segreto di stato avrebbe costituito, per l'Italia di Ustica, di Piazza Fontana, di Bologna ecc..un dovere politico e civile che avremmo da molto tempo dovuto pretendere, al di là dello schieramento politico di ciascuno.
* Penso che possiamo considerare l'affermazione circa la "sacralità" della proprietà privata, primo principio delle costituzioni americana e francese, come una teorizzazione dei fondamenti del genocidio di coloro che in questo principio non credevano? Mah...


ps: su suggerimento di Rob, un altro bel brano sulla "supremazia" americana:
Pain of Salvation, America.

sabato, luglio 07, 2007

Gli eserciti di occupazione e i loro supporter.



E' la cronaca di una carneficina continua l'informazione sull'Afghanistan. Quella che passa poi, chè se ti dicono, come è successo il 26 giugno che un raid americano ammazza 50 talebani, non è che possiamo andare a controllare che questi avessero la barba o la cartucciera.


Alle ultime 24 ore risalgono le notizie circa 35 civili uccisi in un raid NATO . In un Check point nel paese di Spin Boldak (provincia di Kandahar) sono morti 11 poliziotti afghani e 3 soldati NATO.
Altri raid han provocato la morte di 33 "ribelli" (che poi, chissà cosa s'intende per ribelli).
Tutto cio' va ad aggiungersi alla lista fatta da me l'altro ieri, dove cerco di sensibilizzare che questo "scontro di civiltà" di sapore petrolifero, è un nuovo cataclisma che con questo "mercato" a cui è assoggettata anche la diplomazia (oltre che, ovvio la politica), provoca esattamente cio' per cui tendiamo a divinizzare la resistenza: l'oppressione, l'offesa al genere umano.
E invece noi stiamo a dibatterci sul "summit di Roma" (compravendita di paci separate con imperialismo annesso, per cavar fuori qualche rallentamento della carneficina) e su "il governo cade per via di Dini o della Sinistra radicale".

Il governo sarebbe già dovuto cadere quando è successa la storia di Turigliatto, che si è opposto alla scelta italiana di partecipare come complice pagante a questo genoocidio.

E recentemente ha ripinguato di soldi (e armi)la missione, dopo che lo stesso governo ha firmato accordi record per rafforzare la presenza militare italiana nel mondo.

E la sinistra italiana per mantenere questo vuol far lavorare la gente fino a 90 anni, anche gli elettori, anche i simaptizzanti del partito democratico (PD) che non chiedono ad alta voce la fine di questa politica imperialterrorista che a me pare la prosecuzione contemporanea della ricerca di una presenza coloniale che ci aveva portato alla sanguinosa conquista della Tripolitania e della Cirenaica.

Avec les compliments de la maison da un'anarchica, qualunquista e (magari pure un po' fascista, ditelo no?) che cerca di riportare il discorso politico sulla capacità di giudicare in proprio, di imparare dal passato e cercare di opporsi a queste logiche assassine .

ps non lo so come si scrive cartucciera se con la i o senza i, ma certi "ometti" magari grandi e grossi di lunga esperienza e con la tessera del pci da molto tempo, sono delle teste di minchia lo stesso, se non affrontano questo problema (per fare un esempio).

su suggerimento di Korsaro gli infernali Ramstein:

giovedì, luglio 05, 2007

Sono così rattristati che...


D'Alema è riuscito, il 2 luglio, a far partire la conferenza internazionale "sullo stato di diritto in Afghanistan" che affermerà principi politici e "morali" che scaturiscono dalla "tristezza" e dalla "preoccupazione" per l'aumento di vittime civili in Afghanistan.

Gli Stati Uniti, infatti, poichè la strategia dei Taliban è cambiata, ha cominiciato ad intensificare le incursioni aeree che provocano un aumento delle stragi a carico dei civili afghani.

Parallelamente (al di fuori della conferenza), ieri, Richard Boucher, assistente del segretario di Stato Usa per l'Asia centrale e meridionale, ha incontrato Prodi per chiedergli di rimuovere eventuali caveat. I "caveat" sono le restrizioni che le truppe dei varii paesi hanno per esempio, riguardo al loro ruolo nei combattimenti.

