L'Affaire Moro (esclusivo) I parte
In esclusiva su Cloroalclero, l'ottimo saggio di H.S., che ringrazio
TRACCE ED INDIZI PER L’IPOTESI DELLA PISTA AMERICANA NEL CASO MORO
prima parte.
A proposito dell’affaire Moro si ritiene che la pista americana , della CIA o , comunque , di un coinvolgimento americano sia frutto dell’opera di depistaggio attuata dai sovietici nel quadro della guerra fredda come dimostrerebbero i documenti del cosiddetto dossier Mithrokin o rapporto Impedian. Può darsi , può darsi che il KGB , per distogliere l’attenzione dal rapporto fra taluni brigatisti rossi e la Cecoslovacchia , abbia tentato di depistare istradando verso una pista che avrebbe portato direttamente la CIA., tuttavia vi sono elementi che difficilmente potrebbero essere ricondotti a questa azione di inquinamento. In definitiva esistono tracce , indizi certo non prove che indicherebbero un coinvolgimento diretto di americani nel caso Moro. Innanzitutto , come più volte ribadito dall’ esperto in materia Sergio Flamigni , il caso Moro è classificato come “segretissimo” dal Dipartimento di Stato USA. Come è risaputo il segreto viene imposto quando sono in gioco gli interessi e la sicurezza della nazione o quando sono coinvolti i rapporti fra due stati ( nel caso in questione certamente l’Italia e gli USA). Per quale motivo un fatto che , generalmente , viene interpretato come un – gravissimo – episodio di terrorismo di matrice interna comporterebbe il ricorso al segreto di stato di un paese straniero ? Ciò , in realtà , non dovrebbe stupire.
Nei comitati di crisi egemonizzati da elementi piduisti era presente l’esperto in antiterrorismo del Dipartimento di Stato Steve Pieczenick il quale , per sua stessa ammissione, non aveva ricevuto il compito di adottare le strategie più adatte alla liberazione di Moro , ma di impedire l’accesso dei comunisti al potere. Naturalmente i comunisti in questione non erano brigatisti rossi ma quelli del PCI , impegnati nell’appoggio al governo Andreotti nel quadro dell’intesa fra le forze dell’arco costituzionale. Ancor più significativa è la presenza presso il Ministero degli Interni durante i 55 giorni della prigionia dello statista democristiano dell’esperto in affari italiani Michael Ledeen un esponente della cosiddetta Nuova Destra americana dei neoconservatori. La biografia di questo personaggio è inquietante. Si tratta di uno di quegli intellettuali di punta raccolti presso Il Centro di Studi Strategici di Georgetown , una sorta di think tank costituito da kissingeriani , neoconservatori e falchi americani ed anticomunisti prevalentemente repubblicani ma non solo. Fra i personaggi vicini al CSIS ricordiamo appunto Kissinger , l’ammiraglio Haig ed ex direttori dei servizi segreti americani. All’epoca Ledeen scriveva articoli per il foglio filoamericano ed anticomunista “Il Giornale” diretto da Indro Montanelli ed edito dal piduista Silvio Berlusconi. Sarà proprio Ledeen a raccomandare l’assunzione del suo figlioccio Francesco Pazienza presso quel SISMI diretto dai piduisti Santovito e Musumeci. Pazienza si segnalerà per la creazione di un cosiddetto “Super SISMI” impegnato in operazioni spionistico criminali come il Billygate , i depistaggi relativi alla strage alla stazione di Bologna , le trattative nel rapimento dell’assessore napoletano Cirillo e i retroscena nell’assassinio del banchiere piduista Calvi. Il rapporto fra Ledeen , Pazienza e i servizi segreti piduisti è significativo. Il nome di Ledeen ricorre anche nell’affare Iran contra e nelle vicende relative ai contatti con gli iraniani alla vigilia dell’attacco americano all’Iraq di Saddam Hussein. Già questi elementi sono significativi per comprendere certi aspetti del rapporto fra americani ed italiani con il caso Moro. Indubbiamente ciò non dimostra certo che gli USA o , comunque , personaggi americani di un certo profilo furono coinvolti direttamente nel rapimento e nell’assassinio dell’onorevole Moro. Partiamo dall’inizio di questa vicenda e cioè da via Mario Fani ove si consumò il massacro della scorta di Moro e il rapimento dello statista.
Secondo quanto riportato dai consulenti della Commissione Stragi Silvio Bonfigli e Jacopo Sce nel libro edito dalla Kaos edizioni “Il delitto infinito” ben tre testimoni videro nel commando brigatista un individuo che si distingueva per la padronanza delle armi e a cui si deve in gran parte la riuscita dell’operazione di guerriglia in via Fani. Le perizie accertarono che ben 49 colpi sparati provenivano dalla stessa arma. I brigatisti hanno sempre negato la presenza accertata di questo superkiller. Si trattava di un brigatista mai identificato ? Certo è possibile ma poco probabile anche perché in genere i brigatisti non possedevano quella perizia e padronanza mostrata dal misterioso superkiller , infatti l’operazione Fritz rimarrà un caso unico non solo nella storia delle BR ma dell’intero terrorismo dispiegato nell’Europa occidentale. E’ più probabile si fosse trattato di un professionista ingaggiato dall’esterno , italiano o straniero , per garantire la riuscita dei piani. Vediamo di aggiungere qualche tassello…
Un’interessante informazione la ricaviamo da una vecchia edizione (edizioni Kaos 1993) di un testo “classico” sull’affaire Moro “La tela del ragno” del solito Flamigni. A pagina 87 fa riferimento ad un articolo del “Resto del Carlino” datato 23 marzo 1978 e , quindi , in pieno svolgimento del sequestro Moro , nel quale si dà la notizia dell’arresto di un cittadino statunitense , tale Peter Jackson Hauser di 28 anni pluridecorato nella guerra del Vietnam in possesso di una falsa identità tedesca a nome di Reinald Lahusen e di un opuscolo della Baader Meinhof , in sostanza l’organizzazione terroristica tedesca di estrema sinistra RAF. Processato per falso ideologico e sostituzione di persona Hauser venne consegnato quale disertore alla base americana di Pisa che , naturalmente , si affrettò a farlo “esfiltrare”. Interrogato dalla Commissione Moro in merito il piduista direttore del SISMI , servizio informazioni militare , Santovito rispose che “gli accertamenti svolti anche presso il servizio segreto statunitense non fecero emergere nei confronti del predetto aspetti di interesse”. Viene da chiedersi chissà quale fosse stata la sollecitudine nel condurre tali accertamenti , ma tant’è…La tesi di Flamigni , ribadita in tutte le edizioni della “Tela del ragno” è che all’agguato in via Fani avrebbero partecipato terroristi tedeschi della RAF.
Ciò sarebbe avvalorato da testimoni che avrebbero udito parlare in tedesco e dalla presenza a Roma proprio in quei giorni di Willy Peter Stoll , uomo della RAF , già coinvolto nel sequestro Schleyer. Se le BR non avevano grande considerazione per la linea “politica” della RAF , invece ammiravano i tedeschi per la capacità militare mostrata nel sequestro del Presidente della Confindustria tedesca. E’ dimostrato che proprio in quel periodo i brigatisti ebbero contatti con elementi della RAF a Milano probabilmente in vista di azioni comuni , ma forse anche per avere una sorta di “consulenza” per l’operazione Fritz (che infatti è un nome tedesco). Non può non colpire il fatto che l’operazione Schleyer e l’operazione Moro si assomiglino molto dal punto di vista militare e non si può escludere che elementi tedeschi avessero partecipato sia all’organizzazione ed ideazione che all’esecuzione dell’agguato di via Fani. Anche se la circostanza dell’arresto di Hauser – Lahusen non verrà più ripresa in successive edizioni del libro di Flamigni , l’autore ribadirà sempre la convinzione che la RAF avesse partecipato all’azione , ma non solo. Secondo Flamigni , ma non è il solo , la RAF era pesantemente infiltrata dagli americani della CIA e dagli israeliani del MOSSAD e , in sostanza , eterodiretta da tali organizzazioni. Insomma le storie dei terroristi tedeschi della RAF e quelli italiani delle BR avrebbero viaggiato su binari paralleli : sia i primi , dopo l’arresto di Ulrike Meinhof e di Andreas Baader sia i secondi dopo l’arresto di Renato Curcio e Alberto Franceschini avrebbero attraversato fasi di pesanti manipolazioni e strumentalizzazioni ad opera dei medesimi servizi segreti (CIA e MOSSAD). La vicenda di Hauser – Lahusen illustra che ciò può essere realmente avvenuto. Naturalmente è possibile che si sia trattato semplicemente di un disertore che , disgustato dal comportamento dell’esercito americano in Vietnam , abbia poi prestato le sue capacità “balistiche” – notevoli visto che si trattava di un soldato pluridecorato – all’antimperialismo e all’antiamericanismo della RAF. Rimane in piedi anche l’altra possibilità e cioè che Hauser che , a questo punto si può tranquillamente considerare un cittadino americano di origini tedesche o , quantomeno , in possesso di una padronanza di questa lingua , fosse un infiltrato nella RAF per conto di uno dei servizi segreti degli USA. Anche in questo caso si presentano due opzioni : Hauser può essere stato infiltrato a scopo informativo e cioè per reperire notizie di prima mano sui gruppi terroristici europei dell’ultrasinistra dichiaratamente antiamericani e antiNATO oppure che , in realtà lo scopo fosse quello di fornire a gruppi come le BR la capacità militare di compiere determinate azioni , magari partecipando in prima persona. Magari lo scopo poteva essere quello di garantire la riuscita dell’operazione Fritz… L’idea non sembra troppo peregrina visto che si tratta di un soldato pluridecorato… E’possibile che , sostanzialmente , lo scopo dell’infiltrazione di Hauser nella RAF fosse in realtà quello di contattare le BR in vista dell’operazione Fritz ? Nella comunità dell’intelligence si era perfettamente consapevoli che il modo migliore per “infiltrare” e reperire informazioni sulle formazioni terroristiche dell’estrema sinistra fosse quello di sfruttare le credenziali internazionali nell’ambito dello schieramento “rivoluzionario”. E’ noto il caso dell’agente segreto tedesco Weingraber che riuscì a contattare le BR proprio attraverso l’infiltrazione negli ambienti della RAF in Italia. Più diffusamente parleremo dell’agente segreto americano Ronald Stark che , incarcerato per traffico di stupefacenti , contattò in carcere Renato Curcio e altri brigatisti “storici” , sfruttando probabilmente la falsa identità di cittadino libico – e all’epoca si ricorderà che il dittatore libico Gheddafi appoggiava organizzazioni terroristiche e “rivoluzionarie” di ogni tipo – e i suoi reali agganci con gli ambienti del terrorismo mediorientale , specie libanese. Questo modo di procedere è stato apertamente “teorizzato” dal club di Berna , organismo di collegamento dei vari servizi di informazione civili dei paesi che facevano riferimento al Patto NATO.
Fra i fondatori del club Berna si distingueva Federico Umberto D’Amato , eminenza grigia dell’Ufficio Affari Riservati del Ministero degli Interni e iscritto alla loggia massonica P2. Definito l’”Hoover italiano” D’Amato era anche membro del Comitato speciale della NATO e negli anni Ottanta , dopo essersi messo a riposo , si vanterà a più riprese di essere stato un uomo della CIA in Italia e di aver collaborato con l’agente dell’OSS (il servizio segreto americano durante la Seconda Guerra Mondiale) e poi agente della CIA James Jesus Angleton , l’uomo che , fra i primi , pensò di utilizzare i vecchi nemici neofascisti contro i nuovi nemici degli Alleati i comunisti. A tale scopo Angleton strappò il capo della X Mas principe Junio Valerio Borghese dalle mani dei partigiani. A partire dagli anni Sessanta Angleton verrà posto a capo dell’operazione CHAOS , un’operazione della CIA finalizzata a infiltrare e spiare i movimenti ed i gruppi dell’ultrasinistra. La commissione Rockfeller accerterà che l’operazione CHAOS aveva anche intenti di dichiarata provocazione e che la CIA aveva operato in tal senso non solo in territorio statunitense ma anche in paesi aderenti al Patto atlantico quali Gran Bretagna , Francia , Germania occidentale e , naturalmente , in Italia. Lo stesso D’Amato , sicuramente un uomo di fiducia degli americani della CIA , è stato più volte accusato di essere stato uno dei burattinai della cosiddetta “strategia della tensione” e di aver manovrato in tal senso sia i gruppi di estrema sinistra che quelli di estrema destra peraltro senza che mai emergesse una qualche prova a suo carico.
E’interessante invece la relazione che , durante una riunione a Colonia del club Berna del 1973 sul tema del terrorismo , proprio il rappresentante dell’Ufficio Affari Riservati tenne nell’occasione. Egli ricordò la difficoltà dell’opera di infiltrazione dei gruppi di estrema sinistra e sostenne come in genere gli elementi dell’ultrasinistra si aprissero agli stranieri anche perché lusingati dall’attenzione internazionale. Inoltre parlò della formazione di tali infiltrati prevedendo , oltre alla necessità di un’istruzione adeguata , anche l’addestramento all’uso di armi ed esplosivi. E’ chiaro che non si sta parlando di semplici infiltrati a scopo informativo o di confidenti ma di veri e propri terroristi “di stato”. Quindi l’ipotesi che Peter Jackson Hauser fosse un esperto di guerriglia e terrorismo infiltrato proprio per conferire ai terroristi delle BR una capacità militare fuori dalla norma non pare poi così inverosimile. In questo caso si può pensare che Hauser , americano di origini tedesche , fosse stato un componente di forze speciali americane tipo i Berretti Verdi , non a caso molto attivi nella guerra del Vietnam. Naturalmente può anche darsi che Hauser fosse semplicemente un disertore poi venuto a contatto con la RAF per ragioni sue e che gli americani lo avessero reclamato per fargli il processo. Può anche darsi che quanto detto finora appartenga al mondo della congettura e dell’illazione , ma c’è dell’altro…
Nel 1991 uscì un testo classico sui misteri , le stragi ed il terrorismo in Italia : “The Puppetmasters” scritto dal giornalista investigativo inglese Philip Willan e arrivato in Italia un paio di anni dopo tradotto dalla casa editrice napoletana di Tullio Pironti. “I burattinai” – questo era il titolo italiano – non riscosse grande successo probabilmente anche per le tesi scomode che vi erano avanzate. Secondo Willan , infatti , nell’arco di tempo compreso fra il 1969 ed il 1984 , gli americani contribuirono non poco a creare il clima di terrore , caos e violenza in Italia utilizzando di volta in volta la loggia massonica P2 e , quindi , personaggi come Gelli e Sindona , la criminalità mafiosa , quella organizzata e quella comune , i “gladiatori” della rete paramilitare di guerriglia atlantica STAY BEHIND , i golpisti “bianchi” , gli stragisti “neri” e i brigatisti “rossi”. A noi questo testo interessa per quanto è riportato sul caso Moro. Nella fattispecie , di particolare rilevanza è il capitolo XV “Il racconto del signor Brown”. In esso si narra di un certo Martin Brown , bizzarro personaggio con un passato di decrittatore per i servizi segreti inglesi , il quale avrebbe a più riprese tentato di instradare gli inquirenti italiani sulla pista degli americani e della CIA. Alla luce di quanto è già scritto sopra risulta interessante un documento dattiloscritto recuperato dalla polizia in due cabine telefoniche a Firenze secondo un rapporto datato 16 maggio 1979. Indipendentemente dall’affermazione di Willan secondo cui l’autore di tale documento risulterebbe proprio Brown esso merita un’attenta lettura perché il misterioso estensore sembrerebbe possedere una conoscenza di taluni retroscena dell’affaire Moro da far pensare che , in qualche modo , egli stesso ne fosse coinvolto. Ma vediamone il contenuto.
