domenica, maggio 07, 2006

Le Parole Grosse
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Viviamo in un pianeta pieno di stragi e genocidii in atto. Fin qui niente di nuovo, nessun progresso: gli umani uccidono in proporzione alla consistenza della popolazione.
Saremmo tentati di rassegnarci al fatto che gli uomini sono animali che reagiscono ad uno squilibrio in atto, che, misurandosi nei rapporti di forza non fanno altro che rispondere alle logiche di sopravvivenza della specie e lo fanno nel modo che è agli uomini stessi consono: mettendo di mezzo principi, religioni, forme culturali che in fondo rispondono solo alla modalità tipicamente umana di trasformare il mondo.

Se la visione cui si aderisce è questa, allora lo si dica in modo molto palese. Personalmente penso che, essendo l'uomo come sopra, l'uomo è qualcosa che dev'essere superato.
Tuttavia la mia intenzione non era parlare di questo, bensì rivolgermi a chi nelle forme culturali umane ci rimane dentro, utilizzandole, presupponendo una certa "fede" nel valore univerale dell'ente umano. Coloro che, in buona fede ( e siete in pochi) usano l'aggettivo "antisemita" per definire chi crititca quello che secondo me è il nuovo nazismo: la politica sionista dello stato di israele, in nome del quale vengono perpetrate le peggiori atrocità e che, per ragioni che non sto qui ad illustrare, riesce a spacciare presso l'opinione pubblica d'occidente, l'immagine di popolo perseguitato dalla minaccia terroristica ed antisemita .
La minaccia terroristica proverrebbe dagli islamici fanatici che prenderebbero di mira tutto l'occidente per ragioni religiose (guerra di civiltà) la minaccia antisemita da tutti coloro che, nello stesso occidente, prendono posizione contro israele.
Come dicevo inizialmente, il mondo è pieno di stragi perpetrate in piu' o meno silenzio.
Pero' mentre per esempio le stragi di putin sono state mandate dai media nel dimenticatoio, facendo passare Putin per un turista animato da ottimismo per la sua terra, ammirato dall'italia e buon padre di famiglia, senza che mediaticamente si discutesse sulle sue scelte il materia di Cecenia, la rivendicazione di israele e della sua politica è così sfacciata da essere insultante.
Gli israeliani che sono contrari a queste scelte hanno poco spazio nei media internazionali, laddove si insiste sulle stragi della seconda guerra mondiale e sul principio per cui chi c'era e non ha parlato dovrebbe sentirsi in colpa e sul fatto che, con quei trascorsi, uno stato " a maggioranza ebraica" diventava una necessità perchè gli ebrei avevano il diritto a difendersi dagli antisemiti.
E fu così che comincio' un massacro che dura da 50 anni e di cui nessuno si è preoccupato di contare i morti.
Questo massacro non è stato mai chiamato dai media col suo nome: quando si tratta di israele le "parole grosse" riguardano, nell'ordine
1)l'olocausto
2)le scritte sui muri di sapore nazista
3)le bandiere di israele bruciate
Le parole grosse vengono accuratamente evitate quando si tratta di avvicinarsi al tema di quanti bambini sono morti o sono stati rapiti, quante case bruciate, quanti civili torturati e, soprattutto, le provocatorie condizioni in cui sono costretti a vivere i palestinesi nei territori occupati, dove tutti i giorni la popolazione colona li prende a sassate, non fermandosi neppure davanti a un bambino di cinque anni. La grancassa trasmette il pericolo per l'esistenza dello stato di israele. Gli estremisti che bruciano le bandiere, cercando di sdoganare la parola sionismo, per farla assimilare semnticamente a ebreo, in modo che, chi si ritrova a parlar male dei sionisti, parla male degli ebrei, dunque è "antisemita". E questo dovrebbe diventare un dogma per la maggioranza dell'opinione pubblica.
Personalmente, mi sono impressionata quando ho visto, dopo mesi di campagna elettorale al vetriolo, Berlusconi e Prodi abbracciarsi e brindare allo slogan "siamo tutti isreliani".
Le parole diventano, come dice H.Frankfurt, "stronzate", che dei mass media diventano l'essenza. Nella società di massa, creare valori condivisi perchè l'opinione pubblica approvi, o almeno non osteggi, le scelte dei capi che ,naturalemente, sono scelti entro una cerchia di persone spalleggiate dalle diverse lobby.
La pubblicità (o propaganda, con le sue sfumature di significato) è il veicolo comunicativo "creatore" e "orientatore" dell'opinione pubblica. Alla pubblicità servono le fiction e i film storici, che fanno passare certi sentimenti legati a certe letture , presupposte, negli eventi narrati.
Le generazioni del dopoguerra sono state molto sensibilizzate sull'olocausto: musei, film, testimonianze in tv o dal vivo. E' passata una lettura che stigmatizza l'olocausto non come "una" strage, ma come "la" strage del XX secolo.
La connotazione della tutela del popolo ebraico è implicita in questa visione ed è del tutto condivisibile.
Quello che non è condivisibile sono i corollari di questa visione e cioè:
1) che sia accettabile uno stato a maggioranza ebraica, che alla fine è un principio razzista
2)che sia accettabile il martirio dei palestinesi nei territori occupati, per indurli ad andarsene o a ribellarsi, tanto da farsi ammazzare
3)che sia vero che c'è in corso un "conflitto di civiltà" per cui anche gli europei, per il loro bene, sono tenuti a sostenere incondizionatamente israele, rinunciando a sanzionarlo anche in presenza di palese violazioni delle convenzioni internazionali e scoraggiando la critica al suo interno.
4) che uno degli stati piu' pericolosamente armati del mondo possa essere in pericolo e quindi abbia il diritto di infierire su popolazioni praticamente inermi
Orbene, la pubblicità lavora instancabilmente per persuadere l'opinione pubblica che questi corollari siano "il valore" la "verità" e chi non aderisce è nazista, antisemita, cova odio per gli ebrei ecc...
Da questa falsa opinione i movimenti dovrebbero guardarsi, evitando le generalizzazioni e chiamando le cose con il loro nome, senza cadere nella "fabbrica di stronzate allestita appositamente per noi..
Come dice saggiamente Frankfurt: "I campi della pubblicità e delle pubbliche relazioni e quello, oggi strettamente correlato, della politica sono pieni di stronzate così assolute da essere diventate ormai assoluti paradigmi del concetto. E questi settori sono affollati di raffinatissimi professionisti che -con l'aiuto delle tecniche piu' evolute e sofisticate, delle ricerche di mercato, dei sondaggi di opinione, dei test psicologici e così via-
mettono ogni cura nella scelta e nell'uso delle parole e delle immagini giuste" (H.Frankfurt: "stronzate", Rizzoli,2005)

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