martedì, marzo 20, 2007

Conformismo, Merci e Adolescenti in evoluzione..



Ho già parlato della mia figliola adolescente. Uno dei crucci della mia vita. Non per quello che lei fa, che trattasi di ottima ragazza seria ed ironica, ma per il suo andamento scolastico, che, in effetti, è discutibile.

Io amo questa giovinetta bionda, insicura, rigida come un sasso quando interagisce con i compagni, specialmente maschi, rispetto ai quali si sente, giustamente, attratta, a mio avviso non tanto per i suoi turbamenti ormonali, quanto perchè "tutte le sue amiche lo sono" e quindi anche lei, visto che l'età è quella e che presso gli adolescenti, come ci dicono gli amici psicologi, il problema è la ricerca di una propria identità definitiva, di un proprio parametro valutativo del mondo, dato che la sua vita è appena incominciata e, come umani, siamo tutti alla ricerca di un "centro di gravità permanente" .

Ora: immaginate questa ragazzina così insicura, alle prese con una madre come me, antisionista, antiimperialista e, oltretutto, senza il becco di un quattrino, che s'incazza davanti al telegiornale, che bestemmia quando sente bruno vespa o emilio fede, che sacramenta quando apre la casella della posta, perchè "qui dentro ci stan sempre rotture di coglioni in forma cartacea" . Una madre che è "contro tutto e contro tutti" , che, secondo il suo punto di vista, avrebbe dovuto nascere in guerra, perchè "sta bene solo con un mitra in mano" a "sparare a Bush" che "vabbe, è un figlio di puttana", però "ti vorrei vedere se avresti il coraggio di sparargli addosso", secondo lei, infatti, me la farei "nei pantaloni" (porto esclusivamente quelli) se poi dovessi essere io, proprio io, a premere il grilletto dell'arma.

Insomma: il post vorrebbe esprimere quanto sia difficile, per noi adulti, essere se stessi e nello stesso tempo, essere così equilibrati da trasmettere qualcosa ai figli, proprio solo "qualcosa", perchè, alla faccia di quel che gli psicologi pensano, è l'esperienza che è formativa, innanzitutto, per l'individuo.

E io mi immedesimo in lei che fa "l'esperienza" di vedere una mamma (pure affettuosa, perchè lo sono, e non ho nessun dubbio, magari non sempre e non in modo adeguato, ma lo sono) incazzata con l'universo, che bestemmia un mese prima e un mese dopo il suo compleanno, che sta sempre a discutere di politica, al supermercato, su internet, sul tram, dal dottore, con gli amici.

Poveraccia. Io ho avuto una mamma che, solo a vent'anni, ho scoperto che era comunista, di cui ho saputo, da parenti, che era figlia di un anarchico che si è bevuto tanto di quell'olio di ricino da inondare un oceano. A mio nonno, il regime, taglio' le possibilità di sopravvivenza al punto che, ai 5 figli che aveva avuto, aveva problemi a dargli da mangiare.

Mio padre, in compenso, era fascista, non collaborazionista, che si è passato (per sua fortuna) tutta l'ultima fase della guerra in un campo di concentramento americano, che non era certo nè Buchenwald nè Guantanamo. Gli americani son diventati bastardi adesso. Allora, avevano interesse a mantenere la loro integrità morale davanti ai futuri "servi".

Io queste cose a mia figlia gliele ho spiegate (ci ho provato, almeno). Ma lei non lo so se ci ha capito qualcosa, penso di sì, lo spero.

Ma è veramente un casino la storia di cui siamo fatti. Suo nonno paterno ha camminato per mesi, dopo il '43, per disertare dall'esercito della RSI e tornare a casa, ad Avellino. Perchè si trovava nel nord Italia, non so per quale ragione.

E allora la mia riflessione riguarda questa ragazzina, una quindicenne ai piedi della quale si staglia il "mercato globale". Che deve aver a che vedere con compagne e compagni che si abbeverano di vestiti firmati e "merci" di vario genere. Che vivono prescinendo completamente dalla loro storicità, prendendo quel che trovano (e che possono prendere) e che hanno in testa domande che neppure riescono a tradurre in parole.

