domenica, ottobre 08, 2006

morire di sopravvivenza

Un uomo è morto. Una povera persona, di quelle che non vincono mai, nè campionati nè elezioni. Si chiamava Giuseppe Casu, di Quartu. Faceva il venditore ambulante di frutta, con l'Ape Piaggio, ma non aveva la licenza. La mattina del 15 giugno, viene fermato dai vigili urbani che da tempo lo vessavano con regolamenti e prescrizioni. Milioni e milioni di multe, per un'attività che non era svolta secondo le regole della società. Una solerzia delle forze dell'ordine che questa povera persona ha vissuto male, molto male. Come un accanimento nei suoi confronti. E ha reagito, si è agitato, son volate parole grosse. I vigili han chiamato la polizia per fargli fare il lavoro più sporco. Le guardie lo hanno calmato con la forza. Poi, siccome era davvero uscito di testa,per le multe e per le botte, han chiamato la croce rossa. Portato al manicomio di Is Mirrionis per un trattamento sanitario obbligatorio. Per la sua famiglia è scomparso. Nessuno li ha avvisati del provvedimento. Nel frattempo Giuseppe è stato portato nel manicomio. Legato al letto e sedato pesantemente, per scongiurare gli accessi di rabbia. Da allora passano 7 giorni. Nessuno lo visita, nessuno si occupa di lui. Nessuno lo scioglie da quei legacci che lo tengono saldato al letto, immobile. Gli rinnovano le endovenose di calmanti, e basta. Lo lasciano lì per questi 7 giorni e nessuno si accorge che lui sta male. Muore, per una bolla d'aria nel sangue che è arrivata all'arteria polmonare. Un'inchiesta stabilisce che, per quanto sia condannabile l'averlo immobilizzato per 7 giorni consecutivi e non averlo visitato, la causa della morte non è imputabile al trattamento. Finita la storia e finita la vita di Giuseppe Casu.
Il pover'uomo finisce la sua vita nell'anonimato della cronaca tragica della nostra "democrazia", che usa i manicomi per reprimere, e il silenzio per uccidere meglio. Una vita spezzata senza un motivo. Come tante altre vite che si spezzano, per la repressione o per il lavoro nero, tra l'indifferenza dei media e delle coscienze. Ma i paladini della "vita" dove cazzo sono? tutti al capezzale di Piergiorgio Welby, per impedirgli di suicidarsi dignitosamente? E non importa loro della "vita" di altri disgraziati, che, invece, vogliono solo sopravvivere? Che faceva di male Giuseppe, che non voleva andare a rubare, quindi si arrangiava a vendere frutta in giro con l'ape piaggio, per meritare di morire? Che ne è di questa nostra Patria che lascia che poveracci come lui, evidentemente molto insignificanti, anneghino nella "zona grigia" della pubblica repressione, o della pubblica indifferenza?
http://italy.indymedia.org/news/2006/10/1161965_comment.php#1162021

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