giovedì, maggio 31, 2007

A me Milano mi fa schifo....


Ragazzi stasera cercavo foto di Roma per il post precedente: mi si stringeva il cuore a vedere quanto è bella Roma e quanto fa schifo 'sta città in cui sono nata ed ho sempre (tranne episodici periodi della mia lunga vita) vissuto. Fuori da questa casa c'è un cesso di metropoli. Io non so, frequento persone immigrate qui dalla bassa Italia ,e chiedo come possa essere che della gente che è sempre vissuta in posti bellissimi, possa decidere di vivere in sta città-cesso che una volta era bella ma adesso a vederla viene da piangere. Sono le cose che, per quanto mi sforzi, non capirò mai.

Già Milano,nella 2 g.m., è stata devastata dai bombardamenti al fosforo (come Dresda) che ha distrutto l'80% del centro urbano di allora, poi negli anni 50, all'epoca della speculazione edilizia, hanno costruito dei palazzi che fanno veramente schifo al cazzo, come il quartiere Gescal di San Siro, che ospitò gli abitanti delle case minime, o il viale Ungheria, che ha ospitato gli abitanti della "trecca" che non era proprio un quartiere di case minime, ma quasi.

Oggi Milano sembra una città di plastica nel centro storico: grandi centri commerciali con librerie, ma anche negozi di scarpe, botique e panineria (che infetta del suo tanfo gli indumenti delle botique) nello stesso portone. Con delle luminarie enormi e colorate, che però fanno "orario di negozio", nel senso che alle 20 le spengono e il centro diventa di un buio tipo Bucarest all'epoca di Ceausescu.

In effetti Milano è una città modulata secondo l'orario dell'impiegato medio. Le palestre sono aperte durante la pausa pranzo (poi ci si lamenta degli anoressici). Gli happy hour in birreria cominciano alle 18, dopo l'orario di ufficio . I negozi stanno aperti fino alle 20: ad una cert'ora, anyway, tutto chiude e tutti si va a casa. Anche la metropolitana alle 12, 30 chiude i battenti: treni fermi, stazioni chiuse.

Ai giorni nostri , Milano , se ce n'era bisogno, si è affollata tipo pollaio.
Non c'è un angolo del centro storico dove si sia meno di 50 persone in 40 metriquadrati. E' tutta una calca inumana o forse umanissima.
Milano, poi , è una città fruibile solo per i ricchi. Se avete molti soldi e vi attenete strettamente agli orari, allora la cittadona è piena di teatri, cinema, concerti con offerte qualitative culturali molto elevate, ma dai costi proibitivi. Così come è proibitivo sedersi in un caffè e consumare un caffè con le natiche appoggiate. Insomma: se tenete famiglia e/o dovete pagare un affitto, di caffe' così comodi, potete farvene abbastanza pochi.

Pertanto a Milano il proletariato urbano si organizza in intimi dopocena con gli amici (venerdì o sabato sera), dove se va di sfiga, si proietta la collection di filmini delle vacanze fatti col telefonino. Se va meglio, qualcuno può decidere di portare la videocassetta (ormai il dvd) di Benigni che recita e spiega Dante.

Chiaramente, ci vuole la macchina, a meno che di non decidere di muoversi entro mezzanotte, visto che dopo il metrò chiude. Ovviamente il taxi no (altrimenti trattasi di cittadino che va a teatro e non alla festicciola con gli amici) perchè dopo le 22 un taxi , da stazione centrale a san siro, costa sui (più di) 30 euri.

Prendendo la macchina, le probabilità di essere multati (a meno che non si posteggi in estrema periferia, fuori dalla cintura urbana) sono dell'80%. Con in piu' i danni causati dallo spostamento, che spessissimo i vigili operano, delle vetture in divieto di sosta (praticamente quasi tutte e sicuramente la VOSTRA), attraverso il carro attrezzi, per portarla in un posteggio comunale, situato all'estremissima periferia (est e ovest) dove per mollarti la macchina, ti rapinano un quinto dello stipendio.

Tutto questo per dire che, probabilmente, ci sono modi migliori di vivere e, soprattutto, città migliori per farlo. Finchè dura.

"er ponentino" frizzantino de Roma


Eh, beati voi che state a Roma. Noi a Milano piu' che carbonio e benzene non respiriamo. Voi, o Romani, oltre a godere di una bellissima visuale della piu' bella città del mondo (ci ho vissuto un po' e, devo dire, la città mi manca) respirate anche "er ponentino" che , a quanto pare, è più "friccicoso" del dovuto. Infatti il cnr ha riscontrato tracce di cocaina nell'aria romana. Non solo: l'aria di Roma trasuda anche cannabinolo...

Presumo che gli abitanti di Roma possano vivere più allegramente degli altri italiani. Certo, non è la Jamaica, ma se fate un salto a "Capocotta", vi piazzate sotto uno di quegli ombrelloni di paglia degli stabilimenti del posto, vi fate una cannetta veramente, senza farvi arrestare, magari la fantasia un attimo di Jamaica ve lo regala...

mercoledì, maggio 30, 2007

O CONDY: torna a fare la MISTRESS!!!





Il mio amico Andrea aka Deep Action (filosofo, teologo, poeta e musicista) denuncia una grave azione di censura del suo forum, dov'egli pubblicava fotomontaggi su Bush e Condoleeza Rice, di cui molti a carattere osè.

Tutti i post del suo forum sono stati cancellati, tranne questo.

Da cui attingo una foto di Condoleeza Rice da giovane, ritratta nella mise che caratterizzava il suo mestiere, precedente a quello attuale.

Ora: fare la guerra, finanziare la guerra, sostenere regimi guerrafondai (e similnazisti), praticare la delazione, fare la spia, lavorare per i licenziamenti, incarcerare per motivi politici, assassinare NON E' DI SINISTRA

Analizzando il caso Rice, posso dire di aver raggiunto una certezza e cioè che se vedessi la Rice abbandonare i panni della "donna di stato" per reindossare i panni della Mistress Senza Scrupoli, impegnata a martoriare, anzichè inermi popolazioni, maschi zerbini in calore, io, con evidenza cartesiana, intuitivamente e in modo chiaro e distinto, giudicherei che questa scelta di Condoleeza sarebbe di sinistra. (e manco un brutto vedere)

martedì, maggio 29, 2007

Un Uomo, Un'Epopea



La kefiah al collo è significativa della sua netta posizione antinazista circa Israele. L'espressione truce fa il resto. Potremmo dire "ecce homo", anche perchè nel suo ultimo post si è paragonato nientepopodimeno che al "Cristo".

La sua posizione come redattore di Kilombo sta facendo esplodere le contraddizoni del sistema-aggregatore.
Chi dice che è redattore fantasma e non fa un cazzo. Chi dice che è antifemminista, sessista e magari pure un po' misantropo.
Chi dice che Egli ha reso kilombo "cartina di tornasole" della politica italiana.

Sopravviverà a se stesso dopo aver dato dell'escremento a Francesco Costa? Sopravviverà nella redazione di Kilombo, dopo aver espresso che non sopporta le donne "che fanno politica"? Riusciranno i nostri eroi a far sì che quest' episodio, lungi dall'essere un increscioso evento, si volga entro le coordinate di un dibattito serio sui blog come strumenti di lotta? E sulla definizione di questa "sinistra" che è solo un nome senza significato?
Sì, secondo me sì. In questo senso tutta kilombo dovrebbe ringraziare Karletto per essere "uomo della provvidenza".
Megablog delle sinistre puo' significare riflesso totale o parziale delle logiche governative e partitiche? Luogo di discussione e di propaganda del nascente Partito democratico?
Possiamo, o noi di sinistra, piegarci alla logica prodiana della grande, immensa convivenza tra "le molte anime della sinistra": quella clericale e quella nazionalista-sionista? Possiamo, o noi della sinistra, adeguarci all'accettazione di questo sistema pseudodemocratiko e di quest'economia che globalizza e che ingloba?

Io le risposte non le ho, o kilombari, ma sicuramente quest'uomo con la kefiah ci ha mandato sulla strada giusta per cercarle. Egli è l'uomo, egli ci indica la strada.

domenica, maggio 27, 2007

Sto Con Dacia




Prima di affrontare la questione kilombo, vorrei dire qualcosa sulla qualità dell’essere blogger.
Il blog è uno strumento espressivo, in cui, chi meglio e chi peggio, chi per lotta, chi per kazzeggio, ciascuno di noi si esprime. Secondo quelle che sono le sue motivazioni e le sue possibilità.
Il discrimine tra un blog che mi piace e uno che non mi piace, personalmente, non sono neanche le idee ivi espresse, ma il fatto che sia scritto bene o male. Poi la qualità delle idee o il senso di condivisione, vengono in un secondo tempo e hanno un’altra valutazione incommensurabile con la prima.

Insomma, non mi vergogno a dire che apprezzo certi post di Deborah Fait (attraverso cui peraltro ho conosciuto il blog di Dacia) mentre altri blogger che magari la pensano come me, mi provocano una noia mortale. Questo approccio “estetico” non puo’ essere completamente trascurato, quando si parla di un aggregatore di blog.

Le parole, quelle che si usano e come si usano, prima di tutto appaiono belle o brutte, ben scelte o cazzute. Ora: I contenuti di certi post (come Vicenza di Raffaello Bisso, che avrei voluto, ma fortemente, averlo scritto io) ci assomigliano, ci intrigano, costringono la nostra attenzione alla lettura di quello scritto.

Eggià. Perché noi siamo “scrittori”, non pagati (oddio magari qualcuno sì, ma non da una casa editrice….) che facciamo altri lavori,magari, ma da blogger, siamo enti umani che scrivono. Ergo usiamo le figure retoriche: le iperbole, le metafore, le allegorie ecc... Usiamo esempi, spunti, racconti di vita personale.
Spurghiamo attraverso il blog, tutto quello che ci passa nella mente. E quindi, a monte del fatto che sono contraria ad ogni azione censorea di qualunque tipo,
penso che , sull’espressione della violenza per iscritto, la parola definitiva a questa faccenda l'abbia detta Tisbe:

Io, pur essendo contro la pena di morte statalizzata e pianificata, ho desiderato la morte di alcune persone (persino la mia) ed ho desiderato uccidere. Proprio ieri, ero a mare con una mia amica che ha avuto il mio stesso pensiero. Io ho detto: datemi un Kalashnikov che li ammazzo senza pietà. Erano là due esseri schifosi, vecchi e grassi, sicuramente camorristi in compagnia di due fanciulle sudamericane giovanissime. Una delle due era bellissima con un corpicino delicato e adolescenziale, i tratti del viso da incanto, ed uno di questi mostri le stava addosso con il potere dei soldi. Aveva la sua vita in pugno, ed io ho desiderato ucciderlo, e non mi pento per averlo pensato! E allora mi autocensuro anche io. Censuratemi perché anche io desidero uccidere.

Tisbe parla di un suo stato d’animo, di una sua certezza presente, temporanea. E quale certezza in un umano intelligente, ha il crisma del definitivo?

