Γνωθι Σεαυτόν
Karl Marx è un filosofo che rientra pienamente nella tradizione e come tutti i sommi filosofi, la arricchiscono con ragionamenti geniali che potrebbero contribuire a segnare un cammino collettivo dell'umanità. Chiama in causa nientepopodimeno che Aristotele, per stabilire la sua teoria secondo cui la società sarebbe governata da un inganno filosofico che è manifesto dei rapporti di forza tra gli uomini.
Aristotele aveva già considerato il valore dell’ ente come “merce”
In quanto tale esso unisce il suo valore essenziale: la funzionalità rispetto alle esigenze dell’uomo (il valore d’uso) , al valore che esso acquisisce quando viene barattato con un altro oggetto (il valore di scambio).
Una sedia che viene barattata con un letto, si chiede Aristotele, possiede qualcosa di ontologico che fondi il baratto? Qualcosa che è in grado di essere pari in entrambi gli enti in modo sostanziale che sia fondante la loro differenza come valutazione , in particolare, monetaria?
Marx dice chiaramente che Aristotele non risponde. Ci prova lui , non dopo aver rilevato come il geniale Aristotele già avesse riconosciuto l’infondatezza ontologica del valore di scambio di una merce.
In virtù di una ridefinizione del principio materialistico dell’uomo come materia secondo economia, per cui l’essenza umana sarebbe la struttura di tutte le attività che occorrono per autoconservarsi secondo la propria integrità psicofisica, il valore di scambio è determinato da Karl Marx dal “lavoro” impiegato per costruire quella merce.
Ora: il “lavoro”, in una società di “eguali”, dovrebbe costituire, a rigor di logica, la cosa che permane identica a se stessa, in uno scambio di merci diverse.
Quindi potrebbe essere , per esempio , quantificato in termini di tempo occorrente per fabbricare quella merce. Tempo che potrebbe avere un corrispettivo monetario, in modo equo ,secondo cio’ che il “tempo” potrebbe costituire come “valore” in una società di “eguali”, stabilendo tutte le necessità della perizia che la fabbricazione di un oggetto, piuttosto che di un altro, implica.
Il denaro, che dovrebbe essere l’unità di misura della commensurabilità di una merce rispetto a un'altra,sulla base del “tempo impiegato per il lavoro”, in un rapporto di scambio, diviene, nelle relazioni intrecciate dalle classi in opposizione, uno strumento costruito e gestito dalla classe dominante.
Il denaro era prodotto dalLe zecche dei castelli feudali o, in età capitalistica, dalle banche, la cui ricchezza è stata costruita sulla difesa, con la forza e il ricatto, dei capitali borghesi dalle grinfie degli aristocratici, quando questi, col diritto della forza e della sopraffazione, espropriavano i borghesi ad ogni piè sospinto.
Il mondo borghese è caratterizzato dalla scrittura del diritto come costituzione, per limitare la forza dei potenti, ma vi è palese contraddizione tra le regole di eguaglianza sancite dalle costituzioni e l’assoluta arbitrarietà con cui ,monetariamente, viene valutato il lavoro umano, ad uso e consumo delle classi borghesi e del profitto che intendono conseguire.
La ragione fondamentale è che le classi dominanti “dominano” anche la costruzione del denaro, assegnando ad esso un valore che non dipende dal lavoro, rendendo, anzi, il lavoro dipendente dal denaro. Il motto della società capitalistico-borghese è che il lavoro è valore solo se viene venduto. Come se esso non possedesse un valore essenziale, ma solamente un valore di scambio, a misura della classe dominante.
Ecco qui il feticismo, che caratterizza l’attimo alienato in cui il denaro non ha piu’ valore commisurante l’ente, ma solo valore in quanto finalizzato al profitto, cioè alla generazione di altro denaro, all’interno dei rapporti di forza che precostituiscono la societa’ capitalistica (dico precostituiscono, perché in realtà la classe borghese eredita la forma dei rapporti di forza della dialettica aristocratica). Questo “altro denaro” questo “profitto” trova la sua necessità nei rapporti di sfruttamento, che devono essere mantenuti e tutelati.
