Delirio Psichico-fisico per coloro che detengono il potere.
Dovete cedere le armi. Dovete fare i conti con la vostra paura. Dovete guardare in faccia l’abisso.
Una battuta memorabile del film Non ci resta che Piangere vedeva Massimo Troisi alle prese con una predica di Girolamo Savonarola che gli rivolgeva ripetutamente queste parole:
“RICORDATI CHE DEVI MORIRE”
Alla terza o quarta volta che gli veniva ripetuto il terribile messaggio, il compianto Troisi diceva
“Mò me lo segno”.
Quella scena mi fece ridere per 20 minuti.
La morte del pianeta è alle porte.
Non c’è bisogno di aggiungere molte parole, chi è un minimo informato sui “report” delle varie agenzie per l’aria, per l’acqua ecc..sa che questo tempo che stiamo vivendo ormai ha raggiunto il “non ritorno”.
Trent’anni e sarà un problema bere, mangiare e respirare.
Epidemie, che su un globo di 7 miliardi di persone, saranno gestite con metodi disumani.
Chi ha messo al mondo figli, si rode i coglioni. Se non avessi loro, probabilmente, avei da tempo optato per il suicidio (o almeno lo terrei in considerazione piu' che volentieri).
Ma nello stesso tempo, aggravo la mia posizione filosofica ed è difficile pensare al presente.
Posso solo augurarmi un buon presente intenso e sensato e una buona morte, per loro e per me.
Il problema oggi è dove agganciare la speranza. Se Dio è morto, pare che si sia disgregato l’unico riferimento possibile.
Invece un riferimento c’è. La morte. L’estremo insensato. L’ultimo peggior dolore. La tragedia e il suo fondamento.
La fine, l’epilogo. Quella di cui, coi soldi, puoi lenire il dolore, ma non l’annullamento, intrinseco al suo succedere.
Della morte si ha paura perché è l’ignoto. Cio’ che abbiamo dimenticato: il nulla anteriore alla nascita. Un nulla di cui, come tale, non si conservano brutti ricordi.
Ma forse, come diceva Platone, abbiamo solo dimenticato.
E la vita che stiamo facendo è solo il rivangarsi di un ricordo.
Si puo pensare alla beatitudine al cospetto di Dio, al dissolversi in un godurioso oceano di nulla. Alle scopate con 70 vergini o al paradiso terrestre geovano.
Io penso che l'ipotesi più probabile è l'eterno ritorno. L'agghicciante in se.
Avete mai visto un cartone animato con i tre paperini (qui quo qua) che, delusi dalla fine della giornata di natale, prima di dormire pregano intensamente "i wish live christmas every day" e vengono accontentati e poi impazziscono perchè ogni giorno accade la stessa sequenza di cose. A quel punto loro sono costretti a fare delle scelte morali che li porta a vivere in modo emotivamente diverso la giornata.
Il finale non ve lo racconto perchè non vorrei guastarvelo.
Comunque la prospettiva che l'orizzonte terrestre sia l'unico che, in senso umano, mai conosceremo e che le cose succederanno eternamente allo stesso modo, è da prendere in considerazione. Io ci credo.
Cio’ che ci succede ci è già successo. E l’eguale si proietta davanti a noi come un orizzonte infinito, di ripetizione eterna. Senza il minimo cambiamento. Con le stesse paturnie, le stesse emozioni, situazioni, incazzature, affetti, rabbia di sempre.
A noi umani individuati dell'essere, appartiene solo "questa" vita. Per l'eternità, come individuati, è l'unica cosa con cui abbiamo a che fare.
Questo è l’inferno. Quello vero.
Per uscirne abbiamo un solo modo:usare la vita per raggiungere l’unità.
E per raggiungere l’unità, in questa vita, bisogna andare in pari. Non portar via niente di quello che si è ricevuto. Uscire in “pari” con se stessi. Col bagaglio che ci è stato dato dopo il nulla, dopo la separazione. La vita serve per diventare l'immagine del nulla generativo. Il punto esatto dove definiamo noi stessi.
E dobbiamo morire con il nulla che ci siamo portati di qua.
La concordia tra i popoli è sempre stato un significato ideale antropologico.
Radice di cio’ è che la guerra è dolore perché rappresenta la separazione.
Guai a coloro che si presenteranno davanti al nulla separati da se stessi.
Puoi sopportare la separazione dal mondo esterno, ma non quella da te stesso. E se la vivi, non puoi pretendere di dominare il mondo.
E’ un rischio troppo grande per te, la morte “separato da te stesso e dal mondo".
E questo lo dico a George Bush. E a tutti coloro che lo blandiscono e si arricchiscono sui suoi affari.
Anche ai nostri politici.
Se morite separati da voi stessi, vivrete eternamente da morti.
Non permettiamo loro che muoiano separati da se stessi. Doniamo loro ( e a noi stessi) l’unità.
L’insegnamento filosofico è morite “in pari” con voi stessi. Regalandovi la possibilità di un nulla meno disperato.
PS Un ringraziamento speciale a Deep Action aka Figlio di Dio aka Andrea, le cui profonde riflessioni poetiche e filosofiche sono, insieme alla lettura (e rilettura) di Nietzsche, spunti per fertili riflessioni.
6 commenti:
Ecco quel che vuole dire
dare forma alle propri emozioni
Grazie Cloro
Italo
Sono emotivamente turbato e ti ringrazio per la citazione.
Poi vorrei dire con quel tono di arroganza che mi rende odioso al primo impatto, : Dio e' morto e noi ne siamo contenti !!!!!
Contenti perche possiamo ora impossessarci di quello che da lui era gelosamente custodito.
Come ad esempio la trinitá.
Io, tu, egli, siamo tre.
Se questo puó sembrare insensato e' pur vero che anche la psicanalisi, diciamo che si e' fermata a tre !!!
Con la differenza che la psicanalisi ha mantenuto separate le tre cose, cercando una mediazione tra essi, ricavandone un'essere umano automa e represso.
Il super io che sconfina nell'onnopitenza, io conscio, realta data dalla terza che e' subconscio.
Il subconscio e' una materia che impressiona i piú , l'io e' dello Stato, il super io e' ammesso solo se riporta il Bollo dello Stato .
Nulla mai di serio come sempre, tutto resta o scompare a seconda dei bisogni........
Un saluto a te Cloro
Deepaction andrea etc etc etc
sembra che abbiamo trovato un altro "anno mille"....
:)
Cloro CLoro Clooooooooroooooooo
bel post...
ma devo dire che personalmente non mi fa molta paura la morte, è sempre stato così fin dalle prime domande in merito...
come disse qualcuno (ma chi?), "perchè preoccuparsi troppo della morte se non la viviamo"...
ciao cloro
orso
x Andrea: sicuramente tra gli arketipi religiosi e i canoni interpretativi delle scienze umane ci sono delle analogie, che spesso, se si approfondisce il campo antropologica divengono canoni interpretativi abbastanza attendibili (almeno come probabilità)
x Mikecas: una visione un po' "millenaristica" del destino collettivo, assunta la responsabilità delle nostre scelte e non impastata religiosamente, secondo me fa solo bene. Ed è realistica.
x anonimo:oooooooooooooo
x Orso: non è la paura della morte, il punto,quanto la consapevolezza della sua ineluttabilità (e l'atteggiamento che abbiamo verso di essa: voglio dire, se la sopravvivenza della specie è a riskio, questa è una ragione sufficiente per reintraprendere la lotta.
Saluti libertarii
Cloro
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