domenica, settembre 17, 2006

Credere Obbedire Combattere

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Dovremmo cominciare a prendere la storia per il verso giusto. A non stigmatizzare o glorificare il passato a seconda degli umori di chi ci inculca "il sapere" a misura dei valori che promuovono logiche di potere di oggi.
Bisognerebbe cominciare a fare "storia critica", come diceva il grande Nietzsche, vale a dire: guardare al passato con mente sveglia e animo privo di pregiudizi.
Per esempio: credere obbedire combattere, il famoso slogan fascista,non è semplicemente un'esclamazione,quasi da stadio, in salsa politico-bellica.
Tra i tre verbi vi è un legame logico che definisce, anche onestamente, l'essenza del regime. Non solo del fascismo, intendo, ma di ogni altro regime.
Credere: è il fondamento.La conditio sine qua non il popolaccio sottoposto non obbedisce nè, tantomeno, combatte.
Credere nel capo, nel fondamento stesso dell'autorità che, poi, richiede obbedienza e sacrificio ai sottoposti. Mussolini non era uno stupido, sapeva che per dominare aveva bisogno del consenso e che il consenso lo si acquisiva soltanto attraverso la fede in lui come capo carismatico, affidabile politico a cui valeva la pena di affidare il destino collettivo.
In un film di Dino Risi del '61 "La Marcia Su Roma" si vede chiaramente come dei poveracci si fossero uniti agli squadristi in questa scellerata impresa perchè convinti dal "programma di Piazza Sansepolcro" con cui Mussolini prometteva la redistribuzione delle terre in cambio della fiducia incondizionata alla sua persona e al suo piano.
Oggi, chi ha richiesto la fiducia incondizionata al popolaccio è G.W.Bush.
Il suo carisma si basa sull'immagine spacciata dai mass media: quella di un uomo che garantisce le libertà costituzionali, immagine costruita esclusivamente sulla retorica del "grande popolo americano", ma che comunque è efficace, perchè, mediamente, la massa è convinta che le guerre che ha fatto siano giustificate perchè tutelano l'occidente dagli attacchi dei musulmani che ( e qui c'è un'altra ben congegnata campagna mediatica in corso) sono TUTTI incivili, che mettono il burka alle donne e che obbligano TUTTI gli altri a stare col culo a pizzo a pregare Allah
e che puniscono con gli esplosivi e le bombe chiunque si sottragga a questo "piano" islamico di conquista del mondo (cominciato con l'aggressione dell'11 settembre).
Noi occidentali, che mediamente prendiamo la metropolitana tutte le mattine siamo disturbati dalla vista angosciante dei lavoratori marocchini che vanno a lavorare con la giacca a vento, in inverno, che le parole di Bush ( e dei suoi sodali italiani Fini, Calderoli ecc..) ci fanno immaginare imbottita di tritolo e nitroglicerina. Già l'immigrazione massiccia ci disturba, figurarsi l'idea che dietro l'immigrato vi sia il kamikaze che si fa saltare per ottenere nell'al di la, un'eternità fatta di sesso selvaggio con 70 vergini.
Riflettendo però si potrebbe far mente locale a quel 12 dicembre 1969, quando una borsa contenente dell'esplosivo fece saltare una banca in Piazza Fontana, qui a Milano, uccidendo 16 persone innocenti. Chi ha deposto quella borsa non era un kamikaze, non era islamico e sicuramente non lo fece per le 70 vergini, ma per soldi. Un compenso che, probabilmente gli ha cambiato la vita, a lui e ai suoi figli per 4 generazioni. Una persona che magari ora fa il pensionato di lusso da qualche parte.
Quello che voglio esprimere è questo semplice concetto:
Perchè spaventarsi per gli islamici che vogliono fare i kamikaze,che sono sicuramente un numero ridotto di persone, quando, con un congruo compenso si puo' assoldare CHIUNQUE : islamico, cattolico, protestante, norvegese, ebreo, senegalese, italiano ecc, basta che sia disposto a trasformarsi in un assassino?
Per caso il nostro mondo scarseggia di assassini che diventano tali per soldi?
Se si riflette su questo punto, si capisce che il sentimento di angoscia che si prova in metropolitana, avendo paura di saltare per aria è piu' che giutificato, indipendentemente da quanti magrebini con la giacca a vento sono presenti nel vagone.
Questa semplice riflessione, in me personalmente, ha fatto scattare la curiosità di saperne di piu' sulla vicenda dell'11 settembre, che, come le molte stragi italiane, ha parecchi punti oscuri, e la cui matrice islamica non mi convince affatto, così come non mi convinse la tesi dell'esclusiva "matrice fascista" della strage di piazza fontana.
Dietro a questi omicidi collettivi c'è sempre gente importante e ci sono dietro sempre molti soldi.
Non sono discorsi scollegati l'11 settembre, il razzismo e la politica di "privatizzazione globale" che tutti i governi, in complicità tra di loro, stanno attuando nei 5 continenti. Politiche che da un lato si appropriano di beni collettivi, che finora sono stati gestiti in termini "comunistici" come l'acqua, e dall'altro lato stanno trasformando gli stati in organismi aventi soltanto funzioni repressive, senza piu' nulla dare in termini di servizi sociali, in quanto questi saranno, in un futuro non lontano,esclusivamente gestiti da holding assicurative e finanziarie ed erogati a pagamento. Dapperttutto. Chi non se lo potrà permettere sarà lo schiavo del XXI secolo. Questo secondo me è il punto finale della scellerata vicenda storica che ci sta coinvolgendo e che ha nell'inganno dell'11 settembre il suo punto nodale. Stiamo all'occhio, fratelli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Cloro. Credo anch' io che uno dei portati dell' 11 settembre sia stato l' impoverimento del dibattito politico.
Le tesi politiche sono rozze, banalizzanti, semplificatorie.
Io credo che se in Vietnam gli Stati Uniti hanno perso l'innocenza, ad Abu Ghraib hanno perso la propria coscienza.
Solo dei pupazzi privi di ogni tipo di cultura, vittime e carnefici insieme, possono scagliare contro ai prigionieri cani aizzati a sbranare.
In ogni parola di Bush o di Cheney si sente soltanto un 'enfasi empia da pontefice secolare, autorizzato a parlare in nome del Bene assoluto, che, guarda caso, coincide perfettamente con gli interessi dell' unica superpotenza superstite dal crollo dell' ordine mondiale bipolare, avvenuto a partire dal 1989.
Roseau