sabato, aprile 28, 2007

Per i visitatori provenienti dal sito di Dacia Valent


Visto che siete arrivati qui siete curiosi. E siccome sono buona vi tolgo la curiosità così non avete fatto un viaggio a vuoto.

Leggetevi questi due bei link:
Il primo è una ricca carrellata di link dove potrete ascoltate la vostra amica razzista live che minaccia minori e donne single :-D Merita perchè la sentirete vantarsi che può gestire google e tutto perchè è l’"onorevole" Valent. [link]


Il secondo è sempre l’"onorevole" Valent che si vanta di essere perseguita da Bin Laden (la sentite) anche questa è una registrazione [link]

Ed infine un consiglio dalla regia: Se siete membri del collettivo di Kilombo rendetevi conto che il vostro aggregatore delle sinistre è divenuto quello dei SINISTRI  perchè è  gestito  da una squilibrata mentale che insieme ad un redattore romano e altri amici utilizzano l'aggregatore per poter riuscire ad avere quel potere che non hanno avuto nella vita.

Io me ne andai per non postare insieme ad una criminale fascista.

Basta vedere la loro storia: L'altro ieri Sempronia veniva accusata di essere una puttana, Ieri venivano aggreati post dove io era una troia ninfomane e senza meno o scrupolo venivano citati i miei figli minori, poi Tizio e Caio erano terroristi e oggi un altro è finito sulla griglia.


NON dimenticate che ’sta fascista è una che telefona sui posti di lavoro e soprattutto che diffama minorenni contando palle razziste su presunte attività di prostituzione e tossicodipendenza a loro carico. Che mette in chiaro OGNI COORDINATA per farle reperire in quartiere e che poi piange vittimismo, tirando fuori la sua, di famiglia, la borghesuccia viziata e rincretinita dall’alcool. Calpestando altre persone che non hanno, nè avranno mai, a che fare con lei (se non per ottenere i danni morali che il comportamento di ’sto ente superfluo per l’umanità causa).

Quindi non mi stupirei domani di leggere su kilombo metapost  in cui lei denuncia tizio come Mata hari oppure Jack lo squartatore ma anche Arsenio Lupin e che tutto sia gestito dai grigi e nel contempo leggere il post dei giullari che plaudono alla scoperta.

Tutto senza prove, senza collegamenti, senza niente.
Questo perchè? Perchè credono di essere credibili e vi giudicano creduloni.

Quando invece sono dei malati mentali e come tali vanno considerati, dei mitomani e della povera gente con seri problemi mentali.

Le mie sono parole supportate dai fatti ricordate il caso di Montecitorio dove erano invitati dal Papa ad Obama, convegno poi annullato a causa della tempestiva malattia di un moderatore e alla fine non hanno neanche restituito i 300 euro al povero tipo che ci aveva creduto?

L'unica cosa è riderci sopra. Su di loro e sulla loro credibilità.

No Words

Le cose vanno sempre come devono andare. Hanno dimezzato la pena alla Franzoni e domani mattina ci alzeremo con lo stesso sole. La stessa aria. Lo stesso formicolio cerebrale. Gli stessi rumori informativi e inutili, dentro e fuori il cervello. A tutte le anime subliminali, ai dannati dello spirito, ai cuori rimasti come orologi fermi anni fa, dedico questa bella canzone di Ruychi Sakamoto, cantata da David Sylvian.
auguri.

venerdì, aprile 27, 2007

La storicità individuale e la memoria condivisa.




Non riesco, stavolta, a condividere il post di un autore che apprezzo sempre per le cose che scrive, Gennaro Carotenuto. Un giornalista che ci regala analisi superlative, in seno alla fenomenologia della cultura popolare del mondo latino in rapporto agli atteggiamenti politici dell’imperialismo.

Premetto che trovo Carotenuto superlativo anche quando parla dell’Italia, di certi "tipici" costumi politici e mediatici "creativi" di oggi, i quali spesso non trovano spiegazione per i più. E’, insomma, uno scrittore che apprezzo.
Tuttavia nel post sul 25 aprile,da Carotenuto intitolato “..e invece dovremmo elogiarla Letizia Moratti”, elogia ,appunto, la sindachessa perché si è beccata i fischi. Gennaro spaccia un sottile rimprovero verso i fischianti "desinistra" che la denigrano perché essi, secondo lui, vogliono viversi il 25 aprile come “una festa privata.”
Il primo sentimento che provo è, come al solito, nausea (per Moratti, non per Carotenuto). Moratti , i milanesi, l'avrebbero dovuta applaudire perchè ha avuto il coraggio di sfidare i fischi in nome della memoria condivisa. Le prime parole che mi vengono in mente sono: “esticazzi” e mi chiedo curiosamente come mai il Gennaro abbia quest’alta opinione della Letizia .
Secondo lui
“se il 25 aprile la sinistra continua a cantarsela e suonarsela tra sé, beandosi della propria durezza e purezza, quella che è a rischio è l'indispensabile funzione didascalica del "monumento 25 aprile" che continuerà ad essere imbrattato da opposte fazioni e sarà sempre più sfuggente da comprendere per i giovani, nelle scuole e nelle università”
Quindi è in gioco la memoria storica. In particolare la funzione didascalica di essa. Infatti aggiunge che è grave “i giovani, anche quelli che non votano a sinistra, non si sentano antifascisti.”


Mi sento di obiettare che il significato di “funzione didascalica” della memoria storica ha non poco a che fare con il “potere”.
Ci sono stati i partigiani che hanno combattuto “lo straniero” tedesco quando le alte sfere hanno progettato che si cambiasse fronte. Altri che avevano cominciato a farlo ben prima. Gli “eroi” dell’antifascismo. Che hanno avuto una lunga stagione di gloria all'epoca in cui "era di moda" essere comunisti, o comunque, desinistra. Le mode però passano.I partigiani sono morti comunque.

Mio padre era rimasto fascista. Non collaborazionista. Fu torturato dagli inglesi, dopo el Alamein, per non voler collaborare ad operazioni militari di quello che, per lui,era e restava il nemico. Questo cambio della “guardia”, da molti prigionieri di guerra, non fu capito. Non era concepibile. Specie dai soldati di carriera, che trovarono impensabile, per la cultura che avevano, che lo stato italiano avesse da dir loro che il nemico era diventato “amico” e viceversa. Lo stato era la Patria e la Patria aveva una sola parola, come la loro, che fu alla Patria che giurarono fedeltà.
Chiarisco: la formazione militare in Italia, prevedeva significati molto risorgimentali. Quando un soldato andava in guerra, intendiamoci, era condizionato a pensare di andarci per la patria. Questo rese incomprensibile il cambio di fronte. Non tanto per i soldati di leva, ma quanto per i sottufficiali e gli ufficiali di basso grado, di carriera nell’esercito.


Se in analogia con il suo status attuale, fosse vissuta una“moratti dell’epoca” , il 25 aprile 1945 sarebbe stata di sicuro, in compagnia della corte Savoia e di molti alti papaveri di stato in fuga, o con qualche generale di alto rango che si è dato, subito dopo l’8 settembre.
E’ finita l’epoca dei “Sandro Pertini” ma da un pezzo. Nel senso che oggi è improponibile, per ragioni anche generazionali, vedere a montecitorio un combattente, da una parte o dall’altra.

Ma cos’ è“l’antifascismo” in effetti? E’ la “coltivazione” di significati legati all' opposizione al regime di mussolini”. Orbene: questo modo di concepirlo non tiene conto del fatto che l’Italia era piena di gente che, per ragioni contingenti apprezzava, o aveva apprezzato, il duce. Mi è capitato molte volte di parlare, specialmente in Puglia, con vecchietti che lo elogiano in modo sperticante.
Su Mussolini, la gente era divisa a priori dal fatto che nelle diverse parti d’Italia l’impatto della guerra ( e della politica del ventennio) era stato percepito diversamente. Si pensi a cos’è stata la differenza della guerra tra chi era vissuto a Bari o a Roma e la durata e la crudezza della stessa guerra per Milano (che ha fatto quasi la fine di Dresda), e in generale nel nord Italia .

Dividere gli italiani in fascisti e antifascisti,a livello mediatico è stato un errore. Che peraltro giaceva nel paradosso che, a seguito dell’azione di Togliatti, del 1947, con l’amnistia, sono stati conservati i residui fascisti collaborazionisti nelle alte sfere della pubblica amministrazione e della politica (nonché delle forze dell’ordine).
Ex fascisti conclamati sono diventati generali e hanno fatto carriera nei servizi, conquistando potere . Come Junio Valerio Borghese capo della XMAS.
La memoria storica dovrebbe essere spontanea, a mio avviso, e sorgere da quelle volontà individuali che gestiscono il loro rapporto tra: la bellezza della libertà e la loro storia personale, in modo anarchico.
Alle feste popolari degli anni 70 si mangiavano i wurstel e ci si sentiva tutti contadini emiliani antifascisti da sempre. Ma non era così, non lo era mai stato che gli italiani fossero per la maggioranza “antifascisti” anche se c’erano, eccome . C’era mio nonno, per esempio, anarchico mantovano, antifascista da sempre.

Ma l’antifascismo non aveva mai costituito il tessuto culturale degli italiani. Molti lo sono diventati in seguito alla lezione della guerra.Ma non ne sono mai stati convinti. Hanno spesso messo al mondo figli berlusconiani.
La memoria storica, però è importante,in effetti, come orizzonte culturale di un popolo. Come dice l’ottimo Carlo Gambescia, è una specie di mediazione tra cio' che siamo individualmente e collettivamente in quanto "popolo":
"Dal momento che si tratta di un concetto “ponte”, posto nello spazio tra due universi memoriali: quello individuale e collettivo. Dal punto di vista individuale la memoria riguarda il mondo soggettivo, i ricordi privati e le vicende personali. Da quello collettivo, concerne invece l’esperienza del gruppo sociale di cui l’individuo fa parte. E, ripetiamo, la memoria storica, vera e propria, rappresenta il ponte che unisce lo spazio che corre tra i due universi. "
Quindi, effettivamente, essa potrebbe avere una funzione didascalica in quanto terreno di un successivo sviluppo culturale che sedimenta sull’humus di ricordi comuni e significati comuni che però ci significhino anche individualmente.

Ora:i savoia hanno portato l’Italia in due guerre mondiali. Lo statuto albertino dava loro mano libera, rendendo legittimo anche l’atto di rifiuto dello stato d’assedio da parte di Emanuele III e la sua nomina di Mussolini a capo del governo. In barba alle istituzioni e al parlamento. Però era legittimato a farlo da quel tipo di "costituzione".
17 anni dopo eravamo in guerra. In 30 anni 2 guerre mondiali. Il fascismo era talmente scontato nei suoi contenuti, e così recente, che non poteva diventare un principio di riflessione didascalica. Troppo soggettivo, troppo oggettivo nello stesso tempo. Periodo in cui all'odio politico si sono intrecciati odi personali e amnistie per i potenti. Oggi mi fa ridere leggere (scusami Gennaro) che "è un grave problema che i giovani non lo sentano patrimonio comune". Diciamo piuttosto che hanno sfregiato il miglior prodotto della resistenza, la costituzione, e i savoia sono rientrati in Italia. E diciamo anche che la parte politica cui appartiene la Moratti ha contribuito a che avvenissero queste due cose.
Aggiungerei che la memoria storica, quando imposta dal potere e non condivisa veramente, diviene uno strumento di repressione, perché riproduce la frattura tra una parte della popolazione e l’altra, frattura da sempre potenzialmente protesa al dissidio politico.
Auspico che nella cultura italiana si sostituisca (o si integri) il tema antifascista con la condanna antimonarchica, antisavoia, . In disonore di colui che ci portò in due guerre mondiali e il cui padre appuntava medaglie sul petto di Bava Beccaris, che sparava ai cittadini che manifestavano per il prezzo del pane. E una statua, grande, enorme, all’eroe Gaetano Bresci, che andava, come i partigiani e come alcuni fascisti repubblichini, a combattere sapendo di morire . Ma Gaetano era solo, in quella grande vittoria che gli costò la vita.

