L'Italia dei Balletti Rosa (e il riscatto femminile)
L’Italia ha bisogno, direbbe Zucchero, di “una sana e consapevole libidine” , almeno a giudicare dalla recrudescenza di sessualità che viene espressa nel cuore delle nostre istituzioni.
La scuola, dove una professoressa 33enne sfigata si va ad innamorare di un quindicenne “molto avvenente” e, soprattutto ,Montecitorio, dove Vladimiro Guadagno “avrebbe stuprato” la Elisabetta Gardini.
Cos’è un titolo estratto dalla rubrica “strano ma vero” della settimana enigmistica? No, il titolo della “Repubblica”, un popolare quotidiano.
Come si vede l’Italia produce piccanti notizie. Balletti rosa a Montecitorio. Avrebbero mai immaginato, gli elettori di Vladimir Luxuria che questo ti andava a stuprare Elisabetta Gardini(in realtà lui ha solo usufruito dei cessi femminili di Montecitorio, ma è LO STESSO. E' l'oppressione simbolica del maschio che viola la più intima tra le poche roccaforti femminili di questa società)?
Ahhh ma lei ha reagito bene, sapete? Una vera “revenge” matriarcale (vedi video).
Generazioni di donne hanno gridato con la Gardini, hanno sofferto con lei, nelle cui invettive, soprattutto nell’affermazione “si tagliasse il pisello”, hanno sentito vibrare secoli di assoggettamento, generazioni di donne offese, violate, sfruttate, depredate.
La Gardini pretendeva il pisello (di Luxuria), e lo faceva con quella passione e quel potere, (certo anche sottolineato dalla mimica e dal pathos conseguito con anni di studio di pantomima e di dizione che la rendono comunicativa, immediata) che parla un linguaggio universale-femminile.
“La Gardini ha avuto il coraggio di rivendicare quello che tutte voi (donne) chiedereste, se solo ne aveste il coraggio..” questo avrebbe dovuto scrivere il giornale, questo avrebbero dovuto sottolineare le iene.
Perché la portata antropologica della reazione di Gardini è titanica.:”Luxuria sei un uomo, quindi tagliati il pisello”. Circoncisa come Cesare. Lapidaria come Eraclito. Chiara e distinta come Cartesio. L’intera cultura occidentale vibrava nelle corde vocali di questa (grande) donna. Finalmente. Abbiamo dovuto aspettare il 2006, perché dalla voce di questa Gardini si udissero parole, di risentimento sì, ma anche di liberazione e di riscatto. Che passione, che rivoluzionarietà. O Gardini, noi donne italiane aspettavamo proprio te, perché le tue parole ci liberassero dall’opprimenza maschile: la tua schiettezza, la tua prorompente dialettica, il tuo vigore ideale.
Sei una paladina. Sei il simbolo delle italiane. Che classe e che cultura! Non gliele hai davvero mandate a dire a quel Vladimir, simbolo di duemila anni di machismo e di patriarcato tradizionalista e retrivo. Grazie. Grazie. E chi ti da’ contro è solo un ipocrata.
Nessun commento:
Posta un commento