Vi prego di non tenere presente il mio italiano , inoltre non so scrivere a macchina. Non domandatemi neanche come mai solo ora uno sconosciuto vi scriva simili notizie ; se sono vere o false. Sta a voi giudicare. La mia non vuole essere una confessione ma vuole solo dire la verità dei fatti. Il vero uomo che organizzò la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro è un italoamericano molto intimo di Ronald Stark (che la polizia tanto ha dato prova di proteggere) il nome è David , nato il 18.3.1954 a San Diego , in California , occhi azzurri , alto 1,77 capelli castani , corporatura media , a volte porta i baffi , ex marine in Vietnam col grado di capitano , poi entrato nelle special forces dei green berets. Ultimamente era consigliere militare della Central Intelligence Defence nella Germania Ovest. David è l’unico dei massimi dirigenti che ha organizzato la strage di via Fani e il rapimento di Aldo Moro insieme ai suoi compagni già noti alla polizia. David comunque non ha partecipato all’eliminazione di Aldo Moro. ultimamente era residente a Roma , ma vive in modo speciale a Milano (frequenta biblioteca USIS , in via Bigli 1/A).
Chiaramente si tratta di un documento depistante , fatto in modo di inquinare il lavoro investigativo degli inquirenti. Innanzitutto il misterioso estensore afferma di voler riportare delle informazioni di cui è a conoscenza , ma che dovrebbero essere gli inquirenti a valutarne l’attendibilità , tuttavia si affretta poi a scrivere che la sua è un esposizione dei fatti. E’ una palese contraddizione di cui non può non essersi reso conto. Inoltre il misterioso David , l’ex marine che avrebbe partecipato all’organizzazione dell’agguato di via Fani e del rapimento dell’onorevole Moro è troppo giovane come veterano con il grado di capitano in Vietnam. La Central Intelligence Defence è un organismo inesistente. Quindi , ad una prima valutazione , chi ha scritto questo documento sarebbe un depistatore , una persona totalmente inattendibile , ma può essere illuminante il fatto che egli attui questa operazione di inquinamento in maniera tanto palese in maniera tale da non trovare nessun credito presso gli inquirenti. Alla luce di quanto già ho scritto e di quanto scriverò sembra che , non solo vi sia un intento “depistante” , nel senso che l’estensore vuole che gli inquirenti e gli investigatori non diano peso a quel che dice , ma anche che egli veicoli attraverso questo documento dei messaggi dalla natura più o meno “ricattatoria” nei confronti di coloro che sarebbero coinvolti nel caso Moro. In effetti l’affaire Moro è stato veicolo di misteriosi messaggi e di ricatti e controricatti in tutti questi anni. Senza entrare nei dettagli basti pensare al falso comunicato brigatista del lago della Duchessa , del borsello consegnato agli inquirenti zeppo di messaggi relativi all’assassinio dello statista democristiano e del giornalista Mino Pecorelli e della strana rapina alla Brink’s Securmark operata da falsi brigatisti.
Indirettamente ci occuperemo anche della copia del Field Manual 30 – 31 B delle forze speciali americane fatto probabilmente ritrovare intenzionalmente da Gelli , perché ha qualche attinenza con il caso Moro. L’impressione è che il documento che porta l’attenzione sugli americani e le forze speciali americane come i Berretti Verdi sia il prodotto di qualcuno che , magari , è esso stesso coinvolto nella vicenda , ma che , per qualche ragione lancia messaggi ricattatori ad altri soggetti implicati nell’affaire Moro. La conoscenza particolare che questo personaggio avrebbe dei fatti è dimostrata dal fatto che il suo documento coinvolge il misterioso David nell’organizzazione dell’agguato di via Fani e nel rapimento di Moro ma non nella sua eliminazione lasciando forse intendere che il suo scopo e , quindi , lo scopo dei soggetti a cui farebbe riferimento fosse quello di fornire alle BR la consulenza militare adatta per un’operazione terroristica di alto livello per consentire il rapimento dell’onorevole Moro. Poi i brigatisti avrebbero gestito il sequestro , con tutti i tentativi di trattative con domande ed offerte , in “proprio”. Si lascia intendere che fosse l’interesse dei “mandanti” di David fosse quello di far cadere Moro nella trappola brigatista. Sembra , quindi , che il misterioso David si identifichi con il citato Hauser se non fosse che nel documento si qualifica il primo come “italoamericano” mentre il secondo potrebbe essere un cittadino americano di origini tedesche. Non si sa se Hauser fosse un componente dei Berretti Verdi o dei marines , mentre David viene indicato esplicitamente come un ex marine poi entrato nei Berretti Verdi. Invece colpisce il fatto che entrambi fossero reduci del Vietnam , ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che nelle forze speciali americane fossero state assai attive nella guerra del Vietnam. Il carattere del documento , allusivo e “ricattatorio” nei messaggi” , non può però far escludere che David e Hauser fossero in realtà la stessa persona , l’infiltrato “americano” coinvolto nell’organizzazione ed attuazione del sequestro Moro e della strage di via Fani , oppure potrebbe trattarsi di due soggetti diversi entrambi infiltrati dalle forze speciali americane nelle BR. Ricordiamo che i Berretti Verdi e i marines americani , come del resto le SAS inglesi erano attive nell’addestramento e nell’istruzione della rete paramilitare e di guerriglia della NATO STAY BEHIND e della GLADIO. A questo punto il riferimento alla Germania Ovest può essere illuminante perché rimanderebbe ad Hauser e alla RAF , ama ricordiamo anche che la Germania era strategicamente importante per gli americani , gli inglesi e la NATO nell’ambito della guerra fredda.
All’indomani dell’assassinio del giudice Coco , primo vero omicidio eccellente delle BR nella nuova gestione di Mario Moretti un anonimo ufficiale del SID , servizio informazioni militare , rilasciò un’intervista sul giornale Repubblica affermando che con il terrorismo in Italia avevano a che fare americani , tedeschi e arabi. In particolare asserì che erano particolarmente attivi elementi tedeschi già appartenenti all’organizzazione Gehlen. Questa intervista porta qualche elemento in più , perlomeno sul terrorismo in Italia. Reinald Gehlen era stato il capo del controspionaggio nazista per l’Europa dell’est , specializzato nelle infiltrazioni. Già prima della fine del conflitto Gehlen si era accordato con gli americani contattando il capo dell’OSS Dulles. Si ritiene che , generalmente , Gehlen sia stato l’agente CIA numero uno in Europa. Per alcuno sarebbe stato il vero capo della rete STAY BEHIND. Nel quadro della lotta internazionale al comunismo l’organizzazione Gehlen , embrione del BND il servizio segreto tedesco , ebbe contatti con l’Aginter Press , l’internazionale “nera” sita a Lisbona e con Pace e Libertà , l’organizzazione anticomunista diretta dal partigiano “bianco” anticomunista e piduista Sogno. Per l’organizzazione Pace e Libertà fu il provocatore Luigi Cavallo a mediare i rapporti grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca , ma ne parleremo più avanti. Alla fine degli anni Sessanta il cancelliere Willy Brandt , nel quadro della Ostpolitik la politica di avvicinamento alla Germania Democratica e , quindi , all’URSS , rimosse Gehlen dall’incarico. In seguito gli uomini dell’organizzazione continuarono ad operare probabilmente come mercenari e , nell’ambito della lotta al comunismo.
E’possibile che Hauser fosse un elemento legato alla “Gehlen” e che i residui dell’organizzazione avessero infiltrato la RAF. Naturalmente siamo nel campo delle congetture , ma di ipotesi verosimili si tratta. Conviene fare qualche accenno all’Aginter Press , la falsa agenzia stampa dietro la quale si celava una vera e propria centrale terroristica internazionale di estrema destra fondata da ex militanti dell’OAS , l’organizzazione terroristica che cercava di impedire l’indipendenza dell’Algeria dalla Francia. Esistono documenti che dimostrano come essa fosse uno strumento della CIA per la citata operazione CHAOS in Europa. Attraverso l’Aginter Press venivano infiltrati elementi di estrema destra nell’estrema sinistra per estremizzarla e screditarla. Secondo un’informativa del SID l’Aginter Press sarebbe stata coinvolta nella strategia della tensione in Italia e nella strage di piazza Fontana. Dall’inchiesta del giudice Salvini emerse la responsabilità di militanti della formazione neofascista Ordine Nuovo alcuni dei quelli non erano altro che agenti al servizio dell’esercito americano di stanza alla base di Verona. Nei suoi diari l’ex Ministro degli Interni democristiano Taviani attribuiva la responsabilità della strage ai neofascisti e scriveva che era stato usato dell’esplosivo in dotazione alla NATO proveniente dalla Germania (che quindi ricorre ancora). L’esplosivo sarebbe stato procurato da un agente dell’americana DIA , il servizio segreto del Pentagono , a giudizio di Taviani più potente della stessa CIA. Bisogna aggiungere che sull’Aginter Press vige il segreto NATO a dimostrazione della vicinanza con il Patto Atlantico.
Anche la citazione della misteriosa Central Intelligence Defence acquista senso in quanto adombrerebbe un coinvolgimento sia della CIA (e abbiamo visto , infatti , come negli anni Sessanta fosse attiva l’operazione di provocazione CHAOS) sia della DIA (della quale vi è la possibilità di coinvolgimento nella “strategia della tensione” in Italia , ma vedremo anche il Field Manual 30 – 31 B). Il documento poi insiste sulle protezioni accordate dalla polizia ai brigatisti e agli infiltrati americani. Non è ben chiaro se ci si riferisce alla polizia in particolare o agli organismi di sicurezza in generale (polizia ma anche carabinieri , servizi di informazione , ecc…) , ma vi è anche la possibilità che con il termine “polizia” si fosse inteso additate il Ministero degli Interni che , durante i 55 giorni del sequestro dell’onorevole Moro , aveva intasato i propri comitati di crisi di piduisti (si pensi ai vari Santovito , Grassini , Giudice , Lo Prete , Ferracuti , D’Amato , ecc…) e anticomunisti. Queste protezioni potrebbero rimandare ad un intreccio “italoamericano” (di qui probabilmente la qualifica attribuita al misterioso David) come retroterra politico e culturale dell’operazione. Secondo Willan sia il Gran Maestro della loggia massonica coperta P2 Licio Gelli , sia il banchiere mafioso Sindona sarebbero stati due elementi essenziali di questo intreccio , ma ne parleremo più avanti… La citazione di Ronald Stark , invece , è uno dei punti più interessanti del documento. Un libro di David Black (edizioni Castelvecchi per l’Italia) “Acid – storia segreta dell’LSD” costituisce praticamente una biografia di questo inquietante personaggio. Di lui abbiamo la certezza che fosse un agente segreto americano ma è difficile stabilire per quale agenzia lavorasse. Di sicuro Stark fu coinvolto nella diffusione di droghe ed allucinogeni sin dagli anni Sessanta frequentando gli ambienti della controcultura. Probabilmente fu coinvolto nell’operazione CIA denominata MK ULTRA finalizzata alla sperimentazione di allucinogeni come L’LSD , oppure nell’operazione BLUE MOON che mirava alla disgregazione degli ambienti giovanili con la diffusione delle droghe. In questo modo Stark divenne uno snodo importante fra mafia , terrorismo mediorientale ed internazionale e droga. Gli inquietanti intrecci fra traffici di droga , ma anche armi con la mafia ed il terrorismo ed il coinvolgimento dei servizi segreti , soprattutto nordamericani vennero alla luce con l’inchiesta del Giudice di Trento Carlo Palermo. Secondo l’ex contractor CIA Brenneke esisteva un legame operativo fra CIA , P2 , mafia italoamericana e mafia siciliana nella gestione dei traffici di armi e droga e nell’istigazione del terrorismo di ogni colore. Negli anni Settanta Stark che negli USA e in Inghilterra si atteggiava a “alternativo” incontrò in Italia personaggi mafiosi o vicini alla P2 e al neofascismo che avevano la particolarità di essere coinvolti in tentativi golpisti (golpe Borghese e Rosa dei Venti) come il principe siciliano Alliata di Monreale , buon amico del principe Borghese massone , monarchico e con rapporti mafiosi coinvolto probabilmente nella strage di Portella delle Ginestre o il direttore del SID Vito Miceli simpatizzante della destra , piduista , in rapporti con Gelli e con Sindona e con ottime entrature americane. Ma ne parleremo più avanti…
Tornando a Stark , egli fu arrestato a Bologna nel 1975 per traffico di droga e in carcere , come già accennato , contattò i brigatisti incarcerati fra cui Curcio probabilmente sfruttando i suoi contatti con il terrorismo mediorientale. In questo senso emergono degli inquietanti collegamenti con il caso Moro. Secondo Black Stark fornì ai brigatisti in carcere un codice NATO per comunicare. Per straordinaria coincidenza al termine dei 55 giorni del sequestro Moro conclusosi con l’assassinio dello statista venne diffuso un comunicato delle fantomatiche Brigate Rosse cellula Roma Sud redatto in codice NATO. Inoltre Stark contattò anche un certo Paghera militante del gruppo terroristico anarcosituazionista Azione Rivoluzionaria il quale si attribuì , mentendo , il cosiddetto falso comunicato brigatista del lago della Duchessa. Secondo il solito Flamigni entrambi i comunicati pseudobrigatisti o falsamente brigatisti sarebbero da imputare al falsario romano Toni Chichiarelli legato alla banda della Magliana , ai servizi segreti italiani , a personaggi dell’estrema destra ma anche dell’estrema sinistra. Dell’intreccio servizi segreti – malavita faremo approfondimenti sia per quanto riguarda il caso Moro che Pecorelli. Per quanto riguarda Chichiarelli , egli fu coinvolti anche nella rapina alla Brinks’ Securmark durante la quale furono lanciati messaggi inerenti sia la morte di Moro che quella del giornalista Pecorelli. Comunque sia , alla sua scarcerazione , Stark fece perdere le tracce espatriando dall’Italia probabilmente attraverso la base di Pisa come aveva fatto lo stesso Hauser. Ciò indicherebbe , forse , che Hauser , il fantomatico David e Stark avrebbero lavorato per lo stesso organismo , forse legato all’esercito statunitense ? E’un ‘ipotesi… La natura dei contatti dello Stark con i brigatisti non è mai stata chiarita.