Boucher ha precisato che tale richiesta verrà fatta a tutti gli altri paesi della coalizione nato.
Restano in sospeso 2 cose: primo, lo stretto riserbo sulla conversazione tra Prodi e Boucher, secondo: lo spazio e la contestualizzazione che si darà (se si darà) a questa nuova richiesta statunitense nel quadro della conferenza di Roma.

Nel frattempo in Afghanistan si continua a morire: tra venerdì e sabato, nell'Helmand, un bombardamento della Nato ha ucciso, secondo le autorità locali, 45 cittadini inermi e non soltanto 62 talebani. Il 22 giugno, nella regione di Kandahar sono morte 25 persone.

Ciononostante gli USA perdono terreno e chiedono alle nazioni "civili" di far combattere le loro truppe, rimuovendo le restrizioni alle partecipazioni ai combattimenti.


ps: adesso mi aspetto, da parte degli utenti così vibrantemente indignati per le mie posizioni su via Rasella, analoga indignazione contro l'esercito occupante americano, che spiana i villaggi, brucia case e persone e ciononostante non se ne va. Anzi, chiede alle altre "nazioni civili" complicità su quest'esportazione di mor...ehm..di democrazia.

mercoledì, luglio 04, 2007

"Cuore" e mito fondativo



Il MITO fondativo non allinea mai la totalità della popolazione.
Ne allinea una porzione sufficiente per mantenere il consenso e ne lascia fuori una minoranza larga. Il mito fondativo, come tutte le cose religiose, ha bisogno dei suoi mantra, delle ripetizioni continue, mai eccessive per il potere. Ha bisogno di essere spiegato e rispiegato. Illustrato. In queste “spiegazioni” in realtà avviene la sua celebrazione rituale. Nella celebrazione non è significativo il nucleo di verità. Non si vogliono “domande”, non si chiede un popolo “critico” ma un popolo che “aderisce. , di adepti, appunto.

Il libro Cuore di deamicis è un bell’esempio di inculcameneto del mito fondativo del risorgimento. E, nonostante deamicis fosse un socialista, egli stesso è imbevuto di quel mito che ha , tra le sue finalità, lo scopo di orientare i sentimenti dei giovani (è agli scolari delle elementari che è rivolto il libro) in direzione contraria alla lotta di classe, che alla fine del XIX secolo in Italia era molto partecipata e promettente.

Lo scrittore del libro, strutturato sotto forma di diario, si chiama Enrico.
E' un alto borghese, figlio di un avvocato che, per i tempi, s’interessa molto all’educazione del figlio: egli filtra le sue osservazionie i suoi racconti con commenti che riportano sempre ad un’Italia laica, elegante, dignitosa, che si è conquistata la dignità sui campi di battaglia delle guerre risorgimentali.

Nei racconti mensili si celebra l'eroismo risorgimentale, si spiega il mito fondativo e vi si richiede adesione e commozione: la piccola vedetta lombarda: un contadinello con spirito di avventura che si fa ammazzare per i savoia.

O il figlio di immigrati, che in treno s’indigna sentendo le parole ingiuriose di anonimi viaggiatori stranieri che insultano l’Italia.

Poi vi si racconta del compagno di scuola cattivo: Franti, il ragazzino malvagio e insensibile ai valori del risorgimento. E' un proletario settentrionale, ma per come lo dipinge deamicis, la sua cattiveria lo rende “straniero”, “altro” dalla cultura e dal mondo apparentemente pluriclassista che ci disegna nel libro.

Franti è il diverso, il negatore della dignità che gli italiani si sono conquistati col sangue. Rinuncia alla coerenza col mito fondativo, cio' lo rende stridente con il sangue, lo spirito di sacrificio, la sottomissione ai savoia, che han costruito l’identità italiana del (e nel) mondo di “cuore”.

Ma neppure lui, Franti, annuncia o pratica la lotta di classe. Quello è un significato che deamicis proprio non menziona. Come non fosse mai esistita.

Questo perché il mito fondativo non puo tollerare la presenza di un contrasto come questo, tanto strutturale quanto legittimo. L'opposizione di classe ne svilisce proprio il suo carattere perfetto-divino-indiscutibile, che poggia su una falsa trascendenza..