E allora proviamo a considerare il tempo come una discriminante concreta per valutare la bontà di un contenuto del post. Vi sono post che si riferiscono al passato e altri che si riferiscono al presente.
Il presente, per noi, ha un certo primato sul passato, perché lo viviamo. Il passato, specie quello che abbiamo vissuto in prima persona, ci opprime coi suoi ricordi, ci condiziona con le sue coazioni, volute o meno. Influenza il nostro linguaggio, le nostre emozioni attuali.
Il passato che non abbiamo vissuto invece, ci chiede un atto di sottomissione ad un’autorità. La storia come l’ho imparata, come me l’hanno raccontata, come mi hanno detto di venerarla i familiari, i professori, i parenti, i libri che mi hanno formato.

Tornando al titolo del post, dunque, io sto con Dacia. E non solo perché è un’amica e una compagna antimperialista, ma perché ha ragione. Lei si è scagliata (sacrosantamente a mio avviso) contro un linciaggio indegno avvenuto nel presente, ai danni dei proff. Moffa e Faurisson.
Essendole state richieste spiegazioni, ha composto l’altro post, redde rationem, in cui ha cercato di far capire che il lutto, anche se personale e vivo e condizionante perché lo si è vissuto direttamente, non puo’ essere usato come un’arma per distruggere l’altro e che un lutto passato non bilancia un’ingiustizia presente.
Lo ha detto con metafore, con paradossi, con iperbole, ma il suo scritto era chiaro.
Le hanno detto che è violenta, le hanno cancellato quel post che era meraviglioso. Per me vuol dire, oltre che insensibilità e incapacità di lettura “ampia”, proprio l’affossamento di kilombo,in un’ottica “borghesemente” di “marketing” dell’aggregatore (che non è da sottovalutare).

Se fossi io redattrice di kilombo, penso che qualche post lo censurerei, ma non perché dice cose “sconvenienti” o “moralmente” contrarie alla “carta di kilombo” (che parliamoci chiaro, bisognerebbe fare un concilio di nicea per mettersi d’accordo tutti su cosa concetti cosi generali vogliano dire), ma semplicemente, perché sono brutti, “non si lasciano leggere” e quindi li rimanderei indietro all'autore per migliorarli (come attualmente faccio su vivereincoma).

Posso tollerare all’interno di kilombo post incredibilmente faziosi, come quelli di mastroviti, perché le sue argomentazioni sioniste (paranazi) sono espresse bene.
Non sto a guardare che il nazismo sionista sia un fatto del passato (come "the original") o attuale, sebbene consideri l'attualità come avente primato sul passato.

Dica, il ragazzo, ogni delirio che il suo "ideale" gli detta.
Lo sa dire, lo dice bene, che pubblichi.
Poco m’importa di tematizzare, come fa lui, che le sue idee, anche se le propaganda come antifasciste, siano anzi di filonazismo (perchè per me è tale il regime di apartheid etno religioso dello stato guerrafondaio di Israele che si rifà ad una democrazia la cui forma preservata è il paradosso della medesima).
Idem dicasi per SPB, che imbratta di illuminazioni “filoNAZIsioniste” il mio blog. Eppure è un amico, c’è rispetto e non mi sono mai sognata di censurarlo (o insultarlo), perché trovo il suo delirio divertente proprio per come lo esprime "letterariamente" parlando.

Non posso sollevare una questione su kilombo per discutere se questa mia affermazione appena fatta, sia condivisibile o no (quando è accaduto si sono sciorinati post con centinaia di commenti,che manifestavano, alla fine, spaccature inconciliabili e non accordandosi su nulla. Evidentemente, la definizione “sinistra” dovrà, prima o poi promuovere un dibattito culturale in merito. Altrimenti diventa come il tifo calcistico, cori, incenso e insulti, che nel nostro caso girano nei paraggi del fascismo ecc..).

Tutto questo per dire, che in crisi di identità definitoria, la libertà di espressione para il culo a tutti e rinvia a dibattiti piu costruttivi, perché,
data la situazione politica nazionale ed internazionale, che qualche vigliacco sia infiltrato nelle leve del potere lo metto in conto (avvoglia!!!).
Non vedo perché non debba fare la stessa cosa per un aggregatore virtuale, riguardo a (quelli che secondo me sono) cialtroni e partigiani di varia natura. Li accetto a priori.
Chiedo ai kilombisti soltanto di scrivere decentemente. Per il resto, il dialogo è sempre da promuovere, io sono contro la violenza, contro il razzismo e il sessismo. Ho preso le parole di Lucio sulle donne, come prendo quelle di Nietzsche: come un bagaglio di vita personale che si concretizzava in uno sfogo ironico (Dacia, “prima musulmana che donna”, toglieva ogni dubbio in merito).

Insomma, per concludere, penso che chi si candida come redattore di kilombo dovrebbe avere piu’ capacità di leggere ampiamente, di respirare di piu’ all'unisono con le parole che legge, per comprendere, oltre alla lettera, la contingenza espressiva di chi scrive. Che puo essere chiunque e che può avere migliaia di motivi per dire cio' che dice.
Chi afferma cose come: tu sei un pazzo, o tu hai avuto un trauma per scrivere quello che scrivi, come ho letto in alcuni commenti, può imbroccarci o meno. E’ accidentale. Probabilmente è politicamente stupido o utile dirle 'ste cose, bisogna vedere da che parte arriva simile “critica costruttiva”.
Sicuramente, a chi dice di tenerci all’aggregatore è inutile, se non dannoso.

Se dovessi esprimermi su una nuova “carta di kilombo” proporrei che si domandasse al candidato.”tu ti senti di sinistra?” se risponde sì, può entrare.
Con questo passo e chiudo.

UpdateSi leggano a tale proposito il bel post di Miguel M. e il superlativo post di Lameduck

sabato, maggio 26, 2007

“Sull’educazione al razzismo e l’assassinio dei bambini” di Nurit Peled-Elhanan



Nurit Peled, professoressa ebrea israeliana, in un viaggio a Siena dell'anno scorso, parla di come i testi scolastici destinati agli studenti israeliani, contengano messaggi razzisti, tesi a perpetuare l'odio e preparare per il futuro umani che saranno macchine da guerra

Vorrei dedicare queste parole alla memoria dei bambini palestinesi assassinati giorno dopo giorno, a sangue freddo, non in seguito a errori umani ne’ a causa di errori della tecnologia - come ci spiegano nei media - ma conformemente alle procedure. Questi bambini del cui assassinio metodico e di routine nessuno e’ mai stato giudicato colpevole.
Vorrei dedicare queste parole alle madri di questi bambini assassinati, a loro che continuano a mettere al mondo figli e a fondare famiglie, che si affrettano a preparare panini vedendo i bulldozer avvicinarsi per distruggere le loro case, che accompagnano ogni giorno i bambini a scuola attraverso chilometri di distruzione e immondizie, davanti ai fucili puntati da soldati apatici; loro che sanno che questi soldati, assassini dei loro figli, non saranno mai portati davanti ad un tribunale e che, se anche accadesse, non sarebbero mai giudicati colpevoli, perché l’uccisione di bambini palestinesi non e’ un crimine nello stato di Israele, ebraico e democratico.
Infine vorrei dedicare queste parole alla memoria dello scrittore e poeta, il professor Izzat Ghazzawi, con cui ho avuto l’onore di condividere il Premio Sakharov per i diritti umani e la libertà di pensiero. Qualche mese prima di morire di umiliazione, egli mi scriveva a proposito dei soldati che facevano irruzione di notte a casa sua, rompendo mobili e finestre, sporcando tutto, terrorizzando i bambini, “mi sembra che cerchino di far tacere la mia voce”. Izzat Ghazzawi mi ha chiesto di rivolgermi al Ministero degli Esteri per chiedere loro di correggere l’errore. Ma il suo cuore conosceva la verità ed ha cessato di battere poco tempo dopo.


Questa crudeltà che non si esprime a parole, questo modo organizzato, meditato, di maltrattare le persone, che i migliori cervelli israeliani oggi sono impegnati a pianificare e perfezionare, tutto ciò non e’ nato dal nulla. E’ il frutto di un’educazione fondamentale, intensiva, generale. I figli di Israele sono educati in un discorso razzista senza mezze misure.

Un discorso razzista che non si ferma ai check-point ma regola tutti i rapporti umani in questo paese. I figli di Israele sono educati in modo che considerino il male che, dalla fine dei loro studi, dovranno far passare da virtuale a concreto, come qualcosa di imposto dalla realtà nella quale sono chiamati a lavorare. I figli di Israele sono educati in modo che considerino le risoluzioni internazionali, le leggi e i comandamenti umani e divini, come parole vuote che non si applicano a noi. I figli di Israele non sanno che c’e’ un’occupazione.

Si parla loro di “popolamento”. Sulle carte dei manuali di geografia, i Territori occupati sono rappresentati come facenti parte di Israele o sono lasciati bianchi e indicati come “zone sprovviste di dati”, detto in altri termini, zone disabitate.
Nessun libro di geografia nello stato d’Israele offre delle carte con le frontiere dello stato, perché i figli d’Israele imparano che la vera entità geografica che ci appartiene, e’ l’entità’ mitica chiamata Terra d’Israele e che lo stato d’Israele ne e’ una piccola parte provvisoria.

I figli d’Israele imparano che nel loro paese ci sono ebrei e non-ebrei: un settore ebraico e un settore non-ebraico, un’agricoltura ebraica e un’agricoltura non-ebraica, delle città ebraiche e delle città non-ebraiche. Chi sono questi non-ebrei, cosa fanno? Che aspetto hanno? E’ importante? Quando non sono chiamati non-ebrei, tutti questi altri che sono
presenti nel paese, sono chiamati globalmente: “arabi”.

Per esempio, nel libro “Israele, l’uomo e lo spazio” (edito dal Centro per la Tecnologia dell’Educazione, 2002), si può leggere a pagina 12: “La popolazione araba […] All’interno di questo gruppo di popolazione, ci sono credenti di differenti religioni e di gruppi etnici diversi: musulmani, cristiani, drusi, beduini e circassi, ma poiché la maggior parte di loro e’
costituita da arabi, d’ora in poi noi daremo a questo gruppo il nome di arabi o di popolazione araba”.

Nello stesso libro, i palestinesi sono chiamati “lavoratori stranieri” e le loro vergognose condizioni di sussistenza sono, dice il libro, “caratteristiche dei paesi sottosviluppati”. I palestinesi, che siano cittadini di Israele o che vivano nei Territori occupati, non sono
presentati in nessun testo scolastico come persone moderne, di città, occupate in lavori produttivi o prestigiosi o in attività positive. Essi non hanno volto. Sono rappresentati da immagini stereotipate: gli arabi cittadini di Israele, a cui si da’ l’appellativo sminuente di “arabi israeliani”, sono rappresentati sia da caricature razziste dell’arabo versione “Mille e una notte”, con baffi e kefia, scarpe a punta da clown e un cammello al seguito (Geografia della terra d’Israele, 2002), sia dalla foto razzista tipica della rappresentazione del terzo mondo in occidente - il contadino pre-tecnologico, che cammina dietro un aratro primitivo tirato da un paio di buoi (Le persone e lo spazio, 1998).

I palestinesi che abitano nei Territori sono rappresentati da foto di terroristi mascherati (Il ventesimo secolo / Tempi moderni II) o da branchi di rifugiati che vagano scalzi senza meta, con delle valigie sulla testa (Viaggio verso il passato, 2001). Questi stereotipi nei manuali scolastici sono definiti “incubo demografico”, “minaccia alla sicurezza”, “peso per lo sviluppo” o “problema che deve trovare una soluzione”.