Non meno importante del riferimento a Stark è quello allo USIS , vale a dire lo United States Information Service , un istituto culturale legato all’Ambasciata statunitense , utilizzato per la diffusione della cultura americana nel mondo. Attraverso lo USIS avviene inoltre la selezione del personale diplomatico e politico filoamericano e con idee liberali e progressiste. Secondo l’informatissimo Gianni Cipriani , come scritto nel suo “Lo stato parallelo” (edizioni Sperling & Kupfer del 1992) , non solo lo USIS aveva iniziato a intraprendere contatti con esponenti socialisti in funzione anticomunista e per ridimensionare il loro tradizionale marxismo ma un manuale di campo delle forze armate USA considerava fondamentale il contributo dell’istituto nelle operazioni di guerra psicologica e qui balza all’occhio l’indicazione della frequentazione dell’USIS di Milano da parte di David , componente dei Berretti Verdi. L’estensore voleva forse sottolineare questo rapporto fra le forze speciali statunitensi e l’USIS nell’ambito delle operazioni di guerra psicologica ? Willan cita invece un documento della Commissione P2 in cui si informa di un cospicuo finanziamento dell’USIS all’organizzazione Pace e Libertà di Sogno in funzione anticomunista. Occorre a questo punto spendere qualche parola su questa organizzazione.
Il suo capo , Edgardo Sogno , antifascista ed anticomunista , si era distinto nella guerra partigiana nella formazione “bianca” Franchi che , appunto portava il suo nome di battaglia divenendo un uomo di fiducia degli inglesi e degli americani. In funzione anticomunista fonda poi Pace e Libertà con entrature nella NATO e che recluta anticomunisti di ogni estrazione dall’estrema destra all’estrema sinistra. Di Pace e Libertà farebbero parte due uomini con un passato da partigiani “rossi” e comunisti : Luigi Cavallo e Roberto Dotti. Il primo dopo essere stato espulso dal PCI , si dedica alla provocazione ed alla schedatura di operai nella FIAT ricevendo i finanziamenti dell’ufficio REI del SIFAR l’allora servizio segreto militare che raccoglieva i finanziamenti dei “privati” per la GLADIO. Il secondo sarebbe stato addirittura un militante della Volante Rossa , sorta di Brigate Rosse ante litteram , e per i suoi rapporti con la Cecoslovacchia ed i fuoriusciti comunisti italiani in questo paese sarebbe stato utilizzato come infiltrato da Sogno. Inoltre , secondo Flamigni , avrebbe lavorato all’USIS. Entrambi questi personaggi avrebbero coltivato rapporti con le BR come vedremo… Sciolta l’organizzazione alla fine degli anni Cinquanta , dopo un periodo come ambasciatore in Birmania , Sogno tornerà in Italia per riannodare gli antichi rapporti , probabilmente con la benedizione di americani ed inglesi. Il progetto , quello di un golpe “bianco” e presidenzialista con l’intento di emarginare PCI ed MSI e di eliminare le ali estreme (non senza averle strumentalizzate con operazioni da strategia della tensione) molto simile al Piano di Rinascita Democratica di Gelli e della P2 con l’appoggio dei partiti di centro e perfino degli “autonomisti” del PSI. Al solito l’intenzione è quella di interrompere il dialogo fra democristiani e comunisti. Oltre a Cavallo e Dotti Sogno riceve l’adesione di Randolfo Pacciardi animatore del piccolo gruppo gaullista e presidenzialista Nuova Repubblica con il contributo di alcuni reduci della Repubblica di Salò. Anch’egli ex partigano antifascista ed anticomunista e massone , già amico dell’ambasciatrice statunitense Boothe Luce ,è probabilmente l’ex Ministro della Difesa indicato in un vecchio articolo di Pecorelli su Mondo Oggi nel 1967 come il mandante di un progetto di rapimento dell’onorevole Moro da addebitare alla sinistra nell’anno del Piano Solo del generale De Lorenzo. Vi aderisce anche il militare e parlamentare del MSI Birindelli iscritto alla P2. Fra lo schieramento dei “presidenzialisti” possiamo citare anche Fumagalli capo dell’ambigua formazione terroristica MAR in rapporti con elementi neofascisti , ma probabilmente anche con i GAP di Feltrinelli. Nella lunga intervista con Aldo Cazzullo Sogno ammetterà che era stato fatto un patto per “sparare a chiunque avesse fatto accordi con i comunisti”. Sembra la fotografia del caso Moro…
La citazione dell’USIS potrebbe però alludere ad un altro personaggio indicato da importanti esponenti del PSI come Craxi e Larini come il “grande vecchio” delle BR : Corrado Simioni. Costui , socialista “autonomista” espulso dal PSI per imprecisati motivi di “indegnità morale” , andò a lavorare proprio all’USIS di Milano. Successivamente , ma la notizia non ha ricevuto conferme , sarebbe andato a Monaco di Baviera dove avrebbe lavorato per Radio Free Europe un’emittente radiofonica finanziata dalla CIA e dall’organizzazione Gehlen per promuovere la propaganda anticomunista nell’Europa dell’est. Se la notizia fosse vera ci troveremmo di fronte nuovamente alla pista tedesca e all’organizzazione Gehlen. Alla fine degli anni Sessanta Simioni entra in contatto con i gruppuscoli marxisti leninisti e filocinesi a Berna in Svizzera e in Italia dove conosce Renato Curcio futuro leader brigatisti. E’ forse per singolare coincidenza che nello stesso periodo uomini riconducibili all’Aginter Press si mettono in contatto con l’Ambasciata cinese a Berna e con i gruppi maoisti. Ricordiamo che sono gli anni caldi dell’operazione CHAOS e delle infiltrazioni , per mezzo di provocatori e militanti dell’estrema destra nei gruppi dell’ultrasinistra. Pensiamo , ad esempio , alla vicenda di Freda e Ventura legati ad Ordine Nuovo e coinvolti nella strage di Piazza Fontana e i loro tentativi di infiltrarsi fra i filocinesi ed i maoisti. Sono anche anni di una certa confusione per l’estrema permeabilità dei movimenti studenteschi e giovanili ove per un certo periodo si incontrano maoisti , “nazimaoisti” e pacciardiani nella confusione fra estremismi “bianchi” , “neri” e “rossi”. A ciò si aggiunga il contributo di ex comunisti come Cavallo e Dotti , ex aderenti a Pace e libertà con i loro rapporti con gli ambienti della lotta armata… In questo clima nasce l’opzione della lotta armata e vengono fondati gruppi come quello delle BR. Simioni e un certo numero di “compagni” si staccano per fondare un’alla scissionista detta Superclan che vuole dare un respiro internazionale alla lotta contro l’imperialismo intensificando i rapporti con le organizzazioni “rivoluzionarie” straniere e organizzando attentati contro obiettivi NATO.
Rifugiatisi in Francia a metà degli anni Settanta i “compagni” del Superclan assieme a “compagni” francesi fondano la scuola di lingue Hyperion a Parigi dietro la quale si celerebbe una centrale internazionale del terrorismo dei gruppi dell’ultrasinistra e dei gruppi autonomisti ed indipendentisti. Insomma l’Hyperion costituisce per l’estrema sinistra ciò che l’Aginter Press è per l’estrema destra. Per singolare coincidenza la prima viene costituita quando la seconda viene dissolta. Siamo a metà degli anni Settanta e i regimi militari e fascisti in Europa (Spagna , Portogallo e Grecia) cadono ad uno ad uno. Non è improbabile che le stesse centrali , legate verosimilmente ai servizi segreti nordamericani e della NATO , si celino dietro la costituzione sia dell’Aginter Press che dell’Hyperion e che sia stato attuato un cambio di rotta. Simioni , inoltre , si vantava di godere dell’appoggio del Presidente francese Valery Giscard Estaing. Esistono indizi che fanno pensare a un coinvolgimento dell’Hyperion nell’affaire Moro : il nome di Innocente Salvoni , uno degli animatori della “scuola” , legato a Simioni , appare in una lista di sospetti terroristi presenti in via Fani stilata dalla Questura di Roma. Il nome verrà “depennato” anche , sembra , per l’intervento del celebre abbè Pierre imparentato con Salvoni. Inoltre poco prima del sequestro l’Hyperion apre due filiali , una a Roma ed una a Milano chiuse poi poco dopo la conclusione del sequestro. Secondo Flamigni la filiale romana era ubicata allo stesso indirizzo in cui erano presenti uffici del SISMI. Lo stesso Mario Moretti , il maggior responsabile “esecutivo” dell’operazione Fritz era stato in precedenza un militante del Superclan e viaggiava spesso a Parigi verosimilmente per incontrare i vecchi “compagni”. L’Hyperion venne coinvolta in un traffico internazionale di armi probabilmente per il suo ruolo di mediazione fra gruppi di diversa nazionalità. Nella fattispecie si trattava della distribuzione di armamenti fra gruppi terroristici di estrema sinistra ed indipendentisti come l’ETA , l’IRA , la RAF, le BR e una frangia estremista della palestinese OLP. Secondo il giudice veneziano Mastelloni alla base di questo traffico vi sarebbe stato un accordo fra CIA ed OLP mediato dal SISMI tramite il colonnello Giovannone noto per i suoi rapporti con i palestinesi e per essere un collaboratore del direttore piduista del servizio Santovito. E’ certo , invece , che fu il numero due del SISDE Silvano Russomanno , già uomo del piduista D’Amato , a vanificare , tramite un’intervista al Corriere della Sera a direzione piduista (Di Bella) , un’operazione di polizia congiunta fra italiani e francesi per perquisire la scuola di lingue. Una soffiata insomma e proveniente da un organismo che avrebbe dovuto contrastare i “compagni parigini”. Esiste una connessione P2 – Hyperion già adombrata nell’affaire Moro. Ma non è finita… Il documentatissimo Flamigni scrisse nel 1994 “La sfinge delle Brigate Rosse” (KAOS edizioni) , una sorta di biografia non autorizzata del capo brigatista Mario Moretti. E’soprattutto la storia dei rapporti scabrosi fra i Comitati di Resistenza Democratica , l’organizzazione costituita da Edgardo Sogno in vista del golpe “bianco” attraverso i citati Cavallo e Dotti con Corrado Simioni – che , ricordiamolo , aveva lavorato per l’USIS – e il Superclan/Hyperion e , quindi con le BR morettiane. Dal testo risulterebbe quasi che il Superclan e Simioni costituissero un “prolungamento” con i “bianchi” dei Comitati di Resistenza Democratica vicini agli americani e agli inglesi e che Moretti fosse un loro “infiltrato” nelle BR.
Sinteticamente fra le notizie riportate : la vicinanza “fisica” , a Milano , fra Moretti e Dotti da un lato e fra i suoceri di Moretti e Cavallo dall’altro , la militanza presso il Superclan della segretaria di Manlio Brosio , liberale , già segretario generale della NATO e il rapporto fra Dotti e Simioni di cui ha parlato per la prima volta l’ex brigatista Franceschini. Ricordiamo ancora una volta che Sogno , oltre ad essere filoamericano e filoinglese , era iscritto alla P2.
Al termine di questo viaggio nel documento citato da Willan e alla luce di notizie ed informazioni a volte provate a volte non ancora verificate emerge un intreccio ed una rete complessa di rapporti che coinvolge servizi segreti nordamericani come la CIA e la DIA e quelli inglesi , le forze speciali americane ed inglesi come i Berretti Verdi , i marines e le SAS , l’USIS , l’organizzazione Gehlen , la loggia massonica coperta P2 , i servizi segreti italiani e più ingenerale della NATO la rete paramilitare NATO STAY BEHIND e la sua sezione italiana GLADIO , Pace e Libertà e i Comitati di Resistenza Democratica , la Rosa dei Venti , l’Aginter Press e l’Hyperion. Non si può non notare come ciò contribuisca a determinare un quadro di reti e di rapporti all’insegna del filoamericanismo , dell’atlantismo e dell’anticomunismo. Certo la natura di questi rapporti è complessa e conflittuale , investendo soggetti assai diversi l’uno dall’altro , essendo vasto lo schieramento “atlantico” ed anticomunista , tuttavia viene delineato un certo ambiente…
Tornando alla questione di presenze americane in via Fani , altri indizi vengono aggiunti all’informazione di Flamigni su Hauser. Interessante è invece il ruolo dell’Hyperion che potrebbe profilarsi nel caso Moro. Data la natura di centro di collegamento della falsa scuola di lingue si può ipotizzare che Simioni e soci avessero mediato fra i “compagni” della tedesca RAF e le BR morettiane in vista dell’operazione Fritz favorendo probabilmente l’infiltrazione di elementi delle forze speciali americane. Questo ruolo sarà tanto più probabile quanto più si riuscirà a dimostrare il legame dell’Hyperion con organismi americani (ad esempio proprio l’USIS) o della NATO.
Occupiamoci ora di Mino Pecorelli…
Il 20 marzo 1979 , all’incirca ad un anno esatto dal sequestro Moro , veniva assassinato il giornalista Mino Pecorelli. Il movente o i moventi dell’omicidio sono rimasti piuttosto oscuri perché Pecorelli aveva sicuramente parecchi nemici ed era molto attivo in una campagna contro il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Pecorelli era informatissimo grazie ai suoi agganci con gli ambienti dei servizi segreti italiani ma anche con il sottobosco del mondo politico e quello finanziario. Ai tempi di Mondo Oggi aveva tentato uno scoop cercando di rivelare i rapporti fra CIA , servizi segreti NATO , l’organizzazione Gehlen , la Pro Deo , il Vaticano e multinazionali e grandi imprese italiane. Lo scoop era stato bloccato dall’Ufficio Affari Riservati che finanziava il bollettino. Sicuramente Pecorelli conosceva molti segreti relativi all’affaire Moro ed era in procinto di rivelarli. Forse è questo il vero movente dell’omicidio. L’unica certezza che è stata raggiunta è che i proiettili utilizzati provenivano dal deposito in dotazione alla banda della Magliana presso il Ministero della Sanità. La pista del deposito della banda porta a diversi casi : l’omicidio del colonnello dei carabinieri Varisco , rivendicato dai “rossi” delle BR e quello del capitano Straullo rivendicato dai “neri” dei NAR entrambi in qualche modo legati all’omicidio Pecorelli e i tentativi di depistaggio della strage alla stazione di Bologna. Per il giudice Sica esplosivo utilizzato in attentati rivendicati da “rossi” e da “neri” indifferentemente proveniva da quel deposito. Comunque la holding dei gangsters capitolini della Magliana compare nei maggiori fatti misteriosi e criminali a cavallo fra gli anni Settanta e Ottanta : fra questi lo stesso caso Moro , ma anche i già citati omicidi di Pecorelli , Varisco e Straullo , la strage alla stazione di Bologna , l’assassinio del Presidente della Regione Sicilia Mattarella , il sequestro del democristiano campano Cirillo , la morte del banchiere Calvi e l’attentato al suo vice Rosone , l’omicidio del criminologo Semerari , la strage sul Rapido 904 , la scomparsa di Emanuela Orlandi , le vicende relative al falsario Chichiarelli. La banda della Magliana appare un complesso snodo fra mafia siciliana nei rapporti con Pippo Calò , il cassiere , la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo , la ndrangheta calabrese , il SuperSISMI di Santovito e Pazienza , la P2 , la massoneria deviata , strutture paramilitari tipo GLADIO , il terrorismo “nero” ma anche “rosso” e gangsters tipo i marsigliesi e Turatello. Per quanto riguarda il caso Moro si rimanda a quanto scritto sul ruolo ambiguo del falsario Chichiarelli che potrebbe aver agito per conto dei servizi segreti ma anche delle stesse BR.
