Tentativo di una Fenomenologia della deferenza
Possiano definire come “deferenza” l’atteggiamento interumano che fa sì che qualcuno venga significato come un’ autorità. Per qualsiasi motivo.
Ci sono deferenze a breve termine (verso i genitori, verso una persona che ci piace) e deferenze a lungo termine. Platone faceva dire a Socrate (e probabilmente era una convinzione dello stesso Socrate) che la deferenza verso le leggi fosse un bene in sé.
La nostra società globalimperialcapitalistica, con i suoi aspetti consumistici e ,quindi, massamediatici, ha promosso la deferenza come una tonalità emotiva che connota il rapporto della “gente comune” con i V.I.P. , cioè coloro che, a qualunque titolo, compaiono in televisone continuativamente per anni.
Se un cittadino incontra un V.I.P, immediatamente scatta una simpatia e una buona disposizione. Tanto che, possiamo spiegare i commenti al post in cui Franca Rame chiede l’opinione dei cittadini sul voto in Afghanistan, come una “buona disposizione” nei confronti delle sue decisioni. Non importa se esse influenzeranno qualcuno che potrà ammazzare la gente, per esse, più liberamente e a buon mercato.
L’Autorità, e il giusto modo di attribuire questa caratteristica interumana essenziale, è il problema dell’Anarchia. Non vi sarà anarchia fino a quando non si imparerà a dare il giusto peso all’autorità, quando si è investiti della medesima, o quando ne sono investiti gli altri.
Chi ha autorità ne può abusare, si puo’ far corrompere, può agire in modo leggero e ingiusto, può complottare con altri più o meno forti per conservare quest’autorità con la forza.
Autorità riflette un’inclinazione dell’uomo che fa capo al super ego: il simbolo dell’individuo che ha insegnato al bambino come autoconservarsi, nell’opposizione al mondo esterno. Nelle società maschiliste, come la nostra, il simbolo del padre. Ma non è escluso che la storia remota abbia presentato altre possibilità (l’anziano, l’anziana, la madre. Prendendo per vera la storia di Tarzan, anche la scimmia che se ne è preso cura e gli ha insegnato a difendersi e combattere).
Questo, per dire che l’autorità non è un’imposizione inventata di sana pianta dal “mondo esterno”, dalla “cultura”, ma è un fatto ontologico, cioè appartiene all’essere dell’uomo, al suo modo di dispiegarsi nel tempo.
E’ per questa ragione che esistono le religioni: esse, dicendo di rispondere alle domande esistenziali sul “dove vengo, dove vado, cosa faccio” (che sono domande filosofiche, cioè sull’al di qua, perché la loro risposta inficia l’al di qua) in modo certo, attribuendo la risposta a un dio di premi e punizioni ultraterreni, gli conferisce presso gli uomini un’autorità immensa, di padrone del loro destino e delle loro speranze. E poi, naturalmente, si autocreano i sacerdoti che lo consacrano e lucrano su sta consacrazione.
In certe società, come quella egizia, addirittura i sacerdoti si spacciavano per dei e, insieme alla classe politica, poterono profittare delle recenti scoperte umane sui fenomeni naturali: il faraone e i sacerdoti erano la casta dei discendenti di coloro che si erano attribuiti la “magia” dei cicli delle acque del Nilo e della fertilità che essi procuravano.
Nelle società sacrali l’autorità era per lo più rapportata alla capacità di attribuirsi il merito di una ricchezza collettiva derivante da una qualche risorsa terrestre.
Il delirio collettivo creava, collateralmente, possibilità per coloro che vollero appropriarsi della ricchezza per eccellenza: il suolo, che col tramonto delle società sacrali ha connotato per secoli la definizione dell’autorità.
(continua)
6 commenti:
bel post, mi trovi d'accordo...
forse ci avrei messo anche l'autorità che si regge sulla "spada", ma forse è un altro tipo di autorità, più coercitiva mentre quello di cui parli ha altre dinamiche...
per chiudere, direi che secondo me, prima di diventare rivoluzionari bisognerebbe saper essere dei "ribelli"....proprio in prospettiva della distruzione dei Totem e dei Tabù...
ciao cloro
orso
Ti ringrazio per il post sulla vicenda che mi ...ha toccato.
Hai perfettamente colto il senso della polemica alla quale ho dato luogo dopo le sue piccate risposte.
Che, per altro, non la rendono molto diversa da Mastella, in quanto ad arroganza del potente che rifiuta la critica.
Ci mancerebbe che la si compatisca, poveretta.
Scusa, l'anonimo son io, Moltitudini.
Ovviamente prima mi riferivo al post precedente.
Non posso che sottoscrivere anche l'ultimo.
ciao!
moltitudini.splinder.com
Una riflessione molto interessante. Il concetto di autorità sta tornando pericolosamente di moda. dico pericolosamente perchè si confonde spesso l'autoritarismo con l'autorevolezza.
Un sorriso deferente
Mister X di Comicomix
Ah, ma diamine..ho letto adesso la tua riflessione relativa alla Rame precedente al mio battibecco..beh, prendo atto con grosso piacere!
p.s. ma tu sei iscritto a Kilombo?
x tutti: l'autorità e il modo di conferirla è "il" problema.
x Orso: aspetta la 2 puntata ;-)
x Moltitudini, sì. Sono iscritta a Kilombo. Lo trovo un progetto splendido e democratico e ho votato Theobserver (x la cronaca)
ciao :-)
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