Benché le zone palestinesi non siano indicate sulle carte, l’Autorità’ Palestinese e’ un nemico. Per esempio, nel libro “Geografia della terra d’Israele”, del 2002, si trova un sottocapitolo intitolato “L’Autorità’ Palestinese ruba l’acqua ad Israele a Ramallah”. Ma soprattutto il razzismo riesce ad esprimersi in libri ritenuti non razzisti e che forse ignorano il discorso razzista che trasmettono.

Testi qualificati da alcuni ricercatori come “progressisti, audaci, politicamente corretti”, testi volti alla “verità storica” e alla pace. Per esempio: Il ventesimo secolo, di Elie Barnavi, pagina 244: “Capitolo 32: i Palestinesi, da rifugiati a una nazione. Questo capitolo esamina lo sviluppo del problema palestinese […]
e gli atteggiamenti, nell’opinione pubblica israeliana, riguardo a questo problema e alla natura della sua soluzione”. Se mi si dicesse che questo titolo viene da altrove, che c’e’ da poco più di 60 anni e che invece del problema palestinese, si tratta del “problema ebraico”, io non mi sorprenderei.

Come si e’ creato questo problema? Tempi moderni II, di Elie Barnavi e Eyal Naveh, spiega: pagina 238: “E’ nella povertà, nell’inoperosità’ e nella frustrazione, in cui vivevano i rifugiati nei loro miserabili campi, che e’ maturato ‘il problema palestinese”.
Cosa causa questo problema? Pagina 239: “Il problema palestinese avvelena, da oltre una generazione, le relazioni di Israele con il mondo arabo e con la comunità internazionale”. Secondo questo testo, l’identità’ dei palestinesi e’ fondata sul “sogno del ritorno nella terra di Israele” e non in Palestina (pagina 238: “I palestinesi… hanno fondato la loro identità sul sogno del ritorno nella terra di Israele”).
Come si e’ creato il nazionalismo palestinese? Tempi moderni II: “Col passare degli anni, l’alienazione e l’odio, la propaganda e le speranze di tornare e di vendicarsi hanno fatto dei rifugiati una nazione […]”. Il libro spiega anche che la presenza dei palestinesi tra noi può “trasformare il sogno sionista in incubo versione Sudafrica” (Il ventesimo secolo, pagina 249).

Queste affermazioni sono state scritte dopo la vittoria di Nelson Mandela, ma il libro identifica di fatto gli ebrei dello stato d’Israele con i bianchi del Sudafrica per i quali la popolazione indigena e’ un incubo. L’assassinio di palestinesi da parte degli israeliani ha sempre ripercussioni positive, secondo questi testi pedagogici: Tempi moderni, Elie
Barnavi e Eyal Naveh, pagina 228: “Il massacro di Deir Yassin in effetti non ha inaugurato la fuga di massa degli arabi dal paese, che era iniziata prima, ma l’annuncio del massacro l’ha fortemente accelerata”. “Inaugurato” e’ una parola di festa. E subito dopo a pagina 230: “La fuga degli arabi ha risolto, almeno in parte, un terrificante problema demografico, e persino un moderato come Haim Weizman ha parlato a questo proposito di ‘miracolo’”.

E’ così che i figli d’Israele imparano che e’ un paese senza arabi – la realizzazione dell’ideale sionista. Imparano che uccidere palestinesi, distruggere le loro terre, assassinare i loro figli non e’ un crimine, al contrario: tutto il mondo illuminato ha paura del ventre musulmano ed ogni partito al potere che vuol vincere le elezioni e dimostrare il suo impegno per il sionismo o la democrazia o il progresso, fa la sorpresa, alla vigilia delle elezioni, di un’operazione dimostrativa di uccisione di palestinesi.

E ciò a dispetto del fatto che le scuole ebraiche nello stato d’Israele siano piene di slogan che dicono “di amare l’altro e di accettare chi e’ diverso”. Apparentemente, l’altro, colui che e’ diverso, non e’ chi vive nell’ambiente dove viviamo noi.

I figli d’Israele ne sanno di più sull’Europa - patria della fantasia e ideale dei dirigenti del paese - che sul Medio Oriente dove vivono e che e’ il focolare originario di più della metà della popolazione israeliana. I bambini ebrei, nello stato d’Israele, sono educati a dei valori umani di cui non vedono nessuna concretizzazione attorno a loro. Al contrario. Dappertutto assistono alla violazione di questi valori. Una studentessa che si definiva come “un’abitante di Tel Aviv, favorita, appartenente alla classe media”, testimonia così di questa confusione quando si meravigliava del fatto che “dei soldati del mio popolo, che mi proteggono e vogliono la mia sicurezza” maltrattano, senza battere ciglio, un padre palestinese e suo figlio (”Haaretz”, 13 marzo 2006). In questo contesto, l’espressione “dei
soldati del mio popolo, che mi proteggono e vogliono la mia sicurezza” e’ quel che esprime meglio l’ideologia dei razzisti: maltrattare l’altro e’ interpretato come difesa di quelli della nostra parte. Questa violenza fatta all’altro e’ quel che ci definisce e crea una solidarietà: noi li maltrattiamo, segno che siamo un popolo unito, e tutti responsabili gli uni degli altri.

Chi sono questi che lei dice “del mio popolo”? La parola “popolo”, come la parola “noi”, e’ una delle parole più pesanti che ci siano. E’ una parola che si presenta come se non lasciasse scelta, come un colpo del destino, un fatto naturale. La morte ci ha obbligato, la mia famiglia ed io, a scrutare questa parola in profondità.
Quando, qualche anno fa, una giornalista mi ha chiesto come potevo accogliere parole di consolazione provenienti dall’altra parte, io le ho immediatamente risposto che non ero pronta ad accogliere parole di consolazione proveniente dall’altra parte; la prova: quando Ehud Olmert, il sindaco di Gerusalemme, e’ venuto a porgermi le sue condoglianze, sono
uscita dalla stanza ed ho rifiutato di stringergli la mano o di parlargli.
Per me, l’altra parte e’ lui e i suoi simili. E questo perché il mio “noi” per me non si definisce in termini nazionalisti o razzisti. Il mio “noi” per me e’ composto da tutti quelli che sono pronti a lottare per preservare la vita e per salvare dei figli dalla morte. Da madri e padri che non vedono una consolazione nell’omicidio dei figli degli altri.

E’ vero che là dove noi siamo, questa parte conta più palestinesi che ebrei, perché sono loro che tentano ad ogni costo - e con una forza che non mi e’ familiare ma che non posso che ammirare - di continuare a condurre un’esistenza nelle condizioni infernali che il regime dell’occupazione e la democrazia israeliana impongono loro.

Tuttavia, anche per noi, vittime ebree dell’occupazione, che cerchiamo di liberarci della cultura della forza e
della distruzione nella guerra di civiltà
che si porta avanti in questi luoghi, anche per noi c’e’ posto qui.

Mio figlio Elik e’ membro di un nuovo movimento fiorito sotto il nome di “Combattenti per la pace” e i cui membri sono israeliani e palestinesi che sono stati soldati combattenti e che hanno deciso di fondare un movimento di resistenza nonviolenta all’occupazione. La mia famiglia e’ membro del Forum delle famiglie israeliane e palestinesi colpite da lutti e impegnate per la pace. Mio figlio Guy fa teatro con amici israeliani e palestinesi che si
considerano persone che vivono nello stesso luogo e che cercano di liberarsi da una vita tutta decisa, di malvagità e razzismo, che non e’ la loro.

E mio figlio più giovane Yigal fa ogni anno un campo estivo della pace dove ragazzi ebrei e ragazzi palestinesi si divertono insieme e creano legami solidi che si mantengono durante l’anno. Sono questi ragazzi il suo “noi” per lui.

E questo perché noi siamo una parte della popolazione che vive in questo luogo e perché noi crediamo che questa terra appartenga ai suoi abitanti e non a persone che vivono in Europa o in America. Noi crediamo che e’ impossibile vivere in pace senza vivere negli stessi luoghi, con chi vi abita. Che una fraternità reale non si stabilisce su criteri nazionalisti e razzisti ma su una vita comune in un determinato luogo, in un determinato
paesaggio e su sfide affrontate in comune. Che chi non supera le frontiere della razza e della religione e non si integra tra le persone del paese dove e’ nato non e’ un uomo di pace.

Purtroppo ci sono molti qui che si dicono persone di pace ma che, vedendo persone che vivono qui imprigionate in ghetti e recinti il cui scopo e’ affamarli fino alla morte, non protestano e inviano anche i loro figli a servire nell’esercito di occupazione, a fare le sentinelle sui muri del ghetto e alle sue porte.

Io non sono una donna politica ma e’ chiaro per me che i politici di oggi sono gli studenti di ieri e che i politici di domani sono gli studenti di oggi. E’ per questo che mi sembra che chi fa della pace e dell’uguaglianza il suo motto deve interessarsi all’educazione, esplorarla, criticarla, protestare contro la diffusione del razzismo nel discorso pedagogico e nel
discorso sociale, proporre delle leggi o riattivare delle leggi contro un insegnamento razzista e stabilire dei programmi alternativi dove si offra una conoscenza reale, profonda dell’altro, sbarrando ogni possibilità di uccidersi reciprocamente.

Un insegnamento del genere dovrebbe mettere davanti agli occhi le immagini delle bambine, stese con le loro uniformi scolastiche, nella sporcizia, nel sangue e nella polvere, i loro piccoli corpi crivellati dai proiettili sparati secondo le procedure, e porre, giorno dopo giorno, ora dopo ora, la domanda posta da Anna Achmatova che, anche lei, aveva perduto suo figlio in un regime assassino: “Perché questo solco di sangue strazia il fiore della tua guancia?”.

Nurit Peled-Elhanan e’ la figlia di Gal Peled, consigliere di Rabin a Oslo; nel 1994 sua figlia e’ morta in seguito ad un attentato contro un autobus a Gerusalemme; docente universitaria di Linguaggio ed educazione, e’ insegnante, traduttrice, scrittrice e madre israeliana; e’ fortemente impegnata per la pace tra Israele e Palestina; nel 2001 ha ricevuto dal Parlamento europeo il Premio Sakharov per i diritti umani.

da Hawiyya.org

martedì, maggio 22, 2007

A QualcunA piace porco





questo post l'ho tolto perchè a distanza di tempo, c'è ancora qualche Utente che me ne rimprovera la pubblicazione. E in effetti, rileggendolo, vedo che non ha nessun senso, nè come racconto erotico, che non è per niente arrapante, nè come qualunque altro discorso che abbia a che fare con qualcosa di intelligente. Ergo: lo abolisco. E vi chiedo scusa per aver pubblicato una simile porcheria. Si fottesse l'autrice "Chantal" di cui adesso capisco la volontà di "non pubblicarlo" sul suo blog.
ciao

Servi dei servi




G.W.Bush chiede, per l'Afghanistan, più impegno per gli europei*.
E' così "alla canna del gas" che manda Condoleeza in missione diplomatica da Zapatero, finora snobbato per via del disimpegno in Iraq dopo le stragi di Madrid, per chiedergli soldi e/o truppe, che chiaramente servirebbero a "dar man forte" agli americani, che ,di fronte all'opinione pubblica stan facendo una figura dimmerda, mandando a crepare decine di migliaia di soldati, senza riuscire a fermare la resistenza e senza riuscire a puntellare il governo fantoccio di Karzai.

