martedì, dicembre 12, 2006

Irving: detenuto per reati di opinione.

La conferenza di Ahmadinejad a Teheran sull’olocausto, mi sollecita un problema che in rete avevo gà affrontato e che penso sia il caso di riproporre: FUORI DAVID IRVING DALLE GALERE AUSTRIACHE.

E come lui, fuori tutti coloro che, nei nostri civilissimi paesi occidentali, sono detenuti per reati d’opinione. Il reato d’opinione è in se e per se una vergogna, una macchia, una negazione dell’essenza stessa della democrazia. Un’aberrazione che porta con se il germe dello sterminio.
Un paese che punisce il reato d’opinione, anche con un’ammenda come il divieto di sosta, è un paese che nella prassi tradisce il principio democratico. Non si può sostenere alcun principio di giustizia sociale, di equità, di pacifismo, se si è disposti a tollerare il reato d’opinione.

Che, nel caso di Irving, è proprio configurabile come violazione dei diritti umani: trattasi infatti di un uomo di 70 anni che, in ogni ordinamento giuridico che si fregi dell’aggettivo di “progredito” e civile, non sarebbe in galera neppure per omicidio, dato che il diritto positivo riconosce i sopraggiunti limiti di età.

Condannare e rinchiudere una persona per quello che pensa o che dice, arrogandosi il giudizio di considerare cio’ che dice socialmente pericoloso apre, a livello di principii, la strada del gulag, dell’internamento al manicomio, della morte del pensiero e della piu’ spregevole repressione.

Il fatto che cio’ venga tollerato in un paese “democratico “ come il nostro, senza tematizzare alcuna discussione in merito, spiega molto bene il perché ci siamo così ubbidientemente allineati con i serial killer che di mestiere fanno “gli esportatori” di democrazia. Di “questa” democrazia.
cloroalclero

2 commenti:

Cloroalclero ha detto...

Si eh? e come la mettiamo che gli esaltatori di hitler e mussolini sono in giro e questo qui x 4 paginette del suo monumentale libro sta in galera? la bolancia è sbilanciata, in ogni caso, no?

Anonimo ha detto...

Condanna sospesa dalla corte d'appello di Vienna, dove era detenuto da oltre un anno
Era stato imprigionato in base alla legge che vieta l'apologia del nazismo
Torna in libertà David Irving
lo storico inglese che negò la Shoah


David Irving
VIENNA - Torna in libertà David Irving. Dopo oltre un anno di detenzione, la corte d'appello di Vienna ha sospeso questa mattina la sentenza nei confronti dello storico negazionista inglese, condannato lo scorso febbraio nella capitale austriaca a tre anni in base alla legge che vieta in Austria l'apologia del nazismo.

Lo storico autodidatta, che ha 68 anni, aveva presentato ricorso contro la sentenza ma la corte di cassazione l'aveva respinto e rinviato per la decisione definitiva alla corte di appello. La pronuncia è arrivata stamattina, con la sospensione della condanna, visto che Irving ha già scontato 13 mesi della pena. Il resto della condanna - due terzi dei tre anni complessivi - sono stati convertiti nella condizionale. Irving può quindi essere rimesso subito in libertà.

"E' libero, può andarsene e lo farà" ha detto subito dopo la sentenza il suo avvocato Herbert Schaller.

Lo storico britannico, molto seguito negli ambienti neonazisti internazionali, era agli arresti a Vienna dall'11 novembre 2005. Era stato condannato a tre anni senza condizionale per avere tenuto due discorsi in Austria nel 1989, a Vienna e a Leoben, in cui negava l'esistenza delle camere a gas a Auschwitz e metteva in dubbio l'Olocausto. Aveva anche sostenuto che i pogrom della cosiddetta "notte dei cristall" erano stati compiuti da "sconosciuti" mascherati da 'Sa', le truppe di assalto di Hitler.

In Austria, come anche in Germania, la legge vieta, con condanne fino a 20 anni di reclusione, l'apologia, la relativizzazione e la negazione dei crimini del nazismo, così come pure l'esibizione di simboli dell'ideologia nazionalsocialista.

All'epoca, la condanna di Irving venne seguita con interesse in tutto il mondo e suscitò un acceso dibattito a livello internazionale sulla liceità di punire anche reati di opinione, come quelli commessi appunto dallo storico britannico.

(20 dicembre 2006)