sabato, febbraio 10, 2007

Per Elisa

Questo mio post è nato come risposta al post di Elisa Arduini ( sionista gentile e preparata con cui abbiamo avuto parecchi confronti anche..ehm… animati) che ha apprezzato la critica che in quest'altro post facevo al sistema politico in relazione alla libertà di parola e di insegnamento.
E’ venuto lungo, quindi ne ho fatto un post con cui imbrattare il mio bieco blog antimperialista e antisionista.
Il post s’intitola: “sionismo ed educazione”

Ciao
Possibile che voi sionisti ;-) non abbiate vie di mezzo? :-D :O si accusa un professore per aver fatto leggere Meine Kampf o si vorrebbe tale lettura obbligatoria!!!

Penso che tutto sia legato alla concezione della "progettualità" nella vita dell'uomo. Cioè al tentativo (perchè la morte incombente non ci permette che "tentativi" con una buona dose di rischio di fallire/lasciare incompiuto) di rendere concreta un "idea" di futuro che ci rispecchia in quanto alla nostra identità.
Ora: tu ti definisci "sionista" ma non sei d'accordo con la politica di Israele.

Definiamo un attimo il progetto che sta alla base del sionismo ( se sbaglio correggimi).
Possiamo definirlo un'idea di futuro che rispecchierebbe l'identità del “popolo” ebraico, in virtu’ dell’interpretazione della loro escatologia, posta nel tempo fino all'oggi, delle persecuzioni, come rifiuto.

Cio’ ha significato creare uno stato di tutti gli ebrei del mondo, dove qualunque ebreo del mondo, se perseguitato, possa trovare la propria patria e la propria gente.

Io lo ritengo un progetto delirante, ma facciamo finta che non lo sia.
La storia delle persecuzioni è una storia occidentale: nè nel mondo islamico, nè in quello estremo orientale vi è una storia di persecuzione degli "ebrei" in quanto ebrei.

Il progetto sionista però si colloca logisticamente in una zona ex ottomana del vicino oriente, avendo gravemente compromesso la costruzione di uno stato post coloniale. Presso e a discapito di genti che mai sono state coinvolte in persecuzioni ebraiche.

(E, diciamocelo, Elisa, nessuno si è mai preso la briga di farlo, ma se contassimo i morti palestinesi , dal 48 ad oggi, dal punto di vista numerico , se non è tanto quanto l'olocausto, ci avviciniamo, però non mi pare il caso di farne questione di numeri).

Aggiungi a cio' che comunque i cittadini israeliani sono sottoposti a un dispendio di energie in servizio militare attivo, che, esistenzialmente (ed economicamente, ma questo discorso non m'interessa, ora) non ha convenienza.

Se io fossi la mamma di un soldato israeliano, per intenderci, vivrei la mia vita psichica come depauperata da questo obbligo, con tutte le considerazioni del caso.
Anche queste sono persecuzioni.

Ora: spartire un territorio in due stati distinti (ammesso che mai si faccia), non è oggettivamente un modo pacifico di risolvere il pluridecennale conflitto.

La storia di Altene e Sparta ne costituisce un buon esempio.

Il progetto sionista non rispecchia l'identità israeliana. Lo dimostra il fatto che proprio i gruppi più legati alle scritture e alla tradizione, come Neturei Karta, sono pesantemente dissidenti.
Uri Avery, Israel Shamir, Gilad Atzmon, Gabriel Ash e altri scrittori legati al mondo ebraico o ebrei loro stessi, hanno denunciato la immane contraddizione che c'è, (e senza voler fare dietrologie sulle cause), tra il rapporto di un popolo con la propria identità e la scelta di ricorrere all'oppressione per affermarla.

Il progetto sionista è delirante, perchè fonda su una concezione disumana della vita: che con l'oppressione ci si possa guadagnare quella sicurezza assoluta che è mancata per secoli (in Europa).

E queste cose, come le spieghi ad un ragazzino, volendo scegliere il metro della razionalità e non argomentazioni basate sul nazionalismo di stirpe?

Uno stato unico, si chiamasse pure Israele, fondato sul valore della democrazia e della conservazione della specie, sarebbe la soluzione. Un progetto che avesse nella sua declinazione di un futuro possibile, la fiducia. Fiducia che, appunto, dagli errori della storia si può imparare, che le persecuzioni dovrebbero entrare nel regno del parmenideo "non essere".
Questo sarebbe il più grande onore fatto alla memoria dell'Olocausto, per quello che riguarda l'identità degli ebrei.

Senza un barlume di ideale, nulla di umano si realizza. Estendere l'errore di uno (Hitler) come il parametro di tutte le cattiverie umane, probabilmente reali in futuro e perpetrare delle vessazioni su queste basi, non puo' altro che portare in un dominio di autodistruzione, che riguarderà ebrei e non solo.

Io non sono una fan di Ahmadinejad. Tutt’altro.
Però ho orrore che in Iran possa succedere la stessa cosa che in Iraq o in Afghanistan. Posti distrutti, con diaspore di milioni di persone, alcune delle quali dormono nelle stazioni delle nostre città , col foglio di via.

In Iran c'è un grande movimento di donne, che hanno una relativa libertà di movimento e di scambio. Che si sta conquistando agibilità politica e voce.

Vogliamo tirar loro bombe in testa, perchè il cammino per la riappropriazione dei diritti, da parte loro, non è "nei tempi" con le problematiche affaristiche dei petrolieri americani e con le paturnie difensive dell'ultradestra israeliana?

Sei sicura che questa sia la strada?