Il discorso di Bush, fatto dei soliti richiami agli "obiettivi comuni" che "renderebbero necessario" l'impegno militare da parte di tutti, con "condivisione di oneri e rischi" in modo equo, culmina con delle affermazioni che, presumo, siano state fatte "con quella faccia un po' così" che richiama il solco verticale che disegna la forma specifica di ciascuna delle due natiche che contribuiscono a comporre l'anatomia umana e cioè:

"Ciascuna vittima civile è una vittima di troppo. Ma nel nostro caso si tratta di errori. Noi non decapitiamo la gente, non ricorriamo ai kamikaze con le bombe, non compiamo attentati."

No. Effettivamente. Loro invadono con gli aerei, ammazzano la gente con i mitragliatori, bombardano case e villaggi col fosforo bianco e dio sa cos'altro .

Forse la raffinatezza degli americani è la stessa che nel film Indiana Jones spingeva Harrison Ford a contrastare un arabo virtuoso con la scimitarrra, mediante un più sbrigativo (e pulito) colpo di pistola.

*sull'impegno elargito dagli italiani si veda questo post Di Moltitudini

lunedì, maggio 21, 2007

"CIAO infermiera"




Il grido di un cartone animato spudoratamente filosionista, gli "animaniacs", imperversa nella tv delle mie figlie. Io mi bevo la terza birretta e vedo quello che succede nel mondo con un minimo di distacco, autoconvincendomi che non me ne frega un cazzo: scoppiasse questo universo di merda e l'individualismo dei filosofi e dei poeti e dei sacerdoti scoppiasse pure in miliardi di frantumi e le memorie di miliardi e miliardi di persone si polverizzassero come "residui secchi" dell'essere. Schegge escrementizie di una scorreggia di dio.

Ho deciso che non me ne frega un cazzo.
Non è poco.


Kurt Cobain
, leader dei Nirvana nasce il 20 febbraio 1967 Aberdeen, WA, USA .
Lui e il suo gruppo, sono gli inventori del Grunge, il rock con la kitarra strascicata, la voce un po' scazzata, senza particolari virtuosismi musicali, tanto che si ispira al punk, per il suo dilettantismo musicale, ma anche all'hard core, il "suonare come viene" la chitarra, che non osserva rigorosamente l'armonia del pezzo e la voce, che può essere indifferentemente dentro, ma spesso è fuori, dalla tonalità delle note suonate dagli strumenti .
Kurt Cobain muore il 5 aprile 1994 Seattle, WA, USA, suicida: si spara in bocca col fucile di suo padre. Soffriva di depressione ed aveva tentato il suicidio svariate volte, tra cui una volta a Roma,sempre nel '94, il 3 marzo, quando fu trasportato all'Umberto primo d'urgenza. Il più bel disco che lascia è, senza ombra di dubbio, secondo me, Nevermind.
ciao

Una canzone che strappa l'anima, le mutande, i brandelli di muscolo cardiaco: Lake of fire

sabato, maggio 19, 2007

Who is the fascist?



Il titolo di questo post, l'ho parafrasato dal video "Who is the terrorist" in cui un guppo rap palestinese canta delle sofferenze del suo popolo e che ho già proposto.

Ma l'argomento di oggi è il "fascismo". Il nucleo significativo di questo vocabolo, spesso usato a sproposito. Qualcuno lo considera un pesante insulto, qualcun altro meno.

Premessa 1 : io ho pubblicato il post di Dacia Valent, non perchè sia d'accordo con Faurisson, che peraltro non conosco (conosco Irving e la sua storia allucinante, però) ma perchè condivido il pensiero di Dacia nella fattispecie del diritto di professare qualunque pensiero (e quando dico qualunque, dico anche che tollero di sentire in giro che l'esercito di sua maestà britannica brillava per morale e correttezza, quando mio padre fu torturato dagli inglesi dopo El Alamein) idea che da sempre è stata mia, come sa chi mi
segue.

Premessa 2: niente di personale.
Faccio solo un esempio dell'ennesima manipolazione concettuale e logica, che, guardacaso, proviene da un un'oscura blogger, che la vita mi ha condotto - mio malgrado - a tentare di non frequentare in rete, ma che mi ritrovo tra i ball,
quando meno me l'aspetto .

Allora: comincerò col dire che tra questo blog e questo altro blog, ritengo, senza ombra di dubbio, fascista il secondo.
Trattasi di signora poco nota per il suo fanatico filosionismo (al punto che mi diede della "serial killer" poichè avevo osato postare il filmato di un pestaggio israeliano ai danni di un palestinese, in un contesto, nel suo blog, dove dipingeva alcune "scene liriche" di "abitudini di vita" del popolo di Israele)

Oggi la incrocio sul blog di Dacia Valent, ove si commenta il suo post su Faurisson e vedo che scrive:


Faurisson nega che ci sia stata una volontà specifica di sterminio: io non sono una storica e non mi interessa minimamente discutere i dettagli dello sterminio, le migliaia di morti in più o in meno. Ma so che venivano a prendere i novantenni moribondi NEI LORO LETTI, in tutta l'Europa: senza intenzionalità di sterminio? Eh? So che non bastava usare tutte le risosrse di cui si disponeva per nascondersi, se non si aveva culo IN TUTTA EUROPA si veniva presi, con i propri vecchi, neonati o malati e deportati nei campi, e NON LI ABBIAMO VISTI TORNARE, bastardi che siete, e ora dobbiamo anche sentire queste vaccate DALLE CATTEDRE DI QUESTO PAESE LURIDO E COMPLICE?

Tutta la mia totale solidarietà al macellaio del ghetto Di porto, e ai suoi ceffoni a Faurisson e a Moffa.


Allora: il paese "lurido e complice" è l'Italia. Quella per la quale non hanno sofferto solo i parenti di Rosalux, ma i parenti di tutti.

Noi non siamo loro. Il rispetto dev'essere reciproco sopratutto per questa ragione, che, a priori, nessuno puo' immedesimarsi nelle sofferenze dell'altro.
Mio padre fu torturato perchè "non collaborazionista"* , ovvero non aveva aderito al cambio di bandiera dell'8 settembre. Per il resto, nel paese LURIDO E COMPLICE, si è sempre comportato da galantuomo, durante e dopo la guerra.

Ora, non solo Rosalux pretende di avere il monopolio della sofferenza bellica e della classificazione di un'intera collettività (che poi "dovrebbe" essere anche la sua Patria), ma poi, sul suo blog scrive:

Voglio esprimere con parole misurate la più vivida solidarietà ai metodi correzionali non violenti del macellaio del ghetto Di Porto, che è riuscito eroicamente a raggiungere con un ceffone - pur mancando il porco fascista Faurisson - per lo meno quel lurido bastardo di Moffa.

PS.
Non essendo una storica, lascio discutere gli accademici su quanti siano stati i milioni di morti. Mi limito a costatare che gli ebrei, neonati moribondi o novantenni che fossero, venivano stanati CON OGNI MEZZO, in tutta Europa, dai loro nascondigli e deportati nei campi, e che dunque chiunque neghi l'intenzionalità dello sterminio è un bugiardo fascista, che merita i metodi non-violenti del ghetto di Roma tanto quanto un esponente del KKK merita i metodi non violenti del ghetto di Harlem, altro che entrare nelle università


Allora: la prima cosa che noto è che il post s'intitola "Dal ghetto con amore" e mi vengono in mente le belle bimbe israeliane


che firmarono, all'epoca della guerra col Libano, i missili che poi sono caduti su Beit Hanoun e su altri obiettivi beccati "per errore"( e provocando molti risultati come questo) , proprio con la frase "die with love".

Lei l'amore lo fa provenire dal suo quartiere (il ghetto di Roma) diretto al macellaio ebreo, figlio di un deportato, che per questa ragione, con alcuni suoi complici, ha raggiunto Faurisson (e il prof claudio moffa che lo ospitava) per prenderli a schiaffi (metodo, per Rosalux non violento. ).
Faurisson (praticamente ottantenne) è riuscito a evitarli, mentre il prof Moffa è stato colpito.

Per carità, non è morto nessuno e nessuno è stato ferito gravemente, ma cio' non toglie che questi si siano comportati da squadristi. Come si comportarono da squadristi coloro che pestarono il rabbino Friedman ad Auschwitz.

Per me il fascismo è questo. La vigliaccheria. Se Friedman fosse stato armato o Faurisson fosse stato scortato, sicuramente le squadre di vigliacchi non ci sarebbero andate.
E' la stessa vigliaccheria dei 100 contro uno fascisti che uccisero Di Nanni. Dei 10 contro 1 che andavano a far bere l'olio di ricino a mio nonno. Delle 5 o sei persone che, come dice Dacia, si son fatti centinaia di km per andare a pestare un vecchio. I risultati possono essere inoffensivi o possono essere "degli errori umani" israeli mode (che sarebbe successo se a Faurisson fosse preso un colpo?)


A questi fascisti, Rosalux profonde solidarietà e, aggiungerei, "commozione" per l'"alta nobiltà del gesto".
Del resto, chi appoggia la politica sionista in quel modo, capisco abbia sentimenti coerenti all'ideologia.
A me invece la violenza accompagnata alla viltà fa schifo senza riserve.

Proprio quel sentimento profondo che insorge quando vedo il "forte" che sputa in faccia, umilia e vessa il debole, proprio sapendo e godendo della sua debolezza, perchè vi intravede il fantasma della sua potenza, il proprio cazzo illimitato, si sente dio, si sente superman e sente che nessuno può o vuole fermarlo piu'.

A casa mia si chiama "sadismo". Che si espleta in un semplice e poco grave schiaffo al debole (alla moglie?), ma anche nelle bombe tecnologicamente avanzate ( e non convenzionali) di Israele e degli Stati Uniti. E' un microcosmo che ha un corrispettivo nel macrocosmo e che per quante parole ci puoi spendere, ne merita a buon diritto solo una: "fascista".

*Poichè gentaglia di livello sotto le suole insinua ( o dice apertamente, ma anonimamente) che mio padre sarebbe "complice dello sterminio, faccio presente ai lettori che egli , arruolatosi a 16 anni nell'EI , in artiglieria era un artificiere, chiaro? la sua opera, in guerra, era far brillare le mine o far esplodere le bombe. (questo lo dico per i vigliacchi da 4 soldi che dicono "fascista" e godono al pensiero di picchiare un vecchio)
Ora: quando fu catturato dagli inglesi egli non accettò di fare il medesimo lavoro per l'esercito inglese (che avrebbe risparmiato suoi artificieri in caso di incidente).Per 'sta ragione fu torturato. Poi andò prigioniero degli yankees, che, devo ammettere, lo trattarono bene.
Questo pure lo dico alla faccia di chi, vigliaccamente, insinua che io ho ragioni familiari per "sostenere il fascismo". Brutte persone (esteriorimente ed interiormente) che non meritano nemmeno l'ossigeno che respirano.

venerdì, maggio 18, 2007

Meglio Faurisson di Pacifici



...e siccome nel mondo non c'è limite al peggio delle brutture, delle falsità, delle stronzate umane e mediatiche che si devono subire, ecco a voi un post, fresco fresco della grande Dacia Valent che vi sottopongo per leggere il vostro parere.