Per approfondire: lo stupendo articolo di C. Gambescia.

martedì, aprile 24, 2007

Scusate, ma non riesco a scrivere una cippa in 'sto periodo

Sto con la faccia davanti allo schermo a leggere le agenzie. Tutte notizie legate all'andamento della borsa, che non ci capisco un cazzo, ma che vedo, così istintivamente, in modo funesto.
Le uniche notizie sono che si riunisce il consiglio dei ministri per decidere sulla modifica della Bossi-Fini, che Berlusconi ha proposto di usare il "tesoretto" per diminuire le tasse e che a Melegnano un tir ha preso fuoco, impestando l'aria.
Per il resto: indici che impazziscono, quotazioni che variano continuamente, cifre che non ho strumenti per poter capire.

Nella scatola cranica risuona un "rumore muto" che non detta parole con un minimo di senso. Lo sterile assoluto. Come le mosche quando non si sintonizza la tv. Aprile è sempre stato un mese pesante.
E allora, su invito di LAMEDUCK colto già prontamente da Pensatoio, vado con gli incipit di 5 libri che a diverso titolo, stanno nella top ten. E avendo scoperto, con Pensatoio, che si possono mettere pure libri di filosofia, mi lancio.

Vado.

1)Al compimento del trentesimo anno, Zarathustra lasciò la sua patria e il lago della sua patria e se ne andò sui monti. Qui godette del suo spirito e per dieci anni non se ne stancò. Ma alla fine il suo cuore si trasformò- e una mattina, alzatosi con l'aurora, si fece al cospetto del sole e così gli parlò:
" O grande astro, che cosa sarebbe la tua felicità se tu non avessi coloro a cui risplendi? (...)"
Friedrich Nietzsche: così parlò Zarathustra.cap I.

2)Ho cominciato così. Io non avevo proprio detto nulla.Nulla. E' stato Arturo Ganate a farmi parlare. Arturo, uno studente in medicina anche lui, un amico. Ci s'incontra, dunque, in Place Clichy. S'era dopo pranzo. Vuole parlarmi. Lo ascolto. "Non stiamo fuori-mi dice-entriamo in un caffè" Entro con lui. Ecco."Fuori , sulla terrazza-mi dice-fa troppo caldo. Per di qua." Allora,ci accorgiamo che, dato il caldo, non c'era nemmeno gente per strada, nè vetture. Nulla.
L-F.Celine: viaggio al termine della notte. I.

3)Il mondo è una mia rappresentazione.: ecco una verità valida per ogni essere vivente e pensante, benchè l'uomo possa soltanto venirne a coscienza astratta e riflessa.
E quando l'uomo sia venuto di fatto a tale coscienza, lo spirito filosofico è entrato in lui.
Allora egli sa con chiara certezza di non conoscere il sole nè la terra, ma soltanto un occhio che vede il sole e una mano che sente il contatto con la terra; egli sa che il mondo circostante non esiste se non come rappresentazione, cioè sempre e soltanto in relazione con un altro essere, con il percipiente, con lui medesimo.
A. Schopenhauer: il mondo come volontà e rappresentazione, I.

4)Ai primi di luglio, in una giornata straordinariamente calda, un giovane usciva verso sera dalla sua cameretta in subaffitto nel vicolo S. dirigendosi lentamente verso il ponte K. Per le scale riuscì fortumatamente ad evitare la padrona.
F.Dostoevskij, delitto e castigo, I.

5)Era il 1932.Shigekuni Honda aveva trentotto anni. In concomitanza con il procedere dei suoi studi di diritto all'università imperiale di Tokio, aveva vinto il concorso che gli consentiva di accedere ai ranghi della magistratura e una volta ottenuto il diploma,era entrato come praticante al tribunale distrettuale di Osaka. Dalla città non si era più allontanato.
Y. Mishima. Cavalli in fuga, I.


OK. allora devo lasciare la "palla" a qualcun altro. Uhm, direi ke la lascio a Elisa, a Ciocci e a Valerio Pieroni (ebbene sì. Sono curiosa di sapere cosa legge...)
Cloro

domenica, aprile 22, 2007

Lanzillotta: le donne devono lavorare di più

Ed ecco i primi, solo apparentemente prematuri risultati della politica "riformista".



L'ha detto Treu, l'ha tiepidamente respinto Il segretario della CGIL, l'ha ribadito Lanzillotta. E con forza. Che si aprirà un tavolo riformista per trattare sull'innalzamento dell'età pensionabile per le donne.

Lanzillotta: collo stropicciato dagli anni che manifesta l'impotenza di una chirurgia plastica che ha infierito sulla sua faccia, devastata dagli anni e dalla natura, ma poi si è dovuta fermare davanti all'insondabile limite dell'universo fisico.*

Simbolo e sintomo di un progetto di convivenza civile che dà alle donne la loro dignità e il loro riconoscimento sociale, a misura delle esigenze degli imprenditori.

Una donna che rappresenta le donne, specialmente quelle che si battono per le "riforme" a favore del capitalismo imperialistico che li rende ricchi. Una donna che contribuisce, senza ombra di dubbio, al progresso e al bene comune dei parlamentari che si dividono la torta di una spartizione di utili ottenuti spingendo per interessi delle aziende .

L'aggettivo con cui puoi renderla contenta è "riformista" . Ma come sei riformista, che look riformista, parrucchiere riformista e tutto è molto fashion e molto cool.
Se la rimproveri per una marachella, lei si giustifica dicendo...lo so ma era una cosa tanto...riformista....

Beh la Linda nazionale, che ha scelto la margherita per via della dolcezza che le ispira questo fiore, ha detto che:

"Non e' una penalizzazione. Chi lavora qualche anno di meno otterra' un assegno piu' basso''. ''Ma il sostegno deve arrivare durante il periodo di maternita' quando si affrontano figli e lavoro''.

E perchè dice questo e a quale proposito?

Appunto rispondendo alla polemica aperta da Treu per il quale le donne devono andare in pensione piu' tardi. Perchè è utile ai conti pubblici e anche per adeguarci alla comunità europea.
Epifani timidamente, pudicamente, come una pecorella minacciata, ha
detto "no": sarebbe una penalizzazione sopratutto per quelle donne che hanno figli portatori di handicap o si sono occupate di anziani.
E quella di Lanzillotta è la risposta.

Del resto non si puo' imputare a Lanzillotta di essere ipocrita, sul partito democratico ha detto che "deve intercettare i segnali dell'impresa" e al congresso delle donne della margherita aveva affermato: “Non solo cose di donne. Cambiare la società chiusa e riformare il welfare”parla della necessità di candidature femminili, “necessarie per un modello di società più equa e solidale, per una politica di qualità , sfruttando la capacità tutta femminile di gestire con semplicità situazioni complesse ed articolate".
Traduzione: Le donne del popolaccio, le operaie e/o le mogli degli operai, le cassiere, le impiegate , le netturbine, le ausiliarie ospedaliere ecc..se rangen perchè tagliamo sul welfare, lo stato sociale. Le imprenditrici, le donne lanciate nella carriera da "top manager" invece ne trarranno beneficio. Anzi acquisteranno potere.
Come dice Elio ai fans che gli rimproverano di cantare l'inno di forza italia: "del resto siamo in democrazia" anche io dico: cazzo, è vero : democrazia, ognuno canta e vota quello che gli pare. Se la margherita piace così, uè votatela. Tutto è possibile, anche praticare sesso masochista facendosi dare colpi di martello sui genitali. Il mondo è bello perchè vario (e democratico)
*provate, se ci riuscite, a trovare una foto di lanzillotta in cui si vede bene il collo...tutte piccolissime.



Perchè Prodi?

Un dubbio che mi ha sempre attanagliato. Fin dai tempi delle "primarie" quando la gente "desinistra" (che poi avrebbero votato per i partiti della cosiddetta "sinistraradicalechericattaprodi") andava in giro dicendo due cose: la prima che Berlusconi avrebbe perso perchè i sondaggi dicevano...(mio cugino mio cugino) la seconda era che se anche si era di rifonda, bisognava votare Prodi. E perchè? Chiedevamo noi gente gnucca e indecisa? O bella, era la risposta, ma è chiaro. Se Bertinotti (poniamo) vince le primarie, siccome in Italia c'è ancora paura del comunismo, automaticamente le elezioni le rivincerebbe il Berlusca. I sondaggi parlano chiaro. Anche a spese del nugolo di obiezioni che mi sono venute in mente allora e che non ho mai fatto. Delle quali, la più insistente e martellante era la domanda "Vabbè, ma perchè proprio Prodi?"

Alla luce degli ultimi avvenimenti, PD e tutto il resto, alla luce di appalusi e presenze impensabili in quella campagna elettorale che fu, ricordate, all'ultimo sangue, posto questo bellissimo articolo di Maurizio Blondet, che racconta in maniera chiara e illuminante i retroscena e tira interessanti conclusioni.


NASCE IL DOPPIO COMITATO D’AFFARI
L’immagine dei delegati comunisti che applaudono Berlusconi, il cavaliere nero, resterà scolpita nella memoria storica del ridicolo italiota.
Ma i delegati comunisti avrebbero applaudito anche Goebbels redivivo, se gliel’avesse ordinato il Partito.
Sono ancora comunisti almeno in questo, nel momento in cui smettono di esserlo per ordine superiore.
Non capiscono ma si adeguano.
Perché è la loro ultima metamorfosi trasformista: ora sono il nascente Partito Democratico.

In Berlusconi applaudivano il leader nel contrapposto partito conservatore.
Il modello, si sa, è anglo-americano: democratici e repubblicani in USA, laboristi e conservatori a Londra.
Il bipartitismo perfetto, da sempre perseguito dal partito d’Azione (della Massoneria e della finanza «antifascista», affidato ai La Malfa, fiduciari dei Lazard) e mai riuscito in Italia.
Ostinatamente, il popolo non si divideva nei due partiti angloidi prescritti, ma nelle «due chiese» italiote, PCI e DC.