Franti (cui il maestro dice “farai morire tua madre”) è il “fascista”. E’ il disadattato, carente di onore, privo di qualità, non riconoscente la divinità, un individuo ignobile moralmente che potra’, in virtu’ delle sue scarse qualità umane e morali, un domani, farsi comprare. Dal potere, nelle sue piu basse espressioni. Perché cio’ che il mito omette di dire, è che il potere in effetti, non “partecipa”(nel senso della metexis platonica) di queste significazioni. E’ esentato. E' l'eccezione protagonista e fautrice della mitologia di massa, cui però non è richiesta alcuna coerenza con essa.
E quando la "missione" del potere si sveste del manto morale (spesso), è di gente come Franti, incapace di riconoscerne la negatività, anzi, alimentandola con la sua, che si serve. Allora come sempre, al di fuori dell'omologazone, vi sono i filosofi (e questo deamicis non lo dice) oppure i Franti di questo mondo, che il potere sa trasformare, all'occorrenza, nelle figure carismatiche da venerare o a cui obbedire in battaglia .

lunedì, luglio 02, 2007

L'attacco del nobile Italo. Via Rasella e altre storie.



Italo Nobile di Pensatoio mi ha attaccato su alcune prese di posizione sui miei ultimi post. La prima cosa che ho pensato è stata: finalmente un interlocutore all'altezza. Ma poi ho pensato che me la tiravo troppo. Però ho lo stesso cercato di rispondergli.

Ho cercato di seguire il dibattito in cui si sono impegnate Cloro e Dacia Valent.
Comincia Dacia domandandosi perchè chi equipara la resistenza alle foibe poi si scandalizza della "liberazione" di Priebke. La domanda è azzeccata, ma Cloro prende la palla al balzo per dire che gli attentatori di Via Rasella sapevano le conseguenze del loro gesto e dunque erano corresponsabili della rappresaglia. Uriel ribatte che non c’erano leggi che regolassero il diritto di rappresaglia sui civili, mentre Cloro assicura che il rapporto in caso di rappresaglia secondo le leggi di guerra era 1:10 e invoca a suo appoggio il fatto che un certo sito non contesta tale proporzione (argomento un po’ debole) e cita il provvedimento del Gip che esclude la non punibilità dell’attentato di Via Rasella in quanto legittimo atto di guerra. (ma questo non c’entra con la questione della rappresaglia).

Inoltre cita un’intervista a Bentivegna che parlerebbe di un presunto art. 29 della Convenzione dell’Aja del 1907 che parlerebbe di rappresaglia, ma di tale articolo non si trova traccia., né si trova traccia di un presunto articolo 42 citato da questo sito.


Cominciamo con la questione "tecnica". La citazione di Bentivegna, l'art.29, non riguarda la convenzione dell'Aja del 1907 (che rettificò lo status del trattamento dei prigionieri di guerra e dei malati) ma quella del 1899 che recita:

È da riguardarsi come spia solo colui che clandestinamente o sotto falsi pretesti raccolga o cerchi di raccogliere informazioni nella zona d’operazione di un belligerante, coll’intendimento di comunicarle all’avversario.

Non sono, pertanto, spie i militari non travestiti che fossero penetrati nella zona d’operazione del nemico affine di raccogliervi informazioni. Similmente, non sono considerati come spie i militari e i non militari, che adempiono apertamente la loro missione, incaricati di trasmettere dispacci destinati sia al proprio esercito, sia a quello nemico. Appartengono a questa categoria anche gli individui mandati in pallone per trasmettere dei dispacci e in genere per mantenere le comunicazioni fra le varie parti di un esercito o di un territorio.


Ora la citazione di quest'articolo da parte del gappista, significa ch'egli sapeva che le spie non sono protette ne' dalle convenzioni internazionali , nè dal diritto umanitario. E che i partigiani potevano a buon diritto (per la loro costituzione di esercito irregolare e per lo status di città aperta che precludeva la legittimità degli attentati) essere considerati tali.

Il diritto penale di guerra stabiliva il dovere di proteggere i soldati tedeschi (ma anche nel caso degli inglesi e dei russi), per cui chi li uccideva era considerato spia e,contrariamente ai principi del diritto internazionale, veniva fatto valere il "diritto di rappresaglia", nonostante la convenzione dell'Aja del 99 dicesse cose che ne contrastavano la legittimità. 1-10 era la proporzione conosciuta, dalla popolazione: a Kappler fu riconosciuta a Norimberga (lui sostenne che erano stati sicuramente appesi manifesti prima di via Rasella, questione controversa, ma nei fatti non smentita)che lo condannò per 15 persone sopra quello che lui riusci' a dimostrare come oggetto di ordini superiori e di consuetudine di rappresaglia. Cio' è confermato anche qui.