Oggi, a Teramo, un’ignobile teppaglia, che ha raccontato di esser discendente di deportati – come se l’esserlo li mettesse su un piano diverso dai naziskin che picchiano chi non la pensa come loro – ha malmenato un anziano professore francese, Robert Faurisson, perseguitato da oltre 25 anni da leggi che negano il diritto alla ricerca ed alla libertà d’espressione, e schiaffeggiato un accademico di valore, uno dei migliori africanisti d’Italia, Claudio Moffa.

Qualcuno dovrebbe dirmi cosa c’è di epico nel combattere una battaglia al fine di impedire ad un anziano storico di fare il suo lavoro, di provare la sua tesi, di discuterla e metterla a disposizione di chi voglia confutarla.

Che quel qualcuno mi spieghi cosa provoca questa paura irragionevole di confrontarsi con chi mette in discussione una tesi, che come tutte le tesi dovrebbe essere soggetta a verifica.

Per dirla con Popper, una tesi deve essere deducibile in maniera conclusiva. La sua forma deve essere tale che sia il verificarle sia il falsificarle siano logicamente possibili.

Dal punto di vista epistemologico questo conduce ad un criterio di demarcazione molto chiaro: nella stessa maniera in cui si può sostenere che sia scientifica un'asserzione passibile di “falsificazione”, si può sostenere che un'asserzione che non lo è, sia metafisica.

Nel caso della Shoah ciò non ci è dato.

Si tratta dell’unico caso, nello studio e nella ricerca storica, dove la verità è tale perché stabilita ed adottata da governi e non susseguente ad una disamina scientifica dell’assunto.

La sola messa in discussione (falsificabilità, in questo caso) della teoria alla base della Shoah, è un delitto di leso dogma.

Non sono una storica. Vado a naso. Come in tutte le cose in cui non sono preparata mi affido a chi si è formato per dare delle risposte.

Non mi improvviserò mai medico, o idraulico e nemmeno ingegnere o parrucchiera.

Esistono persone che hanno studiato, a lungo, per fornire determinati servizi e determinate risposte. E addirittura esistono persone che hanno studiato, sempre a lungo, per domandare le domande giuste.

La passione per lo studio, la ricerca, la messa in discussione dei dogmi che rendono la storia – quella fatta dai vincitori – un’abominevole palude stagnante degli interessi di parte, è commovente e convincente.

Ma per scelta di pochi ma potenti, noi in quella palude ci viviamo, sguazziamo a fianco delle sanguisughe e le accogliamo come costellazioni sulla nostra pelle, regalando loro vita e dignità.

La storia ufficiale ci impone il dogma secondo cui la sofferenza degli ebrei non è la stessa di quella dei Tziganer. Secondo cui la sofferenza degli ebrei non è la stessa dei somali, etiopiani ed eritrei. secondo cui la sofferenza degli ebrei è la sofferenza per antonomasia. E lo è non perché vi sia stata una ricerca seria in merito a quanto successo, alle cause, allo svolgimento. No. Lo è semplicemente perché si è deciso così.

L’accanimento con cui si perseguitano - e perseguitano è la parola giusta - quegli storici e ricercatori che non si adeguano alle verità di stato potrebbero essere assimilate ad un preciso sintomo del fatto che questa verità sia viziata e viziosa.
L’accanimento con cui interi governi si adeguano e promuovono la censura di chi questo argomento vorrebbe approfondirlo, discuterlo, renderlo meno mitico e più storico in fondo, potrebbe essere considerata la prova dell’esistenza di un complotto per nascondere una verità molto più scomoda di quella ufficiale.

Negare il diritto di approfondire, di mettere in discussione, di rendere la storia meno statica e più vivace come del resto dovrebbe essere, è come sventolare un drappo rosso di fronte al toro della volontà di sapere, alla curiosità di chi non si accontenta di un’unica versione, soprattutto quando imposta dalla struttura di potere.

Perché, e qualcuno me lo deve spiegare, per quale motivo degli storici che hanno di fronte anni di potenziale ed invidiabile carriera universitaria decidono, un giorno di suicidarsi accademicamente, toccando l’intoccabile? Dicendo l’indicibile?

Perché Faurisson, Zuendel, Irving e centinaia di altri, meno noti ma non per questo meno impegnati e meno perseguitati, non possono studiare, ricercare, confrontarsi come ogni altro studioso e ricercatore con il resto del mondo accademico? Cosa ha trasformato Ariel Toaff – mai destinatario di critiche per il suo lavoro accademico - in un intollerabile cialtrone?

In definitiva, cos’è che rende gli ebrei diversi ed intoccabili? E con loro lo stato di Israele.

La Shoah. Che smette di essere avvenimento storico per diventare una risorsa politica utile a minimizzare il dramma palestinese, ad offuscarlo e renderlo meno vicino grazie al senso di colpa dell'occidente.

E studiarla, sviscerare il male dietro il mito, storicizzare nel senso vero del termine quanto successo, allontanandolo dal mito ed avvicinandolo alla scienza, spiegare la storia e le sue motivazioni, qualsiasi esse siano, potrebbe rendere una fragile impalcatura, quella su cui si regge il mito laico dello stato etno-teocratico, la terra promessa da Dio al popolo da lui eletto a suo popolo, la terra senza popolo per un popolo senza terra.

Non esiste teoria storica che non abbia differenti versioni e punti vista per la sua analisi e la sua codificazione in termini storici, eccetto il capitolo della Shoah.

E questo, mi dispiace, mi mette in una posizione di non comprensione. Lo ripeto, la storia non è un flusso di notizie che si fissano nel tempo, senza possibilità di essere modificate da un nuovo documento, da una nuova scoperta.

Nemmeno il carbonio 14 è decisivo nella narrazione di ciò che ha composto così la razza umana.

Nulla lo è, se non la nostra sete di sapere o la nostra voglia di credere.

Il guaio succede quando la voglia di credere sopravanza la sete di sapere. Quando ciò che siamo viene annichilito da ciò che vorremmo essere.

E oggi, io mi sento meno sicura che la verità imposta per legge sia la verità vera.

Come Popper, il mio limite di demarcazione in questa vicenda è uno solo: la falsificabilità della tesi. Perché la verificabilità, quando sostenuta dai discendenti politici di Mussolini, francamente non mi basta.

Soprattutto quando sostenute, con la delicatezza tutta ebraica e di destra, dalle spranghe del camerata Pacifici.

Dacia Valent

Star Wars



Cazzo, mi ero prodotta a scrivere questo post per pubblicarlo su vivereincoma, invece niente. L'uomo del monte ha detto no. E perchè? Non vi scorge abbastanza filosionismo per poter uscire sulla sua gloriosa testata comaska.
Propongo una petizione...



Da l’unità del 17.5.07
Israele invia per il secondo giorno gli aerei a bombardare una zona vicino a Gaza City e i carri armati superano il confine.

Come possiamo notare, il glorioso popolo israeliano, attacca impavidamente i territori ex disoccupati. Lo sprezzo del pericolo e la gloria circonfusa di luce (divina) si spende per la pugna contro i nemici di Israele e dell’occidente, che si dibattono nell’incomprensibile follia di voler stare in un posto che non gli appartiene.

Infatti, pieno di livore e odio ingiustificato, hamas risponde che i morti saranno vendicati subito con l´invio di kamikaze sul suolo israeliano.

Ma niente paura, le forze del Bene sono schierate e fanno giustizia : Il fuoco israeliano ha ucciso una persona e ferite almeno una trentina.
Poi l’unità prosegue:

In mattinata, carri armati israeliani hanno preso posizione all'interno della Striscia di Gaza, dopo averne valicato il confine settentrionale. Un portavoce militare ha confermato che alcuni blindati hanno superato il confine arrestandosi a poca distanza da questo.

Chiaramente, le Forze del Bene non attaccano mai gratuitamente. Le forze del Bene possono solo Difendersi. Quindi possiamo capire il portavoce israeliano che dice: La mossa «non ha intenti offensivi».

Ma i palestinesi no: non capiscono il grande eroismo che si trovano davanti , essi, meschini, continuano a voler combattere per far trionfare il male nel mondo:
Nonostante il cessate-il-fuoco proclamato mercoledì da Hamas, tre militanti sono morti negli scontri.

Questo perché , giustamente, le forze del Bene non possono fidarsi delle forze del male, che concordano con il “cessate il fuoco” e poi invece ospitano sempre gente che spara.

Nel sud della Striscia di Gaza, a Rafah, uomini armati hanno fatto fuoco sulla folla che celebrava i funerali di un militante di Hamas: due persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite.

non dite che si tratta di infiltrati israeliani. No. Loro combattono, ma per l’energia positiva, uno stato di bontà che pervade il mondo . Essi riescono ad essere un esercito e ad essere “morali” contemporaneamente. Non s’infiltrerebbero mai tra i nemici. Non userebbero metodi cosi dozzinali, volgari e sleali (sono l'esercito piu' morale del mondo, vorrei vedere!!!).

A Gaza, invece, vi sarebbe stata una vera e propria esecuzione, secondo fonti del movimento radicale: un militante di Hamas è stato sequestrato dalla polizia controllata da Fatah e ucciso a sangue freddo nel quartier generale della fazione che fa riferimento al presidente palestinese Abu Mazen.

Questo perché i palestinesi sono un popolo diviso & non cosciente della propria identità. Spaesato, senza una meta, come tutti coloro che abbracciano il Male perchè non sono disposti a stare con chi la Forza sta (ricordate? la forza sia con voi..). Infatti non capiscono che l’unica salvezza è riconoscere il destino progressivo e progressista di Israele e piegarsi all’alto diktat della Democrazia. Ma il Male è così radicato in loro, che si ammazzano tra fratelli. Ma finchè non comprenderanno la grandiosità del destino di Israele, potrà sempre e solo succedere questo.

giovedì, maggio 17, 2007

Tanto vincono sempre loro...



Questo post, lo dedico a SPB, per le sue illuminate idee politiche. Apprezzerà (a tal punto che gliel'ho piazzato su vivereincoma)


Gli ebrei israeliani hanno sfondato il confine di Gaza coi carri armati e così hanno risposto ,anche con un attacco aereo, ai missili palestinesi.
Del resto, come non reagire ad un barbarico attacco da parte di questi “morti di fame” che vorrebbero “distruggere Israele?”. E si sa, la potenza e l’odio dei palestinesi arriva dovunque: essa costituisce una minaccia tangibile per Israele, un piccolissimo stato, inoffensivo, che vuole solo la sua terra, perché, del resto, non è che gliel’ha promessa uno qualsiasi, giel’ha promessa il dio degli ebrei. Cazzo, mica pizza e fichi.


Israele è come la storia di Davide e Golia. Il piccolo stato che è nemico di tutti. Che stava sulle palle a tutti. Che lo odiavano proprio tutti. L’antisemitismo non se l’è mica inventato Hitler. C’è sempre stato.

Questo, perché gli umani sono invidiosi: non è colpa degli ebrei se sono più intelligenti delle altre “razze” umane. Se non fosse così, non ci sarebbero stati Einstein, Freud, Bergson, Wittgenstein, Benjamin, Marx, Derrida, Spinosa, Filone l’ebreo e Maimon.