Ora, nell’esaustione generale non solo delle ideologie, ma delle idee, è anche possibile che l’esperimento sempre fallito riesca.
Il senso e lo scopo del bipartitismo perfetto è evidente: costruire due comitati d’affari, due simboli vuoti, che dicono in fondo la stessa cosa, intercambiabili al governo perché non disturbano il business.
Nella situazione italiana, ciò significa che i due comitato d’affari saranno agli ordini di Montezemolo, due facce della stessa Confindustria assistita.
E’ la grande, aperta congiura contro i contribuenti e perfino contro il mercato: in Berlusconi, in fondo, i comunisti in mutazione hanno applaudito anche il salvatore di Telecom, ossia quello che manterrà Telecom in mani «italiane».
Le mani più inefficienti nello sviluppare le telecomunicazioni rapide, ma abili nel mungere la mammella di questo genere di «imprese».

In USA e Gran Bretagna, il bipartitismo serve le multinazionali e l’ideologia liberista assoluta alla Adam Smith; qui difenderà il dominio occulto dei poteri occupanti lo Stato e il torbido quadro che consente le tangenti e lo spoliazione fiscale.
E la cosa più ridicola è che l’Italia sta per adottare un modello che in USA e a Londra è al capolinea, proprio mentre là nascono idee diverse e reattive contro i disastri del liberismo alla Adam Smith, e che monta la rabbia popolare contro i due comitati d’affari, e torna la voglia di controllarli dal basso, perché rispondano al popolo e non alle aziende.
Noi adottiamo un modello finito, e per di più lo adottiamo in modo finto.
Come selvaggi, ci mettiamo la sveglia al collo, il segno di una tecnocrazia che nemmeno capiamo fino in fondo. Ovviamente il partito democratico non nasce da un’esigenza del suo popolo, l’elettorato di sinistra
è anzi massicciamente ostile e perplesso; nasce per un ordine venuto dall’alto e da fuori, dalla finanza massonica globale. I suoi rappresentanti in Italia sono tutti al posto giusto, da Giuliano Amato a Napolitano, per non dire di Ciampi e Draghi. Fossili viventi del partito d’Azione e fiduciari di Goldman Sachs, pronti a dare un partito che abbia come testa di legno Prodi, dipendente di Goldman Sachs.
La «democrazia» in Italia non ha mai avuto radici solide e autoctone (noi tendiamo storicamente a qualche forma di governo dirigista, paternalista e carismatico), e da decenni è degenerata, non solo da noi ma in Europa, in burocratismo e lobbysmo, in «amministrazione» e gestione.
Ora, si prospetta una falsificazione ancora più estrema della «democrazia», le due coalizioni massoniche che non rispondono al popolo, ma alle lobby più influenti.
Non più una proposta alla popolazione, due o tre o dieci visioni di sviluppo diverse per il Paese.
Mai più.
La «democrazia» ha licenziato il popolo, e si costituisce in comitato d’affari gemello.
E’ l’estrema falsificazione della politica, e Mastella è l’ultimo che possa lamentarsene, lui che ha creato un partitino - lobby, senza un progetto per il Paese ma con il solo scopo della corruzione e del clientelismo.
Questa è la finale separazione dei politici di mestiere dalla cittadinanza.

Cittadinanza?
Non più: contribuenti amministrati che si lasciano tosare.
Per Montezemolo, per Goldman, per le veline e le autoblù al servizio della nomenklatura più incapace e costosa, e la borghesia compradora più meschina d’Europa che - per di più - si legittimano come «democratica».
Chi si opporrà, sarà fuori dalla «democrazia».

Maurizio Blondet

sabato, aprile 21, 2007

P D: La Fucina del Futuro










P D , P D, P D

Stamane parlerò di come sono finiti i congressi paralleli sui maggiori partiti di governo, Ds e Margherita. Ieri al congresso DS si è celebrata la defezione di Mussi –quello “più comunista degli altri” -che se n’è andato perché “ questo partito democratico è troppo “americano”.
Questa questione è stata liquidata con "commozione", dicono le agenzie, ma senza troppi complimenti.

Diciamo, poi, che la parte del leone non l’hanno fatta né Veltroni né Fassino, che si sono impegnati più che altro a cercare compromessi verbali per far stare insieme la partecipazione al PSE e la netta tendenza “americana” come dice Mussi,del partito, che è decisamente prevalente in tutti i membri “che contano” ( e che hanno il loro gragge che li vota a prescindere).

Questi compromessi verbali si sono aggirati, tanto per dare un’idea, sulle denominazioni: partito socialista riformista, partito democratico riformistapartito riformista, partito,,,boh?
L’aggettivo “socialista” è stato praticamente la discussione del giorno. Troppo compromesso con una tradizione filosofica che intendeva (almeno in teoria) la politica come servizio all’uomo e valorizzazione dei diritti fondamentali, intesi come l’essenza delle scelte di lotta e di governo.

L’aggettivo, che è stato scientemente attinto dagli europei (sperem, almeno), pare che ai politici italiani “desinistra” susciti una certa allergia
Per via del contenuto e della forma.
Comunque il congresso D S si è concluso con i discorsi di D’alema e di Prodi, ospite d’onore , reduce dal "suo" partito dove s'è allineato a Rutelli che dai DS si è preso applausi "numerosi ma tiepidi" (lo dicono le agenzie eh)

D’alema ormai parla per parabole come Gesu Cristo e come il papa*.
E forse proprio per questo modo criptico e mistico di esprimersi la gente del congresso si spella le mani per applaudirlo.
La metafora da lui saggiamente coniata è (riferendosi agli europei, in relazione alle riserve dei DS di chiamarsi e rifarsi ai socialisti)
il socialismo non è un omino (nn mi ricordo se bambola, omino o bambolotto) di pezza”.
Profondo eh?
Ke ci si fa con l’omino di pezza? Ci si dorme, lo si maltratta, lo si prende a calci come un pallone. Quindi quest’ammonimento del “braccio di ferro” di Gallipoli, che significa? Semplice, che se si sceglie di denominarsi “socialisti” poi bisogna essere coerenti ed adeguarsi a quello che gli europei hanno concordato come “principi” del socialismo.
Quindi l’ammonizione di D’alema è quella di aspettare a fare questa scelta impegnativa, aspettare almeno che il PSE abbia bisogno dell’Italia per fare numero e quindi si possano trattare condizioni.
Insomma l’alta metafora di D’alema è un semplice richiamo a temporeggiare. Anche perché chi oggi, nella sinistra, non vuole aver a che fare col socialismo, domani potrebbe cambiare idea per ragioni che possono più o meno avere a che fare con il bene collettivo.

Questo è tutto. Nessuna nuova se non la lungimiranza espressa dal Massimo nazionale. La sinistraradicalechericattaprodi andrà fuori dagli zebedei, i DS di d’alema restano soprattutto liberali e riformisti (il prototipo è la Linda Lanzillotta) la margherita non si sposta un centimetro dal centro e quindi in Italia ci sarà una sovrabbondanza di centrismo, a discapito di un’opposizione degna di questo nome. Né a destra, né a sinistra. E Mussi dove crede di andare? Quanto crede che conterà la sua presenza politica quando, dopo larghe e amorose intese, anche il Polo delle libertà avrà collaborato a varare la nuova legge elettorale? (perchè la musica è questa, la legge elettorale troverà nei politici tutti la stessa collaborazione e feeling che trovano quando devono votare per aumentarsi lo stipendio loro stessi).

Cmq: D’alema è un politico che sa muoversi, indubbiamente. Ha abbastanza pelo sullo stomaco per non prendere in considerazione faccende ideali, ma abbracciandole se la situazione lo consente ( per esempio se, contingentemente, avrà piu voce in capitolo con gli europei e piu’ potere di ricatto con gli alleati).
In ogni caso, l’abbandono o la svolta rispetto a una politica basata sul culto del mercato e sull’asservimento ai banchieri mondiali e alle politiche imperialistiche che impongono, è da considerarsi, date le premesse neanche come tenue orizzonte del possibile.

*L'ultima metafora del Papa, relativamente alla definizione della "bontà di Dio" è che "non è acqua zuccherata"

giovedì, aprile 19, 2007

Che bella cosa la concordia!!!



Fa piacere essere italiani e riflettere sulla “decenza” della politica italiana. Ricordare come il parlamento agisse a vuoto sotto la tutela dello Statuto albertino (che annullava o favoriva le “tendenze governative”) all’epoca in cui alla dirigenza economica della società bastava dialogare coi Savoia per determinare, a volte col rovesciamento, le decisioni prese dal parlamento, non universalmente eletto.

Italia (Europa, Mondo) XXI secolo: le donne votano e il suffragio è limitato solo per quei cittadini che, per ragioni penali e amministrative, hanno perso i diritti politici, come elettori, e che però possono tranquillamente candidarsi e sperare, soprattutto se molto abbienti e di famiglia “ di un certo livello” di essere deputati a rappresentare i cittadini tutti, quelli che votano e quelli che no.

Per il resto:lasciamo perdere il fascismo, in cui la democrazia di fatto non c’era e il secondo dopoguerra, quando il potere dovette patteggiare per far metter giù le armi a molta gente.



Oggi col potere non si dialoga più. Ma non, per usare un termine “di moda”, a causa della sua “autoreferenzialità” (che il 90 % degli elettori manco sanno cos’è), ma per via del fatto che il “dialogo” avviene tra la classe politica e quella economico-monetario-finanziaria, che in un fitto scambio di giudizi ipotetici e apodittici tra loro, a volte sussurrando, a volte gridando sguaiatamente, si scambiano informazioni, favori e ricchezze.
In tutto questo esiste un “demos”(maggioranza limitata solo da barriere territoriali) che sta a guardare con aria attonita, schiacciato dal pessimismo e dal senso di inutilità della lotta. Non pensando che l’anarchia ,per citare le parole di Gaber: "oggi no, domani forse , ma dopodomani sicuramente". Proprio si riserva al pensiero e al dominio dell’anarchia (la cui essenza è: costruire una società dove tutti siano obbligati a non rompere i coglioni a nessuno) lo stesso spazio mentale che si riserva al non essere: non è, non è stata, non sarà.

E allora, visto che l’anarchia non sarà, giochiamoci ai dadi le nostre speranze e affidiamo ai buffoni del potere il nostro destino di elettori. Di soggetti del “suffragio” (bello eh?)

Continuano le vicissitudini inerenti alla legge elettorale. Seguiamole nella loro evoluzione dialettica. Poi siccome il politichese dei giorni nostri, oltre che incomprensibile è pure abbastanza ignorante come linguaggio, Cloroalclero vi offre delle traduzioni di questo elevato slang, ove serva, laddove risulti, nella sua stitichezza concettuale, più ustioso. Non pretendo gratitudine, al max si accettano delle collette.


Calderoli, apparentemente, è stato illuminato sulla via di damasco come san Paolo. Dichiara infatti:

"A Prodi offro un armistizio: se lui ci garantisce che la legge elettorale si fa sul serio non gli farò casini su altre cose in Parlamento, fermo restando che noi siamo opposizione e intendiamo restarlo".

Traduzione: Non creerò casini. Starò pure all’opposizione. Basta che mettete in cantiere una legge che consenta pure a me (e alla lega, ovvio) di restare a galla.