E’ stato il sedicente “gladiatore” Ravasio ad accennare ad una collaborazione della banda della Magliana con i servizi segreti militari allora egemonizzati dalla P2. Il risultato di questa collaborazione non è ben chiaro , ma i gangsters vennero “ricompensati” lasciando le mani libere nel compimento si alcune rapine. Inoltre , ma ne parleremo più avanti , nell’azione di via Fani sarebbero stati rinvenuti proiettili provenienti da una partita poi finita nel deposito del Ministero della Sanità. Ne tratterò più approfonditamente nel capitolo che riguarda più specificamente GLADIO… L’ambiguità è accentuata dal fatto che prima della conclusione del sequestro alcuni esponenti della DC ebbero contatti con i boss della Magliana e che Moro venne recluso in un appartamento in via Montalcini , zona di Roma sotto il controllo della banda. Le BR avevano forse contattato i boss ? Si ricordi poi che la responsabilità della protezione di Moro ricadeva sul SuperSISMI attraverso l’Ufficio Protezione e Sicurezza diretto dal piduista Musumeci che , secondo un “pentito” brigatista tale Buzzati , avrebbe conosciuto l’ambiguo capo delle BR Senzani , teorico dell’alleanza fra BR e criminalità e , per alcuni , legato al SISMI. La collaborazione di elementi della Magliana legati all’estrema destra con il SuperSISMI appare , invece , evidente nel caso dei depistaggi delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna. Secondo alcuni Moro sarebbe stato ucciso dalla componente “delinquenziale” delle BR , un probabile riferimento alla banda della Magliana o alla ndrangheta calabrese. E’possibile che Pecorelli conoscesse molti di questi retroscena anche perché , indirettamente , si era occupato della connessione tra le mafie siciliana e “romana” con la corrente democristiana andreottiana , ma a noi interessa soprattutto un suo articolo su Osservatorio Politico , il bollettino da lui diretto , risalente a ben due anni prima il sequestro Moro , vale a dire il 21 gennaio 1976 e intitolato “Decapitate le BR : giorni caldi attendono il paese ?” che dimostra l’ottima conoscenza del giornalista del sottobosco degli ambienti dei servizi segreti italiani dai quali era , evidentemente , informato. Riportiamone per intero il testo.
C’è appena il tempo di registrare , con le massime congratulazioni per il gen. Mino , gli ultimi successi per la pratica Curcio che di nuovo per i militi dell’Arma s’accende un periodo di tensione al colore rosso. Crisi di governo , crisi economica , crisi internazionale – nonché l’arresto del “comandante di colonna” Renato Curcio - fanno infatti ritenere come probabile qualche clamoroso gesto da parte delle organizzazioni terroristiche agenti nel nostro paese.
E’anche questa l’opinione di alcuni funzionari ed esperti di cose italiane al Dipartimento di Stato. Il PCI , si dice , sta per tentare l’ultima spallata. E in questi casi , massime col Berlinguer che vuole mostrarsi uomo d’ordine , il comunismo internazionale ricorre sempre a tattiche di violenza. Sono pertanto questi i motivi che hanno indotto gli USA a mettere a disposizione dell’ambasciata di Roma – dove sono attesi a giorni – e delle multinazionali statunitensi operanti in Italia un nucleo di 50 marines esperti di guerriglia urbana e antiterrorismo. Potranno collaborare con i nostri servizi di sicurezza che , evidentemente , oltreoceano non riscuotono sufficiente affidabilità.
Prima di analizzare questo articolo occorre precisare che Pecorelli era egli stesso un piduista , buon conoscente del Gran Maestro Licio Gelli e che nella guerra dei servizi segreti italiani interna al SID si era schierato ai tempi con il direttore del SID Vito Miceli , piduista , filoarabo e vicino alla destra in contrapposizione con il capo dell’Ufficio D Gianadelio Maletti , anch’egli piduista ma anche filoisraeliano , andreottiano e in buoni rapporti con esponenti del PSI come Mancini. Op , il bollettino di Mino Pecorelli era , quindi , a disposizione della P2 e dei servizi segreti che tramite esso veicolavano messaggi o animavano campagne a favore o contro questo o quel gruppo di potere. Spesso , quindi , gli articoli rispecchiavano quelle posizioni e , dunque , si deve ricordare che , sia lo stesso Maletti che Francesco Cossiga , “gladiatore” confesso e già Ministro degli Interni nel periodo del sequestro dell’onorevole Moro , ammisero che la P2 aveva costituito un circolo di potere dell’oltranzismo atlantico e che Gelli stesso era alle dipendenze di personaggi d’oltreoceano. Inoltre Cossiga affermò , in un’altra occasione , che una sua fonte gli aveva riferito che la loggia coperta P2 era stata costituita nella base NATO e americana di Napoli ed era composta da militari e civil servants al servizio degli USA. Sull’argomento Gelli e P2 torneremo in seguito…
Tornando invece all’articolo il primo elemento importante che si evince da un’attenta lettura è l’apparente contraddizione di alcune asserzioni , com’era d’altronde nello stile di Pecorelli. Nonostante si ammetta che gli inquirenti e le forze di sicurezza abbiano riportato successi decisivi contro le BR arrestandone il capo Renato Curcio , si ritengono probabili nuove azioni terroristiche. Quel che viene detto è sorprendente , perché all’epoca si pensava che le BR fossero ormai alle corde grazie alle decine di arresti che avevano scompaginato l’organizzazione. E’ lo stesso titolo dell’articolo a stupire : viene detto che le BR sono state decapitate , tuttavia è previsto un periodo di rinnovata tensione. Come abbiamo visto i servizi segreti passavano informazioni a Pecorelli e , sull’argomento erano sicuramente molto informati. Già tempo prima , nell’ambito dell’inchiesta padovana sull’organizzazione eversiva atlantica Rosa dei Venti Miceli aveva previsto che al terrorismo “nero” sarebbe subentrato quello “rosso” e nel 1975 Maletti aveva inviato un rapporto al Ministero degli Interni nel quale si diceva esplicitamente che le BR si stavano riorganizzando addestrandosi alla tecnica delle gambizzazioni e che le campagne terroristiche venivano decise da un pugno di personaggi che sarebbe stato arduo definire “di sinistra”. C’è forse un riferimento all’Hyperion ? C’è una notevole forma di “preveggenza” visto che il primo omicidio eccellente delle BR , quello del giudice Coco , risale al giugno 1976 , quindi parecchio tempo dopo l’articolo di Pecorelli. In quel periodo , infatti , si sta consumando il passaggio dalle prime BR , quelle di Curcio e Franceschini a quelle morettiane con la loro strategia esplicitamente terroristica. Curiosamente poi Pecorelli attribuisce a Curcio il titolo di “comandante di colonna” e non di capo delle BR. Si vuole forse insinuare che Curcio non era poi così importante nell’organigramma dell’organizzazione. Si ha l’impressione che i servizi segreti sapessero che i Curcio , i Franceschini ma probabilmente anche i Moretti e , perché no ? , i Senzani non fossero dei veri e propri capi ma soltanto gli esecutori di direttive provenienti da altri.
Pecorelli poi passa ad illustrare l’opinione condivisa da esperti del Dipartimento di Stato (come Pieczenick e ricordiamo che proprio sul caso Moro il Dipartimento di Stato ha imposto il segreto) e dai servizi segreti italiani – e , quindi , probabilmente dalla P2 – che la nuova ondata terroristica sarà causata direttamente dal PCI berlingueriano , che sulle soglie del potere , sta pensando al colpo si stato rilanciandosi come partito d’ordine e , per questo motivo , avrebbe bisogno di un clima di caos e violenza. Insomma si ripropone la tesi di una complicità fra PCI e BR , anzi di queste ultime come braccio armato dei comunisti. Queste affermazioni la dicono lunga sull’estrazione di questi “esperti” ed anche sulla loro buona fede. La tesi che il PCI avrebbe manovrato il terrorismo per tentare una sorta di colpo di stato non è solo fantasia , ma chiaramente propaganda anticomunista. Nessuno è mai riuscito a mettere indubbio la lealtà costituzionale del PCI , in quel tempo impegnato a cercare un accordo con la DC e anche con gli altri partiti dell’arco costituzionale per arginare la crisi economica Invece non vi sono dubbi sulle opinioni degli esperti americani , della P2 e dello stesso Pecorelli. Certo il PCI si presentò come partito d’ordine ed assunse un atteggiamento assai duro sia nei confronti del terrorismo rosso che di tutta l’ultrasinistra e , in particolare , del cosiddetto “movimento del 77” incoraggiando la repressione , ma è altra cosa dire che il PCI istigò il terrorismo e la violenza di questi gruppi per rafforzare il proprio potere. Inoltre gli Autonomi e il “movimento del 77” erano anche piuttosto violentemente antiPCI e non si può escludere che , per questo motivo , siano stati strumentalizzati. Fra gli oltranzisti atlantici non serpeggiava la paura di un PCI antidemocratico , sovversivo o golpista , ma al contrario , che i comunisti prendessero il potere per vie legali e costituzionali. Questo concetto è stato ribadito dal Consigliere per la Sicurezza Nazionale e Segretario di Stato dei Presidenti Nixon e Ford Henry Kissinger il quale fu tra i responsabili del golpe cileno che eliminò il socialista Allende , democraticamente eletto. La giornalista Patricia Verdugo attribuisce a Kissinger l’intenzione di destabilizzare il governo di Allende appoggiando l’estrema sinistra cilena. Ricordiamo poi le minacce rivolte a Washington da Kissinger a Moro per la politica di collaborazione con i comunisti. L’argomento pretestuoso di un probabile colpo di stato comunista serve solo a giustificare l’ingerenza americana e di gruppi di potere filoamericani e filoatlantici come la P2. In questo senso l’arrivo di 50 marines esperti di guerriglia urbana ed antiterrorismo in collegamento con l’Ambasciata USA a Roma (ricordiamo che l’USIS era collegato all’Ambasciata americana) potrebbe essere illuminante perché , ricordiamolo , in quel momento le BR e gli altri gruppi terroristici erano in grande difficoltà. Secondo Pecorelli questo nutrito gruppo di marines si sarebbe occupato della sicurezza dell’Ambasciata e delle multinazionali americane e avrebbe collaborato con i servizi di sicurezza italiani che , in quel periodo , stavano per essere egemonizzati dalla P2. Peraltro viene aggiunto che gli americani non consideravano i nostri servizi molto affidabili , forse per i conflitti e le lotte di potere interni anche allo schieramento italiano dell’”anticomunismo (si pensi alla rivalità Miceli – Maletti ma anche a quella fra SID e Ufficio Affari Riservati , fra carabinieri e polizia e a quelle che attraversavano la P2). La stessa P2 può forse essere considerato il tentativo di creare un collante “anticomunista” fra personaggi differenti fra loro. Comunque non è ben chiara la natura della collaborazione… Come abbiamo già visto , invece , membri delle forze speciali erano ancora attivi nel periodo del sequestro Moro. Hauser era in possesso di una falsa identità di terrorista tedesco nel verosimile tentativo di entrare in contatto con le BR. Stavano tentando di infiltrarsi nelle BR ? E se la risposta è sì ci sono riusciti ? E ancora quale era il vero scopo delle infiltrazioni ? Neutralizzare i terroristi oppure fornire loro le capacità militari adeguate per portare avanti una linea di destabilizzazione a cui gli stessi americani erano interessati ? In un certo senso queste domande sono già state poste , ma diventano sempre più urgenti… In genere le notizie riportate da Pecorelli provenienti da fonti dei servizi segreti si sono dimostrate altamente attendibili. Una cosa è certa : dal momento del presunto arrivo dei 50 – ben 50 ! – marines con funzioni di antiterrorismo e l’assassinio di Moro si registra , oltre all’escalation terroristica delle BR e di altri gruppi simili e , parallelamente , il punto più basso nell’opera repressiva dello stato senza che alcuna operazione di polizia di rilievo venga attuata. Sembra che i brigatisti vengano lasciati indisturbati e che ciò danneggi il PCI invece che favorirlo è dimostrato dalla flessione che il partito registra alle elezioni del 1979. D’altronde era un’idea di Kissinger quella di utilizzare l’estrema sinistra per screditare la sinistra , almeno secondo la Verdugo.
Registriamo , quindi , alcuni fatti che , per la loro concomitanza possono essere considerati inquietanti. Vediamoli :
1) L’arrivo e l’attività in Italia di un nutrito gruppo di membri delle forze speciali americane in presunte funzioni di antiterrorismo.
2) L’intensificazione del reclutamento di elementi nella P2 in corrispondenza con l’estensione del Piano di Rinascita Democratico che prevede l’infiltrazione nelle istituzioni per stravolgere il dettato costituzionale e la progressiva egemonia dei piduisti nei servizi segreti e nelle forze di sicurezza soprattutto con la riforma del 1977.
3) Il ridimensionamento di quegli uomini che più avevano contribuito a portare colpi al terrorismo italiano : il generale dei carabinieri Dalla Chiesa a capo dei Nuclei Antiterrorismo che avevano messo a segno duri colpi contro le BR e il questore Santillo dell’Ispettorato Antiterrorismo che aveva smantellato i NAP e le organizzazioni del terrorismo neofascista. Peraltro Santillo aveva scritto alcuni rapporti che dimostravano i rapporti fra il Raggruppamento Gelli e il terrorismo “nero” e , durante il sequestro Moro avanzerà l’ipotesi di un coinvolgimento dello stesso Gelli.
4) Il cambio della strategia delle BR con la gestione Moretti all’insegna di un’escalation terroristica in concomitanza con l’apertura della scuola di lingue parigina Hyperion.