Nel 1948 è stato fondato il glorioso stato di Israele. Dopo tanti secoli, l’alacre lavoro dell'eroe ideologico Theodor Hertzl, ha dato i suoi frutti.
Israele è nato come uno stato pacifico. Un piccolo lembo di terra che si affaccia sul Mediterraneo, l’unico stato dove nei kibbutz, mentre trasformavano il deserto in un giardino (perché gli ebrei sanno rendere giardino il deserto) , hanno saputo capire più degli altri (eh per forza, sono più intelligenti…) il messaggio di Carlo Marx (che, come ho detto, era ebreo) ed hanno saputo applicare il “vero comunismo” ovviamente senza fare i morti che han fatto Stalin e pol pot quando hanno cercato di fare lo stesso nei loro paesi.

Quindi, quando si leggono notizie come questa, non si deve pensare che gli israeliani stiano facendo una guerra imperialista, colonialista, di rapina delle risorse territoriali, di conquista dello spazio vitale. No.

Si deve pensare che è in atto una nemetica rivendicazione del glorioso popolo ebraico che sta finalmente riconquistandosi quella terra da cui, poco tempo fa, era ingiustamente stato cacciato e che, come colui che sarebbe stato il re Davide, soltanto con sparuti armamenti, qualche bomba comprata a caro prezzo dai nemici occidentali sempre ostili, ora come in passato, caccia via il “gigante” palestinese, che si accresce, come un cancro, a partire dal numero esagerato di figli che le donne palestinesi mettono al mondo senza alcun ritegno. E che si sacrificano, come Giacobbe voleva fare con Isacco, sull’altare dei kamikaze, che a volte fanno saltare gli autobus pieni di bambini israeliani che vanno a scuola.

..e come direbbe Aquilatricolore: vergogna!

ps: vi chiederete come si fa a scrivere tutte ste cazzate...ebbene: piazzatevi sotto il naso una bandierina di Israele e, in posizione yoga a schiena dritta, ripetete continuamente il mantra "israele prenderà il potere su tutto il mondo" e dopo un po', il post esce come una cagata dopo il lassativo...
Della serie: ho scoperto il segreto di Debbie Fait...

Il proibizionismo porta morte (a noi) e soldi (a loro)






prendo spunto per questo post da quello di Lenin 1986 che mi vede (è raro ma è così) completamente sulla sua linea.

Trovo che il proibizionismo in merito alla cannabis indica rasenti il paradosso e sia totalmente irrazionale. Che lo sia così tanto da far pensare ad un complotto realizzato dalle industrie farmaceutiche e dai produttori di alcolici per spacciare, con tutti i crismi della "legalità" e della "scienza" i loro merdosi ansiolitici, psicofarmaci, antidepressivi più le "droghe legali" (bacardi, chivas regal, johnnie walker, ecc..) propagandate con dovizia di "star" e di slogan e di "modelli" ,così accattivanti da far pensare che l'alcolismo sia ,praticamente, una virtù.

A questo proposito vorrei segnalare l'iniziativa del comune di Milano, che spedisce, a chi sia genitore di ragazzi dai 13 ai 16 anni, un opuscolo con illustrati tutti gli effetti delle droghe "illegali", facendo un unico insieme di coca, "ero", ecstasy e "fumo", mettendo in guardia i genitori sui "sintomi" di tali "tossicodipendenze" in un tono veramente terroristico ( e fondato su chissà quali scelte in materia di scientificità dei dati prodotti). Insieme a tale opuscolo, un "buono" spendibile in farmacia, per approvvigionarsi "aggratis" di un kit di tamponi e testatori per le urine, da somministrare ai loro figli (anche a loro insaputa) per verificare se facciano uso di droghe e se sì, di quali.

I fini psicologi del comune, forse, cercano di dare un po' di lavoro a "chi l'ha visto", dato che, per alcuni genitori, beccare tracce di thc nel sangue dei figli ,significa aver imboccato l'inesorabile strada del vizio, l'essere entrati nel tunnel del "non-ritorno delle tossicodipendenze".
Nella migliore delle ipotesi, un'iniziativa del genere rischia di compromettere in modo grave il dialogo tra genitori e figli, che se non c'è, genera panico inutile ( e dannoso) e se c'è, l'iniziativa risulta un inutile dispendio di risorse pubbliche, teso a inficiare la vita del cittadino inutilmente.

Mi piacerebbe sapere quanti soldi nostri sono stati spesi in quest'operazione mediatica che vorrebbe mostrare "quanto sta a cuore ai pubblici amminstratori la vita familiare degli italiani" (non per niente si è fatto un family day eh,,) e la loro salute.

Ho vissuto gli anni in cui i giovani morivano come mosche, prima per via dell'eroina, poi dell'aids, indotto dalla medesima. So di scene familiari culminate con la minaccia del suicidio da parte di qualcuno dei componenti, per aver trovato il "cucchiaio", il "laccio emostatico" nelle tasche del proprio "bambino".

Ho visto genitori buttar fuori di casa il figlio.
Altri che si mettevano in contatto con la "comunità" per spedirlo via nel piu' breve tempo possibile.
Nella realtà periferica milanese che ho vissuto io, ho visto morire un sacco di gente. Alla fine degli anni 80, vi erano quartieri in cui si faceva un funerale a settimana, di persone sotto i 30 anni.

Dei sopravvissuti che conosco , nessuno che si sia liberato attraverso la comunità.
La maggior parte sono usciti dall'eroina da soli. Hanno scampato l'aids per culo.
In ogni caso, la rivolta studentesca degli anni settanta è stata smorzata, non solo ma anche, dall'eroina e dalle sue conseguenze.

Lo spinello lo abbiamo fumato tutti. Del 99% che fumavano lo spinello in periferia, solo il 5% passava alla coca (anche perchè, oggi no, ma allora costava uno sproposito) e di questi,il 2% all'eroina. Che peraltro era mortale nella misura in cui la tagliavano con la stricnina o con altre sostanze nocive.

Della gente che ho visto andare in comunità, la maggioranza l'ho vista riprendere quand'è tornata.
L'aids poi, come un killer che ti aspetta con pazienza, si manifestava anni e anni dopo che il malcapitato aveva, faticosamente e senza alcun aiuto, fatto scelte di "regolarità" e di legalità, inserendosi come un bravo cittadino che ha sbagliato, ma ha pagato, nel sistema.

Oggi non conosco come stanno le cose. Mia figlia mi dice che molti suoi amici, dalle medie, sono drogati persi. Che però tra le prime droghe che provano ci sono gli anabolizzanti per ottenere migliori risultati in palestra.

Personalmente, considero il "fumo" come la valeriana o la camomilla. Un ansiolitico "illegale".
Che diventa obiettivo del potere nella misura in cui esso fa concorrenza a settori commerciali precisi e ben piu' sporchi, a livello di guadagni e di dannosità della sostanza.

L'illegalità di cui la marjuana è circonfusa, fa sì che essa venga spacciata e tagliata in modo ignobile, generando tragedie come quella del ragazzo morto dopo uno spinello.
Negli stati uniti, negli anni 80, andava di moda la "angel power" un "fumo chimico" che non aveva a che fare con il thc, che provocava deliri di onnipotenza suicidi (la gente si sentiva, dopo questo "spinello" di poter volare, quindi si gettava dalle finestre. Un po' lo stesso effetto della coca chimica, il crack, che miete tante vittime tuttora tra i giovani americani).

Ora apprendo che esiste 'sto fumo letale, che marjuana non è, e che fa morire la gente.
Da genitrice mi cago sotto. E inviterò mia figlia (esplicitamente e senza manco ritirare il kit del comune) a non fare "tiri" da spinelli che girano, eventualmente, in compagnia.
Ormai il fumo è off limits. Come l'angel power. Ma perchè si muova qualcosa (forse) dovranno morire ancora un po' di adolescenti.

Noi dobbiamo accontentarci di sentire Fini che dice, pensando di prendere molti voti per la sua determinazione, che "drogarsi non è un diritto". Con tutte le falsità, le riserve, le conseguenze, pure nefaste, che questo principio provoca nel tessuto sociale e nei nuclei delle famiglie. Ma è la sottocultura di questo sistema. Che fa la guerra anche per l'oppio e che trova il massimo dei modelli di vita nel "mercato". A parte i pochi fanatici "carismatici" che si agitano durante il family day e che si pensano migliori perchè illuminati dal "cristo".

mannaggia che mondo di merda..

mercoledì, maggio 16, 2007

Gioia-Divisione



Non è che, tecnicamente, fossero perfetti come musicisti, i Joy Division. Erano abbastanza stonati, specialmente il chitarrista. Il basso, pur essendo favoloso, non si sentiva tanto. Insomma, ci voleva un bel lavoro di rimaneggiamento in sala di registrazione, per renderli grandiosi.
Ian Curtis, il cantante, era malato di epilessia e soffriva di accessi psicotici .
Si impicca il 18 maggio 1980, nella sua casa di Macclesfield.
Lo trova la moglie, cui aveva lasciato un biglietto: "In questo momento l’unica cosa che desidero è morire… Non ce la faccio più ad andare avanti".

Questo brano è, per me, il più bello che han fatto. L'ho ascoltato centinaia di volte, perchè ha accompagnato stati d'animo legati a momenti, diciamo, importanti (e non molto allegri).

Quando avevo 20 anni ero "dark". Mi vestivo di nero, coi capelli neri, cotonati, la faccia piuttosto pallida.
Oggi, che ne ho 46, non mi concio più così. Ma dark lo sono ancora. Anzi, penso di non esserlo mai stata così tanto.

Questa canzone s'intitola "new dawn fades".
La nuova alba sbiadisce.
La dedico a...
Mah. Non lo so. magari poi mi viene in mente..*.

e vi piazzo pure le lyrics

A change of speed, a change of style.
A change of scene, with no regrets,
A chance to watch, admire the distance,
Still occupied, though you forget.
Different colours, different shades,
Over each mistakes were made.
I took the blame.
Directionless so plain to see,
A loaded gun wont set you free.
So you say.

Well share a drink and step outside,
An angry voice and one who cried,
well give you everything and more,
The strains too much, cant take much more.
Oh, Ive walked on water, run through fire,
Cant seem to feel it anymore.
It was me, waiting for me,
Hoping for something more,
Me, seeing me this time, hoping for something else.

*mi è venuto in mente. La dedico a quel fetente di Sir Percy Blakeney, che manco posso prenderlo a ceffoni, come vorrei (ecco l'ho scritto. Vaffanculo)

martedì, maggio 15, 2007

Elezioni locali comaske (ma pensa te)




Come molti di voi sapranno, sto curando il blog Vivereacomo. L'incarico è delicato xkè il 27 maggio (mi pare) ci sono le elezioni amministrative. L'attuale sindaco Bruni (FI), pur essendo stato discusso sul blog dagli utenti ed essere stata messa in dubbio la sua "onesta'", si ripresenta (per forza italia) ed è il cavallo piu' accreditato per vincere.

Ora: su quel blog faccio quello che faccio sempre e cioè discuto a livello di fenomenologia popolare, il linguaggio dei messaggi elettorali che provengono dai candidati. Senza peraltro conoscere molto della realtà comaska, xke sono milanese da sempre.