Poi dice:


"Al Senato il governo posso farlo cadere quando voglio, e non sono vanterie...".
"Prodi non si rende conto che la legge elettorale è la sua assicurazione sulla vita. Perchè alla Camera gli è andata bene, ma non so se il passaggio in Senato sulla vicenda Mastrogiacomo sarà altrettanto indolore".
Traduzione: “se vogliamo creare casini, non abbiamo problemi. I nostri vi voteranno contro sulla vicenda Mastrogiacomo. Quindi: schisci”

La tregua, prosegue l'esponente leghista. durerà "il tempo strettamente necessario. Non un minuto di più. E chiedo segnali concreti: almeno il voto di un ramo del Parlamento entro il prossimo 25 luglio giorno in cui i referendari depositeranno le firme in Cassazione".

Traduzione: Questa è la scadenza di una legge elettorale che mi (anche alla lega, ovvio) permetta di tenere la poltrona di piu, perché col referendum si rischia che perdo il posto


Che bello poi vedere che Prodi, da Tokio, cortese e mellifluo, risponde a Calderoli (ve li ricordate gli sputi metaforici e gli insulti che si scambiavano in campagna elettorale?)superando contrasti e astio.
Gentile gli risponde: fermo ma concorde.

"Cocciutamente insisto che non farò mai una legge elettorale che non abbia una maggioranza amplissima, altrimenti il giorno dopo ricadiamo nell'instabilità".

Traduzione: Calderoli, ma lo sai che sono d’accordo, cazzo.

Ma poi, essendosi sbilanciato troppo ha un moto d’orgoglio verso i suoi muahahahahahaha elettori:
"Indipendentemente da quanto detto da Calderoli, il valore della stabilità è importantissimo"

Qui non c’è bisogno di traduzione. Prodi continua:


"E' inutile sottostimare i problemi di divergenze di opinione, però ci sono più
possibilità di quel che pensavo all'inizio".


Traduzione: Sì ok, io al governo voi all’opposizione ma diciamocelo, se po’ fa.

Poi Prodi, per dimostrare che le jene, che dicono che i politici sono ignoranti, hanno schifosamente torto, si lancia in un pregevole giudizio “da storico”, cioè dice che se l'Italia avesse avuto una stabilità di governi sin dal dopoguerra "sarebbe oggi un paese leader in tutti i campi".

Quindi sappiamo che condivide anche il pensiero di Berlusconi, per cui “fare politica” significa realizzare “l’Italia che ho in mente”.

"Ora parte una grande avventura che si misura con il Paese non contro i partiti, ma oltre i partiti, anche perché gli stessi partiti lo hanno voluto così ampio ed esteso".

Addirittura diviene filosofo: auspica, per tutti noi che lo ascoltiamo, un futuro di “trascendenza” nei partiti (non cristiana, non induista, non platonica) , promuovendo
"un dibattito ed un reclutamento(nell'esercito? ma noo,anzi,sì, ma solo "anche") il più ampio possibile",

E dove se non nel futuro , glorioso P D ? Dice infatti:
proprio perché il Partito democratico è stato pensato "come un cambiamento radicale dove per la prima volta invece di dividersi ci si unisce".
Traduzione: Chi entra nel PD è unito. Chi sta fuori, sta separato proprio dal successo politico. Quindi stateci, mostrando radicalità nel mollare le vostre stronzate di contrattazione internazionale del lavoro, di riduzione delle spese militari ecc…



"con molta serietà (si fa per dire) che il Partito democratico deve nascere fondato e radicato profondamente nella Costituzione, nell'articolo 49 che parla di metodo democratico e di trasparenza". Oddio, speriamo che Prodi, vista la scarsa significatività del riferimento e dei vocaboli che usa, di questi tempi, non decida di manifestarsi in televisione con vestiti trasparenti (che altro può significare?)

Poi ci rassicura che tutto cio’
"non sono chiacchiere (dubitavate?) perché è la Costituzione che lo dice e su questo punto bisogna lavorare molto"
mmmm piu’ o meno di una commessa dell’esselunga in un paio di mesi?

altrimenti(...) il Partito democratico "nasce con un distacco dalla gente e dal paese e da quelli che sono i desideri dei giovani"
Embe? E io che ci ho 40 e passa anni? I miei desideri che sono, merda?

Di più il premier non dice sulla modalità tecniche "perché questo tema deve essere oggetto di dibattito"
Tra chi e chi?

Quel che è certo e che per la nascita del Partito democratico "serve una maggiore apertura e la maggiore trasparenza possibile".
Spero non dei suoi vestiti (bleah).

Penso che Prodi, Calderoli ( e Berlusconi e D'alema, per fare doppia coppia) siano , è vero, avversari, ma in fondo, intimamente uniti da un sentire comune.
Un sentimento fatto di feeling politico e dalla consapevolezza di essere fatti tutti della "stessa pasta", appartenenti alla stessa tribu' che si riconosce "a naso". Persone fatte le une per le altre che lavorano (pagate profumatamente da noi) perseguendo obiettivi comuni.
Nella fattispecie, fare qualsiasi cosa ,anche contro se stessi e il mondo, per evitare il referendum.
In generale: metterla nel culo agli "elettori", che facilmente si consolano al pensiero dell'avanzata democrazia in cui hanno la fortuna di vivere.

E, soprattutto P D, P D, P D...

ps: per dimostrare che questo post è sull'amore e all'insegna dell'amore, se siete arrivati fin qui, beccatevi il video di ELio: ti amo campionato. Vi chiederete: cosa c'entra? C'entra, c'entra...

lunedì, aprile 16, 2007

pensionatelo, abbattetelo, fate qualcosa!!!



Tra i conati di vomito e lo schifo diffuso, riporto uno stralcio dell’aberrante discorso di Casini. Spero con questo di contribuire affinche’ questo pezzo di m---a perda almeno qualche voto, a causa mia.

Pier Ferdinando Casini, ribadisce «con orgoglio» la sceltadel partito di votare sì al decreto di proroga della missione italiana in Afghanistan, diversamente dal resto del centrodestra che, al Senato, ha deciso di astenersi. Ricordando i «nostri ragazzi a Nassiriya che non sono morti invano», Casini ha detto: «Anche per coerenza verso questi martiri, che non possono essere dimenticati né rimossi dalla coscienza collettiva, noi abbiamo compiuto una scelta di cui voglio rinvedicare la bontà e la giustezza. Sono orgoglioso di avere fatto quello che ciascun moderato nel mondo aveva il dovere di fare: cioè aver sostenuto le nostre Forze armate votando il Dl del rifinanziamento della missione». Casini ha denunciato «l’intimidazione mediatica collettiva che voleva indurre l’Udc a un comportamento antinazionale. Noi abbiamo difeso l’onore dell’opposizione nazionale.

A queste parole, vili e ipocrite, che confermano l’ambizione sfrenata e lo sciacallaggio di questo personaggio ignobile,il quale esalta il massacro come ingrediente della sua politica ("una scelta di cui voglio rinvedicare la bontà e la giustezza") penso che il commento più appropriato l’abbia scritto Gennaro Carotenuto il 31 ottobre 2006 e siccome la musica non è cambiata, vediamo quanto esso sia tuttora valido.
E’tratto da : “I funerali del soldato” , di cui ripropongo solo qualche stralcio, ma è un post di cui consiglio la lettura a tutti.


. Le istituzioni ostentano la morte del soldato e la usano per legittimarsi e legittimare la guerra stessa. I media evocano ed ottengono la partecipazione popolare in forme ottocentesche. Criticare la guerra diviene "offendere i nostri morti", dei quali viene pubblicizzato il dolore delle famiglie, disfattismo e tradimento. Com’è possibile uno scarto così evidente rispetto all’uso pubblico della morte in guerra che fa il nostro maggiore alleato?
Forse perché l'articolo 11, che ripudia la guerra, si dimostra consustanziale con la sensibilità di un paese dove vivono ancora milioni di persone che l'hanno visto distrutto. L'Italia ripudia la guerra non per un volontarismo retorico dei costituenti o, più recentemente, del movimento pacifista, ma perché ne conosce (ancora, per il momento) l'orrore sulla propria pelle. La guerra appare ripudiata nel profondo da settori molto ampi dell’opinione pubblica italiana. È difficile, anche per un italiano fortemente filostatunitense, ricorrere al linguaggio utilizzato nei paesi anglosassoni per difendere la guerra stessa e per rappresentarla. Mi riferisco per esempio alla giustificazione razzista, per l’uccisione di migliaia di civili innocenti, data mille volte da George Bush: “è utile a salvare vite americane”. Se mostrare la morte del soldato negli Stati Uniti è considerato poco conveniente e disfattista, in Italia al contrario serve da monito ed elemento di coesione: i morti delle guerre coloniali di inizio XXI secolo, prima di essere “morti per la pace”, devono essere rappresentati innanzitutto come “i nostri morti”. È l’unica guerra possibile per gli italiani perché in Italia sussiste l’impossibilità culturale di andare “à la guerre comme à la guerre”. Il militarismo dei colli fatali è inutilizzabile perché produce sempre e comunque un saggio rifiuto nell’opinione pubblica italiana. La buona bastonatura data al fascismo l’ultima volta che l’Italia ha avuto ambizioni da grande potenza, sembra ancora attualissima. Per una volta, in un tempo nel quale la memoria è evanescente, quella memoria, la memoria dell’orrore della guerra, sembra permanere e trasmettersi tra generazioni.
Non c'è bisogno di ricorrere ad Hollywood per rappresentare la morte in guerra in Italia. Ed allora è necessario uno sforzo retorico uguale e contrario da parte dei dirigenti politici che la guerra vogliono o devono imporre al paese, spesso senza entusiasmo. È lo sforzo che compiono i dirigenti del centrosinistra per mantenere le truppe in Afghanistan. Ed allora non è solo il gioco di ossimori -"soldati di pace", "guerra umanitaria"- a risultare stucchevole. E' la necessità di esaltare la morte del soldato come elemento di unificazione nazionale a risultare un elemento coercitivo irrinunciabile. E' tipico, intimo, della cultura militarista, l'incitare alla guerra in nome dei caduti. Ritirarsi sarebbe tradirli. Ma il caduto di Nassiriya non è più il milite ignoto che spinge ad altri lutti per la grandezza d’Italia. Semmai il suo ruolo coesivo in quanto “soldato di pace” è più affine e comparabile alla “missione civilizzatrice” con la quale si giustificava il colonialismo classico. In molti modi la retorica del “soldato di pace” svela anche culturalmente la natura coloniale delle guerre attuali. La “missione civilizzatrice” è divenuta “esportazione della democrazia”, ma è sempre l’uomo bianco a giustificare –a se stesso innanzitutto- la politica di rapina coloniale come prova di altruismo.
Non è la sola contaminazione tra secolo XIX e XXI. Infatti, senza la retorica sugli "eroi di Nassiriya", non sarebbe possibile il sincretismo che giustifica le "missioni di pace". Sincretismo perché combina la ripresa di elementi ottocenteschi della nazionalizzazione delle masse ma, invece di combinarli nella rappresentazione di sé come succede nella prima parte del XX secolo col nazionalismo aggressivo, li riconiuga come presunta necessità solidale di esportare pace e democrazia riprendendoli e coniugandoli con stilemi neoconservatori.

domenica, aprile 15, 2007

Il sacerdote della risata


A me non piaceva molto da piccola. I miei genitori, entrambi nordici, non si perdevano nè un suo film, ne le commedie di Eduardo (che guardavano e riguardavano).
Ho ricordi legati ai bei momenti che passavano ridendo. Tempo che vale sempre la pena di vivere e che fa bene.
Poi sono cresciuta, le cose sono cambiate e ho imparato ad amare Totò. Ho visto tutti i suoi film. Quelli che mi piacciono meno sono quelli tipo "Toto' d'Egitto", che secondo me erano film consacrati alla promozione di altri attori e al recupero dei grossi capitali investiti per i film a colori.


