domenica, marzo 04, 2007

Ideali Nelle Catacombe



Il “colpo di stato” con cui la triade “prodi, d’alema, amato” ha fatto cadere il governo prodi1, per incorporare nel nuovo follini e il suo centrodestra moderato avendo la sicurezza di non passare per le elezioni, non dovrebbe passare senza un giudizio razionale che sia foriero di cambiamenti, nella mente e nel vissuto degli italiani .

L’elettorato di sinistra, come al solito, si è lacerato al suo interno, come se non bastassero quelle che c’erano già. Addirittura queste lacerazioni si sono consumate all’interno dei singoli partiti, Prc e CI, che (soprattutto nel caso di Prc) hanno avuto richiami compatibili con le disquisizioni del concilio di Nicea.

Un partito spaccato, Prc, su cui pesa l’ombra della caduta del governo nel 2001.
Il popolo “desinistra” è stato lungamente a discutere se la scelta di Bertinotti di allora (sulla questione delle 35 ore) fosse stata azzeccata, visto che, successivamente, si è insediato il “male assoluto” Berlusconi, che ha attentato pure all’articolo 18.

Su “se abbia fatto bene Turigliatto a votare contro il rifinaniamento di Kabul” alcuni si sono richiamati allo statuto, altri alle dichiarazioni ufficiali dei membri del partito, altri alle considerazioni dei capi-sezione, almeno a giudicare dalle diatribe tra militanti.

Poi, che turigliatto abbia rivotato per il governo prodi-bis, pur essendo stato sospeso dal partito e avallando la politica revanchista, specie in campo estero, che questo governo andrà a fare sicuramente e indisturbatamente, su questo, si tace o si fa come Italo, che attribuisce alla cosa la “motivazione” del “panico” che rifondazione vive: un gruppo sul filo della lama con un passato pesante da far dimenticare ed un presente in cui si rischia di impersonare l’immagine del partito che “riconsegnerebbe l’Italia in mano a Berlusconi”.

Nel frattempo il resto della sinistra , dopo aver insultato turigliatto e rossi via e-mail (ma andreotti, cossiga e pininfarina, no?) sta a guardare, tira un sospiro di sollievo come davanti allo scampato pericolo e quasi quasi è contento che la “pacata moderazione” del “piazzista volante” Follini scongiuri, per il futuro, orride prospettive come questa che si è attraversata , sul fronte della questione se destinare soldi, armi, energia e uomini all’impresa afgana, sul fronte nord orientale controllato dall’Iran, alla vigilia di un attacco americano a quella nazione.

Francamente, mi sembra assurdo tutto cio’. La vedo una vicenda con un rilievo politico talmente paradossale che è un incubo che la mia Patria stia vivendo tutto cio’.

Innnanzitutto l’afghanistan. Perché dobbiamo aiutare gli americani in Afghanistan? Perché dobbiamo mettere delle risorse sottratte ai beni e ai servizi pubblici, per aiutare una potenza arrogante che si nasconde dietro l’ONU *come mosaico imperialistico di altoparlanti per propagare la propria volontà di potenza come voce collettiva ed europea?

Il popolo di sinistra, tutto, dovrebbe , secondo me, chiedersi il perché.
E dovrebbe chiedere ai propri dirigenti di partito le ragioni precise di questa scelta.
Perché quando vediamo gli ulivi sradicati in Palestina, le razzie dei villaggi in Somalia, le donne stuprate e private della casa in Iraq e i bambini senza gambe dell’afhganistan, non si puo’ non farsi delle domande “fondative” sulla qualità del proprio personale interesse per la politica e i significati di essa.

E “sinistra” dovrebbe chiamarsi “sinistra” proprio secondo il “principium individuationis” di queste “domande fondative”.
Se le leggi scritte sono fuffa, se l’autodeterminazione dei popoli è negata, se la diversità è oppressa, se i rapporti tra le persone sono basati su rapporti di “forza” intrapresi con le armi, al di là che si sia moderati, progressisti, riformisti, rivoluzionarii, ancora prima di queste definizioni, dovremmo provare un istinto, un ribrezzo, una volontà di rifiuto di queste logiche, che dovrebbe connotarci in quanto al nostro essere, in uno stadio anteriore a quello razionale.

Non mi sorprende che bertinotti, turigliatto, d’alema ecc.. siano incoerenti e traditori. Mi sorprende e mi addolora che ci si arrampichi sugli specchi dell’opportunità politica e della strategia, per giustificare le loro…ehm…contraddizioni.

La politica interna è condizionata x il 90% dalla politica estera. La politica estera è fatta di rapporti di forza tra interessi economici di una minoranza della popolazione mondiale.
Cercare, premiare, appoggiare incondizionatamente l'autodeterminazione, da parte nostra, dovrebbe essere un obiettivo primario in quanto alla coerenza dell'essere. Come Platone faceva dire a Socrate: "Se i principi valgono sempre, le ingiustizie non dovrebbero essere accettate mai. E mai vuol dire mai." (Critone)

Rifiutarsi di essere elettoralmente corresponsabili degli omicidi di massa che perpetrano i nostri rappresentanti e i loro amici, dovrebbe essere logicamente consequenziale.