La problematicità della conoscenza del rapporto 1:10 è stata discussa a proposito della possibilità dei gappisti di costituirsi(cosa esclusa a priori). Ma che tale eventualità potesse essere prevista, e prevista in quella misura, è abbastanza assodato e lo conferma non solo bentivegna, ma anche la Capponi.

Insomma grande è la confusione sotto il cielo. Comunque niente c’entra con Priebke il fatto se gli attentatori di Via Rasella prevedessero una rappresaglia : la sua responsabilità rimane tale.

E su questo non ci piove...Solo che i partigiani non ne sono estranei. Almeno coloro che hanno dato tale inutile, rovinoso, ordine personalmente mi paiono decisamente criticabili. Come criticherei in una guerra regolare un generale passato alla storia per aver lasciato perpetrare un massacro inutile in rapporto agli obiettivi prefissati. Poi: se fuoriesci dall'aberrante logica bellica, puoi facilmente intuire che il concetto di rappresaglia, di punizione collettiva è un concetto anticonservativo, quindi antropologicamente negante, universalmente ricnoscibile come negativo senza se e senza ma. Epperò le nazioni sono andate in guerra, han voluto farla. E la rappresaglia, attuata anche dagli inglesi e dai russi, era facilmente prevedibile in tutta l'europa bellica. Allora che fai? vai a vedere chi ha cominciato. Non c'è dubbio che abbia cominciato Hitler (anche se le imprese coloniali e i relativi massacri per il possesso dei continenti erano in atto da ben prima che Hitler nascesse) ma la Germania di Hilter faceva affari d'oro con la General Motors sia prima che durante la guerra, appoggiando quindi a livello internazionale la "liberazione" delle miniere tedesche blindate dai francesi con Versalilles. E anche dopo l'inizio della guerra la GM continuo' a lavorare con la germania, facendo affari per la fornitura di attrezzatura bellica. Vogliamo considerare le categorie relative all'esame storico del nazifascismo come aventi primato su queste cose?

Cloro poi in questo post, critica la storia monumentale, ma nel fare questo dice che nessuno è buono in una guerra e che nella guerra le categorie di “bene” e “male” non sono applicabili. Questo varrebbe anche per la Seconda Guerra Mondiale.

certo. E confermo.La guerra è un atto anticonservativo sempre. Che poi l'oppressione la renda contingentemente necessaria (scusa il gioco di parole) è segno che le cose vanno valutate alla luce di categorie più generali. Aristotele avrebbe detto: è segno che si debbano rendere piu' estesi i concetti con cui definire il significato. Proprio per l'irriducibilità ulteriore della nozione di guerra come "atto che contrasta la conservazione della specie" Ma ravvisarvi un segno morale assoluto, relativamente alla necessità di una valutazione storica sui fenomeni di oggi è un habitus dettato dall'ideologia dominante. Il nazismo oggi è solo una mitologia. Potente ma inesistente . Una categoria generale che ha una faccia talmente stravolta dall'oggi, che diventa confusionario e fuorviante usarla. Oggi, in Italia, la guerra la percepiamo come lontana. Atteggiamenti autoritari fatichiamo ad attribuirli al nostro sistema, eppure sono evidenti. Invece noi abbiamo bisogno del passo dell'oca, delle camice nere, della faccia del mascellone per rappresentare l'oppressione. Questo ci allontana dalla realtà sopratutto del complesso del pianeta, oggetto necessario dell'azione politica di oggi.

Dacia Valent poi cita un post di Kelebek, il quale criticando la vulgata storiografica che analizza nel periodo delle due guerre mondiali i cattivi fascisti e comunisti, si dimentica di analizzare i cattivi liberisti (americani e inglesi in particolare).

Anzi. Io ho letto il post di Miguel, che condivido, e mi è parso proprio che mettesse in luce la mistificazione mediatica del significato che i liberisti inglesi ed americani (in particolare) fossero falsamente considerabili gli "unici buoni" proprio per l'interpretazione monolitica del mito fondativo americano della esportazione della democrazia in epoca di nazismo...(e, riguardo al comunismo, di guerra fredda).