I più bei film di Toto sono quelli in bianco e nero. Tutti, non solo la malafemmena e i due marescialli.I titoli non me li ricordo. Ma le scene sì.
Dove, a casa di una signora snob (Franca Valeri) sputa in un occhio ad un artista d'avanguardia, che ha dipinto una crosta bruttissima che chiama "imitation de picassò" la cui visione improvvisa, a momenti costa a Toto' un infarto.
Dove fa, con il grande Fabrizi, suo consuocero, il padre dei uno dei due fidanzati che progettano un burrascoso matrimonio.
Dove si vuole arruolare nella legione straniera e dice la parola d'ordine "birra e salcicce" nel locale sbagliato e lo riempiono di boccali e salsicciotti.
Dove incontra l'onorevole Cosimo Trombetta e gli butta i bagagli dal finestrino del treno.
Dove veste i panni del falso "medico del duce" presso una banda di truffatori, ai danni di un bravissimo Raimondo Vianello che fa lo zerbino di Regime.
Dove si candida alle elezioni e le perde (vota antonio vota antonio).

La comicità è una cosa misteriosa. Non si capisce mai perchè qualcuno o qualcosa ci fa ridere. Nella mia vita: per quale motivo Mr Bean fa ridere me e le mie figlie, lasciando il mio ex marito indifferente. Lui, che ride con Teo Teocoli (ho detto tutto).
Totò è sacerdote della risata perchè, da una certa età in poi, non si può resistergli. Lui condensa la cultura napoletana, l'ironia italana, la demenzialità, la suggestione della maschera, la bellissima e profonda voce, la presenza carismatica, nel linguaggio universale della risata.

Un universale dove tutti troviamo frammenti di noi stessi e schegge di possibilità demenziali della nostra vita che abbiamo conosciuto.
E che il "genio" (per me al pari di Leonardo da Vinci e Mozart, perchè chi suscita il riso negli umani è un grande genio dell'umanità, come un musicista, uno scultore o uno scienziato) di Totò (che quando morì gettò i miei genitori nella tristezza, ne parlarono per giorni) sa parlare.

Per questo motivo mi piace pensare che Totò ci sia ancora, che stia da qualche parte ad osservarci, a noi umani viventi, che stia riflettendo su quali altri personaggi e situazioni esilaranti potrebbe far rivivere, e che in un'altra vita, in un'altra realtà piu' bella, magari, vedremo ancora nuovi film di Totò, il comico eterno, il principe del buon tempo, il sacerdote della risata. Che ringrazio, per il passato, per il presente e per il futuro.

E beccatevi questo VIDEO esilarante. Dove è alle prese con la moglie ricca e tirchia (Titina De Filippo) e per spillare i soldi alla quale, con Peppino, organizzerà un finto rapimento.


ps: questo post è stato fatto per commemorare il 40ennale della morte di Totò. Un'iniziativa a cui partecipano i bloggers A.I.U.T.O., Virginia, Alex321, Dalianera, Lazzaroblu, Pensatoio, Napoli Bloggers, Lupo sordo, Munchhausen, Alduccio, Vulvia, Pibua, Pasquale Orlando, Antonio64j, L’Eco di Dionisio, Sogniebisogni, vi_di, PensierofiliArts, MenteCritica, Lameduck e Tisbe.

scusate non ho messo i link faccio cagare. Ma sono pigerrima...;-)

sabato, aprile 14, 2007

Trabalho do Minuto


Videopoesia sulla guerra

Ribellione, dna e stronzate sotto forma di leggende metropolitane




In questo post vorrei fare 2 cose:
1 rispondere a Furio Detti che mi rivolge legittime obiezioni nei commenti al post precedente.
2rispondere a Ventodamare che, parlando dei fatti di Via Paolo Sarpi, tira fuori la storia dei cinesi che "non muoiono mai". Ma siccome la prima cosa è piu' complessa, comincio con la seconda.

Milano è sempre stata (da che la conosco, cioè da 46 anni, dato che vivo qui e ci sono nata) una città con una forte vox populi.
Che da una parte ne fa un luogo di potenziale avanguardia nei cambiamenti, dall'altra parte però ne fa pure una città di boccaloni.

Avete presente la canzone di Elio "mio cugino"? (VIDEO) Lì egli racconta di leggende metropolitane, come quella del viaggiatore milanese che tornando da NY dice che nelle fogne di quella città c'è un enorme coccodrillo bianco o quella del tipo che in discoteca viene broccolato da una splendida donna tipo fotomodella che lo porta in un camper per fare sesso, lo fa bere e poi si sveglie il giorno dopo in un fosso ,operato per l'asportazione di un rene.
Io queste leggende metropolitane le ho sentite tutte, raccontatemi dai piu svariati amici in giro, in ambienti diversi da gente diversa.
Anche quella del tipo che fa un incidente in moto, che i soccorritori gli levano il casco e si apre la testa. La conoscevo con la variante che la testa cadeva dal collo modello ghigliottina.

Io, queste "leggende metropolitane" che potremmo definire poi "stronzate" dette con il fine di prendere per il culo l'astante ( e vedere chi è piu' bravo a far girare la voce, sembra incredibile ma è un hobby milanese molto praticato), le ho assimilate proprio nel loro vivere, dalla voce di milanesi che ne riferivano convinti.

Ora: da almeno 4 anni gira sta voce dei "cinesi che non muoiono mai" perchè quando muoiono la "mafia cinese si sbarazza dei corpi" (con le varianti che ne offrono la carne in prelibati piatti di cucina cinese) per "girare il loro passaporto ad altri cinesi" che "siccome sono tutti uguali", "nessuno se ne accorge".
Adesso io vorrei fare un appunto a Ventodamare, con simpatia: ma ti sembra un argomento con cui parlare della rivolta dei cinesi del 13 aprile?
Saranno 4 anni che gira sta stronzata, figurati che soddisfazione il coglione che l'ha inventata, a vedere che c'è chi la da per buona...in buona fede o in malafede

I mass media poi ci marciano. anni fa fecero un servizio in tv dove intervistarno 1 e dico uno solo, medico della zona paolo sarpi,che diceva che in 5 anni non aveva mai fatto 1 certificato di morte a un cinese.
Quindi la stronzata popolare è stata assorbita dai mass media.
E questa non è una bella cosa.

Ora: anche ammettendo che la mafia cinese regoli a modo suo le immigrazioni, gestisca la manodopera clandestina che lavora nelle concerie e nei laboratori tessili a prezzi stracciati, davvero c'è chi pensa che "tanto non si riconoscono" perchè "sono tutti uguali?"


Insomma, noi ci vogliamo rassegnare a pensare che il medico, il panettiere, il giornalaio,l'ufficiale di anagrafe , insomma nessuno tra quelli che maneggiano il documento del cinese defunto o tra queli che l'hanno conosciuto (e non mi si ripeta l'ulteriore stronzata che "i cinesi non si mischiano,perchè sono chiusi"), si accorga della differenza somatica.

Bah.
Mi sembra un grosso pregiudizio. E pure un pelo (proprio un pelo eh) razzista, a volerla dire tutta.

Adesso il punto 1. Furio Detti scrive:
ammettiamo, per partire, che la giunta Moratti e più in generale la classe politica di questo paese (per obiettività io credo sia più lecito pensare che il malgoverno e il malcostume non abbiano colore politico) sia ipocrita, cioé chieda agli altri, cinesi e non, il rispetto delle leggi che essa stessa calpesta. o che l'applicazione della legge sia il paravento dietro cui si nascondono ben altri interessi.

e che da ciò derivi la legittimità di non rispettare la legge a fronte dell'illegalità palese di chi impone le regole....

può essere una strada ma è una strada pericolosa, perché dà diritto a chiunque di pretendere impunità solo perché esistono colpevoli ben peggiori.

se il comune cittadino di sente in diritto di rubare o di non rispettare le regole, sulla base del fatto che i potenti non le rispettano, di certo la legalità non si imporrà, ma anzi si estenderà in cerchi sempre più vasti.

potrà anche essere una posizione moralmente coerente e giustificabile, ma di certo essa non aiuta a migliorare il clima.

non punire i cinesi perché non si ha il coraggio di intervenire con i più aggressivi sudamericani o i rom, giustificherà infine il non punite rom o sudamericani perché ci sono magari criminali peggiori.... ogni furbo, forte dell'ipocrisia altrui si sentirà in diritto di infrangere le regole.

quindi parcheggio sul parcheggio dei disabili perché in fin dei conti chi ha imposto quel divieto non è migliore di me o perché è inutile accanirsi con me mentre sono tollerati delinquenti o infrazioni più gravi.

del resto, basta sostituire alla minoranza "angariata" una nuova minoranza per tirarsi dietro l'accusa di razzismo....

a me personalmente fa senso SIA l'attitudine dei cinesi - che pretendono impunità con arroganza e che si fanno scudo per comodità di una nazione dalla quale finora hanno dimostrato di voler fuggire - SIA la condotta degli italiani che sull'illegalità cinese hanno costruito le loro fortune e ora si mostrano scandalizzati.

non posso essere solidale con l'arroganza dei cinesi.

non posso essere solidale con la furberia di certi italiani.

ma - attenzione - chiedere che la ferrea mano della legge stronchi i secondi non deve indurci a perdonare i primi. invece credo che il tuo ragionamento - cara Cloro - sia: "perdoniamo i primi perché i secondi sono peggiori....". e non mi convince per nulla.

poiché al peggio non c'è limite. e rifiutarsi di obbedire alle regole in forza dell'ipocrisia di chi le ha imposte sarà anche una ritorsione appropriata, ma apre la strada alla giungla.

può anche essere un bene, ma è una posizione di cui occorre assumersi la responsabilità.


Da un lato Furio ha ragione. Platone fa dire a Socrate che bisogna sempre rispettare le leggi. Il dovere del rispetto delle leggi sta proprio nel fatto che esse sono emesse, in un contesto democratico, da organi condivisi da tutti. Platone aveva posizioni abbastanza intransigenti in merito, poichè considerava le leggi un "condensato" di tradizione, cultura, sapienze, che appartenevano allo spirito della polis. Non solo: nell'Apologia, Socrate ammonisce i cittadini di tenersi strette le loro leggi, avendo conosciuto l'iniquità dei trenta tiranni.

Se però andiamo a vedere la storia di Milano, notiamo che questa città ha smesso da lungo tempo (dal XV secolo) di essere una "polis". La città è sata governata, nei secoli successivi da francesi, spagnoli, austriaci, poi ancora francesi, poi ausriaci e infine sappiamo, dalla storia che Milano è stata una delle prime città ad aver organizzato un grande movimento risorgimentale di popolo per cacciare gli austriaci ed accogliere i Savoia (ve l'ho detto che è una città di boccaloni) . Cioè Milano è stata la prima città in cui vi sia stato un grosso movimento popolare che ha aperto la strada al dominio di questa famiglia. I parenti di costui, coloro che hanno portato l'italia dentro ben 2 guerre mondiali:Ora: Le leggi servono per evitare lo stato di natura. La loro legittimità si fonda sulla forza dell'autorità che le emana. Se una volta l'autorità era palesemente assolutistica, oggi, con le "elezioni" essa sembra esser scivolata verso la legittimità basata sul consenso.