La cosa curiosa è che Moro era a conoscenze di infiltrazioni di americani (e israeliani) nelle BR e , per questo , era preoccupato…
L’11 giugno 2005 , durante il Convegno “16 marzo – 9 maggio 1978 , Operazione Moro” organizzato dalla Fondazione Sandro Pertini e dalla sezione di Trevignano dei DS , Giovanni Galloni , già dirigente democristiano e collaboratore di Moro fece delle importanti rivelazioni. Innanzitutto ribadì come vi fosse animosità da parte del solito Kissinger nei confronti di Moro per la linea di collaborazione con i comunisti , ma anche da parte del Primo Ministro israeliano Rabin per la politica filoaraba dello statista democristiano ,poi fece un accostamento , un paragone fra il caso di Abu Omar e quello di Moro. Come è noto Abu Omar , sospetto reclutatore di terroristi islamisti , fu rapito da un “commando” della CIA per essere portato nella base americana di Aviano e , da qui , attraverso i voli segreti della CIA , in Egitto per essere “interrogato”. Il tutto avvenne , o con l’inerzia , o con la complicità del SISMI italiano diretto da Pollari. Ricordando come vi siano delle buone probabilità che , sia Hauser/Lausen , sia Stark fossero stati “esfiltrati” attraverso voli segreti forse della CIA partiti dalla base americana vicino a Pisa , c’è qualche motivo di prestare attenzione alle parole di Galloni , il quale lascerebbe intendere che l’operazione Moro è stata anche un‘operazione americana (oltre che israeliana). Secondo l’ex democristiano due settimane prima della strage di via Fani Moro gli aveva espresso delle preoccupazioni che riportò con le seguenti parole : “La cosa di cui sono molto preoccupato è questa : io so che i servizi segreti americano ed israeliano hanno degli infiltrati nelle Brigate Rosse , però questi servizi non ci hanno mai fatto comunicazione ai nostri servizi e allo Stato , perché certamente le loro indicazioni potrebbero essere utili per la ricerca dei covi.” Tralasciando il riferimento ai servizi segreti israeliani che potrebbe far intendere anche una collaborazione con gli americani ma di cui non ci stiamo occupando , risulta chiaro che l’infiltrazione americana nelle BR era cosa nota ed era nota perfino a Moro ed il fatto che i servizi segreti americani fossero scarsamente collaborativi con i nostri servizi costituiva grave motivo di preoccupazione. Come abbiamo visto dall’articolo di Pecorelli erano giunti uomini delle forze speciali americane esperti nell’antiterrorismo per collaborare con i servizi segreti italiani. Gli infiltrati a cui si riferisce Moro fanno parte del gruppo dei 50 marines indicati da Pecorelli ? Ovviamente non ci sono elementi certi per dirlo, ma , considerati i dati raccolti , ciò viene lasciato supporre. Per lungo tempo si è pensato che l’unico uomo infiltrato dagli americani nelle BR fosse stato Ronald Stark di cui abbiamo a lungo trattato , ma la frase di Moro lascia intendere che gli infiltrati fossero più di uno. Inoltre Stark era riuscito a contattare la vecchia guardia brigatista in carcere per cui è veramente difficile pensare che potesse dare un contributo sostanziale alla scoperta dei covi delle nuove BR morettiane. E’ certo più ragionevole pensare che vi fossero stati infiltrati nelle nuove BR… Ma la vicenda di Hauser/ Lahusen sembra , invece , incastrarsi perfettamente con gli elementi raccolti , infatti si tratta di un membro delle forze speciali americane , pluridecorato e , quindi , esperto nelle azioni da “commando”. Non può non far pensare al riferimento dei 50 marines “antiterrorismo” di cui aveva scritto Pecorelli , inoltre era in possesso di una falsa identità da terrorista tedesco e , come abbiamo visto , era prassi dei servizi segreti infiltrarsi nei gruppi terroristici dell’ultrasinistra sfruttando la reputazione di terrorista straniero per cui non è irragionevole pensare che si sia infiltrato nelle BR oppure che abbia tentato un approccio in tal senso e questo proprio nel periodo a ridosso dei 55 giorni più bui della nostra Repubblica. Lo stesso discorso si può fare per il fantomatico David Berretto Verde e marine sempre che , il documento citato presenti una certa sua “nascosta” attendibilità…
Insomma Moro sapeva di infiltrati americani (ed israeliani) nelle BR , infiltrati che , con buona probabilità , appartenevano al gruppo di marines dell’articolo di Pecorelli , sapeva che la collaborazione di costoro per il rinvenimento dei covi BR non era semplicemente scarsa ma proprio nulla , inoltre era un politico navigato e di lungo corso da non aver almeno il minimo sospetto che le BR potevano essere utilizzate dagli americani a fini destabilizzanti. Sapeva bene , anche perché aveva meditato a lungo sul suo futuro politico dopo il viaggio a Washington del 1974 , che la sua linea politica era fortemente osteggiata negli ambienti internazionali. Nella lettera a Taviani , scritta durante la prigionia nel “carcere del popolo” delle BR , dopo aver attaccato l’ex Ministro degli Interni come uomo dagli antichi legami con gli americani (per il senatore Pellegrino già Presidente della Commissione Stragi Taviani era stato uno dei fondatori della GLADIO) , Moro alluse a “resistenze americane e tedesche” contro la sua liberazione. Ancora una volta la “pista americane e tedesca”. Ricordiamo che , in concomitanza con questa lettera scritta a metà aprile , l’esperto antiterrorismo del Dipartimento di Stato Pieczenick abbandonò l’Italia. Per quale motivo ? L’operazione era conclusa ? I giochi erano fatti ? Come già detto secondo Flamigni , il Dipartimento di Stato americano avrebbe classificato il caso Moro come “segretissimo” evidentemente sulla base della relazione fatta dallo stesso Pieczenick il quale avrà cura di confermare come la P2 , nei suoi elementi presenti nei Comitati di crisi , avesse strumentalizzato le BR per eliminare Moro. Pieczenick sottolineerà poi i legami della P2 e di Gelli con l’Argentina dei militari golpisti. Ovviamente si tratta di affermazioni veritiere , ma ometterà di citare i rapporti che la P2 e Gelli avevano con gli americani , rapporti documentati da varie testimonianze , ma di questo parleremo… Aggiungiamo poi che un uomo come Michael Ledeen , il neoconservatore “esperto” di affari italiani di cui abbiamo già trattato , e che , proprio durante il sequestro Moro , prestava una consulenza di “antiterrorismo” presso il Ministero degli Interni su richiesta del “gladiatore” Cossiga. Aggiungiamo anche che Ledeen è spesso stato presentato come uomo degli americani in buoni rapporti con la P2 che , appunto era inserita nelle istituzioni e nei Comitati di crisi in maniera massiccia allora si possono ben capire le ragioni delle omissioni di Pieczenick , il quale doveva essere certo a conoscenza della presenza di Ledeen presso il Ministero degli Interni , e della classificazione “segretissimo” del caso Moro da parte del Dipartimento di Stato. Non è improbabile il fatto che Moro avesse ben capito quali fossero i giochi fatti alle sue spalle. L’allusione alle resistenze “americane e tedesche” può essere un riferimento all’asse fra USA carteriana e alla Germania di Schmidt (e indirettamente alla Francia di Giscard d’Estaing) , insomma l’asse “trilateralista” , filoccidentale e tecnocratico , ma se era vera la testimonianza di chi ha udito parlare in tedesco in via Fani , allora si potrebbe tornare alla pista “Hauser/Lahusen” americana e tedesca per l’appunto per il duplice ruolo del personaggio Berretto Verde e terrorista della RAF tedesca. Se qualcuno ha parlato in tedesco Moro deve averlo sentito e , forse , era a conoscenza di infiltrati americani nelle BR che parlavano in tedesco per sfruttare una (falsa) identità da terrorista della RAF. Abbiamo visto come Moro fosse nel mirino per le sue politiche prima di apertura al PSI con il centrosinistra poi al PCI con la linea della “strategia dell’attenzione” ed era noto da dove venissero i progetti per la sua eliminazione. Già abbiamo citato il tentativo di rapimento che , probabilmente , Pecorelli aveva attribuito all’ex Ministro della Difesa Pacciardi , già in ottimi rapporti con l’ambasciatrice americana Mary Boothe Luce , massone e vicino alle posizioni “presidenzialiste” del filoamericano e filoinglese Sogno e ideato parecchi anni prima che nascessero le BR. Abbiamo visto l’ammissione di Sogno in un’intervista che i membri dei Comitati di Resistenza Democratica si erano impegnati a sparare a coloro che si fossero accordati con i comunisti. Un riferimento indiretto a Moro. Aggiungiamo poi la rivelazione della figlia di Moro secondo cui , nell’agosto del 1974 Moro avrebbe dovuto trovarsi sul famoso Italicus colpito da una strage attuata da elementi neofascisti toscani. I gruppi neofascisti toscani , come si seppe , erano finanziati da Gelli e dalla P2 ed erano in contatto con il capo stazione del SID a Firenze Mannucci Benincasa. Costui , a partire dal 1977 , e quindi anche durante il sequestro Moro , disponeva di un infiltrato a buon livello nelle BR. Il fatto che questo contatto si sia interrotto con l’arresto del capo brigatista Senzani fa ragionevolmente pensare che l’ideatore dei sequestri D’Urso e Cirillo fosse un uomo del SID prima e poi del SISMI. Abbiamo già ricordato che c’è il sospetto che Senzani fosse in contatto con il capo dell’Ufficio Protezione e Sicurezza del SISMI , il piduista Musumeci , il cui nome compare a proposito di inquietanti retroscena relativi al caso Moro , alla strage alla stazione di Bologna e al sequestro Cirillo. Secondo un documento della DIGOS Senzani avrebbe usufruito di una borsa di studio della solita USIS – ricordate ? Simioni e l’Hyperion – per un viaggio negli USA nella celebre Università di Berkeley. Riprendendo il discorso dei tentativi di assassinare Moro ricordiamo ancora le preoccupazioni dei comunisti dopo la strage di Piazza Fontana per il ritorno in Italia di Moro dal Consiglio d’Europa e , quindi i timori di un attentato. Negli anni successivi alla metà degli anni Settanta vengono lanciati messaggi sulla sorte di Moro : Pecorelli allude in vari articoli al destino di Moro e lo stesso Andreotti scrisse un romanzo “Il Ministro deve morire alle 13” che allude alla sorte di un Ministro riformista. Il fatto clamoroso è , poi , che sembra diffusa la conoscenza del tentativo delle BR di fare un’azione eclatante contro l’onorevole Moro , ma , come abbiamo visto , niente viene fatto per scongiurare questo tentativo , anzi sembra che si operi in una direzione ben precisa… D’altronde , se Senzani era un infiltrato del SISMI nelle BR , i risultati di tale operazione sono sotto gli occhi di tutti… La verità è che la ricorrenza di nomi come Gelli , Sogno e Pacciardi riconduce inevitabilmente al filoamericanismo e all’oltranzismo atlantico e , quindi , di pieno appoggio agli americani o , almeno , come vedremo , a certe fazioni americane.
Infine , ripercorrendo l’articolo di Pecorelli di cui sopra , le affermazioni di Moro e il caso Abu Omar , si pone il problema del rapporto fra servizi segreti americani e quelli italiani. I primi sono solamente soggiogati ai secondi o hanno avuto anche momenti di autonomia e conflitto ? Secondo diverse testimonianze anche nella Commissione P2 , i servizi segreti italiani sono stati sostanzialmente sudditi di quelli americani. Certo la considerazione della scarsa affidabilità loro attribuita può aver indotto gli americani a servirsi di strumenti come la P2 per poter condizionare meglio l’operato dei servizi segreti e delle forze di sicurezza. Durante il sequestro Moro si è parlato di un dissidio fra l’esperto Pieczenick ed il criminologo piduista Ferracuti. Senza mettere in discussione questi fatti , però bisogna ricordare che lo stesso Ferracuti era un collaboratore della CIA e dell’FBI oltre che del SISDE il servizio segreto civile italiano. Da ciò si deduce che c’era un’egemonia di elementi comunque schierati in un certo senso e che le divisioni potevano essere dettate da altri motivi. Non si deve dimenticare che l’”atlantismo italiano” è colmo di conflitti e lotte spesso di potere (Maletti /Miceli , Gelli/ Pazienza , Sindona/Calvi , ecc…) e ciò vale in una certa misura per gli USA (il dissidio fra Kissinger e l’ambasciatore in Italia Martin , le manovre per danneggiare Carter e far eleggere Reagan prima delle elezioni presidenziali USA).
Il rapporto USA/Italia rispetto al caso Moro tocca anche l’organizzazione paramilitare atlantica GLADIO di cui tratteremo adesso…
Nell’ottobre del 1990 , in risposta alle sollecitazioni del giudice Casson che indagava sulla strage di Peteano ed in seguito alle rivelazioni del neofascista di Ordine Nuovo Vincenzo Vinciguerra , reo confesso autore dell’eccidio , circa il coinvolgimento di una struttura paramilitare legata agli americani ed alla NATO nella “strategia della tensione” e nelle stragi in Italia , il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti rivelò in Parlamento l’esistenza della GLADIO o SID parallelo , un’organizzazione creata dalla NATO nel quadro della guerra fredda per resistere ad un’eventuale invasione sovietica. Per singolare coincidenza circa una settimana prima , nell’ex covo brigatista di via Montenevoso a Milano era stata rinvenuta una copia inedita del cosiddetto “memoriale Moro” in cui , peraltro , si faceva riferimento indiretto a questa struttura. Sorvoliamo sui conflitti , le vicissitudini e le lotte di potere che , allora , si innestarono sull’affaire GLADIO , mentre , invece , è opportuno rammentare che , in realtà , non era la prima volta che emergeva l’esistenza di un’organizzazione di tal fatta.
Nel 1974 nell’ambito dell’inchiesta padovana del giudice Tamburino sulla Rosa dei Venti , un’organizzazione terroristica filoatlantica , il rosaventista e probabile “gladiatore” Roberto Cavallaro in possesso del nulla osta di massima sicurezza NATO Cosmic e dipendente dalla base americana di Verona aveva rivelato l’esistenza di una fantomatica organizzazione X che si proponeva come obiettivo un colpo “dello stato”. Tale struttura , finanziata anche da multinazionali e dalla grande impresa e finanza tra cui il banchiere mafioso e piduista Sindona , infiltrava propri elementi in gruppi terroristici ed estremisti “neri” ma anche “rossi” o nei “bianchi” dei MAR di Fumagalli allo scopo di diffondere un clima di terrore , caos e violenza per legittimare un intervento delle forze armate. Tali gruppi terroristici o pseudoterroristici detti “gruppi paralleli” venivano strumentalizzati per poi essere abbandonati o “bruciati”. Insomma , se non si veniva a creare il clima di caos e di violenza adatto alla bisogna , era proprio l’organizzazione a prendersi l’incarico di determinate l’atmosfera di tensione, Insomma la “strategia della tensione” in piena regola. Nell’inchiesta , poi regolarmente insabbiata , saranno coinvolti il colonnello Spiazzi , il generale Nardini di stanza a Verona ed esperto di guerra psicologica , il citato principe Alliata di Monreale , siciliano , massone , monarchico destrorso con agganci mafiosi e con glia americani e poi il direttore del SID Vito Miceli. Come abbiamo visto gli ultimi due erano coinvolti anche nell’inchiesta sul golpe Borghese e avevano avuto contatti con l’agente americano Stark , quello che conoscerà Curcio e altri brigatisti in carcere. Invocando il Segreto di Stato , sarà proprio Miceli a confermare in qualche modo l’esistenza di un’organizzazione che , in tutto e per tutto , era assimilabile a GLADIO. Ricordiamo anche l’affermazione del direttore del SID circa la sostituzione dei “rossi “ ai “neri” nell’ondata terroristica. Si rivelò profetico…
Nel 1976 , il periodico “Tempo” diretto da Lino Iannuzzi vicino alle posizioni del socialista autonomista Mancini (che , a sua volta , in quel periodo flirtava sia con Andreotti che con personaggi dell’ultrasinistra) e dei radicali , pubblicò uno scoop secondo cui in Sardegna esisteva una base segreta , ad Alghero , ove venivano addestrati elementi alla guerriglia urbana. Fra essi molti estremisti di destra , ma anche di sinistra e pure feddayn arabi. La rivelazione si incastrava perfettamente con la testimonianza del presunto “gladiatore” Cavallaro : elementi estremisti venivano infiltrati in gruppi di vario colore per portarli sul terreno della violenza. Inoltre emergerà molti anni dopo che la base di Alghero non era altri che la base per l’addestramento dei “gladiatori”.