Inoltre vede la radice del male perpetrato nella seconda guerra mondiale nella competizione imperialistica che ha dato origine alla prima guerra mondiale

e confermo il mio accordo. Ma mi pare che Miguel andasse ancora indietro, alle origini del colonialismo, che a sua volta ha prodotto la prima guerra mondiale. E anche qui sono d'accordo con lui.

Cloro riprende il bandolo e dice che per lei la resistenza è stata una guerra civile in cui i partigiani stavano dalla parte giusta (la ribellione alla dittatura) ma dove hanno fatto anche azioni che possono essere criticate.

e sottoscrivo. Ma non è un'idea mia. Diciamo che condivido la tesi espressa in "C. Pavone, Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità nella Resistenza, Torino, Bollati-Boringhieri, 1991" tesi peraltro antifascista, anche se lui è stato accusato, proprio per questa presa di posizione sulla guerra civile, di essere un emulo di Pisanò :-D.

Tuttavia bisogna liberarsi anche del mito fondativo della Resistenza e superare la necessità dell’antifascismo (traducibile più genericamente in antiautoritarismo).

Beh, ad una revisione storica mi pare sia giusto che segua un mutamento del vocabolario. Come ho cercato di spiegare nei miei post "cominciare a cambiare la politica significa cominciare a cambiare il vocabolario".

Attenzione però: io penso che ci si debba liberare da ogni mito fondativo. Non solo da quello della resistenza.Per esempio: un film come "ombre rosse" è un film generato dal riconoscimento di una cultura in un mito fondativo. Lo stesso libro "cuore" di E. Deamicis era permeato del "mito" del risorgimento. Il risultato storico fu la leva compatta e globale delle classi popolari nelle trincee senza scarpe nè artiglieria. La mia idea è che ogni mito fondativo abbia le sue basi in un'esigenza verticistica, che "crea" un sentimento di indiscutibilità divinizzante in una serie di significati posti culturalmente dall'alto. Questo è a mio avviso un dovere politico e culturale. Lo sguardo critico verso il passato recente e meno recente, è un ingrediente essenziale per ogni presa di coscienza degna di questo nome.



Dacia poi torna alla carica con un’altra domanda azzeccata : se legittimiamo l’attentato di Via Rasella come dobbiamo considerare la resistenza palestinese all’occupazione israeliana ? E in un post successivo conclude che non bisogna dimenticare la natura fortemente conflittuale ed anche violenta di tutte le lotte di liberazione. Ma il suo scopo è tutto politico : viva la Resistenza italiana, viva la Resistenza palestinese !

e sono d'accordo con lei.

L’ultimo atto di questo dibattito è di Cloro che presenta una serie di passi di Gandhi come antisemiti, quando in realtà non lo sono. E qui l’operazione diventa un po’ ambigua.

Allora: il post su Gandhi aveva un titolo e una presentazione evidentemente ironica. In realtà le affermazioni di Gandhi erano critiche che, se fatte da me o da qualcuno, oggi, da alcune menti brillanti di sinistra per Israele o gente così, sono bollate di antisemitismo.

Cloro, come molti anarchici, non vuole ragionare per partito preso.

hai colto nel segno

Tuttavia a volte sembra ammiccare (ad es. quando rivendica le riforme sociali fatte da Mussolini e nel caso stesso di Gandhi),

Non mi ricordo in questo momento dove e a proposito di che ho citato le riforme sociali di Mussolini.

altre sembra vedere nello Stato di Israele il male assoluto (quando è in ottima compagnia con altri Stati in primis quelli islamici) e qui in questi casi io la seguo a fatica.

su questo potrei anche darti ragione: ce l'ho con Israele, che comunque culturalmente da noi ha la nomea di "unico stato democratico del MO" con "l'esercito piu' morale del mondo". E' che il tam tam è forte e produce un certo pathos di disaccordo, proporzionale alla faccia come il culo con cui viene spacciata la stronzata mediatica in questione. Che i paesi islamici siano barbarici, per esempio, lo sappiamo, non lo mette in discussione nessuno. Comunque nel mio blog martello, e pesantemente, gli Stati Uniti, almeno altrettanto.