Ma quello cui abbiamo assisitito, semplicistcamente parlando, in questi anni, è stata la progressiva manipolazione dell'opinione pubblica attraverso i media, che hanno assopito le coscienze al punto da accettare che l'autorità che ci governa (nella fattispecie Moratti, ma non solo lei) non sia affatto espressione del "popolo" , della "volontà generale" , come vorrebbero gli illuministi, ma di banche, finanziarie, imprese, multinazionali, corporation, cioè interessi di pochi che usano le leggi (e la forza repressiva) per ricavare profitti dal territorio che hanno abilmente conquistato con nutrite e ben sovvenzionate campagne elettorali.

Letizia Moratti, per esempio, non fa gli interessi di Milano, ma del gruppo Carlyle(il fondo di investimento più importante del mondo), di cui è azionista.

Ella, lungi dal praticare la politica al servizio della città, la pratica come "uomo" della Carlyle, che ha clientele molto importanti da tutelare (gli uomini d'oro). Non è , come dice l'amico Carlo Gambescia, che "la politica è autoreferenziale". Il referente la politica ce l'ha e quanto bene: il potere economico finanziario che la comanda.

In tutta questa situazione, abbiamo o no il diritto di ribellarci? quanto meno il diritto di far capire che multe, persecuzioni, pulotti in assetto antisommossa, vigili urbani incattiviti e ausiliari del traffico precari ma solerti, inutili macchinette per il controllo elettronico della velocità, non li vogliamo?

Nel diritto positivo la sanzione che compone la norma giuridica ammonisce sulla condivisione collettiva del patto sociale che ha dato vita alle leggi. Puo' il sistema sanzionatorio essere usato con i soldi del cittadino contro il cittadino stesso come strumento vessatorio (come di fatto avviene a milano)?
Tutto questo giustifica la ribellione? secondo me sì. E trovo positivo che l'abbiano fatto i cinesi, perchè i milanesi da troppo tempo si sono imbottiti il cervello di tv e di calcio farlocco, giustificando un potere "feudale" che li costringe a ingurgitare rospi "essendo abituati" a cambiare padrone, a vedere che "sunt semper quei" e a stare zitti.
Ci volevano i compatrioti di Bruce Lee per farci vedere come si fa. Ce l'eravamo dimenticati, noi milanesi. E quando vediamo in tv le immagini di Genova 2001, lo facciamo con lo stesso spirito di chi guarda un film dell'orrore, pensando che questi fatti non ci riguardano.


update:intervista all'ambasciatore cinese sulla questione.

venerdì, aprile 13, 2007

Il cielo sopra Paolo Sarpi


Insomma diciamocelo chiaramente:

Milano è sul filo del rasoio. Cantieri e martelli pneumatici in ogni angolo della città, che ti rompono i timpani e ti segano i nervi e ti allungano i tempi negli autobus e in mezzo al traffico, abbreviandoti i tempi del piacere e della serenità.

Inquinamento e puzze fetenti. Spallate in mezzo alla folla e gente sempre pronta a offendere.

Ore e ore in uffici di tutti i tipi a subire le angherie di dementi servi di banche, poste , comune ecc..in un clima dove la tua identità ha per te meno senso del duedipicche a briscola.

Devi annusare puzze, aspettare, portare in giro carte, pagare, subire angherie, stare in mezzo alle auto in mezzo a rumori continui, di auto, di clacson e soprattutto di martelli pneumatici e trivelle.

Se giri in macchina dove parcheggi parcheggi, sono multe. Non solo, ti chiedono i milioni perché tu dimostri che quelle del passato le hai pagate.
Riduzione di servizi, spostamento di uffici, accentramento di sedi, rendono la qualità della vita di questa città, bella solo per i ricchi nevrotici, ancora piu’ asfissiante.

Mi dispiace, ma io sono nata qui e vivo qui. E Ricordo che negli anni 70 e 80 io l'integrazione, l'ho vista. Nei pomeriggi della domenica in discoteca al Pink Elephant, in Paolo Sarpi, appunto. Ho amato quel posto. Ho sentito le anteprime di saturday night fever, Barry White, Billy Joel e Michael Jackson. Non sono Mozart, ma sono qualcosa della mia storia, che ricordo con senso di piacere e di arricchimento, che facevano essere il milanese e il terrone, gli stessi umani che apprezzavano queste realtà e si facevano parte della stessa cultura in senso ampio. l'integrazione era che tutti, terroni e no, eravamo "milanesi" che si divertivano insieme in compagnia e sentendo della bella musica.
Lo so che sembra un becero luogo comune nostalgico, e magari pure lo è, ma è vero.

I cinesi han messo su un’insurrezione in via Paolo Sarpi(qui il VIDEO).
Si sarebbero ribellati alla legalità, dicono. Ma avran poi fatto così male? Non è che hanno avuto uno spirito da nobile eroe, come Bruce Lee, che non accettava di farsi calpestare come essere umano?
Hanno davvero violato la legalità?

Quale legalità, poi?

Quella dei parenti dei vigili che hanno il contrassegno degli handicappati senza avere un cazzo?
Quella delle zone franche garantite dall’impunibilità (ha la faccia come il culo Moratti a dire che l’impunibilità è inaccettabile), a misura degli ordini impartiti “dall’alto” a vigili e polizia?
Quella dei permessi per passi carrai e lavori discutibili, rilasciati non sulla base delle leggi ma sulla base di amicizie, mazzette, favori particolari?
Una città dove, se invece i favori non li fai, puoi venir perseguitato, con bolli del passato, multe del passato, vessazioni del passato che tornano ad avvelenarti la vita.
E magari a fine mese neppure ci arrivi.

Non lo so: quelli che hanno votato Moratti si pensavano di trovarsi teresa di Calcutta?

Da vivereacomo
Cosa è accaduto veramente a Milano nel quartiere cinese? Una prepotenza etnica dei cinesi o una prepotenza sbirresca dei vigili? Ovviamente si potrebbe dire che se a Milano non ci fossero stati i cinesi non si sarebbe stata neppure la rivolta. Certo. Come dire che se non ci fosse il calcio non ci sarebbero incidenti allo stadio.
Facendoci seri ecco gli antefatti (che non possono essere tutti provati per ovvie ragioni).
1) - Berlusconi e la giunta comunale milanese promuovono la liberalizzazione degli esercizi commerciali. Per aprire un negozio non serve più la licenza. I cinesi aprono negozi a tutto spiano nel quartiere dove sono sì cresciuti di numero in modo esponenziale nell’ultimo decennio, ma da dove i primi arrivarono già nell’800.
2) L’amministrazione comunale non pone nessuna differenza tra semplice negozio ed emporio. Un emporio ha bisogno di essere alimentato continuamente di merce. Risultato: per le vie del quartiere cinese è un susseguirsi di furgoni e carrelli per trasporto merci, anche per alimentare i laboratori.
3) Molti cinesi di quel quartiere votano (la stragrande maggioranza). Candidati di AN e F.I. sono andati a pesca di voti garantendo protezione… che è stata data.
4) Nel 2015 a Milano ci sarà il grande Expo mondiale. La caccia al danaro e all’investimento è partita. PARE, sottolineo PARE (non ho prove ma vox populi), che Paolo Berlusconi abbia a gola il quartiere cinese che è strategico. Potrebbe essere trasformato in un quartiere molto simile a quello che comprende via Monte Napoleone… Negozi di grandi firme etc. etc. E PARE che siano state fatte offerte affinché i cinesi si acquistino le loro case e i loro esercizi a Lacchiarella (altro quartiere costruito dal solito Paolo Berlusconi).
5) I cinesi di spostarsi da quel vecchio e caratteristico quartiere per andare in quello nuovo manco ci pensano. Ecco allora che la giunta milanese, provvidenzialmente, decide che il quartiere cinese diventerà zona pedonale, rendendo di fatto impossibile il traffico di merci. Contemporaneamente i vigili urbani diventano fiscali. Nel quartiere cinese, non dove imperversano le bande di sud americani o i rom. No, dove ci sono i cinesi.
Questi sono i fatti che stanno dietro e che lasciano presumere che gli incidenti si ripeteranno. Perché i cinesi di li se ne devono andare. Tutto questo c’entra con la nostra simpatia o antipatia per i cinesi? C’entra con l’immigrazione o non piuttosto con la logica liberista?
E non crediate che dietro a tanti altri fenomeni che coinvolgono gli immigrati non ci siano operazioni come questa. C’è anche di peggio.
Secondo voi chi alla fine riuscirà a strappare la foglia di fico all’amministrazione Moratti, la Destra Radicale o la Sinistra antagonista convincendo i milanesi che il marcio prima di arrivare dalla Cina era in casa e si chiama liberismo?”

giovedì, aprile 12, 2007

Uè raga




Sui tg trasmettono continuamente 'sta scritta che in questi giorni è di moda in Italia.
Sono stata una strega a scegliere un nome che è diventato così di moda...come facevo infatti ad immaginare una simile politica illuminata sui Pacs, sui Dico, sull'omosessualità ecc... ecc...? E' ovvio che possiedo poteri paranormali.
Certo un blog con un titolo del genere è rischioso per l'occidente, però in termini meramente commerciali, diciamo, i visitatori crescono in proporzione geometrica, quindi ci ho imbroccato.

Mò pure io entrerò, allo stesso titolo della "maga Lisistrata" e del "mago messicano" a far parte di quel ristretto novero di persone che manifestano capacità di esegesi metafisica e sovrannaturale accanto a (piu' o meno discutibili, fantasiose, penetranti, convincenti o becere) idee politiche.

Chiamatemi Amelia.

mercoledì, aprile 11, 2007

oligarchia parlamentare/ democrazia totalitaria

Nell'analisi di Carl Schmitt sulle categorie del "politico" , egli afferma che l'essenza della politica, (cioè cio' che ci permette di pensare alla politica in quanto tale,potremmo dire "nozioni" che riguardano la prassi del governo di uno stato) è la possibilità concreta di qualificare il "nemico"nella dimensione "pubblica" di una collettività.
Per "nemico" egli intende ciò che, in modo cooriginario, ci afferma nella nostra identità e nel nostro gruppo di "amici"(familiari, tribu',compagni di partito,di fede religiosa, ecc..).
Schmitt insiste sul fatto che questa definizione di essenza abbia un nocciolo molto concreto e pragmatico ( e non simbolico), che ha origine antropologica in un dominio che non è nè "del pensiero" nè dell'azione, ma nella peculiarità umana di rapportarsi all'altro come a se stesso, in quanto umano.

