Le Radici Maschiliste della Distruzione Simbolica
Oggi parlerò di "vita al volante". Una fenomenologia quotidiana che, senza andare a scandagliare tragedie, la dice lunga sui rapporti uomo-donna in questi tempi.
Guido esattamente da 27 anni, tutti i giorni, in città e in autostrada. Ci ho messo 10 anni ad imparare, ma ora posso veramente dire di essere un'ottima guidatrice, che riesce ad unire le necessità di una guida in sicurezza, ad un certo sprint disinvolto nel districarmi ,pur nelle poche possibilità lasciate dal traffico cittadino,da automobili guidate discutibilmente, oppure posteggiate di brutto in mezzo alla strada. Mi hanno tolto 3 punti solo per un posteggio effettuato sulle righe di un portatore di handicap, righe che il comune di Milano non aveva provveduto a rinfrescare per renderle nuovamente visibili, ma che è solerte nel multare chi queste righe non ha potuto vederle nè evitarle.
Posso guidare qualunque veicolo non articolato, di grande, media o piccola cilindrata. Lo faccio con piacere: guidare mi rilassa, a meno che non abbia una grande fretta.
Mi è capitato,come a tutti, di arrivare prima di qualcun altro ad un posteggio libero. Quando questo "qualcun altro" è stato uomo, nel senso di "maschio",il minimo degli epiteti che mi sono stati riversati addosso , una volta abbassato il finestrino, è stato "troia".
Recentemente,andando a fare la spesa, avevo pensato di occupare due posti con l'auto per poter avere un posteggio un attimino più comodo in uscita. Cambiai idea, perchè mi fece pena un camiocino bianco, senza neppure l'epidermico conforto dell'aria condizionata in pieno luglio milanese,così mi strinsi all'auto davanti a me, per permettergli il posteggio.
Mi sorpresi di come la mia "opera buona" che contraddisse il "pensiero diabolico" su cui mi ero solo per poco soffermata ed immediatamente dopo ravveduta,non mi evitò di essere apostrofata "molto duramente" con riferimenti alla qualità del mio apparato sessuale e alle prestazioni con cui avrei ottenuto la patente.
Un folle ciccione sudato, mi ha inseguito fin nel supermercato per continuare ad insultarmi ad alta voce. Per liberarmene, sono stata costretta a menzionare la "polizia",telefonino alla mano, paventando un intervento efficace delle forze dell'ordine. Il che ha messo in fuga il molestatore.
Quando avevo 20 anni(patente in tasca da due anni), ricordo che fui superata da un'auto di grossa cilindrata che, superandomi nervosamente, mi taglio' letteralmente la strada sulla cironvallazione. In quell'occasione dispiegai visibilmente l'indice e il medio della mia mano sinistra e allora il cortese conducente inchiodo' il suo veicolo davanti al mio, obbligandomi a fermarmi, scese e mi minaccio',mentre io chiudevo le sicure delle portiere e i finestrini per pormi al riparo da una minaccia fisica evidente che mi indusse ad un'inversione di marcia e fuga immediata.
Insulti e parole cattive mi arrivano quotidianamente, nonostante io non faccia nulla di diverso, da quello che fa la maggior parte degli automobilisti: portarmi avanti in una assurda fila o superare con destrezza guidatori che si mostrano parecchio impediti. Ma non si sfugge: al semaforo successivo (appurato che in auto con me non vi è alcun "ospite" adulto di sesso maschile, perchè questi episodi non avvengono mai, se si verifica il contrario) partono epiteti, titoli e insulti di diverso livello a seconda della provenienza sociale dell'autista. Che non si accontenta mai di un gestaccio che verrebbe ignorato, ma deve dare sfogo, come minimo verbalmente, alla propria ira, assumendosi anche lo sbattimento di tirare giu' il finestrino, quando non di scendere dall'auto.
Una mia amica che va spesso in Egitto mi dice che lì le donne, mediamente, non guidano. E'
socialmente condannato.Si sa, la cultura islamica non incoraggia di certo un potere femminile sulla tecnologia, quale puo' essere il rapporto tra donna e automobile. E qui le sacre scritture c'entrano poco: nel 500 d.C, all'epoca di Maometto, certo le automobili non erano contemplate dal Corano.
Ma anche qui,dove c'è stato l'illuminismo e prevalgono le "radici cristiane", la guida al femminile è mal tollerata. L'opinione che mi sono fatta è che la "donna che guida" sia un archetipo indigeribile per il maschio, indipendentemente dalla classe sociale e dalla cultura di provenienza.Il proverbio "donna al volante pericolo costante", spesso espresso dagli intellettuali (bianchi) da bar, è significativo della mentalità dominante (e cioè maschile), che assegna alle donne il privilegio di guidare come fosse una "gentile concessione", ma che non perdona loro alcun tipo di ,neanche "irregolarità" :di normalissimi e necessarii "escamotage", che chiunque opera, non volendo soccombere alle viscere paralizzanti del male amministrato traffico cittadino.
Il coacervo di guidatori, spesso con il crocefisso appeso al retrovisore interno, punisce le donne manchevoli di sottomissione automobilistica, ma colpevoli di circolare, togliendo loro il diritto al rispetto personale, con l'insulto, la minaccia verbale e fisica, la degradazione ,per fortuna espressa solo in termini simbolici (ebè vogliamo mettere la superiorità della civiltà occidentale?).
La mia esperienza d guidatrice implica la quotidiana messa in conto di clacson impazziti dietro le spalle, fino all'immancabile incontro al semaforo, dove "i maschi alla guida" possono vomitare addosso tutto il loro odio e disprezzo per la mia ignobile manovra e per la mia persona.
Questa penso che sia la percezione "media" di una donna motorizzata.
E' che una donna che sta ai comandi,che puo' governare acceleratore, freno, frizione, cambio, richiama un simbolo uggioso, una "madre fisicamente inavvicinabile, ma potente e crudele" che attenta alla virilità simboleggiata a sua volta dal veicolo, spesso di grossa cilindrata, del maschio Guidatore (e predatore) . Un po' un tradimento alle leggi della natura, insomma...
San Tommaso D'Aquino richiamava la teoria aristotelica dei luoghi naturali, applicandola alla distinzione di genere. L'uomo ha un certo posto nella società (il capofamiglia, responsabile,autorevole, decisionista). La donna, un altro e diverso. Ovviamente,Tommaso sta nell'alveo della cultura cristiana,che, come quella musulmana,concepisce la sottomissione femminile come una necessità di natura.
Uno come Tommaso, sicuramente, la donna al volante l'avrebbe considerata contro natura: donna al volante= donna fuori dal suo luogo naturale. Da precludersi socialmente per la salvaguardia del tessuto antropologico.
E' incredibile e paradossale, come certi messaggi passino attraverso i secoli e le diverse culture, anche trasudanti il valore del laicismo, nell'inconscio di chi, pur contando come il due di picche (vedi il maleducato e motorizzato funzionario milanese), vive comunque un potere in virtu' del "genere", ovvero per avere una carnosa escrescenza in mezzo alle cosce, simbolo e causa di una presunta ,quanto infondata e iniqua superiorità.
1 commento:
ahahahahahahahahahahahahah
vero eh!!!
Anche io guido molto, a Bologna. E c'è sempre da litigare. Però ho imparato a far finta di niente e lasciare questi cafoni nel loro brodo.Che si mangiassero il fegato tutti.
Posta un commento