Dacia centra più il problema politico che sta a cuore a tutti e tuttavia l’ambiguità permane sia pure meno eclatante.

evabbe.

Andiamo per ordine:

1) Non bisogna avere miti : giusto. Ma bisogna fare il punto ed avere dei principi e delle situazioni storiche di riferimento di cui si può discutere, ma senza generare alcun effetto azzerante del tipo “in guerra sono tutti colpevoli”.


Perchè effetto azzerante? Non è forse vero? Lo diceva anche Dante ed è umanamente normale che sia così. Confermo: a parte gli eroi accertati e gli sconosciuti di cui nessun Pansa parla, penso che siano tutti colpevoli in guerra. E' uno stato limite dell'umano la guerra.
Poi: azzeramento dei significati "sommi": no. Se parliamo delle sostanze seconde, tratte da un bilancio complessivo della contingenza storica (resistenza=guerra contro gli oppressori), questo si puo' condividere tranquillamente. Avrò anche parlato delle riforme sociali di Mussolini, ma per me la resistenza avrebbe dovuto cominciare nel 22. Con gli aventinisti, poco piu' tardi, avrebbero dovuto esserci tutti gli italiani.

La nonviolenza può essere un ideale regolativo, ma in ogni situazione storica concreta bisogna valutare e spesso scegliere chi secondo noi ha ragione e chi torto, non tanto nei metodi seguiti durante il conflitto (che pure non sono indifferenti), ma nelle ragioni che li hanno portati al conflitto.

e fin qui concordo

Cloro qui asseconda un metodo che somiglia alla “critica critica” di Bruno Bauer (portata sino a metafore metafisiche da Frederick Nietzche) giustamente sbeffeggiata da Marx nella “Sacra Famiglia” e nell’”Ideologia tedesca” e che è propria della tradizione anarchica.
"giustamente" sbeffeggiata, bisogna vedere...

Tale “critica critica” rischia di portare alla confusione più completa, dal momento che trascura l'esigenza di dare una risposta storicamente consapevole ai problemi che storicamente si stagliano dinanzi a noi.

Storicamente consapevole non significa "ideologica".

2) Sull’attentato di Via Rasella qui ci sono trattazioni più dettagliate : i riferimenti a norme sulla rappresaglia sinora non ha avuto riscontro, né i siti che trattano quest’argomento citano le proprie fonti. A mio parere i partigiani erano nel giusto ( e Cloro questo non lo nega) e Priebke può finire i suoi giorni agli arresti domiciliari. Non c’è niente di scandaloso, né di inumano. Il problema è nel fatto che non si puniscano tutti. Ma non si risolve la questione non punendo nessuno.
La questione Priebke è suscettibile di valutazione umana. Si puo scegliere storicamente di considerarlo tuttora una belva. Oppure considerare la realtà del suo invecchiare. La punizione è nel primo caso ideologica, cioè risente di un'intransigenza del passato che viene fatta valere anche oggi per rinforzare significati. Io sono per la liberazione di ogni ideologia.

3) Kelebek ha certo ragione nel dire che l’origine della seconda guerra mondiale sta nella prima e nei conflitti interimperialistici che l’hanno preceduta.

e ci siamo.
Tuttavia nella seconda c’è stato un salto di qualità : la nascita del nazismo e uno Stato proveniente dalla Rivoluzione d’Ottobre. Rimuovere questo rende l’analisi più semplicistica ma non meno cieca.

Non si tratta di rimuovere. Ma di circoscrivere questi eventi ad un'interpretazione occidentale, facendo finta che essi riguardino tutto il pianeta. Lo si puo fare e lo si è fatto. E' servito? personalmente penso di no e, citando anch'io kelebek, dico che vi sono popoli per cui il loro passato non è la "seconda guerra mondiale" ma è semplicemente "un'altra" storia. Tu pensi veramente che la mitizzazione dell'antifascismo nostro spieghi tutto il resto degli eventi politici europei e planetari? Io no.

Certo, i vincitori non sono stati sottoposti a critica (o meglio sono stati criticati da una minoranza) e tuttavia ciò non implica che bisogna trascurare quello che hanno fatto gli altri. Il nazifascismo soprattutto va studiato e la sua esistenza ha messo e mette in questione i metodi di analisi dell’imperialismo stesso.