Il mio operato non piace, soprattutto ai candidati, che esprimono critiche in modo bipartisan. Anzi, il più criticone di tutti è tal sig. Costa Loris, candidato al consiglio comunale per l'ulivo (ds mi pare)

Mi dà infatti della qualunquista, anche quando attacco i candidati di destra. Anche se sono ironica o sopratutto quando succede.
Ma perchè?
Io non capisco perchè tutto questo livore. Esprimo solo delle osservazioni e dei pareri. In modo veramente innocente...Tra un po' mi spunta l'aureola...

lunedì, maggio 14, 2007

Ignoranza e autoderisione alla kermesse sulla "famiglia"



Mi ero ripromessa di non parlarne. Ma le notizie che mi sono arrivate da Roma e le reazioni delle jene politiche, mi hanno persuaso a fare un altro post sulla questione "family day".
In piazza San giovanni, diverse migliaia di persone, provenienti dalla suburbia italiana sono state portate, in gita parrocchiale, a testimoniare l'egemonia della chiesa in questo paese.

C'era, in quella piazza, l'odore della povertà. Famiglie con bambini dal naso moccioso, piangenti per il caldo e per la folla, che bevevano the o acqua fresca per difendersi dall'afa resa più pesante dal sovraffollamento. Thermos, cestini da pic nic e improbabili panini consolavano quelle bocche che erano lì perchè le aveva chiamate "il Signore".
E urla, e slogan e preghiere.

Il frastuono disperato di un popolo abbandonato che cerca nella religione l'ultima speranza in un misticismo indotto che riguarda solo loro e non il potere cui hanno scelto di asservirsi. Un condizionamento i cui effetti si specchiano nei sorrisi ,compiaciuti e abbronzati, rubati dai tg serali a Fini, Casini e Bagnasco.

Signore e signori vestiti con abiti da liceali di periferia acquistati da mamme povere al mercato. Qualcuno agita un corpo sovrappeso in salti esusltanti in mezzo a facce invasate. Inquadrano i loro occhi, roteanti nella frenesia di sentirsi, con uno stipendio che langue al 10 del mese, simili al Cristo.

Migliaia di corpi, facce, occhi, cuori che cercano negli abiti talari quelle risposte che non arrivano da una classe dirigente che li sta affamando .
Non sanno, o non vogliono vedere, la complicità con gli omini vestiti strani che si fingono interlocutori dei loro bisogni.

Il vaticano ha preso l'abitudine di imitare, anche nel clero e nell'organizzazione pastorale dei gruppi di fedeli, gli americani. Propagando una mistica delle visioni della Madonna, dell'esempio del Cristo, dei "poteri" che una vera fede conferirebbe a chi rinuncia ai significati della vita terrena. Nel baccanale cristiano si manifesta il proiettarsi in un mondo dietro al mondo che eslcude ogni giustizia sociale e nega il valore di ogni rivendicazione ,in quanto umani, presso il potere.

Il Papa è in sudamerica. Per tuonare contro l'aborto e contro i contraccettivi. Per chiedere finanziamenti alle scuole cattoliche.
Cio' mentre i "meninos de rua" muoiono, a centinaia al giorno nei bassifondi di Rio o San Paolo. Come descrive lo splendido film brasiliano "Città di Dio", :nome di una delle realtà più violente umanamente immaginabili: la favela.

E in Italia, quando tolleriamo spocchiosi i bambini ziangari che chiedono la carità alle 10 del mattino, quando dovrebbero essere a scuola e portiamo i bambini "fortunati" al family day in una calda giornata di Maggio, stiamo preparando la "nostra" favela.

Quella fatta di gente con debiti, senza casa, con bambini analfabeti, con assistenza sanitaria carente, con potenti sempre più ricchi e sempre più dispotici che han creato l'ignoranza per far sopravvivere il loro autoritarismo.
Quei "cristiani" che confondono la trinità di Dio con Gesù, Giuseppe, Maria.

In piazza San Giovanni, con le famiglie numerose che alla domanda "come fate ad arrivare a fine mese?", rispondono: "..E' il Signore.." e con gli altri, che riescono a saltare come minorenni drogati, a tirar fuori la voce per intonare preghiere, utili come l'ultimo salvagente sgonfio nel naufragio delle possibilità dei vivi, si celebra il funerale della speranza.

venerdì, maggio 11, 2007

Lettera a Ruini sulla famiglia (di Marco Travaglio)



I miei lettori sanno quanto ami & veneri Marco Travaglio per ogni cosa che scrive.
In occasione del family day, niente più delle sue parole, può esprimere il mio pensiero. Quindi la parola al grande Marco:


Eminenza reverendissima cardinale Camillo Ruini, mi rivolgo a lei anche se la so da poco in pensione, anziché al suo successore card. Bagnasco, perché lei è un po’ l’Andreotti del Vaticano: ha accompagnato la vita politica e religiosa del nostro paese per molti decenni.

Come lei ben sa, non c’è paese d’Europa che abbia avuto tanti capi del governo cattolici come l’Italia.
Su 60 governi in 60 anni, 51 avevano come premier un cattolico e solo 9 un laico: 2 volte Spadolini, 2 Craxi, 2 Amato, 2 D’Alema, 1 Ciampi, che peraltro si dichiara cattolico. In 60 anni l’Italia è stata governata per 52 anni da un cattolico e per 8 da un laico.

Se la DC e i suoi numerosi eredi avessero fatto per la famiglia tutto ciò che avevano promesso, oggi le famiglie italiane dormirebbero tra due guanciali.
Sa invece qual è il risultato? Che l’Italia investe nella spesa sociale il 26,4% del Pil, 5 punti in meno che nel resto d’Europa a 15, quella infestata di massoni, mangiapreti, satanisti e -per dirla con Tremaglia- culattoni. Se poi andiamo a vedere quanti fondi vanno alle famiglie e all’infanzia nei paesi che non hanno avuto la fortuna di avere in casa Dc e Vaticano, scopriamo altri dati interessanti.

L’Italia è penultima in Europa col 3,8% della spesa sociale alle famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania, il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo alla famiglia l’1,1% del Pil: meno della metà della media europea (2,4). Sarà un caso, ma noi siamo in coda in Europa per tasso di natalità: la Francia ha il record con 2 figli per donna, la media europea è 1,5, quella italiana 1,3. E il resto d’Europa ha i Pacs, noi no: pare che riconoscere i diritti alle coppie di fatto non impedisca le politiche per la famiglia, anzi. Lei che ne dice?

Lei sa, poi, che per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile. Sa quanto spendiamo per aiutare i disoccupati? Il 2% della spesa sociale, ultimi in Europa. La media Ue è il 6%. La Spagna del terribile Zapatero spende il 12,5. I disoccupati che ricevono un sussidio in Italia sono il 17%, contro il 71 della Francia, l’80 della Germania, l’84 dell’Austria, il 92 del Belgio, il 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda, il 100% del Regno Unito.
E per i giovani è ancora peggio: sotto 25 anni, da noi, riceve il sussidio solo lo 0,65%; in Francia il 43, in Belgio il 51, in Danimarca il 53, nel Regno Unito il 57.
Poi c’è la casa. Anche lì siamo penultimi: solo lo 0,06% della spesa sociale va in politiche abitative (la media Ue è il 2%, il Regno Unito è al 5,5). Se in Italia i figli stanno meglio che nel resto del mondo, anche perché sono pochissimi, per i servizi alle madri siamo solo al 19° posto.

Forse, Eminenza, visto il rendimento dei politici cattolici o sedicenti tali, avete sempre puntato sui cavalli sbagliati. O forse, se aveste dedicato un decimo delle energie spese per combattere i Dico e i gay a raccomandare qualche misura concreta per la famiglia, non saremmo i fanalini di coda dell’Europa: perché i nostri politici le promesse fatte agli elettori non le mantengono, ma quelle a voi le mantengono eccome. Sono proprio sacre.

Ora speriamo che il Family Day faccia il miracolo. A questo proposito, vorrei mettere una buona parola per evitare inutili imbarazzi. Come lei sa, hanno aderito all’iniziativa moltissimi politici così affezionati alla famiglia da averne due o tre a testa. Come Berlusconi, che ha avuto due mogli, senza contare le giovani e avvenenti attiviste di Forza Italia con cui prepara il Family Day nel parco di villa Certosa. Le cito qualche altro esempio da un bell’articolo di Barbara Romano su Libero. Vediamo la Lega, che fa fuoco e fiamme per la sacra famiglia.
Bossi 2 mogli. Calderoli 2 mogli (la seconda sposata con rito celtico) e una compagna. Castelli, una moglie in chiesa e l’altra davanti al druido. Poi c’è l’Udc, l’Unione democratico cristiana, dunque piena di separati e divorziati. Divorziato Casini, che ha avuto due figlie dalla prima moglie e ora vive con Azzurra. Divorziati l’ex segretario Follini e il vicecapogruppo Giuseppe Drago, mentre la vicesegretaria Erminia Mazzoni sta con un divorziato. D’Onofrio ha avuto l’annullamento dalla Sacra Rota. Anche An è ferocissima contro i Dico. Fini ha sposato una divorziata. L’on. Enzo Raisi ha detto: “Io vivo un pacs”. Altro “pacs” inconfessato è quello tra Alessio Butti e la sua compagna Giovanna. Poi i due capigruppo: alla Camera, Ignazio La Russa, avvocato divorzista e divorziato, convive; al Senato, Altero Matteoli, è divorziato e risposato con l’ex assistente. Adolfo Urso è separato. L’unico big in regola è Alemanno: si era separato dalla moglie Isabella Rauti, ma poi son tornati insieme. Divorziati gli ex ministri Baldassarri (risposato) e Martinat (convivente). La Santanchè ha avuto le prime nozze annullate dalla Sacra Rota, poi ha convissuto a lungo.
E Forza Italia? A parte il focoso Cavaliere, sono divorziati il capogruppo alla Camera Elio Vito e il vicecapogruppo Antonio Leone. L’altro vice, Paolo Romani, è già al secondo matrimonio: «e non è finita qui», minaccia. Gaetano Pecorella ha alle spalle una moglie e “diverse convivenze”. Divorziati anche Previti, Adornato, Vegas, Boniver. Libero cita tra gli irregolari persino Elisabetta Gardini, grande amica di Luxuria, che ha un figlio e (dice Libero) convive con un regista. Frattini, separato e convivente, è in pieno Pacs. Risposàti pure Malan, D’Alì e Gabriella Carlucci, mentre la Prestigiacomo ha sposato un divorziato. E al Family day ci sarà pure la Moratti col marito Gianmarco, pure lui divorziato.

Ecco, Eminenza, personalmente sono convinto che ciascuno a casa sua sia libero di fare ciò che vuole. Ma è difficile accettare l’idea che questi signori, solo perché siedono in Parlamento, abbiano dal ‘93 l’assistenza sanitaria per i conviventi more uxorio e vogliano negarla a chi sta fuori. E che lei Eminenza non abbia mai tuonato contro i Pacs parlamentari. Ora però non vorrei che qualche Onorevole Pacs disertasse il Family Day per paura di beccarsi una scomunica. Perciò mi appello a lei: se volesse concedere una speciale dispensa almeno per sabato, ne toglierebbe d’ imbarazzo parecchi. Potrebbe pure autorizzarli a sfilare ciascuno con tutte le sue famiglie, magari entro e non oltre il numero di 3. Per far numero. Ne guadagnerebbe la partecipazione. Si potrebbe ribattezzare l’iniziativa Multifamily Day.

Marco Travaglio

Fonte: http://www.annozero.rai.it
Da http://comedonchisciotte.org

giovedì, maggio 10, 2007

Lotta al Sistema



Non credo che l'espressione "lotta al sistema" sia appannaggio di gente "rivoluzionaria", "comunista" o sovversiva, come lo spaccio di stronzate mediatiche cerca di far credere. Tant'è vero che nella nostra società vi sono individui che, senza essere particolarmente estremisti (anzi...) dedicano le loro energie e il loro tempo a combattere le magagne più eclatanti di questa società "feudale", governata da dirigenti la cui definizione politica scade, senza voler dare giudizi morali, nel paradosso.

