sabato, novembre 18, 2006

Il girotondo di Thanatos

Quando vediamo che i neonazisti scrivono sui muri dei cimiteri ebraici: juden raus ci scandalizziamo. Le centinaia di fotogrammi sulle persecuzioni naziste che la storia del cinema ha fatto passare davanti agli occhi degli italiani della mia generazione hanno impresso nella mia mente il chiaro messaggio che certe ideologie, certi eventi ad esse accompagnate, dovessero finire.
Oggi, nel 2006, diligenti professori delle medie accompagnano i ragazzi al museo della Shoah per insegnare loro a dire basta al razzismo, stop alle discriminazioni.
Mia figlia ha portato a casa la videocassetta de “La vita è bella” di Benigni. Alla fine del film, aveva gli occhi rossi. L’ingiustizia che vi si racconta , non riesce ad essere sopportata.
Quand’ero piccola e la mia maestra delle elementari ci raccontava che i nazisti facevano i “paralumi” con la pelle degli ebrei, ricordo distintamente che provavo sentimenti di raccapriccio, di rifiuto. Non capivo chi fossero i nazisti e chi fossero gli ebrei. Capivo solo che c’era gente che faceva paralumi con la pelle di altra gente.
In un film, non ricordo più quale, si vede un preside nazista che obbliga gli studenti a calarsi i pantaloni per verificare chi era stato circonciso e quindi meritava, in virtu’ delle leggi naziste, di essere escluso dalla scuola ed emarginato .

Oggi, su YOUTUBE non troviamo solo giovani teppisti che offendono e umiliano compagni handicappati o spogliarelli in classe. Troviamo anche altri documenti veri su cose vere, che stanno succedendo in varie parti del mondo. Troviamo come in Terra di Palestina, la convivenza degli ebrei e dei palestinesi sia improntata all’affermazione di significati che la cultura occidentale che abbiamo assorbito ha voluto insegnarci a detestare.

IL VIDEO

Hebron. La data non c’è. Si vede un gruppo di ragazzini israeliani con i loro insegnanti, ai giardinetti, su una collina che sormonta il centro abitato. C’è un sentiero che fiancheggia questa collina, che termina con delle scale che scendono verso le case. E’ l’unico sentiero che permette di raggiungere la città per gli allievi di una scuola palestinese, che, uscendo, passano inevitabilmente accanto ai giardinetti dove si assembra la comitiva di giovanissimi israeliani.

Si avvicina il piccolo corteo di studenti palestinesi, obbligato a passare accanto ai loro coetanei di sangue giudaico. Questi ultimi, vedendoli approssimarsi, cominciano a scandire slogan per noi incomprensibili, ma evidentemente offensivi. Presso di essi vi stanno soldati israeliani in tenuta antisommossa. Come i palestinesi si avvicinano, si vede qualche ragazzina che raccogli sassi e comincia a tirarli contro alcuni appartenenti alla comitiva palestinese. Si vede una signora , probabilmente un’insegnante dei palestinesi che, autorevolmente, scoraggia una bambina israeliana dal tirare un sasso che aveva raccolto. Allora questa aspetta ch’ella le sia passata davanti e , alle spalle, comincia a tirarle calci. La polizia cerca di tenere separate le due comitive, però è evidente che quando i ragazzi israeliani tirano calci agli antagonisti e questi si imbufaliscono, sono per lo più presi dalla preoccupazione di limitare le reazioni dei palestinesi(chiaro: gli israeliani si “difendono”).
Ad un certo punto c’è una colluttazione: lo si capisce dal fatto che la visuale della videocamera si muove eccessivamente e per un po’ riprende il terreno.
Poi però si rimette a fuoco e ritrae immagini con un senso.
In particolare inquadra un altro gruppetto di ragazzini israeliani che, disposto alla fine dell’unica scala che permette ai palestinesi di tornare alle loro case, comincia una fitta sassaiola a destinazione di coloro, palestinesi, che arrivano a valle.
I quali, è evidente, sono stati ammoniti dai loro insegnanti a non reagire alle provocazioni, per non mettere a rischio la loro incolumità personale.

Un video che fa incazzare. Una sequenza di scene che ricorda, almeno a me, quelle scene dove, pur non essendoci morti, né feriti, né colpi di arma da fuoco, vi sono tutti gli ingredienti di quell’umiliazione di un popolo, di quella discriminazione di esseri umani che abbiamo imparato ad aborrire sia nei film sulla persecuzione nazista, che in quelli sulla discriminazione dei neri negli Stati Uniti.

Veti e servi.
E allora non ci sorprendiamo se uno stato governato da serial-killer , come è oggi l’America, pone il veto a che l’Europa condanni la strage israeliana di Beith Hanoun. O il massacro di Caana.
Non ci sorprendiamo che gli Stati Uniti ( e l’Italia) castrino Zapatero che, evidentemente pressato da un’opinione pubblica maggiormente educata all’informazione e alla democrazia di quanto non lo sia l’Italia di oggi, propone ( è di ieri la notizia) l’unione delle forze europee per una soluzione immediata dello scontro israelo- palestinese: ritiro immediato delle forze israeliane su quel territorio che stanno a poco a poco depopolando, scambio di TUTTI i prigionieri, da una parte e dall’altra, stesura definitiva dei confini e dello status dello stato palestinese, sotto il presidio di una forza europea, che, osserva Zapatero, se si è presa la responsabilità di inviare truppe in Libano per limitare i danni di quel massacro, puo’ anche prendersi la responsabilità di (provarci a) imporre la cessazione di questo genocidio.
Ma Zapatero è stato guardato come un imbecille. Che in gergo politico si traduce con “ingenuo”. Ovvio. I civili occidentali non sono mai riusciti a far rispettare le deliberazioni ONU quando c’erano. Non riescono a far arrivare in Palestina degli osservatori che possano registrare e testimoniare quanto di similnazista avviene nel lager a cielo aperto dei territori “disoccupati” (momentaneamente, perché quando li hanno massacrati tutti ci torneranno) dai civili israeliani e presidiati dall’esercito.
Non possono, non vogliono, perché la classe dirigente, in occidente, è tutta “proud friend of Israel” .
Per cui l’appello di Zapatero, i suoi tentativi di convincere prima i francesi e poi gli altri europei , sono destinati a cadere nel vuoto e nella denigrazione.
L’immagine di. “Israele: l’unico stato democratico del medio-oriente” non può e non deve essere intaccata, presso una pubblica opinione imbottita di calcio e di stupidità .
Il “mantra” che viene spacciato continuamente: “Israele si difende” e “ è l’unico stato democratico del medio oriente” non puo’ venire negato o sconfessato o messo minimamente in dubbio.
Si preferisce sostenere la tesi dello “scontro di civiltà”, continuare a discutere se sia legittimo per le donne musulmane “portare il velo” , se con i musulmani è “possibile un dialogo” e invitare gli psichiatri e i pedagogisti a cercare di capire da dove vengono le pulsioni thanatofile dei nostri, italianissimi, giovani.
Ma la contraddizione la si evita, la si occulta, la si elude. Senza accorgerci che nell’odio inoculato nelle vene dei ragazzi israeliani c’è in potenza , anche l’odio che si inoculerà nel sangue dei nostri, di ragazzi. Perché il privilegio di opprimere, la presunzione di sentirsi “eletti”, la violenza che si riesce ad esercitare impunemente, non è mai patrimonio di pochi, ma di un’intera epoca.

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