Il colonnello Bozzo , braccio destro del generale Dalla Chiesa nella lotta al terrorismo delle BR , a più riprese , ha lasciato intendere che , non solo il generale conosceva la GLADIO , il che non è una sorpresa se si pensa che era un alto ufficiale dei carabinieri , ma anche che la struttura era coinvolta nella “strategia della tensione”. La questione era emersa in due riprese : la prima , nel corso delle indagini sulle bombe a Savona del biennio 1974 – 1975 , attentati attribuibili alla destra neofascista. Secondo il generale si poteva ravvisare un legame operativo fra servizi segreti deviati , massoneria , la destra neofascista e la criminalità comune organizzata. Probabilmente con il termine “massoneria” il generale alludeva proprio alla P2 o “raggruppamento Gelli” e per “criminalità comune organizzata” intendeva a quella “anonima sequestri” che , ai tempi , era composta da elementi della futura banda della Magliana , dai marsigliesi e dal clan del gangster milanese Turatello. Su tale intreccio aveva indagato il giudice Occorsio poi assassinato dai neofascisti di Ordine Nero. Secondo il generale Dalla Chiesa in questa rete vi si poteva scorgere l’attività di una struttura paramilitare antinvasione poi debordata in azioni illegali. Si tratta di un chiaro riferimento alla GLADIO. In una seconda ripresa il generale cercò di fare luce su un tentativo di depistaggio che indica va nel magistrato Beria D’Argentine come un capo delle BR. L’azione di depistaggio conteneva messaggi interessanti. Durante la guerra D’Argentine aveva fatto il triplo gioco fra la formazione partigiana “bianca” Franchi (quella di Sogno) , la brigata comunista di Morandino e i repubblichini. Beria D’Argentine farà parte del cosiddetto “comitato dei 20” (qualche attinenza con la Rosa dei Venti ?) in funzione anticomunista e composto dagli uomini vicini a Sogno ma , negli anni Settanta rifiuterà di prendere parte la tentativo di golpe “bianco” di Sogno , Pacciardi e Cavallo per il coinvolgimento di elementi di estrema destra. Quel depistaggio era un tentativo di vendicarsi per quel rifiuto. Riemerge l’ombra di quella struttura paramilitare che , secondo il generale ed il colonnello Bozzo , aveva avuto origine , sia dall’infiltrazione delle formazioni partigiane comuniste e di sinistra allo scopo di annientarle , sia dal controllo di quelle di tendenza opposta (riferimento probabilmente alla Franchi ma anche alla Osoppo ed alla Martini Mauri).
Come abbiamo visto l’organizzazione Pace e Libertà diretta da Sogno si era avvalsa della collaborazione di specialisti dell’infiltrazione e della provocazione come Dotti e Cavallo , entrambi con un passato da militanti comunisti e pure Beria D’Argentine era stato un partigiano comunista. Probabilmente il generale Dalla Chiesa pensava a Pace e Libertà o , forse , alla stessa GLADIO o forse ad entrambe , pensando fossero confuse nella stessa rete. Quel che è certo è che il generale pensava che le BR morettiane intrattenessero fitti rapporti con la scuola di lingue parigina Hyperion ; che quest’ultima avesse rapporti con i sovietici ma anche con gli americani e con gli inglesi ; che , forse , i rapporti con gli americani e gli inglesi passavano attraverso gli uomini di Sogno di cui sopra. In ogni caso Dalla Chiesa conosceva molti retroscena del caso Moro , era forse stato in contatto con il giornalista Pecorelli e non è inverosimile ritenere , in accordo con le dichiarazioni del superpentito di mafia Buscetta , che egli è stato ucciso dalla mafia siciliana e catanese su mandato di qualcun altro.
Sommariamente ripercorriamo la breve storia della GLADIO. Quando , durante l’ultimo conflitto mondiale , si stava profilando la vittoria degli Alleati e la sconfitta dei nazifascisti mentre aumentava la preoccupazione per l’espansionismo sovietico , americani ed inglesi cercarono l’alleanza con tutte quelle organizzazioni e con quei gruppi che osteggiavano i comunisti. In Italia ciò voleva dire anche la ricerca dell’alleanza con la mafia siciliana - che , ricordiamolo , attraverso quella italoamericana aveva collaborato allo sbarco alleato in Sicilia - , la criminalità organizzata e la massoneria. Naturalmente la grande industria e finanza italiana avrebbero messo i soldi… Le formazioni partigiane bianche come la Franchi e la Osoppo vennero cooptate , ma vennero reclutati anche i neofascisti e molti elementi del corpo repubblichino della X Mas. Come abbiamo visto l’idea di reclutare i neofascisti era stata del numero due dell’americana OSS Angleton , futuro responsabile dell’operazione CIA denominata CHAOS. Così si formarono i primi nuclei paramilitari con l’adesione di elementi delle formazioni “bianche” ma anche fra molti neofascisti. In aggiunta c’erano le operazioni di infiltrazione e provocazione nell’estrema sinistra… Inizialmente la preoccupazione era quella di difendere la frontiera del nord est ai confini con la Jugoslavia di Tito , ma , successivamente , questa rete clandestina venne convertita per fini interni ed impedire l’avanzamento elettorale del PCI e delle sinistre. Negli anni successivi la CIA ed il SIFAR perfezionarono gli accordi di “collaborazione” e per la costituzione della rete paramilitari da inquadrare nella più estesa rete europea STAY BEHIND. Al 1952 risale il piano DEMAGNETIZE che prevedeva una serie di operazioni politiche , militari , paramilitari , economiche e psicologiche per contenere l’avanzata dei comunisti. E’chiaro che organizzazioni del tipo della GLADIO assumono un’importanza nel quadro di questo piano. L’accordo per la costituzione della GLADIO , sezione italiana della STAY BEHIND , nel quadro del Patto NATO avviene nel 1956 tramite un accordo siglato fra la CIA ed il SIFAR. Una parte importante nella messa a punto del piano ha il generale De Lorenzo , direttore del SIFAR e generale dei carabinieri gradito agli americani. Non verranno mai rese note le clausole segrete degli accordi segreti in ambito NATO e fra i servizi segreti americani ed italiani. Nominato in seguito capo di Stato Maggiore della Difesa il generale De Lorenzo appronterà il piano golpista Solo con l’intenzione di utilizzare la GLADIO. Al momento della costituzione della GLADIO verrà sciolta l’organizzazione filoamericana , filoinglese e filoatlantica di Sogno Pace e Libertà e ciò lascerebbe intendere che gli uomini di questa organizzazione siano entrati a far parte della GLADIO o , almeno , una parte di essi. Sembra che negli anni successivi la GLADIO sia stata utilizzata per infiltrarsi nei cortei sindacali e della sinistra per provocare violenze ed incidenti…
L’addestramento dei “gladiatori” venne curato , oltre che da istruttori militari italiani , da elementi delle forze speciali americane (Berretti Verdi e marines) e inglesi (SAS). Gran parte del finanziamento era di provenienza americana. Comunque , oltre che nel piano Solo il nome dell’organizzazione filoatlantica ricorre in altri episodi misteriosi , terroristici o criminali come la strage di piazza Fontana , la strage di Peteano , la Rosa dei Venti , la strage della Questura di Milano ( l’”anarchico” Bertoli compare in una lista di elementi “attenzionati” per essere reclutati nella GLADIO ed era in contatto con altri “anarchici” legati ai servizi segreti israeliani e con i neofascisti veneti di Ordine Nuovo) , la morte dell’editore “rosso” Feltrinelli ( il quale , secondo alcune testimonianze , intratteneva rapporti con l’ambiguo MAR di Fumagalli che veniva fornito di armi ed esplosivo dai carabinieri della Divisione Pastrengo egemonizzati dalla P2 , armi ed esplosivo presumibilmente provenienti da depositi destinati alla GLADIO) , l’assassinio del commissario Calabresi , e , naturalmente l’affaire Moro.
Per quanto riguarda il caso Moro vi sono parecchie tracce che porterebbero a GLADIO. Vediamole ad una ad una.
1) Il sedicente “gladiatore” Antonino Arconte appartenente alla cosiddetta “GLADIO militare” distinta da quella “civile” è in possesso di un documento intestato al Ministero della Difesa datato 2 marzo 1978 in cui viene ordinato di contattare in Libano delle formazioni terroristiche (presumibilmente palestinesi) per collaborare alla liberazione dell’onorevole Moro. Il documento doveva pervenire nelle mani del già citato colonnello Giovannone , uomo vicino al piduista Santovito del SuperSISMI e in rapporti con l’OLP. Secondo Arconte lo stesso Giovannone sarebbe appartenuto alla GLADIO militare. Il fatto strano è che questa operazione viene ordinata un paio di settimane prima del sequestro a conferma che i servizi segreti italiani erano a conoscenza dei piani dell’operazione Fritz e che non fecero nulla per impedire il sequestro. Si vuole agire per una trattativa solo dopo il sequestro e non prima probabilmente per sfruttare politicamente la situazione. Ricordiamo che Giovannone compare nell’inchiesta del traffico d’armi fra OLP e BR che sarebbe stato “autorizzato” da un accordo fra CIA e SISMI. Lo stesso Stark era in contatto con formazioni armate libanesi. Paghera , il già citato militante di Azione Rivoluzionaria , avrebbe confessato che Stark gli aveva fornito la piantina di un campo di addestramento per terroristi nella valle della Beekaa appartenente al gruppo libanese sciita Amal. A proposito di rapporti fra SISMI e organizzazioni arabe o palestinesi lo stesso Moro , in una delle sue lettere avrebbe citato sia il colonnello Giovannone (in buoni rapporti con l’OLP) sia il generale Miceli (in buoni rapporti con la Libia di Gheddafi) come possibili canali di trattativa con le BR. Il futuro direttore del SISMI Martini ammetterà che i servizi segreti del Patto NATO , compresi gli stessi americani , intrattenevano rapporti di diplomazia segreta con i paesi arabi per non scontentare gli israeliani.
2) Il sedicente “gladiatore” Ravasio rivelerà che nei pressi del luogo dell’agguato alla scorta di Moro era presente il colonnello Guglielmi , il quale , secondo Flamigni , era stato un addestratore della GLADIO. Vi era stato mandato dal capo dell’Ufficio Protezione e Sicurezza del SISMI generale Musumeci piduista e numero due di Santovito. Poiché è impensabile che un uomo solo dovesse agire contro un commando di terroristi è presumibile che fosse lì come osservatore con l’ordine di non intervenire.
3) Nel covo brigatista di via Gradoli 96 che , ricordiamo , era circondato da appartamenti di proprietà del SISDE e del Ministero degli Interni e che era stato “bruciato” in concomitanza con il falso comunicato del lago della Duchessa vennero rinvenuti proiettili con una verniciatura speciale dello stesso tipo di quelli rinvenuti in vi Fani. In un documento della Questura di Roma declassificato solo nel 1998 si specifica che questi proiettili proverrebbero da un deposito per forze armate non convenzionali sito nell’Italia centrosettentrionale le cui chiavi sarebbero state nella disponibilità di soli sei individui. Si trattava probabilmente di una cellula della GLADIO o di un’organizzazione paramilitare e di guerriglia simile. Ma come mai questi proiettili sono finiti in un covo brigatista , anzi nel covo in cui abitava il capo delle BR Mario Moretti ? Nessuno l’ha mai spiegato. Le uniche spiegazioni possibili possono essere che Moretti era in contatto con qualcuno che , a sua volta , era in rapporti con la GLADIO o altra organizzazione simile , oppure che egli stesso avesse rapporti diretti con la rete paramilitare atlantica. C’è da aggiungere poi che proiettili dello stesso tipo sono stati utilizzati per assassinare il giornalista Mino Pecorelli , proiettili che sono risultati provenire dal deposito d’armi della Banda della Magliana stipato nel Ministero della Sanità. Come abbiamo visto esponenti della banda intrattenevano rapporti con i servizi segreti italiani e c’è il sospetto che , nello stesso tempo , intrattenessero rapporti con le BR.
4) Una stampatrice proveniente dal RUS del SISMI , l’ufficio che si occupava della gestione dei corpi speciali come GLADIO , era finita nella tipografia di via Foà dove venivano stampati i volantini delle BR e di gruppi appartenenti all’ultrasinistra e all’Autonomia. Secondo il titolare della tipografia , tale Triaca sarebbe stato Moretti stesso a portare la stampatrice. Ancora una volta una traccia che porta alle BR , porta anche al SISMI e alla GLADIO. Poi secondo la giornalista Di Giovacchino anche il falsario in rapporti con la banda della Magliana Chichiarelli si sarebbe servito della stessa tipografia e di quella stampatrice per produrre il falso volantino del lago della Duchessa. Se ciò risultasse vero si profilerebbero rapporti ambigui fra SISMI – GLADIO – BR – banda della Magliana anche alla luce di quanto detto al punto 3. Ma non è finita… Per difendersi Triaca si sarebbe rivolto all’avvocato Cascone. E chi sarebbe questo Cascone ? Secondo l’informatissimo Cipriani egli avrebbe fatto parte della rete informativa dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale capeggiata da Lino Ronga detta degli “extraparlamentari del Viminale” perché costituita da appartenenti a gruppi dell’estrema sinistra. Ronga era stato militante del PCI e poi , dopo la delusione per i fatti d’Ungheria si era spostato più a destra e si era iscritto al PSDI. Era stato “attenzionato” proprio da Santovito per un eventuale reclutamento nella GLADIO. Cascone , invece , era ben inserito negli ambienti che ruotavano intorno a Feltrinelli le cui posizioni erano , quindi ben conosciute dall’Ufficio Affari Riservati del Viminale a partire dal 1967 e ricordiamo che non è tutto ben chiaro sulla morte di Feltrinelli… L’eminenza grigia dell’Ufficio Affari Riservati D’Amato , uomo ben inserito nell’organigramma NATO , si era reso protagonista , nella metà degli anni Sessanta , dell’operazione “Manifesti cinesi” utilizzando i neofascisti dell’organizzazione di Delle Chiaie Avanguardia Nazionale camuffati da “maoisti” per affiggere manifesti allo scopo di provocare scissioni e contrasti nella sinistra. Furono proprio militanti di Avanguardia Nazionale ad infiltrare il Movimento Studentesco del Sessantotto con il cosiddetto “nazimaoismo” allo scopo di estremizzare i movimenti giovanili. Il pacciardiano e “nazimaoista” Dantini , esperto di esplosivi , era nella lista di “attenzionati per il reclutamento nella GLADIO e risulterà coinvolto nel tentativo di depistare le indagini sulla strage di Piazza Fontana. Peraltro la stessa Avanguardia Nazionale verrà coinvolta nella strage di Piazza Fontana e nelle indagini sulle bombe romane del 12 dicembre 1969.