Proprio il minimum per ricostituire, nella propria cultura politica, quell’identità, larghissima e generalissima, che ci fa essere quello che siamo in realtà. Non i nemici personali di “berlusconi” ma umani che difendono il proprio diritto a non essere chiamati in correità nei genocidi e nelle devastazioni di massa. Questo,al di là del contingente, è cio’ che dovremmo richiedere ai nostri rappresentanti. O che ci facesse pensare ad una nozione di “rappresentanza” che ci garantisca, in assoluto, questa nostra caratteristica identitaria umana.

*il Prof.Caracciolo scrive
"I governi, l’ONU, la comunità internazionale e simili amenità buone per le favole da raccontare ai bambini. Intanto, cito questa volta l’on. Andreotti a proposito di una certa risoluzione dell’ONU, che prevedeva anche la creazione di uno stato palestinese che manca tuttora all'appello. L'ONU è una cosa che si cita e a cui si appella quando fa comodo, ma si ignora che esista quando non fa comodo o non torna utile. Ma non uso mai citare l'ONU come argomento. Lo considero alla stessa stregua della Società delle Nazione e perfettamente trasportabile la critica che Carl Schmitt ha rivolto alla Società delle Nazioni nelle sue “Posizioni e concetti dagli anni 1923 al 1931”, in prossima uscita in traduzione italiana che mi permetto di raccomandare all'on. Fini e all'on. Polito come lettura che possono fare con maggior profitto che non il libro di Emanuele Ottolenghi. L'argomento ONU è per me quanto mai deprimente perché è usato dai politici italiani con un duplice scopo: a) per nascondere la nullità politica dell'Italia e dell'Europa: situazione conseguente alla debellatio del 1945; b) per nascondere la sostanziale dipendenza dagli Usa. "

6 commenti:

meinong ha detto...

Mumble mumble...
sto riflettendo su quello che scrivi...

Pensatoio

Anonimo ha detto...

Dobbiamo chiederci il perché, hai ragione. Però io un possibile motivo lo immagino, e la nota del professor Caracciolo che riporti in parte mi conferma quel che ho pensato: al giorno d'oggi l'Europa non conta nulla nello scenario internazionale, e figuriamoci l'Italia. La Ue dovrebbe avere una difesa comune, ma non c'è, e figuriamoci l'Italia. Per l'energia, l'economia e tante altre cose dipendiamo da altri paesi, e l'unico strumento attraverso cui possiamo far sentire la nostra voce è l'Onu, che ha poteri insignificanti. Questo per quanto riguarda la situazione internazionale. Per quanto riguarda il quadro interno, l'economia forse migliora ma certo non è in situazione ottimale, i servizi pubblici sono inefficienti, il settore privato non investe nell'innovazione ma solo sulla flessibilità totale, con la conseguenza di un precariato generalizzato, c'è sfiducia diffusa.
Io credo che, per poter aspirare a una maggiore indipendenza esterna, si debba agire prima al proprio interno, investire sulle energie alternative per una maggiore indipendenza energetica, investire nell'istruzione, lottare contro il precariato. Insomma, rendere l'Italia forte all'interno, e meno dipendente da altri paesi (o almeno, da paesi extraeuropei); se non si ottiene questo, è impensabile sperare di porsi in posizione di forte indipendenza da America e soci.
Per questo, pur essendo contrario alla presenza in Afghanistan, ritengo sbagliato che ne si faccia una questione centrale nella critica al governo adesso: credo che ci dovrebbe essere molta più severità nel criticare la mancanza persistente di un impegno contro il precariato, di una politica energetica moderna, di una riduzione dei costi della politica stessa. Queste sono le cose da cui si dovrebbe partire, per poter poi chiedere una maggiore indipendenza anche in campo di relazioni internazionali

Cloroalclero ha detto...

ma porca zozza ho scritto mezz'ora x rispondere a skeight
e mò s'è mangiato il commento.
catroia

Cloroalclero ha detto...

vabbe domani lo riscrivo.
xò mi girano le palle, l'avevo anke letto stampato..
o ke forse l'ho piazzato da un'altra parte?
???

Anonimo ha detto...

è sempre bello per me leggere i tuoi post, li "sento" subito alla prima lettura...grande!
saluti libertari

orso

unonessuno ha detto...

Grandissimo post !

C'è veramente da chiedersi come mai connotare la propria appartenenza in quanto al nostro essere, in uno stadio anteriore a quello razionale, suoni oggi così utopistico, quasi fosse una pia illusione adolescenziale che le menti adulte dovrebbero guardarsi bene dal mettere in pratica.Rispetto al quale è unicamente lecito provare un sentimento di tenera nostalgia.

Forse perchè l'altare dell'opportunità politica su cui si sacrificano i "principi che valgono sempre" è tattica, talmente condita di parole inutili, da sembrare strategia.

Tattica di uomini che non riescono a vedere le mosse più profonde della partita a scacchi che stanno giocando; che muovono solo i pedoni per la smania di mangiare i pezzi avversari che si trovano più vicini perchè la loro partita dura il misero spazio delle loro brevi vite e, con un pò di fortuna, lo scacco matto sarà un problema di qualcun'altro.

Bella anche l'idea dell'ONU foglia di fico.
Ciao !