Il primo feticismo è quello dell’ente che diventa “merce”, cioè il suo valore d’uso (essenza) è ridotto al valore di scambio. Il secondo feticismo è quello per cui il valore di scambio diviene un corrispettivo (arbitrario) del denaro, che rende commensurabili “razionalmente” merci diverse. Il terzo feticismo è quello per cui il denaro diviene funzionale al capitale anziché al lavoro cui corrisponderebbe come traduzione della merce in quantità di lavoro necessaria a produrla.
In realtà questi “feticismi” si strutturano “in contemporanea”. Lo sfondo è l’uomo, misura di tutte le cose. Nella dialettica di classe vi sono sfruttati e sfruttatori, carnefici che esercitano rapporti di forza con le vittime, che dipendono, per la loro conservazione, dalla convenienza dei carnefici, che hanno privato gli sfruttati del loro lavoro come risorsa per la vita.
Lo sfruttato, la vittima, è però un alienato. Un uomo a-filosofico. Uno che ha una percezione di se stesso come bestia da soma, perché viene trattato da bestia da soma.
In questa dialettica di sfruttamento, le cui radici sono legate in una connessione infinita di concause che si perdono nella notte dei tempi, lo sfruttato è lo schiavo nella caverna. L’uomo che si ferma alle apparenze e non si pone il problema della propria essenza.
Lo sfruttatore, il carnefice, è un furbo che ha trovato il modo di padroneggiare la moneta e pagare le forze militari quando si creano circostanze in cui il sistema capitalistico è instabile.
Ma qui non è Marx, sono io. Torniamo a Marx.
Egli pone l’accento sul signoraggio monetario, trovata della società borghese, la cui economia capitalistica si regge sul credito che l’operaio fa al padrone lavorando “prima” di essere pagato (la paga a lavoro finito), che i padroni monetarizzano e reinvestono allo scopo di ottenere il profitto.
Il governo delle monete, I larghi accordi tra stati per avere un sistema monetario identico, hanno radice nella preoccupazione della borghesia di restare padroni del valore delle monete in relazione al loro procacciare “profitto”.Chi padroneggia la moneta ( e le armi, nel senso piu’ ampio della parola) è il garante del sistema capitalistico, ancora piu’ prezioso dei padroni stessi, che non potrebbero occuparsi contemporaneamente del profitto e della difesa del sistema che lo garantisce.
Anche i Padroni sono alienati: essi impiegano, tesi come sono ai profitti, tempo della loro vita, senza dedicarsi a scoprire se stessi. L’alienazione nei beni che possiedono diviene sintomatica del feticcio su cui si fonda la loro identità, possiedo dunque sono. Così, alienati, non liberi ma necessitati dalla loro a-filosofia, non possono fare altro che continuare a perpetrare lo scontro , pianificando il destino degli sfruttati al fine del loro essenziale “profitto”.
La chiave è l’assegnazione dei poteri monetari alle banche. Che spesso all’epoca sua avevano azioni nelle compagnie commerciali e nella loro difesa.
Il capitalismo, i cui attori sono gli imprenditori che producono “merci” , nutre una schiera di personaggi sostenitori che possiedono il potere militare e monetario. I garanti, per eccellenza.
In questo senso, la consapevolezza per l’uomo, della storia come lotta di classe, risponde al ripristinarsi di un “polemos” attestante la presenza, sulla terra, di un ente che si è evoluto dalle generazioni precedenti, sapendo imporre un atteggiamento di libertà ( e non di necessità) come principio-guida della sua prassi vitale.
Alla fine il cammino di Marx significa sostanzialmente un cammino di liberazione dell’uomo e di un invito universale a cercare se stessi.
Marx è un ottimista dell’umano, lo è positivisticamente ed hegelianamente, dicendo che, la storia prevede necessariamente…che l’umano ritrovi se stesso, nella sua libertà essenziale. Il resto dell’opera di Marx ( a parte le parti economiche che io non riesco a leggerle, cioè non ci capisco un’acca) potremmo considerarla una resa immaginativa e simbolica di questa fenomenologia dello sfruttamento come alienazione da se stessi.