Non sono d'accordo. Le categorie storiche tratte dall'esame del nazifascismo non mettono in discussione i tratti caratteristici dell'imperialismo che ad esso preesisteva.

Ridurre il nazifascismo a variante mitizzata dell’imperialismo tout court non credo sia un’operazione utile:

Trattandosi di passato, una visione critica e dinamica del medesimo apre gli occhi sulla visione del presente.

esso ha una sua specificità che non va trascurata ed ha una negatività che travalica qualsiasi forma di “liberismo” : dal momento che ha consapevolmente teorizzato, pianificato e portato a termine un piano di sterminio di esseri umani sulla base di teorie deliranti a cui ha subordinato un intero popolo*, un’ industria di avanguardia ed una cultura che è stata per certi versi il lustro dell’Occidente.

Mah per dire che "certamente" esso travalica qualsiasi forma di liberismo, forse, bisognerebbe conoscere ancora di piu' la storia. Chi puo dire se George Washington o Ben Gurion non abbiano teorizzato lo sterminio di esseri umani? I documenti ci sono? Sono stati distrutti? Sono in una lingua sconosciuta ai piu'? Poi, voglio dire, è davvero la teorizzazione che conta? Sarebbe cambiato molto se Stalin avesse teorizzato la strage dei kulaki? E vogliamo dire che in termini generali egli davvero non l'abbia teorizzata?


Ovviamente la causa del nazifascismo è stata comunque l’imperialismo. E tuttavia nella seconda guerra mondiale si è realizzata alla fine la migliore alleanza possibile, quella tra socialismo reale e regimi capitalistici contro la peggiore variante possibile e cioè il nazifascismo.

evabe

E poiché anche il nazifascismo cianciava di criticare il capitalismo a suo modo,

appunto: cianciava. Ma nei fatti lo incarnava e lo spiegava e quanto bene (vediti la conferenza di E.Voccia sul "complotto dei potenti": lì lui spiega bene chi era e da dove veniva A. Hitler.

noi a sinistra dobbiamo riflettere sempre sul perché si critica il capitalismo e una critica dell’imperialismo che non tenga in dovuto conto la barbarie nazifascista rischia di essere un anticapitalismo di destra, reazionario.

"Tenerne in dovuto conto" non significa nè smettere di studiarlo nè sminuirlo significativamente come la piu eclatante forma di autoritarismo violento che l'europa abbia conosciuto. Ma non l'Ur-phaenomenon della violenza nella storia umana contemporanea. Il nazismo, con tutta la sua barbarie, non è il principio interpretativo dell'oggi. Anzi: viene ricompreso nelle categorie piu' ampie che permettono di interpretare il presente. Non è un'eccezione*. Non è il punto in cui comincia e finisce il male della contemporaneità. E' sicuramente l'emblema di una possibilità in cui l'umano puo' incorrere, ma di fatto

Ciò non implica che non si debba dare diritto di parola ai negazionisti come Irving (il reato di opinione in questo campo è una barbarie speculare), ma che l’analisi storiografica deve essere sempre seguita da una valutazione e da una scelta politica senza annacquare tutto nello scetticismo del “chi vuol esser fascio sia, nel passato non v’è certezza…”.

Irving non è negazionista. Al massimo revisionista. La scelta politica secondo me è a priori, dal punto di vista dei significati generali. Chi vuol esser fascio sia, certo, però si sappia ( e sia culturalmente diffuso il messaggio) che chi è fascio sceglie per un ordine sociale basato sull'oppressione violenta dei diritti individuali. Questo non cambia, sia che io consideri via rasella un errore strategico o un atto dovuto incondizionatamente.


Nè va superata la categoria di antifascismo che non è assimilabile al più generico antiautoritarismo in quanto assolve una funzione storicamente rilevante per il nostro paese e continua ad assolverla, dal momento che respinge le lusinghe di un'ideologia politica che ha dato risposte fortemente sbagliate alle istanze di partecipazione politica, di giustizia sociale, di coesistenza internazionale.

