giovedì, maggio 25, 2006

turn over moratti a milano

Di Letizia Moratti ho già parlato. Ho sostenuto la tesi che un pessimo ministro non puo' che essere un pessimo sindaco.
Non mi faccio illusioni però sul fatto che la Moratti non venga eletta: purtroppo Milano da una ventina d'anni a questa parte, complice la sottocultura leghista che ha strumentalizzato il disagio dei milanesi per il sistema centralistico e corrotto della pseudodemocrazia che si è instaurata in Italia, elegge giunte di destra.
I milanesi ereditano una città che è devastata dalle speculazioni costose e inutili della giunta Albertini, che sono servite soltanto a dare lustro a una classe politica che si è personificata nelle facce poco rassicuranti di Castelli, Calderoli, Berlusconi, Borghezio, che sono andati a Roma. Uomini,"finalmente", del nord, dopo anni di predominio di una classe romana che i molti milanesi leghisti vivevano come rapinatrice e mafiosa.
Ma dall'illusione ci si risveglia: la lega nord, movimento populista , incitatore di folle di padani plaudenti a personaggi come Bossi o Borghezio, che esprimono il risentimento di essere stati lasciati da parte da 50 anni di democristianeria romana, si è sciolta, con tutte le promesse fatte ai piccolo borghesi padani, nella casa delle libertà, al comando del duce Berlusconi, che deve il suo successo alla Sicilia e che si circonda di siciliani come Dell'Utri o Schifani, gente di vitale importanza per la sopravvivenza di forza Italia e del sistema da essi costituito e che non è , per ora, morto.
Alleati dell'emiliano Casini, sodale di quel Totò Cuffaro che è discusso presidente della regione Sicilia. I padani convertiti al leghismo dei siciliani e della mafia non si sono liberati, così come non si sono liberati, nè si libereranno, del sistema romano-meridionalista di cui cianciavano ai tempi Bossi e Miglio, neppure se voteranno a favore della devolution, una legge fatta da Calderoli, che di Carlo Cattaneo, probabilmente, non ha neppure letto una riga e la cui faccia dice tutto.
Nonostante tangentopoli, nonostante il frenetico cambio dei nomi dei partiti, il sistema non è cambiato, anzi, è peggiorato, in un quadro nazionale devastante in cui Milano, se è possibile, è stata ulteriormente emarginata, perdendo del tutto quel ruolo di traino culturale e di avanguardia di stile di vita e di pensiero che ha avuto per decenni.
Milano langue nel degrado e nella bruttezza del suo paesaggio. Una città dove chi è anziano o piccolissimo non trova alcuno spazio, dove dilaga la delinquenza dei disperati, nonostante anni in cui le destre hanno sbandierato il tema dell'ordine pubblico come cavallo di battaglia. Una città che ha il cuore in mano e non ha nient'altro, perchè i quartieri creano i presupposti per una società a caste: i figli degli operai crescono senza futuro, mentre quelli dei borghesi straripano di denaro e di opportunità.
Il sogno leghista di una Milano capitale prospera di una Padania ordinata e abbondante è finito e l'hanno seppellito loro, mandati al potere da chi aveva pensato che il nuovo potesse travolgere la bruttura. Le piccole imprese sono fallite, i dipendenti sono a casa dal lavoro. I loro figli condannati ad un precariato esistenziale. Le caste sono già operanti: il potere vive nelle maglie di un tessuto oligarchico di privilegiati, qui, come in tutta la nazione. Solo che a Milano non c'è il mare, non c'è la montagna, non ci sono laghi sulle rive dei quali andare a consolarsi delle frustrazioni quotidiane: Milano era la città del lavoro e della cultura, dell'arricchimento interiore.
Oggi Milano è abbandonata a se stessa e a chi sfrutta la sua posizione politica per arricchire se stesso. Moratti sindaco significa dare un'ulteriore possibilità a questi individui. Votare contro la Moratti significa una rottura con un trend del tutto negativo della sua storia, che va dalla giunta formentini all'attuale giunta albertini e basta guardarsi intorno per capirne lo spessore.
Questo volevo dire a chi voterà domenica e questo ho detto.

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