A me facevano ridere negli anni 70 quelli che entravano nel merito di affermazioni particolari di Marx, sulla proprietà, sulla rivoluzione, sul “comunismo”. A me poi sono sempre stati antipatici i marxisti (quelli religiosi, non so se avete presente…)e penso che alla fine il vero messaggio del filosofo Marx, che in realtà non esce, come tutti i grandi filosofi, dalla tradizione, sia grandioso e che si sia perso in un oceano di chiacchiere inutili e di grasse bugie. .
Cmq: sono andata ad una conferenza su Cuba e ho sentito diverse cose che mi lasciano perplessa, rispetto ad un giudizio sui prodotti storici del marxismo.
Alla conferenza hanno detto che:
1) a Cuba c’è povertà ma non fame
2) che tutti i bambini vanno a scuola e non esistono meninos de rua o bambini rapiti per la donazione degli organi.
3) Che , limitatamente ai disagi dovuti all’embargo, la sanità funziona piuttosto bene e per tutti
4) Che sì, è vero che la povertà spinge le ragazza a prostituirsi, ma tra esse non si trovano minorenni.
Mah!
PS a questo proposito mi vengono in mente i discorsi dei destri sulla famiglia. Berlusconi, per esempio, da un lato inneggiava alla famiglia, dall'altro lato incoraggiava ad autoridursi le ferie e aumentare le ore lavorative delle giornate.
Tipico esempio di chi vive per la propria famiglia, valutando il profitto come una cosa inessenziale, "altro" dalla sua vita.
1 commento:
>Cmq: sono andata ad una conferenza su Cuba e ho sentito diverse cose che mi lasciano perplessa, rispetto ad un giudizio sui prodotti storici del marxismo.<
Eh, eh, perché tu non hai visto il marxismo in salsa albanese!:-)
>Alla conferenza hanno detto che:
1) a Cuba c’è povertà ma non fame<
Ma va? e che i cubani son tutti sazi 24 ore su 24?.-)
>2) che tutti i bambini vanno a scuola<
E te credo, devono essere indottrinati a dovere sui Valori ed Ideali del Lider Maximo!
>e non esistono meninos de rua o bambini rapiti per la donazione degli organi.<
E chi li dovrebbe rapire, il fantasma formaggino? Giusto lo stesso Fidel lo potrebbe fare per incamerare qualche dollaro in più dalla vendita degli organi, ma non credo ne abbia il coraggio, sai che putiferio internazionale se si venisse a sapere!
>3) Che , limitatamente ai disagi dovuti all’embargo,<
"Embargo" 'n par de ciufoli! Cuba e libera di commerciare con tutti i paesi del mondo, tranne che con gli USA, o meglio, sono gli USA che si rifiutano di commerciare con Fidel. E questo sarebbe un "embargo". Ma non fatemi ridere!
>la sanità funziona piuttosto bene<
Cor piffero! L'Umberto I coi topi in corsia al confronto è il Gran Hotel Majestic!:-)
>e per tutti<
Ma va? E come mai allora non si registra una gigantesca transumanza di poveri e derelitti sudamericani - spolpati vivi dai bieki kapitalisti gringos - su zattere di fortuna per cercare rifugio a Cuba e invece c'è un sacco di cubani che rischia la vita per scapparci? Todos traditores della Patria Socialista e al soldo della CIA?:-)
>4) Che sì, è vero che la povertà spinge le ragazza a prostituirsi, ma tra esse non si trovano minorenni.<
Già, perché qualche anima pia provvede - ovviamente dietro pagamento in natura o in danaro - a fornire alle mignotte tredicenni documenti regolarissimi, in cui si attesta che hanno appena compiuto 18 anni. A tutto c'è rimedio, mia cara:-).
>Mah!<
Appunto!:-)
Ciao
Ritvan
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