Tutte le informazioni, verbali, storiche, fisiche e psicologiche, subliminali, televisive, relative a modelli "vincenti" o "perdenti" vanno nel suo cervello.
Io cerco di mediare, ma non dò un buonissimo esempio (oggi è impossibile darlo. In passato non lo so). Interagisco, parlo. Con il dubbio perenne di dar aria alle gengive, perchè, come ancora ci insegnano gli psicologi, nessuna parola, se non è accompagnata da un robusto esempio, attecchisce nella personalità dei giovani.

E così vivo io e vive lei. Che, mi dice, quando interagisco coi maschi "sono un legno" , che non ha interesse per la cultura, che il massimo delle emozioni librarie le prova quando legge Agatha Christie (sotto ricatto di un 2 in italiano) che, però, ha espresso interesse per un ragazzo (il primo che la interessa "un po'") che non porta i jeans firmati (anzi, non veste neppure i jeans, va a scuola in camicia, giacca e pantaloni da uomo), che però conosce i "Black Sabbath" e che ha tutti 10 in tutte le materie.

Non so se sia un buon segno. Mi piace pensare che sì...

5 commenti:

meinong ha detto...

Io ci ho mio nipote che mi fa penare...
Quando ci si mette di mezzo l'affettività va tutto a carte quarantotto...

Pensatoio

Anonimo ha detto...

Ci pensavo proprio giorni fa a queste cose, pensavo che se avessi gia un figlio\a, avrei non pochi problemi, proprio per come sono fatto io.

Poi una cosa, secondo le mie teorie
un figlio\a\@, apprende dai genitori quello che i genitori non sono in grado di modulare.

Voglio dire, a noi adulti alla fine scompare definitivamente il "feeling", perche la vita sociale non asserve il feeling, ma asserve la forma.
Quindi noi adulti anche se percepiamo "quel cassiere essere un gran pezzo di merda viscido e magari tendente pedofilo", comunque dobbiamo servirci del medesimo cassiere se al nostro turno per pagare c'e' lui .

Quando siamo giovani invece ed ancor di piú quando siamo piccoli, il reale apprendimento e' quello, cioé il "feeling".
Tua figlia non apprende da quello che gli dici, ma apprende da quello che sei .

Un pó come noi che siamo rimasti per fortuna bambini che appunto non riusciamo nel fermarsi alla facciata ma ci interessa quello che c'e' dietro .

Io almeno mi baso molto sull'alone che ha una persona e non quello che dice, io sono io e sono un caso, peró da piccoli e da giovani tutti vivono un conflitto tra appunto quello che si percepisce e quello che la societá impone, o il genitore impone .

Tutt'ora io ritengo di essere in grado di capire una bugia o chi dice cose che pensa solo con la testa e non con il corpo anche.

Voglio dire, ad una certa etá, malgrado si sia cercato di essere totalmente diversi dai propri genitori se essi non sono stati un esempio positivo, ad una certa etá comunque appunto ci si scopre piú simili anche di fisionomia di quello che razionalmente si era cercato di corregere .

Ritengo di poter tentare di scrivere queste cose solo perche per anni ho dovuto rivangare nel mio passato psicologico, avendo cosi indagato molto a fondo su alcune tematiche .

Affrontate comunque ora in modo molto superficiale.

Ciao Andrea-deepaction

Anonimo ha detto...

poretta! sembra mia figlia ;-)

Anonimo ha detto...

senza nulla togliere ai miei genitori, ma non so che avrei dato per avere una persona come te nella mia casa per discutere di tutto e di più...a presto
ciao cloro
orso

Cloroalclero ha detto...

x Italo: mah la storia affettiva è nel conto. Piu' che altro un adolescente dovrebbe salvarsi dalla stupidità e dal conformismo, sottraendosi, nel contempo, all'emarginazione sociale.
E non è facile aiutare in quest' impresa.
x Tisbe: ehehehehe immagino ke tua figlia, nel rapporto con te,viva analoghe situazioni...sperem e in bocca al lupo a tutte...
x deep: molto complesso e articolato il tuo intervento. In linea di massima lo condivido, cmq.
xOrso: sei sempre molto carino e consolatorio. Grazie
e saluti libertarii, naturlich.