A parte Marco Travaglio la cui attività giornalistica volta all'informazione e alla denuncia stimiamo in tanti, vorrei parlare di altri due personaggi attivi in rete e non solo, che combattono contro le iniquità di questo sistema: Piero Ricca e Antonio Caracciolo.
Piero Ricca è un liberale, come Travaglio, che ritiene che i difetti di questo sistema risiedano nella stessa strutturà di impunità con cui il potere si è consolidato. Potere che ha creato un sistema di asservimento tale che in Italia non esistono più giornalisti che facciano le domande doverose ad Andreotti, che si presenta come un educatore nelle università e che invece è un pregiudicato prescritto per reati di mafia.

Il paradosso, in questo caso è che, in una conferenza stampa (cioè dove i giornalisti dovrebbero professionalmente esercitare il loro diritto di fare domande per fornire all'opinione pubblica gli srumenti per valutare la realtà) le domande di Piero risultano così sovversive in sè e per sè, che le guardie lo fermano, lo vessano, gli chiedono i documenti.

Andreotti, che è stato prescritto ma che presenta un curriculum giudiziario di tutto rispetto, per quel che riguarda le collusioni con la mafia, viene protetto dalle forze dell'ordine. Quelle stesse che vengono colpite ogni volta che la mafia compie un attentato. Piero che esercita un banale "diritto di informazione" è perseguitato dai colleghi di quei poliziotti che sono stati uccisi da conoscenti di Andreotti, che non è "innocente" come disse Bruno Vespa in una menzognera trasmissione "porta a porta". Bensì "prescritto" che è cosa molto diversa e che scaturisce dalla più pervicace politica di Berlusconi, tesa a liberare i suoi amici dalle pendenze penali con leggi apposite.

Come si vede da questo video, Piero Ricca si batte anche contro il conflitto di interessi, che pure questo governo vuole tutelare, con la motivazione che (secondo le parole di Fassino) "se si risolve, non lavora più nessuno." ed è stoppato, rimbrottato, interrotto malamente da FASSINO che trova fastidiose queste obiezioni. Evidentemente anche lui, uomo "desinistra" in questo feudalesimo di potentati, si è abituato bene.

Io non condivido completamente Piero Ricca, non credo che il liberismo economico sia una soluzione, nè credo che il "mercato" seppure "depurato" dai potentati che esercitano con i loro raggruppamenti fatti di parentele ed amicizie legate da situazioni di illegalità, sarebbe l'orizzonte migliore per la società. Tuttavia l'opera "sovversiva" di Piero (aggettivo che non gli piacerebbe, visto che per lui le cose che fa sono semplici reazioni che dovrebbero venire spontanee a qualunque cittadino consapevole e responsabile ) la apprezzo molto.

Così come apprezzo l'attività intellettuale di Antonio Caracciolo da Seminara, professore universitario, studioso di filosofia politica, che , iscritto a Forza Italia, gira per incontri, congressi, conferenze dei vari partiti per fare "domande scomode", sia nel campo della politica italiana che estera.
Per esempio in questo post racconta dell'imbarazzo suscitato da una sua domanda alla riunione dei "riformatori liberali" (che raggruppa radicali, gente di forza italia e di altri gruppi di destra) e cioè di quanto si potrebbero da subito abbassare le tasse agli italiani se si abolisse l’otto per mille alla Chiesa e tutti gli altri privilegi connessi. Sul suo blog (per il quale teme l'oscuramento,per via delle idee "sovversive" che esprime) il professore racconta brillantemente delle vicissitudini di isolamento e di emarginazione nell'ambiente politico (è iscritto a Forza Italia) e accademico per la sua incapacità di piegarsi alle peggiori logiche del potere.

Cio' che il consueto "spaccio mediatico di stronzate" mette in giro è che la "sovversione", cioè la contestazione più radicale dei meccanismi del potere, sia una cosa "pericolosa". E questo è vero, soprattutto per i soggetti della contestazione, che non se la passano bene a mettersi contro coloro che il potere lo detengono saldamente.
I "sovversivi" sarebbero, secondo la tv, "pericolosi comunisti" o , peggio, "anarcoinsurrezionalisti" , magari pure armati di bombe. Questa disinformazione ha di mira l'emotività dell'italiano medio, inculcandogli paura, per indurlo a votare sempre le stesse persone, le cui facce vengono rappresentate ogni sera dal mezzo televisivo e che, anche se magari sono facce di pregiudicati o prescritti, il mezzo stesso fa sì che la massa impari ad amarli, quasi come parenti che anche se hanno tanti difetti, alla fine sono imposti dalla necessità della stirpe.

martedì, maggio 08, 2007

Un'eredità di Palle



Berlusconi era un piazzista prestato alla politica, che con un budget irrisorio e mezzi mediatici impensabili per chiunque, è diventato perniciosamente presidente del consiglio, tutelando gli "affari suoi" (nel senso televisivo e letterale del termine)e non facendo niente, se non del male, per il Paese che l'aveva generosamente eletto.

Ma oggi è palese che Prodi non è meglio. Un democristo che tenta la parlata sacerdotale per convincere la gente, ogni giorno, che lui e i suoi accoliti stanno "lavorando alacremente" per far del bene a tutti noi.

Ma è sufficiente un'analisi politica pure superficiale per considerare che Prodi è un "pacco vivente" nè più nè meno che il Berlusconi. Certo, gli interessi che difende sono diversi: non si tratta più della propria azienda, ma, per esempio, della sua posizione all'interno della banca Goldman Sachs (una banca mondiale che tutela sia i proventi delle società di Bush, Cheney, Wolfowitz, Condoleeza Rice ecc...)le azioni della quale, lui e la moglie sono titolari.

Poi ci sono i furbetti della parrocchietta, tipo Mastella, che dall'alto del suo feudo a Ceppaloni ha promesso favori ai suoi accoliti, varando un'amnistia che ha tirato fuori dalle galere ogni genere di omicidi e stupratori, sbagliando addirittura le previsioni sul numero di persone che avrebbero dovuto essere liberate, che, nella realtà hanno superato le aspettative del legislatore addirittura nella misura 1:3.

Poi però, questo governo simildemocristo (ma peggio), si mette prono al cospetto dell'omino con la faccia abbronzata e le babbucce di Armani del Vaticano e, annullando il provvedimento della Turco (oggi impegnata ad istituire commissioni che indaghino sulle decine di morti che i tagli sulle spese e il clientelismo baronale provoca negli ospedali) che depenalizzava le droghe leggere, ha fatto un piacere anche a lui. Uno dei tanti.

Nel frattempo, i media aumentano ogni giorno il volume del loro frastuono. Un evento di rilevanza microscopica, diventa un caso nazionale e se ne parla per giorni. Come la storia delle dichiarazioni di Andrea Rivera al concerto del 1 maggio. Un fatto ridicolo, di cui si sta ingigantendo il polverone dello strascico di polemiche giorno dopo giorno, per coprire le magagne vere di questo paese in ginocchio.

Il governo si premura, attarverso media ormai globalmente asserviti ai diktat dei politici, di diffondere notizie sulla crescita economica dell'Italia. E' di stamattina la confortante notizia che il PIL è cresciuto del 2%. Alla faccia dei disoccupati, dei cassaintegrati, dei licenziati, dei precari, di quelli che perdono la casa perchè non riescono più a pagarla. Alla faccia, in altri termini, di un popolo che, abbeverandosi delle loro "stronzate" ha perso ormai tutto, soprattutto la speranza (e, forse, la dignità).

Per capire che questa marmaglia dirigente mente con spudoratezza a 60 milioni di persone, basta capire, secondo me, che l'abbassamento delle tasse sulla benzina, che ne avrebbe ridimensionato il costo per la gente, sarebbe stato il minimum da realizzare, se davvero avessero voluto (sia Prodi che Berlusca) migliorare la qualità della vita della gente.

Ma, si è visto, non appena all'orizzonte mediatico appare un problema la cui risoluzione potrebbe essere gradita alla popolazione nell'immediato, lo tsunami di spazzatura informativa copre di chiacchiere il tema, cosicchè non se ne parli piu'.

E' il caso del provvedimento dell'abolizione dell'ICI per la prima casa. Tema sollevato da Rutelli nell'ambito dello sgangherato progetto degli intenti del partito democratico, che è rimbalzato sui media per giorni 2 e che stamattina le agenzie non menzionano piu'.

La notizia di stamattina è il rinfocolamento delle polemiche (dei leghisti, di AN, dei clericali, della "sinistraradicale") sulle dichiarazioni (ancora!) del palco di San Giovanni del Rivera, se egli abbia fatto bene o se debba chiedere ancora scusa.

Dell'abolizone dell'ICI muti zitti. Silenzio. Questo dopo che Prodi ha liquidato il problema con un "niet" , nella trasmissione radioanchio e presso la stampa. "bisogna prima riformare il catasto", ha detto.

Orbene: chi scrive è convinta che l'ICI sulla prima casa sia il simbolo stesso dell'iniquità di un governo. La sua quintessenza. La significazione principale che "dice" che il governo è composto da ladri e cialtroni. Sia a livello nazionale, che locale.
C'è gente che non riesce più a pagare il mutuo. C'è gente che, pagato il mutuo con non indifferenti sacrifici, non riesce a star dietro questa scadenza semestrale e viene perseguitato con sanzioni che costringono a mettersi in mano (non è raro) agli usurai.

C'è molta gente che perde la casa in questo paese. Che è costretta a mettersi in lista per le case popolari, dopo aver perso la casa di proprietà. Ma in Italia. che sembra abitata da un popolo di peecoracce con la testa bassa, si assimila il niet di Prodi con nonchalance e si seguono le polemiche su Rivera, visto che il campionato è finito, l'ha vinto l'inter e non c'è piu' molto da dire in merito.

Questo anticlericalismo sterile, che non risolve mai neppure se stesso, in quanto problema, copre i veri bubboni. E' meglio parlare della marcia anti-dico del 12 maggio (family day), parlarsi addosso sulla "tutela della famiglia", sulla sua "moralità", sulla capacità di "educare i giovani", invece che andare a marciare -clericali e anticlericali- contro Prodi a favore dell'abolizione dell'ICI per chi ha una e una sola casa.
Eppure l'ICI ha un bacino di interessati molto più ampio. Quello di tutti coloro che si sono svenati per comprarsi la casa e che adesso non riescono più a mantenerla... Interessa una grande quantità di persone, di religione, orientamento sessuale, genere e titoli di studio, molto diversi.

Eppure, quando si sente questa gentaglia in tv parlare, per esempio, del PARTITO DEMOCRATICO che vuole realizzare UNA VERA UNIONE DELLE "SINISTRE" e che quindi deve accordarsi per politiche unificanti sul piano della "famiglia", dei "servizi", della "tutela del cittadino", a nessuno viene in mente di stabilire vere e giuste priorità. Questa (la priorità) la sì da sempre, e sempre di più ,a gran chiacchiere televisive. Possibilmente ad alta voce e condite con qualche insulto.

argomento correlato: "Uso Strumentale delle parole" di Funicelli.