Come abbiamo visto la figura di D’Amato risulta controversa : uomo della CIA e amico di quell’Angleton , già reclutatore di neofascisti in funzione anticomunista e direttore dell’operazione CHAOS con fini di provocazione. Ciò farebbe pensare ad un suo ruolo nella “strategia della tensione” strumentalizzando sia i gruppi dell’estrema destra che quelli dell’estrema sinistra. Durante i 55 giorni del sequestro Moro , risulta che fosse consigliere del Ministro Cossiga.
5) I brigatisti rossi Morucci e Faranda legati a quella fazione vicina all’Autonomia Operaia per la loro pregressa militanza in Potere Operaio e favorevole alla trattativa per la liberazione di Moro sfruttando gli agganci con il PSI si servirono di un perito di parte per la loro difesa : Marco Morin , ex militante di Ordine Nuovo , già arrestato anni prima ma rilasciato per detenzione di esplosivi. Il suo nome compare nella già citata lista di elementi “reclutabili” da GLADIO. Non solo… Anni prima fu coinvolto nel tentativo di depistaggio delle indagini sulla strage di Peteano cercando di sviare l’attenzione da Ordine Nuovo , organizzazione di cui faceva parte , per indirizzarla sui “sinistrorsi” di Lotta Continua. Come è noto nei tentativi di depistaggio fu coinvolta la Divisione dei carabinieri Pastrengo , inquinata dalla P2 e implicata nella fornitura d’armi al MAR dell’ex partigiano “bianco” Fumagalli vicino alle posizioni di Sogno e Pacciardi. Lo stesso Morucci era stato arrestato per possesso di materiale esplodente nel 1974 , quando militava in Potere Operaio ma poi rilasciato… Ma com’è possibile che due brigatisti “rossi” si affidino ad un ordinovista “nero” , il più pericoloso nemico di classe ? La domanda è destinata a rimanere senza risposta , ma si può fare un’ipotesi su quale fosse l’interesse di Morin. Nell’appartamento in cui furono arrestati i due brigatisti fu trovata la mitraglietta Skorpion utilizzata per assassinare Moro. Da dove veniva quell’arma ? Possiamo fare ipotesi , supposizioni… Secondo l’ammiraglio Martini nei depositi NASCO della GLADIO c’era un certo numero di armi di fabbricazione sovietica e cecoslovacca. Il contractor CIA Brenneke , in un certo senso , ha confermato l’affermazione di Martini ammettendo di aver acquistato armi direttamente in Cecoslovacchia per conto dell’agenzia americana. D’altronde sappiamo anche che tentativi di infiltrazione in paesi del Patto di Varsavia come la Cecoslovacchia erano andati a buon fine come dimostrato dalla vicenda di Dotti , uomo di Sogno ed ex militante della Volante Rossa. Subito dopo l’agguato in via Fani venne diffusa la voce dell’uso di armi di fabbricazione sovietica e cecoslovacca da parte dei brigatisti nel chiaro intento di far ricadere le responsabilità sul KGB sovietico. Si può ben presumere quali fossero gli ambienti interessati a far circolare tale voce… Ma intanto ci chiediamo se fosse possibile che le BR avessero utilizzato nell’operazione Fritz armi di fabbricazione cecoslovacca provenienti da depositi dell’organizzazione atlantica e , quindi , filoamericana GLADIO ?
Come si può vedere c’è più di una traccia che porta alla GLADIO il cui ruolo nella vicenda , che appare inquietante , deve essere chiarito…
Un paio di anni fa un presunto e sedicente “gladiatore” (nome in codice Fantasmino) fece nuove rivelazioni che non furono prese molto sul serio , ma che , alla luce di quanto già visto e analizzato , assumono maggiore importanza. Al giornale Unione sarda disse che faceva parte di una GLADIO militare con compiti di soppressione fisica di personaggi della sinistra italiana e con posizioni di contrasto con la NATO. Ma vediamo la parte dei rivelazioni che ci interessa
“In caso di attacco sovietico , l’intera nomenclatura , con intesta Berlinguer e Lama dovevano saltare. Un lungo elenco di personalità da spegnere era nelle mani delle BLUE LIGHT , un nucleo di 150 militari statunitensi , super addestrati e assolutamente privi di qualsiasi scrupolo. Vede , questi signori studiavano e si preparavano con noi , nelle basi logistiche di Milano, vicino Napoli e Verona. Da loro avevamo appreso le tecniche per sopprimere , infiltrare e quant’altro Erano , come dire , dei dormienti. Seguivano passo per passo i vertici comunisti , stando bene attenti a restare lontani dalle forze dell’ordine. Il loro fine era la destabilizzazione del paese per ricondurlo a posizioni più filoamericane magari spostando l’elettorato con una serie di operazioni sporche da addebitare alle Brigate Rosse. In realtà si muovevano parallelamente alle BR ma erano molti più letali. Il caso Moro , giusto per citarne uno. Nessuno di noi ha mai creduto alle Brigate Rosse. Non erano all’altezza di mettere in atto un’operazione militare di tale livello. Più verosimile che alcuni snipers BLUE LIGHT (cecchini) abbiano ucciso gli autisti e i carabinieri seduti a fianco nelle due auto sparando con armi ad altissima precisione da almeno quattrocento metri di distanza. Erano capaci , come noi d’altronde , di colpire il bersaglio anche a ottocento metri. Quindi , hanno lasciato il campo al commando brigatista. Vorrei porre un quesito: perché non è mai stata resa nota la perizia balistica sulle armi usata in vi Fani ? Chi avrebbe dovuto dirlo non lo ha mai detto . Era meglio che non si sapesse. Le BLUE LIGHT dovevano continuare ad agire nell’ombra e l’Italia non poteva mettere in discussione nulla con la NATO. Far credere che le Brigate Rosse avessero progettato , organizzato e messo in atto il sequestro e l’omicidio del leader politico , era più semplice e conveniente. Per tutti.”
Innanzitutto conviene parte di quello che ha detto Fantasmino con le molle anche perché , se è vero che lui stesso è coinvolto nella GLADIO militare , viste le probabili responsabilità di questa struttura nell’affaire Moro , potrebbe avere qualche interesse a istradare sulla pista americana. E poi è possibile che i marines “antiterrorismo” e componenti delle forze speciali americane di cui si è parlato facessero parte delle fantomatiche BLUE LIGHT , questa sorta di GLADIO americana operante in Italia ? Ciò lo lascia supporre , ma Pecorelli , ad esempio , scrive di un nucleo di 50 militari , mentre Fantasmino parla di 150 componenti. Naturalmente è possibile che dopo il gennaio del 1976 siano arrivati gli altri 100 , oppure che si stia trattando di cose fondamentalmente diverse e cioè da una parte dei militari con reali funzioni di antiterrorismo (di cui tratta Pecorelli) e dall’altra cecchini che sfruttano le BR come copertura per le loro operazioni (di cui parla Fantasmino). Sembra paradossale ! Certo Fantasmino fornisce alcune spiegazioni interessanti su domande che ci siamo posti : ad esempio com’è possibile che l’arrivo degli esperti americani di guerriglia e antiterrorismo abbia poi coinciso con una fase di escalation del terrorismo brigatista e di minima repressione da parte dello Stato ? Perché , secondo il sedicente “gladiatore” , i componenti di queste forze speciali americane dovevano servirsi delle BR come copertura e perché lo Stato non poteva mettere in discussione l’Alleanza Atlantica lasciando , di conseguenza , agire le fantomatiche BLUE LIGHT. Infatti reprimendo il terrorismo brigatista si sarebbe dovuto reprimere anche quello degli americani delle BLUE LIGHT. La questione della partecipazione di due diversi commandos nell’agguato di via Fani non è una novità. Anche il giornalista Viglione , un personaggio simile a Pecorelli , coinvolto nel citato depistaggio ai danni del magistrato Beria D’Argentine , aveva cercato di accreditare questa versione e cioè che la soppressione della sorta di Moro fosse stata opera di un differente commando “brigatista” e in quell’occasione Viglione parlò di carabinieri e poliziotti probabilmente con fini depistanti. E’ certo che l’operazione Fritz non ebbe uguali nella storia del terrorismo in un paese dell’Europa occidentale e che vi partecipò un cecchino di grandissima precisione e professionalità mai individuato. Secondo il generale Serravalle , già capo della GLADIO dal 1970 al 1974 , esistevano pochissimi individui con quelle capacità. Forse è più logico pensare alla partecipazione di due o tre elementi estranei alle BR , individui con un addestramento superiore e che potrebbero far pensare a Berretti Verdi e marines come Hauser o il misterioso David , piuttosto che ad un commando. D’altronde lo stesso Fantasmino ammette che gli americani della BLUE LIGHT erano esperti nelle tecniche di soppressione ed infiltrazione. Abbiamo già ricordato più volte la falsa identità di Hauser. Per il resto quanto scritto da Flamigni , il documento del libro di Willan , l’articolo di Pecorelli , la dichiarazione di Galloni e , ora , le rivelazioni del “gladiatore” Fantasmino si inseguono e si incastrano perfettamente. Quindi riassumiamo i punti fondamentali che andrebbero verificati.
1) A partire dagli inizi del 1976 arriva un nutrito gruppo di membri delle forze speciali americane apparentemente con funzioni di antiguerriglia e antiterrorismo. Questi “esperti” coopererebbero con le forze di sicurezza e con i servizi segreti italiani.
2) Parte di questi militari si sarebbe infiltrato nelle BR , magari sfruttando false identità di terroristi della RAF , ma costoro non avrebbero fornito gli elementi per scoprire i covi brigatisti.
3) Per contro l’attività degli infiltrati sarebbe stata , piuttosto , quella di lasciar fare o , peggio , di fornire alle BR le capacità militari necessarie sia a fini generalmente destabilizzanti per impedire l’avvicinamento fra DC e PCI , sia per eliminare Moro il maggiore artefice di tale linea politica.
4) I servizi segreti italiani e le forze di sicurezza che , ricordiamolo , in quel periodo erano egemonizzate dalla P2 , sarebbero state a conoscenza dell’attività dei “marines” ma avrebbero taciuto ai vertici politici per la loro fedeltà all’atlantismo , dettata dagli accordi segreti degli anni Cinquanta , e perché l’eliminazione di Moro coincideva con gli obiettivi piduisti.
Peraltro dobbiamo ancora trattare del Field Manual 30 – 31 B “manuale di campo” delle forze speciali americane e della P2 di Licio Gelli , il suo ruolo nella vicenda
Un ultima curiosità : da quanto emerso sia gli americani delle BLUE LIGHT , che gli appartenenti alla GLADIO militare , alla Rosa dei Venti e alla rete di agenti italiani del servizio segreto militare americano inseriti nell’organizzazione terrorista e neofascista Ordine Nuovo fanno capo alla base militare americana di Verona. Inoltre gli americani delle BLUE LIGHT frequentavano anche la base di Napoli che , ricordiamolo , secondo Cossiga , aveva tenuto a battesimo la loggia coperta P2 dedita all’oltranzismo atlantico e filoamericano e a cui , a quanto pare faceva riferimento la misteriosa struttura dei servizi segreti italiani ANELLO di ci ben poco si sa , ma che sembra coinvolta nelle trattative dei sequestri brigatisti Moro e Cirillo. Se queste informazioni fossero confermate dovremmo ammettere che tutti questi gruppi facevano capo ad una stessa struttura NATO pesantemente implicata nella strategia della tensione in Italia : pensiamo infatti alle infiltrazioni delle fantomatiche BLUE LIGHT nelle BR prima del sequestro Moro , all’attività dei “gruppi paralleli” legati alla Rosa dei Venti e al terrorismo stragista di Ordine Nuovo emerso nelle inchieste su Piazza Fontana , la Questura di Milano e Piazza della Loggia. Aggiungiamoci poi la P2…
Prima di proseguire , allora , formuliamo alcune domande sul caso Moro.
1) E’vero che agenti americani , con buona probabilità appartenenti alle forze speciali o al servizio segreto militare , si infiltrarono nelle BR alla vigilia dell’operazione Moro ?
2) E’ vero che , lungi dalla volontà di arrestare l’attività brigatista , essi fornirono la preparazione militare e , forse parteciparono essi stessi all’agguato in via Fani ?
3) E’ vero che essi contattarono le BR utilizzando false identità di terroristi tedeschi ritenuti in gran considerazione per le capacità militari ?
4) E’vero che furono gli uomini della scuola di lingue Hyperion , centro di coordinamento del terrorismo internazionale , mediare fra i brigatisti rossi e i falsi terroristi tedeschi ?
5) E’vero che tale mediazione avvenne con la collaborazione di uomini dei Comitati di Resistenza Democratica legati a Sogno , uomini con un passato comunista come Cavallo ?
6) E’vero che , in qualche modo , l’organizzazione atlantica GLADIO collaborò alla riuscita del sequestro ?
7) E’ vero che i membri della P2 inseriti nei Comitati di Crisi agirono in modo tale da portare il sequestro a determinate soluzioni e da depistare le indagini ?
8) Infine è vero che , nella circostanza la criminalità organizzata giocò un ruolo ambiguo fra i servizi segreti italiani e le BR ?