Tornando al professore di liceo: Vi dev'essre la libertà di lasciare a ciascun pedagogo di elaborare un progetto che gli consenta di esprimere se stesso, i suoi studi, i suoi interessi. OGni programma scolastico dovrebbe corrispondere ad una progettualità culturale. E ci vuole fiducia nella motivazione e nell'onesta' intellettuale di un professore. Senza libertà non c'è cultura.
Ovvio che nessuno ti garantirà mai che un folle nazistoide non inciterà i ragazzi ad imitare le gesta di adolf. Ma non c'è nessuna progettualità senza fiducia e non c'è nessuna fiducia se non si pone un apriori di idealità come metro individuale dell'agire identitario umano. E poichè l'umano è anche troppo perfettibile, cio' implica un rischio. Rischio che, per essere parte necessaria di ogni investimento che si fa su un futuro incerto, è componente della pensabilità, dell'"essenza" di questo vivere terreno.

Ps adesso vediamo la risposta dell’Elisa, ma sto valutando se linkare il suo blog sul mio (se Dacia Valent linka Mmax, non vedo perché io non possa linkare Elisa.), alla sezione “simpaticoni e varia umanità”, con la dicitura “Pace e Sviluppo” (si fa per dire) ;-).

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Mmmm…. La tua descrizione del sionismo è legata ai “Protocolli dei Savi di Sion” che poi sono quelli che danno l’ossigeno agli ebrei ultra-ortodossi che stanno rovinando Israele e ti garantisco che sono molto lontani dalla mia visione e da quella di buona parte dei cittadini israeliani. Il sionismo moderno sconfessa i protocolli dei Savi di Sion anche se nessuno all’esterno di Israele sembra accorgersene. Condivido con te (senza parlare di numeri) che le vittime palestinesi nel corso degli anni siano tantissime tuttavia vorrei muovere un appunto, quello cioè di non gettare tutta la responsabilità su Israele, che ne ha certo specialmente con questi ultimi governanti, ma anche sugli uomini politici palestinesi che si sono arricchiti smodatamente alle spalle dei poveri diavoli che per vivere devono andare a lavorare in Israele (quelli che ci riescono) ma soprattutto hanno armato decine di milizie (dalle più piccole alle più grandi) nutrendoli dell’odio verso Israele basato spesso sulla menzogna. L’altro giorno parlavo con una mia amica che vive a Tel Aviv e che fa parte di una organizzazione non governativa israelo-palestinese e mi raccontava che tutti in Israele sono stanchi del conflitto con i palestinesi e anche molti palestinesi non capiscono più il motivo del conflitto. Da anni chiedono alle parti di venirsi incontro senza purtroppo conseguire risultati. Per l’Iran è un discorso a parte e anche io non voglio pensare ad una eventuale guerra (anche se ormai gli americani sono partiti) ma il presidente iraniano è veramente un folle e non gli frega niente dei palestinesi, li usa esattamente come hanno sempre fatto tutti gli altri. Non dimenticare che l’Iran non è un paese arabo ed è sempre stata guardata con sospetto dagli arabi (palestinesi e siriani compresi) e questo suo interessamento alla causa palestinese altro non è che un modo di danneggiare Israele armando gruppi palestinesi. Ma perché nessuno parla mai di sviluppo palestinese? Ti sei mai chiesta questo? Ho l’impressione che questa guerra faccia comodo a parecchia gente. Per quanto riguarda il professore ti ho già detto che condivido completamente quanto da te detto e credo che tu sia stata perfettamente esaustiva nello spiegare un pensiero che credo in molti condividano (salvo i soliti bacchettoni a senso unico).

Anonimo ha detto...

"Cio’ ha significato creare uno stato di tutti gli ebrei del mondo, dove qualunque ebreo del mondo, se perseguitato, possa trovare la propria patria e la propria gente.

Io lo ritengo un progetto delirante, ma facciamo finta che non lo sia."

è un progetto che oggi non è condivisibile, ma nel 1945 aveva molto più senso. è il contesto storico che spiega il perchè di questa anomalia che, sono d'accordo, oggi non ha più senso di esistere (ma è anche indubbio che israele si sta laicizzando poco a poco).

Cloroalclero ha detto...

x Elisa: non lo so se la mia descrizione del sionismo è quella dei savi di sion. E' la descrizione che salta fuori quando discuto con i sionisti (pure con te) e si va a grattare la questione del "come mai resta impensabile il concetto di stato di diritto" in territorio israeliano.
Come mai non si integrano i territori occupati e i loro abitanti, dando a tutti il diritto di cittadinanza.
Allora mi si obietta che lo stato a maggioranza ebraica aveva(ed ha) un fine salvifico in virtu' delle persecuzioni storiche degli ebrei.
Mica lo dico io, lo dite voi ;-)
x Supramonte: ho capito che andava bene nel 47, ma le conseguenze si vedono ancora oggi. Non mi paiono cambiati gli intendimenti...

Anonimo ha detto...

direi di sì. io credo che la maggioranza degli israeliani oggi non sia sionista, anche se i coloni lo sono tutti, e sono loro a crear problemi col tacito assenso del governo... ma la società, quella i gran parte ha superato l'era del sionismo. non tutta ahimè.

Anonimo ha detto...

infatti l'israele odierna è formata prevalentemente da coloni ed ex coloni...quindi va da se che sono molti i sionisti, sia a destra che a sinistra...gli israeliani che si oppongono alla politica di aparthaid del governo sono pochi...c'è un fatto, tra i tanti che sono accaduti in israele, che continuo a trovare indicativo, e parlo di quando un ragazzo di estrema destra uccise rabin...alle elezioni, subito dopo, vinse l'estrema destra...singolare...a presto