Dice Schmitt, contraddicendo Clausewitz ("la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi"), che la politica giace nella possibilità della guerra, che non necessariamente si fa, ma che è implicita in questa divisione interna alla nostra "visione ambientale pubblica" (per coniare un'espressione para-heideggeriana che tematizza i significati specifici del mondo-ambiente) per cui il nostro nemico personale si deve identificare con il nemico contro cui "la mia gente "(gli amici) e l'autorità che li rappresenta (in nome di un dio o in senso laico, a seconda delle culture) può andare a fare la guerra in ogni momento.

Quindi non è, come disse clausewitz la guerra prosecuzione della politica con altri mezzi, ma la politica che è qualcosa che, esistendo, postula a-priori la possibilità della guerra .

Nell'ottica di Schmitt dunque la guerra è fondativa della politica.
Il "cittadino" della polis è tale perchè appartiene alla polis ed è amico degli altri cittadini della polis che potrebbero (non necessariamente ma potenzialmente) fare o ricevere guerra dal "nemico". Questo pensando che gli umani fossero, in ottica laica, cittadini (come potevano esserlo nel contesto della nazione germanica nazi, esperienza che egli condivise).

L'analisi di Schmitt, però, appare significativa anche in questo nostro frangente storico italiano, dove c'è la democrazia .

Facciamo finta che la "democrazia" vigente abbia un senso e che le elezioni pongano al potere della gente che rappresenta (nel bene e nel male) i 60 milioni di abitanti che comprende l'Italia (cioè presupponiamo buona fede nello svolgimento regolare delle elezioni).
Prodi, d'alema, Fassino, mastella ecc...,nel nostro caso, hanno stabilito che gli "amici" sono gli occidentali (USA, europa) e il "nemico" il fondamentalismo.

La tragedia delle torri gemelle, bin laden, i kamikaze, l'obbligo del burka, l'infibulazione ecc...sono non solo simboli, ma eventi e pratiche qualificati, secondo la definizione dell'essenza della politica data da carl Schmitt, come appartenenti al "nemico" Quello per cui, potenzialmente ( e non solo) la nostra politica (italiana) fa la guerra.
In effetti che oggi il nemico sia l'estremista "islamico" è contingente. Durante la guerra fredda il nemico era il "comunista", estremista in se e per se, indipendentemente se fosse seguace di berlinguer o il brigatista. Estremismo è l'appartenenza ad un credo politico avente dei principi di radicalità, per esempio il rifiuto marxiano della proprietà privata (la proprietà è frutto di un furto ai danni di chi lavora. Poi possiamo discutere se intendesse la proprietà "in se" o l'accumulo della medesima) .


Oggi la cultura occidentale respinge con orrore questo tipo di "estremismo". Non solo: respinge anche la contestazione sui principi, come estremismo. Ricordo in tv una conduttrice di un programma ameno (la folliero) che facendosi latrice di un messaggio d'amore tra una ragazza e un militare (italiano) che doveva partire x l'afghanistan, ebbe paura di pronunciare la parola guerra e dopo aver mugolato un po', le uscì "missione".
Oggi noi siamo "moderatamente" civili e questa moderazione possiamo riassumerla come il dovere morale-sociale del politically correct, imposto dai media nel linguaggio del mondo ambiente "pubblico" a tutti i livelli. Noi, dunque, così moderati e civili (e cristiani, e razzisti e bianchi) che godiamo del bene della democrazia, ci aggreghiamo alle "forze del bene" che per "farci essere quello che siamo" (in termini aristotelici "ci danno sostanza in senso filosofico") ci obbligano a partecipare militarmente (ed economicamente) alle loro guerre. Una delle armi di ricatto è la moneta. L'altro sono le merci. E quel minimo di coesione di cui hanno bisogno la ottengono attraverso l'identificazione di un nemico. Di qualcuno che vuole la morte dei nostri amici. Quindi la nostra.
Siamo una democrazia con un nemico.
Il nemico è colui contro il quale, in un modo o nell'altro, anche "dolorosamente" (come appare in molti siti di guerrafondai cattolici) si giustifica la guerra, il significato della quale, oggi, è mistificato verbalmente con espressioni quali esportazione di democrazia, missione di pace, sostegno alle popolazioni martoriate ecc...
Queste mistificazioni verbali nascondono l'incapacità, da parte del potere di confessare la contraddizione. La "positività" delle costituzioni andrebbe a puttane nel suo significato pubblico. Rivelamdo che la democrazia spacciata non è democrazia.

Democrazia, infatti, significherebbe "potere al popolo", al "demos" e presupporrebbe, anche stando all'interno delle categorie del politico di schmitt, che "il nemico" venisse identificato con colui che ostacola gli interessi del popolo.
Ora: il popolo italiano non ha nessun interesse, sotto nessun punto di vista, sovvenzionando con i propri versamenti fiscali le guerre e gli stanziamenti di truppe in giro per il mondo.
Sono convinta che se la nostra fosse un democrazia (ma proprio un pelo) meno imperfetta e vi fosse stata una corretta e puntuale informazione mediatica sulle cifre e sulle destinazioni delle medesime da parte del potere pubblico, anche a parità di "stronzate" mediatiche che quotidianamente vengono spacciate, almeno il 70% del "popolo" si pronuncerebbe per una diversa "politica", nel senso schmittiano: una diversa "definizione" del nemico.

Ragionando su che cosa sia la democrazia nel senso comune, invece, e pensando che essa puo essere intesa nei suoi tratti essenziali in senso illuministico come Elezioni, Rappresentanti a cui si affidano i poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario e, come si usa in "occidente" l'esercito va all'esecutivo) separatamente, senza entrare nel merito della concretezza del territorio che si vuole "contagiare" come direbbe il Sartori, posso capire che quanto si va ad "esportare" ("gentilmente" e nel senso in cui lo intende, per esempio, Sartori) è soltanto uno schema, una prassi "vuota" di contenuti: elezioni, parlamento, distribuzione dei poteri. Sempre seguendo Sartori, questo schema sarebbe, proprio perchè vuoto, universale (quindi, come un finto greco, intende perfetto, buono, giusto ecc..)

Benedetta da Kant e santificata dalla costituzione della resistenza, è così che noi italiani abbiamo da essere contenti di, come direbbe Gaber, quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia. C'è di peggio al mondo. Che volete?

Hannah Arendt quando parla di totalitarismo afferma che il suo strumento peculiare è la paura. Che costituisce il tessuto connettivo della scelta del lessico di interazione tra il potere e i sottoposti. Che, nella prassi è difeso, all'interno del territorio, con la polizia e tutte le immaginabili forme di repressione ecc...
Ella precisa che non ha alcun bisogno di abolire costituzioni. Pensando al nazismo, nota come in effetti la costituzione di Weimar, la più avanzata ed "illuministicamente democratica"mai elaborata,non sia stata mai abolita.



Quando i rivoluzionari francesi fecero fare alla Francia il "passo" costituzionale nel 91, posero la proprietà privata come pietra miliare dei diritti dell'uomo e ribadirono questo principio in diversi articoli.
La democrazia, però, presuppone il territorio suddiviso da confini "nazionali",con, all'interno e all'esterno, gradi diversi di ricchezza o povertà (dell'acquadel suolo, del sottosuolo) su cui gli illuministi non si pronunciavano, a nessun titolo, in linea di principio. Come invece si sono pronunciati, in modo netto, chiaro, unanime, sulla inviolabilità della proprieta' privata.

Ora: una serie di nazioni in certi continenti che chiamiamo "occidente" sta esportando una serie di "valori" universalissimi (quindi filosoficamente fondati) perchè "vuoti"(vuoti per esempio, di una dichiarazione di principio sulla base del diritto di godere del pianeta, il diritto alla "felicità" che imbratta la costituzione americana), come il diritto alle elezioni e il parlamentarismo, con le bombe.
Come ho già espresso il leitmotiv è l'estremismo islamico, come negli anni della guerra fredda era "il comunismo". Contro questi "nemici" l'opinione pubblica viene mobilitata mediaticamente, per "toccarle il cuore" creando angosce, paure (che hanno un valore psicologico e politico). E' sufficiente sentire come in questi giorni vengono alimentati signficati come Terrorismo islamista (piu' terribile foneticamente che "islamico") alqaeda ha minacciato l'italia, tante, troppe, moschee e organizzazioni islamiste in italia, alto rischio di attentati.



Come molti amici sanno, non sono mai stata marxista.
Eppure amo un libro marxista che è "l'imperialismo fase suprema del capitalismo" di V. Lenin.
Qui, con fenomenologia marxista (intendo come tale l'analisi dialogica che presuppone l' economia in senso ampio come definizione dell' Archè, cioè del fondamento della realtà umana, materialisticamente parlando) egli dimostra, prendendo esempi di nazioni del XIX e degli inizi del XX secolo, che il potere economico ha acquisito piano piano preminenza sul potere politico. Si va dagli imposti modi capitalistici di produzione e di lavoro, di spaccio delle merci, di finanza e politica monetaria, mostrando che le leggi hanno progressivamente regolato la società a misura di questi enti collettivi e non il contrario. La struttura economica è il potere-guida del capitalismo, che si organizza in monopoli, che concentrano le ricchezze economiche (sfruttamento del territorio e delle materie prime) in un numero sempre decrescente di potentati ristretti. Questi potentati per conservare un sostanziale accordo evitano di toccare i macrointeressi, ma si pongono in dialettica per i (mi si permetta un'espressione medievale) vassallati minori (le colonie piccole, di confine, di apparente scarsa importanza). Quelle colonie meno nevralgiche che decidono però tra il predominio di un potentato minore rispetto ad un altro di pari grado.

Alla fine, nella visione di Lenin, le nazioni ed i nazionalismi, continuano a sussistere perchè servono al simulacro di "democrazia parlamentare" per reclutare braccia gratis per la guerra (oggi questo problema non c'è piu' perchè gli eserciti sono professionisti. Questo fatto rende il potere del "demos" ancora più evanescente, poichè ha perso, ai giorni nostri, diciamo, quel minimo potere di contrattazione.) ma i giochi li decidono i capitali sovranazionali che governano la politica delle nazioni, i cui governanti si asservono ai potentati economici per essere a loro volta aggregati alle classi privilegiate, anche se con minor potere decisionale e minor accumulo di proprietà.


Questo schema descritto da Lenin mi sembra corrisponda all'attuale politica italiana. Un paese capitalistico. Non una democrazia, se non nel suffragio (perchè le decisioni di Prodi sono condizionate da Goldman Sachs, At&T, corporations e companies varie in mano sempre alla stessa gente, che riescono a gestire l'acqua potabile in Bolivia, in India e in un paesino del Lazio) ma un'oligarchia parlamentare o una democrazia totalitaria, nel senso del totalitarismo alla Arendt, dove la paura dell' estremismo (islamico o comunista) cela la paura con cui si ricattano i ceti medio-piccoli (benestanti, di fronte al grosso dell umanità) di poter perdere la loro condizione di , direbbe papà Josip, di "borghesi privilegiati", complici di una spartizione delle ricchezze del pianeta assolutamente iniqua e incompatibile con il diritto alla felicità che ha pretesa universale e che imbratta il testo della costituzione americana.



ps. Vi sono mancata? Bene. Mò beccatevi, come direbbe Italo, sto cataplasma*.
per esprimere contentezza del senso di mancanza che vi ho suscitato e come premio per aver letto fin qui, vi regalo un rap di lotta, del grande repparo e poeta di lotta e di pensiero critico Frankie Hi nrg. Beccatevi video e song.
*vabbe fa molto piu' cagare dei suoi, ovvio ;-)

Si legga qui un post del prof. A.Caracciolo di approfondimento

giovedì, aprile 05, 2007

BUONA PASQUA LIBERTARIA A TUTTI



Nella speranza di una concordia possibile.