Da ultimo a proposito delle presenze della criminalità organizzata e comune nell’affaire Moro ricordiamo , oltre alla banda della Magliana , il coinvolgimento nelle “trattative” , poi abortite , della mafia italoamericana , della mafia siciliana legata a Pippo Calò , della camorra di Tutolo , dell’ndrangheta e degli uomini del gangster Turatello. Inoltre per rilanciare l’offensiva brigatista a metà degli anni Settanta Moretti , oltre a prendere in affitto il famoso appartamento in via Gradoli 96 , compì due viaggi in Sicilia ed in Calabria e , precisamente , a Catania e a Reggio Calabria senza avvertire gli altri membri dell’organizzazione. Presumibilmente si incontrò con esponenti della mafia siciliana e dell’ndrangheta calabrese e ciò alla vigilia dell’omicidio del giudice Coco e anche prima dell’operazione Moro. A lungo si è parlato della partecipazione di uno o due esponenti dell’ndrangheta al sequestro. C’è poi da dire che l’ala “trattativista” delle BR , quella di Morucci , era in rapporti con gli Autonomi calabresi raccolti intorno alla rivista Metropoli , finanziata da esponenti del PSI come Mancini , e questo gruppo non avrebbe disdegnato di avere contatti con l’ndrangheta…
Passiamo ora alla P2 , a Gelli e al Field Manual 30 – 31 B…
Nel giugno del 1982 la figlia di Gelli , Maria Grazia venne fermata all’aeroporto di Fiumicino. Nel doppio fondo della valigia nascondeva alcuni documenti molto scottanti : il Piano di Rinascita Democratica , Il Memorandum sulla situazione politica italiana e… il Field Manual 30 – 31 B , appunto… Si trattava di un chiaro messaggio , un ricatto posto in essere dal Gran Maestro della loggia P2 verso quegli ambienti italiani , ma , presumibilmente , pure americani che , dopo essersi servito di lui , intendevano scaricarlo. D’altronde lo stesso ineffabile Cossiga affermò che , al momento opportuno , gli americani scaricarono Gelli. Ricordiamo che , ormai , la situazione politica italiana si era stabilizzata : la prospettiva di un avvicinamento fra DC e PCI era ormai sfumata , era stata trovata la stabile formula politico governativa “centrista” del cosiddetto “pentapartito” (DC , PSI , PSDI , PRI e PLI) con il ridimensionamento della vecchia classe politica democristiana considerata corrotta e troppo “aperta” a sinistra e il maggior peso della componente laica con l’ascesa del leader socialista Craxi , il quale , già ai tempi della Presidenza USA di Ford , era guardato con attenzione dagli americani e ora riscuoteva successo fra i neoconservatori e i repubblicani reaganiani per il suo acceso “anticomunismo”. In precedenza l’ala “autonomista” craxiana si era avvicinata alle posizioni del Piano di Rinascita Democratica di Gelli soprattutto per quel che riguardava la riforma istituzionale in senso presidenzialista e veniva finanziata dalla P2 tramite il Conto Protezione dell’UBS intestato a Claudio Martelli , il delfino di Craxi. Non è un caso che vi sia continuità fra Gelli , Craxi e poi Berlusconi nell’abbracciare determinate posizioni piduiste e filoamericane , ma di un americanismo che faceva , fa riferimento a certi ambienti.
Comunque è sicuro che da qualche tempo , certamente dalla perquisizione di Villa Wanda avvenuta un anno prima , Gelli fosse in difficoltà. Proprio nel giugno del 1982 verrà ritrovato impiccato a Londra il banchiere piduista Roberto Calvi , Presidente del banco Ambrosiano , che , come in seguito emergerà , era stato assassinato da sicari legati alla mafia di Pippo Calò il “cassiere” , alla camorra e alla banda della Magliana. Qualche tempo prima era stato il vicepresidente dell’istituto , Rosone , ad essere stato fatto oggetto di un attentato fallito e attuato da un esponente della banda della Magliana , già in rapporti con i marsigliesi e il gangster milanese Turatello. Secondo un rapporto del SISMI la morte del banchiere Calvi sarebbe stata decisa in una villa svizzera durante un incontro fra lo stesso Gelli , il numero due della P2 Umberto Ortolani anche Cavaliere di Malta e con buone entrature in Vaticano e nella “mafia texana” (a cui certo apparteneva la famiglia Bush) , Francesco Pazienza , uomo del cosiddetto SuperSISMI vicino al neoconservatore americano Ledeen e Flavio Carboni riciclatore di denaro sporco per conto di Pippo Calò e dei boss della Magliana. Difficile da dimostrare , ma è certo invece l’intento del Gelli di inviare messaggi agli ambienti “puliti” che , magari , erano usciti indenni dallo scandalo della scoperta della loggia P2 pur essendo gravemente coinvolti , ambienti massonici , del Vaticano , della politica italiana e americana , ecc… Calvi era il banchiere della P2 , in rapporti stretti sia con Gelli che con Ortolani e socio della Banca Privata del finanziere mafioso Michele Sindona e dello IOR , l’istituto vaticano diretto da monsignor Marcinkus. Quest’ultimo è un altro personaggio inquietante che appare ai margini della vicenda : indicato dal medico militare piduista Matteo Lex come egli stesso iscritto alla P2 e alla massoneria , un biglietto con il recapito telefonico di Marcinkus venne trovato nell’abitazione in cui furono arrestati i brigatisti Morucci e Faranda. Tra gli altri venne anche trovato il recapito dell’Università Pro Deo fondata dal padre Felix Morlion , frate domenicano che aveva lavorato per gli Alleati durante la guerra prima in funzione antinazista e poi anticomunista. Giulio Andreotti era stato il suo segretario particolare prima di diventare collaboratore di De Gasperi e probabilmente fu questa la spinta per la sua carriera politica. Secondo un vecchio articolo dell’Espresso Morlion frequentava la scuola di lingue parigina Hyperion più volte incontrata e legata alla “sovversione” internazionale di sinistra. Si pensa che , generalmente , Morlion fosse un “uomo” di D’Amato , l’eminenza grigia dell’Ufficio Affari Riservati del Vicinale poi consulente di Cossiga durante il sequestro Moro. Aggiungiamo poi che Silvano Larini , esponente del PSI vicino a Craxi associò la rivelazione che Simioni , ex “compagno”di partito , era il vero capo delle BR con quella secondo cui il Banco Ambrosiano e , quindi , anche lo IOR , finanziavano Solidarnosc , il sindacato polacco dei dissidenti contrari al regime comunista. Ma perché questo accostamento ? Gli stessi canali finanziari e , quindi , il piduista Banco Ambrosiano e lo IOR oltre a riciclare i capitali mafiosi e della criminalità organizzata , oltre a finanziare Solidarnosc e foraggiare il PSI craxiano , finanziavano anche le attività dell’Hyperion e delle BR ? Domande destinate a rimanere senza risposta , ma basti pensare all’assassinio del giudice Alessandrini , il quale stava per aprire un’inchiesta sugli illeciti finanziari del Banco Ambrosiano e poi venne freddato dai “rossi” di Prima Linea. Si seppe poi che il colonnello dei carabinieri Mazzei , iscritto alla P2 e in rapporti con un professore aderente a Prima Linea , dopo aver rassegnato le dimissioni , venne assunto proprio dal Banco Ambrosiano , forse per solidarietà fra “confratelli”. In precedenza Prima Linea aveva rivendicato il “rapimento” del solito Cavallo , a quel tempo in gravi guai giudiziari per il coinvolgimento del tentativo di “golpismo” presidenzialista di Sogno. Riparò proprio a Parigi dove c’era la sede dell’Hyperion… Ma torniamo indietro di qualche anno negli anni…
Dopo il crac della Banca Privata , Sindona cercò di mobilitare tutte le risorse necessarie. Era sicuramente l’uomo delle finanze della mafia italoamericana e sicula per il “lavaggio” dei proventi dei traffici di droga , ma godeva di ottime entrature nell’amministrazione del Presidente americano Nixon. Probabilmente non è un caso che le sue fortune finirono con lo scandalo Watergate che travolse Nixon. Il direttore del SID Miceli, altro uomo piuttosto gradito all’amministrazione Nixon , presentò Sindona a Gelli. Egli era infatti conoscente sia del Gelli che di Sindona e proprio il Gran maestro della P2 aveva influito sulla nomina di Miceli ai vertici del SID. Così anche Sindona si iscrisse alla P2. Per impedire l’estradizione di Sindona dagli Stati Uniti d’America alcuni influenti personaggi di chiaro orientamento firmarono un affidavit , dichiarazione giurata con valore legale. Fra i firmatari ricordiamo oltre al solito Gelli , Philip Guarino prete spretato italoamericano , massone , mafioso , legato alle lobbies italoamericane , presidente del comitato elettorale del Partito repubblicano per le elezioni che portarono alla presidenza Ronald Reagan e buon amico di Gelli , John Maccaffery anch’egli massone e già agente segreto del servizio segreto inglese durante la guerra e socio in affari di Sindona e il solito “atlantista” Edgardo Sogno. Insomma si ritorna al solito intreccio con radici storiche nella Seconda Guerra Mondiale fra americani , inglesi ed italiani.
Nel momento in cui finirono le fortune di Sindona , cominciarono quelle di Gelli. Pur legati agli stessi ambienti americani ed atlantici Gelli e Sindona erano i referenti di diversi gruppi economico – politico – mafioso – criminali. Sindona , come abbiamo visto , era il referente economico della mafia italoamericana e della vecchia mafia siciliana perdente dei Bontade e Badalamenti e in ottimi rapporti con vecchi repubblicani nixoniani e i democristiani andreottiani mentre Gelli era inserito nella massoneria internazionale , aveva agganci con gli elementi di quella Nuova Destra che prefigurerà l’elezione di Reagan alla presidenza USA e con i servizi segreti italiani e , probabilmente americani. Inoltre stava tentando di “aprire” ai socialisti craxiani ed anticomunisti e secondo il pentito Mannoia , era , con Calvi il “riciclatore” per conto degli elementi della nuova mafia dei Corleonesi , di Pippo Calò e della banda della Magliana. Non è forse un caso che questa componente mafiosa abbia dimostrato maggiori tendenze terroristiche di quella “perdente”. Alla fine degli anni Settanta Gelli tenterà di fare opera di proselitismo per la massoneria fra i mafiosi siciliani. Se Gelli tentava di penetrare nelle istituzioni italiane allo scopo di stravolgere la Costituzione , Sindona voleva promuovere , con il concorso della mafia e della massoneria siciliana , un movimento separatista in Sicilia. Per spingere i propri alleati – avversari a dare una sistemazione ai propri guai finanziari e giudiziari , Sindona cominciò a silurare Calvi , il banchiere di fiducia della P2 , di Gelli e di Ortolani servendosi dell’opera del solito Cavallo , il provocatore di professione e fu “grazie” a lui che cominciarono ad essere scoperchiate le operazioni della triade piduista e mafiosa composta da Marcinkus , Sindona e Calvi. Ma i tentativi di ricatto di Sindona non si fermarono qui. Dopo aver fatto assassinare il liquidatore della Banca Privata avvocato Ambrosoli Sindona organizzò un falso rapimento pseudobrigatista con il concorso di mafiosi italoamericani legati alla potente famiglia Gambino , massoni italoamericani e mafiosi siciliani. Secondo una tesi piuttosto accreditata Sindona doveva farsi restituire i capitali mafiosi perduti ricattando importanti personaggi che avevano fatto esportare illegalmente i loro capitali con la celebre “lista dei 500” , ma Sindona asserì di essere stato mandato in missione per conto dell’ammiraglio Haig , già pezzo grosso dell’amministrazione Nixon , massone , vicino al CSIS e , dal 1976 al 1979 , capo militare della NATO. L’obiettivo sarebbe stato quello di creare un movimento separatista e filoamericano in Sicilia in vista dell’istallazione dei missili Cruise a Comiso. Comunque sia l’accostamento del falso rapimento brigatista di Sindona e quello dell’onorevole Moro rimane piuttosto inquietante per il ricorso dei comunicati e gli appelli dei “rapiti”. Poteva esserci stata la mano di Cavallo nel falso rapimento di Sindona ? Il tramite fra Sindona e Gelli fu il medico italoamericano massone Miceli Crimi , colui che sparò ad una gamba di Sindona per dare credibilità al falso rapimento. Fu questo l’anello che condusse i giudici milanesi Colombo e Turone che indagavano sul falso rapimento di Sindona a Gelli e alla scoperta della loggia P2. Un altro fatto curioso fu che il banchiere di Patti , prima di andare in Sicilia , fece tappa a Vienna. Doveva forse prelevare dei documenti scottanti ? Non possiamo saperlo , ma è interessante sapere che , prima di andare a Londra , anche Calvi voleva fare tappa a Vienna. Cosa poteva esserci a Vienna ? Stupisce il fatto che nessuno abbia tentato di fare un parallelo fra il “viaggio” di Sindona e quello di Calvi anche se il primo si fece aiutare dai mafiosi italoamericani e siciliani , mentre il secondo si servì della banda della Magliana e mente nel primo caso ci fu collaborazione , nel secondo Calvi fu “tradito”. Inoltre vale la pena ricordare che Sindona e Calvi erano stati soci nelle operazioni finanziarie a base di “scatole cinesi”.
(continua)
6 commenti:
cazzarola, mi spiace ma lo finirò di leggere domani...
la storia la conoscevo ed in parte ne ho parlato anche in un post...
la storia la conosciamo ma come disse qualcuno...non abbiamo le prove...
PS
hai visto le ultime assoluzioni? per il caso calvi e compagnia bella?
che storia!
un saluto libertario
orso
lo finirò di leggere domani
eh no. Piu avanti. E' una roba a puntate bella lunga.
Per chi non lo conosce, segnalo questo sito-miniera di controinformazione.
http://www.fondazionecipriani.it/
Per completare il quadro sarebbe interessante sapere cosa facevano i servizi sovietici nel frattempo. Sicuramente questa è stata una delle grandi battaglie della guerra fredda dove i colpi sono stati sferrati per la maggior parte sottobanco.
Moro andava contro i dogmi della politica atlantista. Come Mattei. Che sia stato fatto fuori per quel motivo è abbastanza logico, ma come ha detto chi mi ha preceduto, le prove? Come per Kennedy. A meno di uno stravolgimento totale del sistema di governo mondiale non sapremo mai la verità.
Vorrei ricordare che:
a "liberazione" avvenuta gli apparati spionistici/polizieschi italiani sono stati ricostruiti dagli americani a loro uso e consumo.
E piu semplice dire che i servizi segreti italiani la polizia politica ecc. erano e SONO un'agenzia distaccata dell'intelligence americana.
Le br erano infiltrate dalla cia,Moro doveva essere ucciso perchè voleva aprire ai komunisti e kissinger gli aveva anticipato che lo avre3bbero fermato.
La commissione mitrokin???guzzanti...per piacere
dav
mi sento di affermare che le br non erano sin da subito strumentalizzate dai servizi, almeno secondo me (ed anche del post mi sembra)...
probabilmente sono finite con il primo arresto di curcio....
a presto
orso
Ma come fa un killer a sparare in un agguato, ben 49 colpi con un arma automatica (cal. 9 parabellum) quando tutti i caricatori (dell' epoca)al massimo ne contenevano 40 ? Avrebbe dovuto ricaricare. Ma non ne aveva il tempo. Inoltre nessun testimone ha visto farlo....
Saluti
Posta un commento