Su questo la mia distanza è abissale: la decisione deve essere lasciata all'individuo. come sempre e com'è giusto. L'antifascismo,non come sentimento individuale, ma come mito fondativo collettivo ha danneggiato le rivendicazioni operaie. Ha inquinato la storia dell'unità di classe necessaria nel dopoguerra, perchè a priori spaccava in due una classe sociale legata per via delle parentele e della contingenza, agli schieramenti della guerra civile. Se si fosse imperniata la storica avversione al fascismo nell'eredità culturale del dopoguerra come lotta antiautoritaria, con un'assimilazione sintetica (in senso hegeliano) di cio' che era successo in guerra,probabilmente le cse sarebbero andate diversamente. Invece il paradosso è stato proprio continuare a battere mediaticamente il chiodo dell'antifascismo e amnistiare tutti gli alti funzionari del potere fascista nel '47, per cui se alla base la popoazione italiana continuava ad essere ideologicamente spaccata, ai vertici i "fascisti" continuavano a deliberare.


Tale ideologia si nasconde ancora nell'alleanza tra imprese e strati operai in Padania, nel populismo mediatico di molti presunti leader, nel nostro rinnovato amore per la bandiera e per le imprese di interesse nazionale, negli europeismi geopolitici cari anche a parte della sinistra nostrana, nei multiculturalismi dell'ognuno a casuccia sua.

Caro mio, qui ci sarebbe da fare un discorso lungo, ma cosi tanto che non basterebbe un solo post.

4) Anche per la questione palestinese e mediorientale vale lo stesso : Gandhi aveva ragione allora a criticare il sionismo perché il sionismo non era divenuto realtà. Ma essere antisionisti oggi può essere al massimo un rammaricarsi, ma oggi la soluzione è quella di “due popoli, due stati” con la restituzione dei territori occupati nel 1967. Il diritto di Israele all’esistenza è dato dal fatto che Israele c’è, che ci sono bambini e giovani che non hanno le colpe dei padri. E la resistenza palestinese comprende l’Intifada, comprende anche il terrorismo dell’Olp, ma non il delirio di Hamas, né quello della Jihad o della galassia di Al Qaeda (qualsiasi cosa essa sia). E nel Medioriente noi siamo contro le guerre Usa, ma non siamo a favore della resistenza di al Qaeda o dei Talebani, perché le ragioni di costoro, il loro immaginario sociale è un’ aggravante e non un’ attenuante dei loro metodi di guerra. E tendere a dimenticare questo, ci fa correre il rischio dell’antimperialismo di destra, complice di soggetti che (forse necessitati, frustrati, privi di strumenti economici e culturali) non hanno però alcuna volontà di dialogo sincero. L’Islam, magari (e si spera) attraverso la tradizione socialista e comunista, deve incontrare la tradizione giuridica latina ed anglosassone e deve contaminarsi con essa. Perché è all’interno di questa tradizione che noi antimperialisti decliniamo le istanze di un giusto rapporto tra culture : come potremmo noi rispettare le altrui culture, se non fossimo abituati a rispettare le altre persone ? Se combattiamo le guerre Usa non è perché non vogliamo che i regimi oligarchici o monocratici del Medio Oriente cadano, non è perché consideriamo il fondamentalismo una legittima forma di organizzazione collettiva della società. E non saremo mai complici ambigui dei processi che possono rafforzare queste entità che hanno l’apparenza di soggetti, ma che risultano essere superfetazioni** conseguenti per lo più al fallimento del socialismo arabo e non saranno mai una risposta plausibile ai problemi di quella parte del mondo.

A questo punto lascio la palla a Dacia, che saprà rispondere a quest'ultima parte molto meglio di come potrei fare io.

ps sull'antifascismo, si legga( se si vuole) un mio post di qualche mese fa

*Su questo punto, G. Ash dice (parlando dell'olocausto come mito fondativo):quell’ affare che ha dato agli ebrei il riconoscimento ufficiale per le loro sofferenze in cambio dell’accettazione del “modus vivendi” standard della razza bianca occidentale. Non è l’orrore sofferto dalle vittime, cosi come non è l’omicidio, non è il terrore, che rende unico l’olocausto per Appelbaum. Cio’ che dev’essere costantemente spiegato e continuamente immaginato è l’orrore di “una sofisticata nazione europea che ha usato la miglior tecnologia disponibile” per commettere genocidio. Ma non si devono fare sforzi per immaginare che questa è l’ultima cosa che richiederebbe spiegazione. Una nazione avanzata che usi i mezzi tecnologici a sua disposizione per uccidere non risponde forse a criteri pienamente umani?
**superfetazioni????