Pace, serenità e pensiero critico a tutti...

Cloro
(ps il blog sospende la sua produzione per qualche giorno, causa trasferimento temporaneo sul mare della Romagna.$ ciao a tutti.)

mercoledì, aprile 04, 2007

La legge è uguale per tutti...?












La rivoltante trasmissione di Santoro di giovedì scorso , mi ha fatto riflettere su come il potere sia tanto sollecito nel mobilitare risorse per portare i sottoposti a prendere le posizioni che gli sono piu' convenienti. Per esempio che l'opinione pubblica pensi che gli islamici sono tout court un popolo incivile.
Così l'opera di esportazione della democrazia viene piu' facilmente digerita.
Ma in queste operazioni qualcosa di contradditorio resta fuori.
Per esempio, nella succitata trasmissione, Santoro ospitava una donna islamica che il marito aveva brutalizzato ed abbandonato senza mezzi e di cui lei aveva ancora paura. Giovanissima, coperta dallo chador.
Ma la sua preoccupazione non era lo chador, a dire il vero.
Era che la magistratura e l'operato di solerti assistenti sociali, le avessero sottratto il bambino.
Che lo avessero dato in affido e che potesse vederlo una volta ogni 15 giorni.
Questo era il suo problema.
La mia riflessione è andata subito alla mamma di Cogne. La personificazione di "piange la tv". Colei che, condannata a 30 anni in primo grado per aver avuto un raptus ed aver ucciso il figlio; a piede libero, ha partorito un'altra bambina che vive con lei e si è tranquillamente tenuta anche il figlio piu' grande.
Lì la magistratura o gli assistenti sociali, non sono intervenuti...
Anzi: la stampa ha pubblicizzato anche quanto fosse premurosa come baby sitter dei figli degli altri.
Va tutto bene, dunque. Dico riguardo a quanto siamo civili noi e a quanto sono barbari e pezzenti gli islamici.
Che non riescono neanche a tenerseli i figli loro. Gli italiani invece....

martedì, aprile 03, 2007

Giovanni Sartori: "il mio regno per un piatto di lenticchie"





















Il sistema sta preparando l’opinione pubblica a digerire la guerra all’Iran, qualora essa fosse giudicata inevitabile dai nostri padroni statunitensi.
Come al solito, manipolando il Corriere della sera, mi imbatto nel consueto, ritrito spaccio di stronzate mediatiche.
Oggi riguardano la rubrica “cultura” , sulla pagina della quale campeggia la foto della statua della libertà, a mò di illustrazione di un articolo di Giovanni Sartori.
Politologo, laureato in Filosofia, docente alla Columbia University, liberale, con un accumulo di cariche accademiche da far impallidire Pico De Paperis, me lo ricordavo nel film “citizen berlusconi” (ripreso in viva zapatero della guzzanti) in una scena dove piangeva per la democrazia perduta a seguito del berlusconismo.

Oggi propone una brillante (si fa per dire) analisi politica in cui fa finta di porsi il problema se la democrazia sia esportabile o no. Titolo: la democrazia è possibile, ma l'ostacolo è il monoteismo.
Il sottotitolo illustra così il contenuto di quanto segue: “Nella nuova edizione del saggio sui sistemi rappresentativi, Giovanni Sartori guarda al futuro del terzo mondo.”
A posteriori, cioè dopo aver letto il saggio, Cloroalclero è qui per darvi una traduzione della sintesi, ovvero: in cambio di un po’ di pubblicità gratuita dalle pagine del corriere per questa nuova opera (che non ho letto), spaccio per saggio storico una (fetente) tesi sulla plausibilità della guerra.

Un trafiletto a parte, sulla stessa pagina, illustra le “cifre” (significanti di per se, secondo il corriere)e c’è scritto: l’ultimo rapporto freedom house (casa dellA libertà) denuncia che 2,4 milioni di persone vivono sotto regimi autoritari: in 90 stati c’è democrazia; in 58 qualche segno positivo; in 45 non c’è alcuna libertà. Basta. Nessun elenco. Mi chiedo in che gruppo freedom house metta, toh uno a caso, per esempio l’Iran.

L'articolo di Sartori è molto lungo e di brillante stile. Sarò costretta, pur CON UNA SCRITTURA MENO BRILLANTE, a fare una sintesi della tesi quivi esposta.

Prima parte: la democrazia è un prodotto della cultura occidentale. Argomenta come segue: beh? Cosa c’è di male. Se uso i numeri arabi, non è che sono scontento di usarli perchè sono arabi. Allo stesso modo si puo' obiettare che l'esportazione della democrazia corrisponde all'imposizione culturale eurocentrica. Ebe..dice testualmente: "Ma se è così, è così".

Il politologo prosegue con un’opportuna distinzione: in democrazia si distingue la demoprotezione dal demopotere. La prima è la protezione del popolo dalla tirannide. La seconda è l’aggregazione del demos al potere (testuale:" l’attribuzione al popolo di quote, anche consistenti, di effettivo esercizio del potere").
La prima è la componente liberale della democrazia, la seconda la omponente democratica. Tirando in ballo Locke (poraccio: si rivolterà nella tomba anche lui, come un sacco di gente tirata in ballo a sproposito dai piazzisti della propaganda) fa un arzigogolato ragionamento per cui la componente liberale è fondativa, ovvero è la condizione senza la quale non si da’ la componente democratica.

Quindi, la prima ci dev’esser necessariamente, la seconda no.
Lasciando passare, il Sartori, che se si impone il liberalismo costituzionalista, che il popolo sia aggregato al potere è irrilevante ai fini della "bontà" dell'istituzione. Il liberalismo è un valore in se. L'aggregazione del popolo alla gestione del potere è un valore aggiunto , non necessario nè, tantomeno, giustificativo. Puo’ essere ma puo’ anche non essere. Senza pronunciarsi sulla qualità e le conseguenze di questa affermazione (anzi liquidandola piuttosto frettolosamente in una 15 di righe di una colonna), passa ad illustrarne i termini dell’esportabilità.

La democrazia essenzialmente liberale (cioè caratterizzata dalla componente liberale di cui sopra) è l’elemento universalizzabile, perché fondante. Quindi piu’ facile (e, non lo dice, ma lo intende filosoficamente: consequenzialmente, “giusta” nel senso in cui è giusto l’universale ESSERE parmenideo, perfetto.)da esportare anche ad altre culture.

Dell’esportabilità di sta roba dice: “questo trapianto puo’ avvenire per contagio,e quindi in modo endogeno oppure puo risultare da una sconfitta militare ed essere un’esportazione con la forza”
Per rendere meglio il concetto, per nulla approfondito in termini teorici, passa subito a fare degli esempi, avviandosi ,come Coppi, al traguardo finale.

Primo esempio: Germania, Giappone, Italia.
L’esportazione in Germania e Italia in realtà non fa testo, perché sono paesi che avevano già, di loro, una tradizione parlamentarista, quindi è un “ritorno” (dice un “pactado” paragonandole alla spagna del dopo franco) a cose che già conoscevano.
Il Giappone invece non aveva questa tradizione. Quindi la si dovette imporre. Dice testualmente:”quando arrivo’ il generale Mac Arthur i giapponesi obbedivano all’imperatore, e l’imperatore ordinò ai suoi sudditi di obbedire al proconsole americano”. Come dire: fu molto semplice. Delle due bombe atomiche e del processo di Tokio dove Hiro Hito dovette trattare per salvare la pelle, Sartori non fa alcuna menzione.

Fu così facile, questa è la conclusione dove va a parare, perché i giapponesi erano scintoisti, religione (dice testualmente) “per così dire, molto tranquilla e molto laica”.
Altro esempio del “filosofo” Sartori: l’India. Essa fu abbandonata dai “demoliberali” inglesi dopo che la divisero in due : territorio induista e territorio islamico, quest’ultimo a sua volta suddiviso in altri due stati, Pakistan e Bangladesh.

Per i democratici inglesi fu piu’ difficile fare quello che gli americani fecero col giappone.
La religione indu’, continua Sartori “si tinge sempre piu’ di nazionalismo e non è sempre una religione pacifica” . Qui il lettore è preso da un pelo d’ansia, ma il terapeutico Sartori provvede ad arginarla: scrive(testuale) “Però è anche una religione panteistica e sincretistica. Puo’ accettare , come di fatto ha accettato, la democrazia.” La profonda analisi storica sull’induismo finisce così, ma Sartori, che è un fine politologo, mostra di sapere che nella stessa India, anche la comunità buddista è numerosa. Che ha fatto la comunità buddista nei confronti dell’esportazione della democrazia? Risponde Sartori con una sola frase “D’altra parte il buddismo è una religione meditativa che non pone problemi".
Dopo queste brillanti analisi politologiche, Sartori conduce per mano, ma trionfalmente, il lettore alla giusta conclusione, preannunciata dalle affermazioni implicite in quanto detto prima: sono le religioni il problema dell’esportazione della democrazia. Quelle monoteiste, in particolare. Ma siccome il cristianesimo ha prodotto quell’istituzione geniale che è il liberalismo democratico (parlamentare) non ne rimane fuori che una.
Indovinate un po?

Problemi che sono invece irriducibilmente creati dal monoteismo islamicoMONOTEISMO ISLAMICO. Davvero ma va? non l'avrei mai pensato. E poi,cazzo fa paura solo nella fonetica.

Prosegue: “Tant’è vero che quando gli inglesi se ne andarono, si dovettero rassegnare (adesso: io non leggo molto. Quel che leggo però, sono solo libri di storia. Sbaglio quando dico che mi risulta che Ghandi fece un lungo braccio di ferro con gli inglesi perché passasse la sua linea affinché l’India divenisse una federazione di comunità territoriali, gestite dai capi villaggio, e che non avendola spuntata si ritirò a Calicut in solitudine, non festeggiando neppure l’indipendenza dagli inglesi?) a smembrare l’India creando un territorio islamico…” precisa poi, a mò di monito per i gonzi, che “senza questo scorporo l’India rischiava di essere dilaniata, nonostante mille anni di coesistenza, da una terribile guerra civile” aggiungendo poi che “se l’India è una democrazia è perché l’ostacolo islamico è stato largamente rimosso dalla spartizione del paese”.
Conclude poi il Sartori che , CVD, non è vero che la democrazia costituzionale , "specialmente nella sua essenza di demoprotezione, non sia esportabile/importabile al di fuori del contesto della cultura occidentale. Però il suo accoglimento si puo’ imbattere nelle religioni monoteistiche” (una in particolare magari..) ..e poi, dottrinale,la chiosa impone: “il problema si può inquadrare storicamente così”. Finito.
Con le notizie che girano al momento sull’Iran, io questa la chiamo con una sola espressione: “propaganda di guerra”. Come quella di Santoro. Come quella di Fede.

Questo qui piangeva per Berlusconi. Pirla, piangi per te stesso…alla tua età. VERGOGNA!